“Sundial: La Casa nel Deserto”: la recensione del fenomenale libro horror di Catriona Ward


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La recensione di Sundial” (o “La Casa del Deserto“, nella sua edizione italiana) è dedicata a tutti i fan di Shirley Jackson, Stephen King e Sarah Pinborough eventualmente in ascolto.

In questo articolo parleremo, infatti, di un horror psicologico ipnotico, spietato, “duro” e infarcito di colpi di scena, ambientato sullo sfondo di un deserto tanto ostinato, quanto imprevedibile.

Ancora una volta, Catriona Ward – autrice del magnifico “La casa in fondo a Needless Street” – intesse un intreccio magnetico e avvincente, mescolando abilmente tutti gli “ingredienti” che, ormai, rappresentano il suo marchio distintivo: un impeccabile uso del narratore inaffidabile, un’ambientazione crudele, un ritmo da infarto e un cast di personaggi assolutamente indimenticabile…


La trama di “Una Casa nel Deserto” (“Sundial”)

Rob ha paura di sua figlia.

Callie, infatti, colleziona piccole ossa e sussurra cose incomprensibili ai suoi amici immaginari, e Rob teme ogni giorno che la sua strana bambina possa fare del male a Annie, la sua sorellina.

Forse perché Rob vede in Callie un’oscurità che le ricorda la famiglia che si è lasciata alle spalle… quella che ha fatto del suo meglio per dimenticare.

Dal momento che non vede altro modo per tenere Annie al sicuro, Rob decide quindi di portare Callie a Sundial, la sua casa d’origine, nel profondo del deserto del Mojave.

Una volta lì, dovrà compiere una scelta terribile

Callie ha paura di sua madre.

È da un po’ che Rob ha cominciato a guardarla in modo strano. A raccontarle dei segreti, relativi al suo passato, che sembrano disturbarla ed elettrizzarla al tempo stesso.

Ma il punto non è nemmeno questo, in realtà.

Perché madre e figlia sono consumate da un sospetto atavico: e se soltanto una di loro fosse destinata a lasciare Sundial sulle sue gambe?



“Sundial”: la recensione

Nei libri di Catriona Ward, il mondo antico non è mai troppo lontano da quello moderno

Dopotutto, non c’è patina di civiltà, non c’è barriera culturale che tenga: sotto la pelle, ogni uomo (e ogni donna) ha il potenziale che gli/le serve per ritornare a essere una bestia feroce.

Una creatura selvaggia, incontrollabile, che ulula alla luna ogni notte e paga il suo tributo di sangue agli antichi dei nell’unico modo che conosce: attraverso un sacrificio di anime e corpi.

Se hai letto la mia recensione di “Little Eve” – pubblicata qui sul blog lo scorso luglio – sai già che reputo Catriona Ward una delle voci più originali, sorprendenti e promettenti del panorama gotico internazionale. Non per niente, stiamo parlando dell’autrice che è riuscita ad aggiudicarsi, fra le altre cose, il British Fantasy Award per il miglior romanzo horror per ben tre anni consecutivi!

“Sundial”, dal canto suo, è un libro che parla di mostri, letterali e simbolici, e delle mille forme che il Male può assumere su questa terra; ma anche di infanzia rubata e di complicatissimi rapporti famigliari, concentrandosi in modo particolare sul tormentato legame fra sorelle e su quello fra madre e figlia.

Un vero e proprio giro di giostra negli inferni della mente; un tour de force destinato a evocare in chi legge un carico di angoscia e palpitazioni senza precedenti.

Perché le due voci narranti alternate – quella di Rob, la protagonista; e quella di sua figlia maggiore, la problematica Callie – tendono a conficcarsi nella tua pancia come le zanne di un cane selvatico, e a non lasciarti alcuna possibilità di scampo…


Tutte le famiglie infelici sono uguali, ogni famiglia pazza è pazza a modo suo…

I segreti che queste due donne si trascinano dietro sono come pietre tombali; l’eco di una sinistra maledizione famigliare, forse, che affonda le radici più in profondità di quanto chiunque possa sospettare.

