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“La Ragazza Che Annega: il capolavoro weird/horror di Caitlín R. Kiernan arriva in Italia grazie a Mercurio


la ragazza che annega - caitlin kiernan

La Ragazza Che Annega“: ecco svelato il titolo della traduzione italiana di “The Drowning Girl”, uno straordinario capolavoro della narrativa weird/horror in arrivo il 14 febbraio 2025 per Mercurio Books.

Sono passati quasi 15 anni dall’uscita in lingua originale dell’eccentrico, folle e magnetico libro di Caitlín R. Kiernan, una pluripremiata autrice irlandese di cui nel nostro Paese non si sente neanche remotamente parlare abbastanza.

Eppure, a partire dal 2012 il suo romanzo, visionario e struggente, è entrato a far parte un pochino anche di me.

Quello, infatti, fu l’anno in cui per la prima volta lessi le parole: «There’s always a siren, singing you to shipwreck. Some of us may be more susceptible than others are, but there’s always a siren. It may be with us all our lives, or it may be many years or decades before we find it or it finds us. But when it does find us, if we’re lucky we’re Odysseus tied up to the ship’s mast, hearing the song with perfect clarity, but ferried to safety by a crew whose ears have been plugged with beeswax. If we’re not at all lucky, we’re another sort of sailor stepping off the deck to drown in the sea

Fu una folgorazione. L’epifania di cui avevo bisogno e che stavo aspettando, senza nemmeno sapere fino a che punto, o essere del tutto consapevole di quanto disperatamente avessi continuato a cercare un romanzo in grado di esprimere questo concetto e tradurlo in un linguaggio umano!

Del resto, prima di quel momento, non avevo mai letto un libro di speculative fiction in grado di confrontarsi con il tema dei disturbi mentali con un simile livello livello di empatia e profondità. Né, del resto, mi era mai capitato di imbattermi in una scrittrice in grado di emulare Shirley Jackson e dimostrare, senza colpo ferire, di essere riuscita ad assimilare ogni singola lezione mai impartita dall’autrice di “Lizzie“…


La Ragazza Che Annega“: la trama

Se leggerai “La Ragazza Che Annega“, ti renderai rapidamente conto di quanto sia inutile (oltre che utopistico…) cercare di ricapitolare i punti salienti della sua trama.

La sinossi “ufficiale” del romanzo, ad ogni modo, recita così: “India Morgan Phelps, detta “Imp”, sente il richiamo dell’abisso, l’ha sempre sentito. La follia scorre nel sangue della sua famiglia, canta con voce di sirena, e ogni notte la invita a perdersi per sempre, come in passato è già successo alla nonna Caroline e alla madre Rosemary Anne.

È vero che un dipinto infesta la vita di India da quando aveva undici anni? È vero che una notte di novembre ha incontrato una donna nuda sul ciglio di una strada del New England? O era luglio? Oppure non era una donna, ma un lupo, una sirena?

E poi c’è dell’altro, un’altra voce: Imp, il doppio, la personalità che manda in crisi ogni possibile appiglio alla realtà che la circonda. Raccontare la sua verità è però l’unico modo per incontrare ancora la donna che ama: una storia labirintica, un libro infetto, dove tutto smargina in una fantasmagoria gotica e seducente, in cui sirene e lupi mannari, oceano e neve, pittura e letteratura s’incontrano e confondono.”


«Nessuno ha mai detto che devi essere morto e sepolto, per essere un fantasma…»

Devo ammetterlo: è passato un po’, dalla mia ultima rilettura dell’edizione in lingua originale de “La Ragazza Che Annega“.

Perciò, temo che non sarò in grado di offrirti una vera e propria recensione di questo libro. Dopotutto, non so tu, ma io ho sempre pensato che una recensione sia un pezzo da scrivere “a caldo”. Soltanto così, infatti, è possibile rendere conto delle turbolente emozioni che una lettura, idealmente parlando, dovrebbe sempre essere in grado di suscitare.

Quello che sicuramente posso fare, però, è offrirti qualche considerazione di natura un po’ più generale, in modo tale da illustrarti le caratteristiche principali della storia. E, chissà… Magari anche convincerti a concedere un’opportunità a questo romanzo così avvincente, originale e “diverso” rispetto a tutti quelli in cima alle classifiche dettate dai trend del Booktok!


«Nessuna storia ha un inizio, e nessuna storia ha una fine»

La prima cosa che devi sapere è questa: Caitlín R. Kiernan, regina assoluta del gothic weird, ha sempre descritto “La Ragazza Che Annega” come una sorta di “autobiografia” sui generis. Il che vuol dire che, fra le sue pagine, incontrerai sirene e lupi mannari, fantasmi e assassini, artisti pazzi e figli illegittimi di Dagon… E non capirai mai quanto ci sia di vero in questi racconti, perché il concetto di “fattualità”, qui, è del tutto secondario.

Perché il punto è che ciascuna di queste creature è reale per Imp. Un “bestiario” di creature che fanno totalmente parte di lei, in un certo senso… E vale la pena ricordare che, nel corso della lettura, noi avremo modo di fare esperienza della cosiddetta “realtà” soltanto attraverso i suoi occhi. Una lente deformante, inevitabilmente, che ci porterà più volte a mettere in dubbio la nostra stessa sanità mentale. Ma anche rivelante, potremmo dire, perché ci permetterà di notare emozioni, percezioni, piccoli dettagli dolceamari delle nostre vite, di cui la nostra esasperata razionalità non ci avrebbe mai permesso di accorgerci…

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“Goosebumps – The Vanishing”: la recensione della serie tv tratta dai libri di R. L. Stine


goosebumps the vanishing recensione

Ancora oggi, non sarei in grado di spiegarti cosa mi abbia portato a seguire “Goosebumps: The Vanishing“, quando la prima stagione di questa serie horror antologica per ragazzi mi aveva così profondamente e incontestabilmente tediato.

