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“The Invocations”: la recensione del libro horror YA di Krystal Sutherland


the invocations recensione - Krystal Sutherland

Il sottotitolo della mia recensione di “The Invocations” sarà “ragazze che vendono l’anima al diavolo”. E che hanno una ragione dannatamente buona per farlo!

In questo nuovo libro di Krystal Sutherland – autrice della perla dark “Le Sorelle Hollow”, pubblicato in Italia da Rizzoli – tre giovani inglesi uniscono le forze per fermare uno dei più pericolosi predatori naturali che la storia delle donne abbia mai conosciuto: un uomo che crede di avere il diritto di rubare i loro poteri.

E le loro vite.


La trama

Inghilterra, al giorno d’oggi. Cinque donne sono morte. L’assassino non lascia traccia di impronte né DNA. La polizia è di fronte a un vicolo cieco.

La diciannovenne Jude Wolf, ricca come il peccato e affascinante quanto il diavolo, è stata maledetta. La sua anima immortale, adesso, è legata a un demone che la odia. Jude farebbe qualsiasi cosa per liberarsi di lui, per fermare il grottesco decadimento che sta consumando il suo corpo.

Ciò di cui Jude ha bisogno è una “cursewriter“, una strega in grado di scrivere le maledizioni – e ritiene che seguire la scia di donne morte, tutte sospettate di aver avuto a che fare con il mondo dell’occulto – possa rappresentare la sua migliore opportunità di trovarne una.

Anche Zara Jones sta tenendo d’occhio la catena di omicidi. Sua sorella maggiore, Savannah, è stata la prima vittima del serial killer. Zara, però, non sta covando vendetta: vuole semplicemente cercare un modo per riportare in vita Savannah.

Ciò di cui Zara ha bisogno è una maga, un’incantatrice, una necromante… A tutti gli effetti, ciò di cui ha bisogno è una strega in grado di scrivere le maledizioni.

Nell’appartamento della quinta vittima del killer, Zara e Jude si incontrano per caso. Lì, le due ragazze si imbattono in un indizio destinato a legare i loro sentieri: uno strano biglietto da visita, che porta inciso un singolo nome.

Emer Byrne. Cursewriter.


“The Invocations”: la recensione

Anche se potremmo definire il nuovo libro di Krystal Sutherland come un “character-driven”, dal momento che il focus della narrazione tende a concentrarsi sulle dinamiche fra le sue tre protagoniste e sul loro diverso modo di reagire al filo conduttore del trauma e dell’abuso, bisogna dire che “The Invocations” garantisce parecchia adrenalina, tanti brividi e qualche bel colpo di scena!

Durante il primo atto, l’autrice si prende il suo tempo per introdurre le eroine e assicurarsi che il pubblico arrivi a empatizzare con loro. Si rivela, senz’altro, una scelta vincente: dopotutto, Zara, Emer e Jude sono personaggi sfaccettati e complessi, in grado di far impallidire di vergogna il 90% delle anonime eroine da “romantasy” che, nel corso degli ultimi anni, hanno cominciato ad andare tanto per la maggiore.

Lo stile della Sutherland, in questa occasione, mi ha ricordato un po’ quello di Victoria Schwab in alcuni dei suoi romanzi per adulti (e chi mi conosce bene, sa che intendo questo paragone come un grandissimo complimento). L’atmosfera del romanzo, deliziosamente oscura, ammalia fin dalle primissime pagine e si sposa benissimo con le tematiche cupe e attuali della narrazione.

Una Donna Promettente incontra “Le Terrificanti Avventure di Sabrina”: non so se sia questo il modo perfetto per descrivere “The Invocations” (bisognerebbe, forse, aggiungere al mix anche “Ragazze Elettriche”)…

Eppure mi basta sapere che, in questo caso, l’irriverente Jude sarebbe al 100% d’accordo con me!


Tre streghe contro il patriarcato

Se c’è un fatto che l’uscita de “Le Sorelle Hollow”, bellissima e conturbante fiaba oscura, è riuscita a mettere in luce, è che il dark fantasy per ragazzi è un genere ancora troppo sottovalutato. Soprattutto qui da noi in Italia.

In “The Invocations”, Krystal Sutherland ci dimostra che la stessa cosa vale per l’horror in salsa YA.

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“Witchshadow” in italiano: svelata la data d’uscita del libro di Susan Dennard


witchshadow susan dennard - data uscita

Witchshadow” uscirà in italiano il 5 marzo 2024!

So che, già da parecchio tempo, tantissimi fan di Susan Dennard si stavano arrovellando circa la data d’uscita del quarto volume della serie “Witchlands” (ehi, magari te lo stavi chiedendo anche tu! ;D) e adesso l’annuncio è ufficiale, diffuso dalla Mondadori stessa attraverso i suoi canali.

Ricordiamo che la traduzione del terzo capitolo delle avventure di Iseult e Safi – “Bloodwitch” – è disponibile fin dal marzo 2021. Certo, è stata una lunga attesa e marzo non è esattamente dietro l’angolo…

Ma vedrete che, nel frattempo, tanto la Oscar Vault, quanto il resto delle nostre case editrici, si daranno parecchio da fare per tenerci “impegnati”!


“Witchshadow”: la trama

Iseult ha finalmente ritrovato Safi, la sua sorella spirituale. Purtroppo, però, la loro riunione è destinata a durare poco: se vuole sopravvivere, infatti, Iseult dovrà fuggire da Cartorra, mentre a Safi toccherà rimanere.

E, sebbene Iseult abbia dei piani per salvare la sua amica, le sue imprese richiederanno l’evocazione di una magia più pericolosa di qualsiasi cosa abbia mai affrontato.