Gran parte della narrazione di “Sundial” si concentra, quindi, su una linea temporale passata (?) e sfasata, che continua a sovrapporsi a quella attuale senza apparente soluzione di continuità, tracciando una sorta di spirale pronta a fagocitare tanto i personaggi, quanto il lettore.

L’atmosfera surreale (e alienante) del deserto ammalia, incanta, acceca e rapisce, costringendo le due protagoniste a fare i conti con lo stesso paesaggio (interiore) che rispecchia i loro trascorsi.

Dopotutto, quando il sole rovente e la polvere che ti si infiltra nei polmoni sono i tuoi unici punti di riferimento, fino a che punto riuscirà a spingersi la tua bussola morale?

Quanto tempo impiegherà la tua psiche a lasciarsi corrompere dalle stesse intemperie che erodono quotidianamente le rocce, i dirupi e le montagne?


«Guai a colui che cela deserti dentro di sé!»

A questo punto della mia recensione di “Sundial”, devo ammettere che mentirei, se non riconoscessi di aver amato la storia di “Little Eve” un po’ di più (diamine, ragazzi, quel libro mi ha davvero spezzato il cuore!).

Ma “Sundial” testimonia sicuramente i grandi progressi compiuti dall’autrice in campo tecnico e strutturale.  In effetti, il suo nuovo lavoro è in grado di offrire al pubblico un’esperienza di lettura infinitamente più coinvolgente, coesa e mozzafiato, rispetto ai suoi romanzi precedenti.

Capitoli serrati, colpi di scena a catena, una narrazione incredibilmente tagliente e incisiva: ogni elemento contribuisce a rendere questo volume un vero e proprio “page-turner, in grado di risucchiare al proprio interno perfino il lettore più distratto e meno incline all’(auto-)introspezione.

Unico avvertimento, anche se ami il genere, ricordati sempre di tenere d’occhio i trigger warnings: abusi domestici e violenza sugli animali compaiono fra le principali “red flags”, a eterna dimostrazione del fatto che “si legge d’un fiato” e “lettura leggera” sono espressioni tutt’altro che intercambiabili.


Ti ricordo che puoi acquistare la tua copia de “La Casa nel Deserto” su Amazon, edita da Sperling and Kupfer.


* Se cerchi un’altra storia all’insegna dell’orrore famigliare, caratterizzata da una forte componente di tensione claustrofobica e tranquilla follia domestica, ti consiglio un’incursione nel limitrofo regno del southern gothic: il libro che cerchi è “Sharp Objects”, di Gillian Flynn!


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione di “Sundial”?

Hai mai letto qualcosa di Catriona Ward? 🙂


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2 pensieri su ““Sundial: La Casa nel Deserto”: la recensione del fenomenale libro horror di Catriona Ward

  1. Katerina

    Wow, sembra davvero una lettura interessantissima… anche se il trigger warning “violenza sugli animali” negli ultimi anni per me è diventato davvero un trigger notevole @_@
    Perché negli horror devono sempre far del male agli animali D:

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    1. Simona di Virgilio Autore articolo

      Anch’io rimango spesso malissimo, di fronte al maltrattamento (per quanto fittizio!) degli animali negli horror. Di solito, lo considero fra l’altro un espediente trito e sgradevole, messo lì a bella posta per turbare “gratuitamente” gli animi…

      In “Sundial”, però, devo ammettere che l’elemento assume una valenza diversa, dal momento che riveste un importantissimo valore simbolico. Certe scene rimangono comunque molto, molto disturbanti, non posso negarlo. Ma, perlomeno, leggendo non si ha mai l’impressione che l’autrice abbia voluto giocarsi quella carta solo per “ferire” o scioccare i suoi lettori.

      Rispondi

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