Anzi, no, mi correggo… Ma certo che lo so: è solo che, da brava fan di “Friends“, ho sempre adorato David Schwimmer! L’idea di vederlo tornare sulle scene – nei famigliari panni dello stravagante papà scienziato, peraltro – mi entusiasmava parecchio.

Non sono pentita della mia scelta, perché, tutto considerato, direi che questa nuova stagione è riuscita a garantirmi una bella nidiata di episodi gustosi e scaccia-pensieri, pienamente allineati a quello che è sempre stato lo spirito dei mitici romanzi di R. L. Stine: adulti inquietanti, ragazzini ficcanaso, misteri brividosi e un’autentica valanga di campy horror


Di cosa parla “The Vanishing“, la nuova stagione di “Piccoli Brividi” su Disney+

I gemelli adolescenti Cece (Jayden Bartels) e Devin (Sam McCarthy) Brewer si trasferiscono a casa del padre Anthony (Schwimmer) per un’estate.

Da parte sua Anthony, un brillante botanico, accoglie il ritorno dei figli con grande calore. Ma sembra anche turbato e distratto, perennemente immerso nel suo lavoro e nelle nebbie di un passato che non pare disposto a lasciarlo andare. L’inspiegabile scomparsa dell’amato fratello maggiore, infatti, grava ancora parecchio sulla sua coscienza. Intanto, i suoi ragazzi, all’oscuro della maggior parte di questi eventi, si aggirano per i sobborghi, nel tentativo di (ri-)allacciare amicizie vecchie e nuove.

Un giorno, però, il bellicoso Trey (Stony Blyden), il nuovo ragazzo della prima cotta di Devin, finisce infettato da un morbo misterioso. Si trasforma così in una sorta di aggressivo mostro mutante, catapultando i gemelli e la loro nuova banda di amici al centro di un vortice di avventure e macabri avvenimenti in stile “X-Files“.

Per salvarsi, dovranno unire le forze e svelare il mistero che si cela dietro un’inquietante base militare abbandonata…


Goosebumps – The Vanishing“: la recensione

Ascolta, io la vedo così: puoi ritrovarti ad apprezzare l’inaspettata virata sci-fi intrapresa dalla serie tv antologica sviluppata da Rob Letterman e Nicholas Stoller… oppure no.

Da un punto di vista personale, devo ammettere che la sceneggiatura della prima stagione di “Piccoli Brividi“, pur con tutti i suoi difetti, mi aveva intrigato di più; probabilmente perché rappresentava un concentrato di tutti i miei titoli preferiti della serie di libri di R. L. Stine, da “La Maschera Maledetta” a “Il Pupazzo Parlante“.

In questo caso, invece, ammetto di aver riconosciuto forse la metà dei riferimenti (sicuramente “Il Mistero dello Scienziato Pazzo“, ma anche “Un Barattolo Mostruoso” e “Il Campeggio degli Orrori“…). Per cui, il fattore nostalgia, su di me, in questo caso non è stato in grado di esercitare un grande effetto.

Nonostante ciò (e malgrado la presenza di un plot afflitto da svariate magagne strutturali… ma di questo parleremo fra un istante!), ho trovato “The Vanishing” più divertente e coinvolgente rispetto alla prima stagione.

Probabilmente perché ho apprezzato di più la costruzione dei personaggi (anche se l’arco trasformativo-lampo di Trey rappresenta forse la seconda cosa più ridicola dell’universo, subito dopo gli squinternati baffetti a sopracciglio di Timothée Chalamet…) e le interpretazioni del cast, nonché il drastico ridimensionamento di alcuni determinati, esasperanti patemi sentimentali che, nel corso della prima stagione, sembravano costituire il 90% delle dinamiche fra i protagonisti…


E se il sipario fosse calato… troppo presto?

In effetti, dispiace un po’ pensare che, perfino se lo show dovesse essere rinnovato, difficilmente vedremo tornare in scena Schwimmer, Ana Ortiz (la poliziotta Jen) o uno qualsiasi dei ragazzi di “The Vanishing“.

Perché sarebbe stato senz’altro piacevole avere più tempo a disposizione per imparare ad affezionarsi ai promettenti personaggi secondari dello show. Cosa che sarebbe senz’altro avvenuta, se soltanto la serie avesse permesso allo spettatore di arrivare, piano piano, a investire le proprie emozioni nei loro drammi e nelle loro difficoltà (rapporti con i genitori, legami sentimentali, conflitti economici ecc.).

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“My Darling Dreadful Thing”: la recensione del libro gotico di Johanna van Veen


my darling dreadful thing recensione - johanna van veen

Posso rivelarti un segreto? La lettura di “My Darling Dreadful Thing“, il romanzo gotico d’esordio di Johanna van Veen, mi ha creato più momenti di frustrazione che emozioni, brividi o spunti di riflessione.

In realtà, si tratta di un libro che, all’estero, ha sicuramente riscontrato più pareri positivi che negativi. E non sarò certo io a mettere in discussione i numerosi pregi di questa tragica, semi-delirante storia di dolore, abusi e fantasmi: del resto, Johanna van Veen ci sa sicuramente fare con le parole… Tant’è che, sotto certi aspetti, alcuni passaggi di “My Darling Dreadful Thing” mi hanno addirittura ricordato l’atmosfera vibrante e suggestiva di alcune opere dell’immensa Sarah Waters!

Ma non vedo proprio perché dovrei mentire o sovrastimare il mio livello di coinvolgimento nei confronti di un romanzo che, a conti fatti, è riuscito a trasmettermi soltanto un grandissimo senso di scoraggiamento, noia e delusione…


La trama

Roos Beckman ha uno spirito-companion, una ragazza fantasma che soltanto lei riesce a vedere. Il suo nome è Ruth: una creatura bizzarra, simile a un cadavere ambulante, defunto da secoli.

Ruth è l’unica luce nella vita di Roos. La ragazza, infatti, è stata allevata da una madre abusiva quanto scaltra, che la costringe a esibire le sue notevoli doti di medium/ciarlatana fin dalla più tenera età.

Ruth è sempre stata la sua unica amica. Bè, almeno fino a quando nella sua vita non irrompe, con la forza di un uragano, la ricca e vitale Agnes Knoop, una giovane vedova determinata a mettere alla prova le capacità spirituali di Roos. Basta una singola seduta, infatti, e fra le due giovani donne inizia a instaurarsi una potente, magnetica connessione.

Agnes strappa via Roos dalle grinfie di sua madre e la conduce nella decadente magione che ha ereditato dopo la morte del marito. La sorella di quest’ultimo, Wilhelmine, bellissima e afflitta da una malattia mortale, infesta i corridoi della magione come se fosse già uno spettro. Come se non bastasse, nel cuore della notte strani odori sembrano indugiare nei corridoio, e alcune raccapriccianti statue di santi risiedono nella cappella abbandonata della famiglia, a testimonianza del fanatismo del loro capostipite.

Un’essenza terrificante ammorba l’aria della magione: Roos se ne accorge subito, ma non può negare l’attrazione che sente crescere nei confronti di Agnes.

E così, una notte terribile, la morte si abbatte sul maniero. Qualcuno finisce assassinato. Per provare la propria innocenza – e la propria sanità mentale – Roos sarà costretta a svelare, al di là di ogni dubbio, chi – o cosa – sia stato responsabile di tanta violenza e depravazione. O perdere tutto ciò che ha di più caro nel tentativo.


My Darling Dreadful Thing“: la recensione

Il cult di Shirley Jackson “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello” incontra “Crimson Peak” di Guillermo del Toro: potrebbe essere una descrizione abbastanza accurata per il libro di Johanna van Veen… Anche se, a conti fatti, immagino che nessuno di questi due titoli sia in grado di rendere un’idea del livello di tristume, morbosità e miseria che sembra permeare ogni singola pagina di questo acclamato romanzo gotico del 2024.

A dire il vero, però, mi verrebbe spontaneo fare un paragone soprattutto con il meno conosciuto “Daphne Byrne“, una miniserie a fumetti di Laura Marks e Kelley Jones (pubblicata in Italia da Panini).

Si tratta, ad ogni modo, di una storia che affronta molti temi classici della narrativa gotica, abbracciando la maggior parte dei tropes cari a questo genere e confezionando una storia allucinante e spietata, perennemente in bilico fra veglia e sonno, vita e morte, lucidità e follia.

L’argomento della psicanalisi diventa particolarmente centrale, grazie all’introduzione del personaggio di un tenace dottore determinato a scoprire la brutale “verità” che potrebbe celarsi dietro le apparenti farneticazioni di Roos. Non per niente, i (numerosi) fantasmi di “My Darling Dreadful Thing” sembrano incarnare, più che il “Male” inteso come forza assoluta, i mali della nostra società: abusi sessuali, trauma, pregiudizio, razzismo, omofobia, repressione religiosa ecc.

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“You’re Dead To Me”: la recensione del libro YA di Amy Christine Parker


you re dead to me recensione - amy christine parker

You’re Dead to Me“, dell’autrice veterana Amy Christine Parker, è un thriller YA che appoggia la maggior parte del peso della sua struttura su due tecniche principali: il cliché e l’effetto jumpscares.

Il risultato è un romanzo dal taglio, a mio avviso, piuttosto mediocre. Soprattutto dal momento che i personaggi si rivelano tragicamente unidimensionali e l’intreccio, pur nel suo vago retrogusto cinematografico, commette l’errore di concedere al lettore un’eccessiva quantità di indizi prematuri, svelando la propria mano troppo presto e compromettendo la riuscita dei principali colpi di scena.

Se hai meno di quattordici anni, i numerosi cliffhanger e twists sparpagliati per tutta la trama potrebbero anche riuscire a prenderti per la gola. In caso contrario… Che ne diresti di un bel rewatch compulsivo di “Gossip Girl“, piuttosto? ;D


La trama

Ruby frequenta la prestigiosa Oleander High School, un’accademia a cui ha avuto accesso grazie a una borsa di studio. In realtà, la sua mamma single annega in un mare di guai finanziari a causa delle conseguenze di un matrimonio sbagliato e della fallimentare attività di famiglia, un parco acquatico/zoo sull’orlo della chiusura.

La maggior parte degli studenti tratta Ruby con condiscendenza a causa delle sue origini. Questo, ovviamente, la indispone profondamente; soprattutto dal momento che l’elite cittadina sembra sempre pronta ad approfittarsi di chiunque si trovi in una posizione più debole per continuare a rimpinguarsi il portafogli.

Ruby attua la sua vendetta attraverso il famoso account locale di gossip, ReputationKiller. Ma quando salta fuori che è lei la responsabile della “caduta” di diversi nomi prominenti in città, l’intera comunità si rivolta contro di lei.

Tuttavia, soltanto nel momento in cui una terrificante visione del suo suo stesso fantasma, avvolto in un abito da ballo impregnato di sangue, si manifesta davanti ai suoi occhi, Ruby inizia a capire fino a che punto la sua situazione personale stia diventando drammatica.

Perché più di una persona ha giurato vendetta contro di lei. E Oleander Bay non è affatto quella pittoresca, tranquilla cittadina da cartolina che si sforza di sembrare.

Qualcuno ha deciso di uccidere Ruby. E, con così tanti segreti, scandali e colpi di scena in ballo, il suo aspirante assassino potrebbe essere, letteralmente… chiunque.


You’re Dead to Me“: la recensione

Fra le (poche) cose che mi sono piaciute di “You’re Dead to Me“, non posso fare a meno di citare la sua torrida, assolata ambientazione: dopotutto, non ho letto tantissimi thriller per ragazzi ambientati nelle Everglades, il caratteristico ecosistema umido e paludoso della Florida.

Coccodrilli e acquitrini giocano un ruolo di primo piano all’interno del romanzo di Amy Christine Parker. E intendo questo da un punto di vista letterale, quanto simbolico, dal momento che l’intreccio pullula di alligatori in giacca, Rolex e cravatta e di pantani traboccanti di menzogne!

Se ti piacciono le storie plot-driven, sospetto che potresti apprezzare anche l’inenarrabile concentrazione di colpi di scena e la catena di morti a casaccio, in perfetto stile slasher, che l’autrice collega all’improbabile subplot di un serial killer mascherato a spasso per la città.

Per quanto mi riguarda, ho avuto la netta impressione che l’autrice stesse cercando di mettere sul fuoco più carne di quanta fosse in grado di masticarne – fra oscuri segreti famigliari, turpi apparizioni di ragazze dai capelli gocciolanti e cloni imbranati di Ghostface – e che la narrazione mancasse drammaticamente di focus.

Probabilmente perché la protagonista di “You’re Dead to Me” è una delle eroine YA più anonime e deludenti di cui abbia letto ultimamente. Non c’è davvero modo di coinvolgere il lettore negli sviluppi del suo “viaggio interiore”; quando la sua caratterizzazione si basa, essenzialmente, su un grappolo di stereotipi presi in prestito da questo o quell’altro trascurabile personaggio televisivo…

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“What the Woods Took”: la recensione del libro horror di Courtney Gould


what the woods took recensione - courtney gould

What the Wood Took”, di Courtney Gould, è un survival horror che racconta le peripezie di un gruppo di adolescenti problematici costretti a partecipare a un programma di cura sperimentale conosciuto come “wilderness therapy“.

Una sorta di “trattamento” che consiste nel trascinare nei boschi i ragazzi affetti da disturbi mentali, da problemi di dipendenza o difficoltà comportamentali. L’idea è di isolare questi “pazienti” dalle loro famiglie e dai loro affetti, in modo tale da porre un freno alle loro “abitudini negative“, per poi coinvolgerli in lunghe marce in mezzo agli alberi e insegnare loro svariate tecniche di sopravvivenza.

Ovviamente, non esistono prove scientifiche a sostegno della validità di una terapia d’urto di questo tipo. In compenso, sappiamo per certo che alcuni ragazzini sono morti, mentre altri hanno subito traumi e terribili abusi, nel corso di questi exploit.

Il romanzo YA di Courtney Gould riesce a mettere in luce tutte queste controversie e a denunciare chiaramente gli orrori della wilderness therapy; fortunatamente, senza rinunciare al piacere della narrazione e a una sana dose di tensione psicologica in stile “Yellowjackets”


La trama

Devin Green si sveglia nel bel mezzo della notte e sorprende due uomini nella sua camera da letto. La ragazza è abituata a lottare fin dalla più tenera età, ed è esattamente quello che si accinge a fare in questa occasione… almeno fino a quando non si rende conto che i suoi genitori affidatari non hanno alcuna intenzione di aiutarla.

Anzi, sono stati proprio loro a invitare quegli sconosciuti in casa sua. Il rapimento di Devin è stato programmato con cura; tutti i membri della sua famiglia temporanea sembrano esserne al corrente, salvo la stessa Devin.

Gli uomini la trascinano nel vano posteriore del loro furgoncino e la conducono nelle profondità dei boschi dell’Idaho. Qui, Devin viene scaraventata in un cerchio formato da alcuni coetanei, altrettanto confusi e storditi dalla recente catena di avvenimenti.

Finalmente, due consulenti dall’aria energica rivelano ai ragazzi il loro imminente destino: saranno i partecipanti di un nuovo programma di terapia sperimentale!

Se riusciranno a liberarsi delle loro abitudini auto-distruttive e a sopravvivere a un’escursione della durata di cinquanta giorni, emergeranno dall’esperienza come una versione migliorata di se stessi. “Guariti”, in poche parole. Così, almeno, raccontano i consulenti.

Devin è determinata a fuggire. E’ anche decisa a ignorare Sheridan, la bulla dai capelli color lavanda. Una giovane affascinante ma enigmatica, che non perde occasione per bersagliare gli altri di battute crudeli e prendersi gioco di ogni singolo esercizio del programma.

Ma c’è qualcosa di strano nella boscaglia: facce inumane che si materializzano fra le cortecce, visioni di persone provenienti dal passato che sfrecciano attraverso il fogliame…

Ed è così che, quando i campeggiatori si svegliano e scoprono che gli unici due adulti del gruppo sono scomparsi, la terapia si trasforma nel minore dei loro problemi…


What the Woods Took“: la recensione

Non mi sorprende che “What the Woods Took” sia un romanzo indie. Oggettivamente parlando, si tratta di un ottimo horror per ragazzi. Ho amato profondamente la seconda parte del libro e mi sono follemente innamorata di tutti i personaggi, senza tralasciare la suggestività dell’atmosfera o l’importanza delle sue tematiche.

Il livello di cura che Courtney Gould riversa nella definizione della caratterizzazione psicologica dei suoi protagonisti, poi, è stellare, praticamente inaudito in un romanzo YA! Tant’è che ciascuno di loro si presenta sul “set” della storia armato di una ferita emotiva profonda, di una backstory coinvolgente e di una personalità travolgente.

Da questo di vista, fra l’altro, “What the Woods Took” può essere davvero considerato come il romanzo ideale da consigliare ai fan dei teen-drama. Più “The Wilds” che “Lost“, il romanzo di Courtney Gould riesce ad affrontare le ordalie dell’adolescenza da un punto di vista inedito e a esplorare le mille complessità dell’amicizia.

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7 imperdibili libri fantasy e gotici sui vampiri, in arrivo nel 2025


Nosferatu” arriverà a breve sui nostri schermi, e indovina un po’? Noi lettori abbiamo la possibilità di preparaci all’evento aggiungendo in wish-list alcuni fra i più promettenti e intriganti libri fantasy/gotici sui vampiri in arrivo nel corso del 2025!

Vale la pena tenere conto del fatto che i titoli elencati in questa lista si riferiscono alle relative uscite in lingua originale inglese (tutte previste nel corso del 2025).

Se, invece, preferisci leggere in italiano, ma desideri comunque unirti a questo nuovo trend a tema “vampiresco”, sappi che le traduzioni del meraviglioso “Lucy Undying” di Kiersten White e del caliente “Vampires of El Norte” sono già state annunciate dai rispettivi editori italiani: per cui, il loro arrivo in libreria, ormai, dovrebbe essere abbastanza imminente…


7 libri fantasy/horror sui vampiri in uscita nel 2025: “The Buffalo Hunter Hunter” di Stephen Graham Jones

the buffalo hunter hunter - libri fantasy gotici vampiri 2025

Cominciamo la nostra rassegna citando l’attesissimo “The Buffalo Hunter Hunter”, un horror storico sui vampiri firmato dalla penna di Stephen Graham Jones, uno dei maestri contemporanei del genere.

Una parte delle vicende narrate si svolge nel vecchio West. Etsy Beaucarne, infatti, è un’accademica che ha un urgente bisogno di rimpolpare la sua bibliografia con delle pubblicazioni. E così quando, nel corso di alcune opere di rinnovamento, salta fuori un antico diario del 1912, scritto da un pastore luterano e nascosto dietro a un muro, la donna pensa di sfruttare l’occasione per scoprire alcuni segreti di famiglia e ottenere l’ambita cattedra.

Mentre compie le sue ricerche, si imbatte nel resoconto di un lento massacro, una brutale catena di eventi che affonda le sue radici nella morte nella neve di 217 membri di una tribù di nativi americani.

Dopo “Gli Unici Indiani Buoni”, l’acclamato romanzo vincitore dei Premi Bram Stoker e Shirley Jackson nel 2020, Stephen Graham Jones torna con una raggelante revenge story, narrata attraverso le trascrizioni della biografia di un vampiro che, a caccia di giustizia, infesta i campi della riserva dei Piedi Neri…

Su Amazon, puoi già prenotare/acquistare la tua copia di “The Buffalo Hunter Hunter“, in uscita in lingua originale il 18 marzo 2025


Blood on Her Tongue” di Johanna van Veen

Il mio istinto (e il tripudio di recensioni positive che si è recentemente abbattuto su “My Darling Dreadful Thing“…) mi dice che questo libro gotico sarà uno dei grandi protagonisti della prossima stagione!

Paesi Bassi, 1887. La sorella gemella di Lucy, Sarah, non sta bene. Si rifiuta di mangiare, continua a bofonchiare cose insensate ed è sempre più ossessionata dalla scoperta di un cadavere vecchio di secoli, da poco scoperto nei terreni di proprietà di suo marito.

La diagnosi del medico è chiara: insanità mentale temporanea, probabilmente causata da una febbre cerebrale. Per proteggere la sua gemella da un fato terribile – il ricovero forzato in manicomio – Lucy sarà costretta a svelare il mistero che circonda la peculiare condizione di sua sorella.

Sarah, però, nasconde qualcosa. E se Lucy fosse disposta ad essere onesta con se stessa, dovrebbe ammettere che… lo stesso vale per lei!

L’edizione in lingua inglese di “Blood on Her Tongue” sarà disponibile a partire dal 25 marzo 2025. Su Amazon, puoi già prenotare la tua copia del libro in versione digitale o cartacea.


Bury Our Bones in the Midnight Soil” di V. E. Schwab

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Potevo io, in tutta coscienza, preparare un elenco dei più gustosi libri fantasy sui vampiri in arrivo nel 2025, e non parlare del nuovo romazone gotico di Victoria Schwab? Il titolo che l’autrice ha continuato a promuovere incessantemente, per anni, annunciando a più riprese di non vedere l’ora che il mondo dei lettori avesse la possibilità di conoscere le sue “toxic lesbian vampires“?

Bè, ma nemmeno noi, carissima Victoria… Chiaro che nemmeno noi vediamo l’ora!

Quale sarà, però, la trama di “”Bury Our Bones in the Midnight Soil”?

(E chi lo sa!)

La sinossi, per il momento, riporta soltanto questo: Santo Domingo de la Calzada, 1532.
Londra, 1827.
Boston, 2019. Tre giovani donne, i loro corpi piantati nello stesso terreno, le loro radici aggrovigliate come radici.

Una si fa alta, un’altra si fa profonda, e un’altra si fa selvaggia.

E, a tutte loro, crescono i denti.

Negli USA, il debutto in libreria di “Bury Our Bones in the Midnight Soil” è previsto per il 10 giugno 2025: puoi già prenotare la tua copia su Amazon (l’autrice, fra l’altro, ha giurato di compiere un’impresa impossibile: firmare personalmente ogni singola copia della prima edizione!).

Ovviamente Oscar Vault Mondadori, in una data ancora da specificarsi, tradurrà il romanzo in italiano.


The Nightblood Prince” di Molly X. Chang

La notte in cui è nata, Fei ha ricevuto una promessa: sarà lei a diventare, un giorno, l’Imperatrice di tutte le Imperatrici.

Strappata via dalla sua famiglia quando era ancora una bambina e cresciuta a palazzo con l’obiettivo di sposare, un giorno, il principe ereditario del più potente impero della terra, Fei ha sempre avuto una sola e unica compagna: la solitudine.

Quando la possibilità di agguantare le redini del proprio destino si materializza per la prima volta nella sua vita, Fei decide di mettersi a caccia di una tigre leggendaria, consapevole del fatto che quest’azione sconsiderata potrebbe costarle tutto. Quello che non si aspetta è di cadere vittima del fascino di Yexue, l’affascinante principe fuggitivo del regno rivale.

Benedetto dalla notte e in grado di brandire una magia pericolosa, Yexue comanda un’armata di vampiri letali. E, in lui, potrebbe nascondersi la chiave per la libertà di Fei…

The Nightblood Prince” sarà disponibile in inglese a partire dal 1 luglio 2025. Puoi già prenotare/acquistare la tua copia del libro su Amazon.


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“The Twisted Ones”: la recensone del folk horror di T. Kingfisher


the twisted ones recensione - t kingfisher

The Twisted Ones” funziona un po’ come un retelling in chiave moderna del racconto gotico classico “The White People” di Arthur Machen.

Nel caso in cui, prima d’ora, non avessi mai sentito parlare di questo autore gallese di inizio Novecento, bè… Sappi che sei in buona compagnia: io stessa, in effetti, facevo parte del club fino a pochissimo tempo fa!

In realtà, non ho mai nutrito un interesse spropositato nei confronti della letteratura gotica classica. Preferisco la narrativa horror contemporanea, con le sue tecniche avanzante (o, perlomeno, più adatte alla sensibilità del pubblico moderno…) e le sue tematiche d’attualità.

Ormai, mi fido abbastanza della brillante T. Kingfisher (alias Ursula Vernon) da sapere che troverò tutti gli ingredienti che cerco all’interno delle sue storie. Anche perché, se c’è una cosa che titoli come “What Moves the Dead” e “The Hollow Places” sono riusciti a insegnarmi, è che nessuno è alla pari con lei, quando si tratta di coniugare folk horror e southern gothic


La trama

Quando suo padre le chiede di andare a ripulire la gigantesca casa della sua defunta nonna, Mouse non esita a rispondere di sì. Dopotutto, che male potrebbe fare?

Moltissimo, a quanto pare. La nonna, infatti, era un’accumulatrice compulsiva, e le numerose stanze della sua magione si rivelano piene zeppe di robaccia inutile. Il che costituirebbe un fatto abbastanza orripilante, di per sé… peccato che il posto nasconda segreti ben peggiori!

Mouse, infatti, si imbatte presto nel diario del secondo marito di sua nonna. Uno scritto che, a prima vista, sembra infarcito dei deliri di un vecchio in preda a un episodio maniacale… almeno fino a quando Mouse non incontra, nei boschi che circondano la casa, una delle terribili creature descritte nel diario.

Sola col suo cane, Mouse si ritrova quindi a fronteggiare una serie di terrori impossibili… perché, a volte, gli incubi che credevi irreali si dimostrano pronti ad appostarsi davanti alla soglia di casa tua.

E non è sempre detto che tu riesca a cavartela per raccontare a qualcuno la tua storia.


“The Twisted Ones”: la recensione

Di solito, la dissacrante vena comica di T. Kingfisher e le sue amate campy vibes tendono a impedire alle sue storie di acquisire delle tonalità eccessivamente gory o dark. E, in un certo senso, questa teoria si applica anche nel caso di “The Twisted Ones”.

Bisogna ammettere, però, che questo specifico romanzo della Kingfisher risulta ammantato da una patina più disturbante del solito, in grado di rendere alcune scene particolarmente inquietanti sotto il profilo psicologico.

Il brivido che ti percorre leggendo “The Twisted Ones” è di natura insidiosa, sottile, malgrado l’evidente (e del tutto deliberata) mancanza di raffinatezza dal punto di vista stilistico e concettuale.

In effetti, potremmo dire che la Kingfisher riesce a raggiungere il suo obiettivo primario (raccontarti una buona storia, intrattenerti e farti raggelarti il sangue…) affidandosi soprattutto alla complessità dell’intreccio e facendo in modo di tenersi bene alla larga dall’effetto jumpscares; scegliendo, in estrema sintesi, di abbracciare il fattore dell’immersività (fondamentale, in un portal horror di questo tipo…) e varie tecniche in grado di aumentare l’empatia del lettore nei confronti di Mouse, protagonista e voce narrante del romanzo.


Luci e ombre dal profondo Sud

Se hai letto “Nettle and Bone: Come Uccidere un Principe“, o un qualsiasi altro romanzo di T. Kingfisher, sai già che questa pluripremiata autrice americana eccelle nell’arte della tecnica del ritratto: i suoi personaggi – deliziosamente eccentrici, pittorescamente surreali – tendono a sfidare l’abilità del lettore di sospendere la propria incredulità nel senso più entusiasmante e positivo dell’espressione!

Mi è piaciuta tantissimo Mouse, la editor freelancer dall’inseparabile pick-up, la verve spigliata e le continue “freddure” alla Chandler Bing; soprattutto, però, ho sviluppato un’autentica venerazione nei confronti della mitica Foxie, questa anziana, irresistibile, indomabile valchiria del Sud, che incarna un po’ la quintessenza di tutto quanto c’è di buono, tenace e anticonvenzionale negli Stati rurali del profondo meridione degli Stati Uniti.

Un territorio vasto e, indubbiamente, afflitto da gravi problematiche a livello sociale e culturale (razzismo, misoginia, bigottismo, omofobia, ignoranza ecc.) che gli scritti della Kingfisher non cercano minimamente di nascondere.

Il Sud di cui narrano libri come “The Twisted Ones” o “The Hollow Places”, però, risulta anche popolato da tantissimi eroi sui generis: gente comune, per lo più, semplice, onesta, “speciale”, che rifiuta con così tanta tenacia di conformarsi agli stereotipi sociali, continuando a lottare per ciò che è giusto, da indurti a ritrovare tutta la fiducia che pensavi di aver perso nell’umanità.

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“Wake Up And Open Your Eyes”: il nuovo horror sociale del romanziere e fumettista Clay McLeod Chapman


wake up and open your eyes - clay macleod chapman

Wake Up and Open Your Eyes” sarà il nuovo romanzo di Clay McLeod Chapman, l’autore americano che lo stesso Jordan Peel – regista dei film cult “Get Out”,” Us” e “Nope”, nonché indiscusso re dell’horror cinematografico a sfondo sociale – raccomanda caldamente di leggere e scoprire.

Il libro seguirà la travagliata e terrificante odissea di una famiglia in fuga da un’epidemia di possessioni che prende a diffondersi attraverso i media e arriva a mettere in ginocchio l’intera società così come la conosciamo.

Il che fornirà a McLeod Chapman, ovviamente, un’ottima opportunità per introdurre la tematica del nostro rapporto quotidiano con i media. Ma anche, a quanto pare, un arguto e disincantato commentario sulle profonde, e spesso raggelanti, divisioni interne che attraversano la società statunitense dei giorni nostri…


“Wake Up and Open Your Eyes”: la trama

I genitori di Noah Fairchild, un tempo, erano i classici e super-calorosi signori gentili del Sud. Ma da quando si sono dati ai notiziari della destra ultra-conservativa che passano sul via cavo, Noah si è reso conto di averli praticamente persi.

Per questo, il giorno in cui sua madre gli lascia un messaggio vocale annunciandogli l’avvento del “Grande Risveglio”, Noah non si preoccupa più di tanto: presume, semplicemente, che si tratti di una delle sue solite teorie complottiste. Ma quando non riesce a mettersi in contatto con loro, Noah si decide a fare un lungo viaggio dal suo appartamento a Brooklyn fino a Richmond, in Virginia.

Qui, trova la sua casa d’infanzia in rovina, un frigorifero pieno di cibo andato a male, e i suoi genitori paralizzati da una sorta di terrificante stato di trance al cospetto della tv. Noah, ovviamente, cerca di aiutarli a uscirne e di procurare loro il necessario aiuto medico.

Ma sua madre reagisce attaccandolo maniera brutale.

E, presto, salta fuori che Noah non è l’unico ad essere stato aggredito da uno dei propri cari. Attraverso la nazione, intere famiglie si stanno facendo a pezzi – letteralmente – mentre la gente soccombe a una forma di possessione che tende a peggiorare quanto più tempo uno passa incollato al televisore o perso in un buco nero a base di disperazione e doom-scrolling.

Insieme a suo nipote Marcus, l’unico altro membro della famiglia che si è salvato, Noah dovrà imbarcarsi in una pericolosa corsa contro il tempo per tornare verso il porto sicuro rappresentato da Brooklyn. Ma riusciranno lui e il ragazzo a farcela, prima di cadere preda delle violente orde di posseduti?


I demoni (mediatici) della guerra culturale

Ora…

Sono la prima ad ammettere che la metafora sociale cui allude la sinossi di “Wake Up And Open Your Eyes”, soprattutto alla luce di quanto accaduto durante l’ultima campagna presidenziale americana, sia di natura tutt’altro che sottile.

Del resto, se ti è capitato di seguire anche soltanto una parte dell’immenso circo mediatico che ci siamo (parzialmente) lasciati alle spalle a novembre, probabilmente sarai d’accordo con me: sembra proprio che il tempo del garbo e delle raffinate sottigliezze intellettuali sia finito da un pezzo!

E, senti, non so tu, ma io dubito esista un genere più equipaggiato dell’horror per raccontare l’incessante, tutt’altro che disinteressato assalto di polemiche, fake-news e distorsioni semantiche attraverso il quale i media riescono ad alimentare l’abisso che, ogni giorno, tende a spaccare la società occidentale sempre un po’ di più. Una crepa che non si sanerà nel giro di poco e di cui tutti, a questo punto, avvertiamo il bisogno di prendere ulteriore coscienza.


A cosa si ispira il romanzo?

In una recente intervista pubblicata su “Macabre Daily”, Clay McLeod Chapman si è soffermato proprio su tutti questi argomento, e anche su molti altri spunti interessanti! Ad esempio, ha confessato di avere iniziato a scrivere “Wake Up And Open Your Eyes” come se dovesse trattarsi di una sorta di “The Americans” incontra “L’Esorcista”. Tempo di finire la stesura definitiva, però, ed è stato costretto a rendersi conto che la storia assomigliava molto di più a “The Americans” incontra “La Casa”.

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“Immaculate: La Prescelta”: la recensione del film horror con Sidney Sweeney


immaculate film horror - recensione

Vuoi sapere se ti consiglio la visione di “Immaculate: La Prescelta“, il film horror con Sidney Sweeney ambientato in un claustrofobico convento italiano?

Bè, direi che dipende.

Hai già visto “Omen: L’Origine del Presagio”, al cinema o su Disney+? Allora puoi anche lasciar stare: dopotutto, “Immaculate” segue più o meno la stessa trama. E, benché si tratti di un film di qualità ampiamente superiore – a mio avviso – rispetto a quel banalissimo prequel, alla fine non è in grado di aggiungere nulla di particolarmente innovativo al canovaccio che ti aspetteresti.

Se, invece, la tua risposta è no, e hai intenzione di guardare soltanto una fra queste due pellicole così simili… scegli pure “Immaculate”, finalmente disponibile su Prime Video!

Leggi il resto dell’articolo per scoprire perché…


Una suora americana a Roma

A conti fatti, tre sono gli elementi che mi spingono a considerare “Immaculate” un film interessante, e comunque estremamente godibile dal punto di vista di un fan dell’horror: il primo, ovviamente, ha a che fare con l’ottima interpretazione di Sidney Sweeney (che rivedremo presto, a quanto pare, nell’adattamento del thriller “Una di Famiglia” di Freida McFadden).

Sul sitoThe Guardianè apparsa una recensione di “Immaculate” a quattro stelle, che elogia con entusiasmo il lavoro della giovane star. Una presa di posizione che condivido in pieno.

In “Immaculate”, infatti, la Sweeney interpreta Cecilia, un’angelica e ingenua suora americana che si trasferisce in un lugubre convento italiano con lo scopo di adempiere alla sua chiamata divina.

Come l’autore della recensione si premura di farci notare, si tratta di un ruolo insolito per l’attrice, nota presso il pubblico dei giovanissimi soprattutto per la sua personalità dirompente (che, perfino in scena, a volte sembra avere qualche difficoltà a scomparire: vedi il caso dell’effervescente romcom “Tutti Tranne Te“…) e le sue voluttuose forme da pin-up anni Cinquanta.

E tuttavia, in questo caso, il netto contrasto fra l’innegabile fisicità dell’attrice e il candore imposto dal ruolo di Cecilia sembra aver giocato in netto favore della sua prova.


Sangue, tematiche d’attualità e frattaglie

Perché “Immaculate” è, sopra ogni altra cosa, un film che si diverte a punzecchiare il pubblico sul tema dell’oggettificazione femminile e su quel particolare senso di arroganza che spinge certi bigotti (individui, ma anche politici, istituti religiosi ecc.) a credere di avere il diritto di mettere il becco su cosa una donna sceglie di fare o non fare del suo corpo.

(Basti pensare all’orrido commento del poliziotto italiano che, all’inizio del film, squadrando il corpo della protagonista da capo a piedi e prendendo nota della sua tonaca, alla fine si lascia sfuggire un rammaricato: «Che Spreco…!»).

Non deve essere stato troppo difficile per la Sweeney (costantemente al centro dell’attenzione mediatica, con schiere di giornalisti misogini pronti ora a lucrare sul suo aspetto meraviglioso, il minuto successivo a criticarla per il suo fisico non affetto da anoressia…) identificarsi con queste tematiche e apportare il suo personale e grintoso contributo alla caratterizzazione del personaggio di Cecilia.

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“Hold Your Breath”: suspence, tempeste di polvere e archetipi ancestrali nel film con Sarah Paulson


Hold your breath - film horror 2024

Titolo: Hold Your Breath

Regia: Karrie Crouse e William Joines

Anno: 2024

Genere: Horror

Cast: Sarah Paulson, Amiah Miller, Alona Jane Robbins, Ebon Moss-Bachrach

Disponibile su: Disney+


“Hold Your Breath”: cosa ne penso del film

La sceneggiatura del film “Hold Your Breath” riesce a fare tante cose male, ma anche alcune bene. A essere sinceri, trovo che gli elementi poco riusciti della pellicola abbiano a che fare più con la regia e il montaggio, che non con la costruzione della trama.

Perché l’idea di ricorrere a un montaggio sincopato e stordente per sottolineare la graduale perdita di percezione della realtà a cui va incontro la protagonista non è necessariamente una scemenza, anzi. Ma diventa un errore nel momento in cui permette allo spettatore di smarrire completamente il filo della storia, minando la sua capacità di empatia nei confronti dei protagonisti e degli eventi narrati.

Del resto, non fa un gran bene al film neanche il denso (eccessivo?) simbolismo che permea le sue scene. Fra tempeste di proporzioni bibliche, sibilline apparizioni dell’Uomo Grigio e soffocanti mascherine che cercano di richiamare in ogni modo la recente pandemia, il film rischia di smarrire il focus un po’ troppo spesso, e senza neanche accorgersi delle cose importanti che si sta lasciando alle spalle… vale a dire, in primo luogo, l’attenzione e la curiosità dello spettatore.


Lode alla regina delle scream queen!

Tuttavia, per come la vedo io, “Hold Your Breath” – un film horror tutto sommato godibile, per certi versi addirittura intrigante – può contare anche su due grandissimi punti di forza. Il primo, ovviamente, è il cast, capitanato dalla nostra scream queen televisiva preferita, la magnifica Sarah Paulson (che rivedremo presto, forse, in una delle prossime stagioni di “American Horror Story“).

Ho trovato valida anche l’interpretazione della giovanissima Amiah Miller (“L’Esorcismo della Mia Migliore Amica“), nei coinvolgenti panni di una ragazzina abbandonata dagli adulti e costretta a prendere ogni sorta di decisione impossibile.

Interessante anche il personaggio di Ebon Moss-Bachrach, che in “Hold Your Breath” interpreta un predicatore dalla parlantina d’argento e i modi estremamente ambigui.


Suggestioni, spauracchi e polvere

Tuttavia, vorrei soffermarmi un momento a considerare l’altro elemento in cui “Hold Your Breath” riesce a eccellere: la costruzione dell’atmosfera. Un traguardo non da poco, considerando che stiamo parlando di un horror/thriller psicologico che ambisce a inquietare il suo pubblico in maniera disturbante e allusiva, senza stare lì a scomodare jumpscares e twist al cardiopalma.

Ma in che modo “Hold Your Bteath”, nelle sue sequenze più riuscite, riesce a farci spostare sul ciglio della poltrona, in preda a un’ansia smodata? A spingerci a trattenere il fiato, mangiucchiandoci le unghie, insieme ai suoi ambigui (e travagliati) personaggi?

Bè, a livello narrativo, secondo me le tecniche più significative sono soprattutto tre:

  • ricorso al narratore inaffidabile;
  • esasperazione del conflitto Uomo VS Natura;
  • sapiente uso degli archetipi (soprattutto nella definizione del suo villain e, se non hai ancora visto il film, ti avverto: questo è decisamente il momento di smettere di leggere l’articolo e correre ai ripari!).
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