Nel frattempo, Aeduan è assediato da forze che non riesce a comprendere. E Vivia – legittima regina di Nubrevna— si ritrova senza una corona o una casa.

Mentre avversari di portata leggendaria si risvegliano attraverso tutte le Witchlands, soltanto la mitologica figura del Cahr Awen riuscirà a fermare la guerra in fibrillazione. Iseult potrebbe abbracciare questo potere e guarire la sua terra… prima, però, dovrà scegliere da che parte delle ombre si staglierà il suo destino.


La saga “Witchlands”

“Truthwitch” non è stato il romanzo d’esordio di Susan Dennard (quel primato spetta all’ucronia/urban fantasy per ragazzi “Something Strange and Deadly”), ma è sicuramente il libro che maggiormente ha contribuito a imporre il nome della scrittrice americana presso l’attenzione del grande pubblico.

Negli USA, la serie ambientata nel mondo delle “Terre Stregate” ha debuttato nel 2016 e risulta, ad oggi, ancora incompleta: l’uscita del quinto e ultimo volume del ciclo è prevista, infatti, per il 23 luglio 2024 (mi sto riferendo, ovviamente, all’edizione in lingua inglese).

Questo quinto romanzo si chiamerà “Witchlight” e porterà a compimento tutti gli archi narrativi intessuti dall’autrice nel corso degli ultimi otto anni.

È interessante constatare anche l’uscita di uno spin-off “intermedio”, una sorta di volume 2.5, intitolato “Sightwitch”. La storia, ambientata nello stesso mondo della serie principale, ruota attorno alle gesta di un cast di personaggi diversi. La protagonista è la giovane Ryber Fortiza, appartenente a un ordine di Sorelle dotate del potere della Vista: la capacità di vedere il Futuro.

Ryber, però, non riceve mai la “chiamata” e non ottiene la Vista. Anziché perdersi d’animo, decide di consacrarsi alla dea anima e corpo, nella speranza di riuscire a ottenere, prima o poi, il dono che tanto desidera. Tuttavia, un giorno, ogni singola Sorella dotata del potere della Vista viene convocata sulla cima di un’alta montagna… per non fare mai più ritorno!

Spetterà a Ryber risolvere il mistero della loro scomparsa, per salvare le sue Sorelle e l’antico potere protetto dal loro ordine…

In Italia, “Sightwitch” è stato pubblicato all’interno dell’edizione Mondadori di “Windwitch”.

  • 1. Truthwitch
  •  2. Windwitch
  •  2.5. Sightwitch
  •  3. Bloodwitch
  •  4. Witchshadow
  •  5. Witchlight

E, visto che a marzo manca ancora un po’, ti ricordo che c’è ancora tempo in abbondanza per rimettersi in pari e unirsi all’entusiasmo generale: su Amazon puoi acquistare i primi tre volumi della serie, a cominciare da “Truthwitch“!


La serie “The Luminaries”

Se segui il blog da qualche tempo,  la notizia non ti sarà certo sfuggita: Susan Dennard ha già iniziato a dedicarsi a un’altra importante saga di libri fantasy per giovani lettori…

In effetti, lo YA ad ambientazione contemporanea “The Luminaries” ha debuttato nelle librerie d’oltreoceano e oltremanica proprio all’inizio del 2023. L’uscita del sequel, “The Hunting Moon”, è prevista per il 7 novembre di questo stesso anno.

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“Witch King”: la recensione del libro fantasy di Martha Wells


witch king recensione - martha wells - libro fantasy

Sospetto che la recensione di “Witch King”, libro fantasy di Martha Wells, assumerà dei toni un po’ dolceamari.

Nel senso che, per quanto io abbia amato alcuni aspetti della narrazione – personaggi, worldbuilding e sistema magico sopra ogni cosa – ammetto di aver trovato la lettura parecchio faticosa.

Una struttura inutilmente arzigogolata e un cast di comprimari che si estende da qui a Capo di Buona Speranza contribuiscono ad accrescere il senso di smarrimento del lettore, compromettendo la sua capacità di gustarsi la storia e frustrando – ahimè – i suoi tentativi di stringere una connessione più profonda con il protagonista e i suoi alleati…


La trama

Dopo essere stato assassinato, la sua coscienza dormiente e del tutto inconsapevole dello scorrere del tempo mentre giace all’interno di un’elaborata trappola acquatica, il demone Kai si sveglia e poggia gli occhi su un mago minore.

Uno che sta tentando di imbrigliare la magia di Kai a proprio vantaggio. Un tentativo  che non è destinato a finire bene.

Ma perché Kai è stato imprigionato, in primo luogo? Cosa è cambiato nel mondo, dal giorno del suo omicidio? E perché, durante la sua assenza, l’influenza della Coalizione del Mondo Nascente sembra aver acquistato un’influenza così spropositata?

Per scoprire le risposte ad almeno alcune di queste domande, Kai dovrà radunare attorno a sé i suoi alleati e sguinzagliare tutta la magia a sua disposizione.

In verità?

Le risposte che troverà, non gli piaceranno affatto…



“Witch King”: la recensione

“Witch King” segna il ritorno al fantasy di Martha Wells, un’autrice che si è affermata presso il pubblico internazionale grazie alla pubblicazione della fortunata saga sci-fi “Murderbot: I diari della macchina assassina”.

Cosa dire? Dopo aver letto il suo nuovo libro, non posso (né sentirei il desiderio di) mettere in discussione la straordinaria vena creativa della Wells. O la sua capacità di plasmare mondi unici e incredibilmente affascinanti, misteriosi e originali.

Ciò premesso…

Può darsi (il condizionale è d’obbligo, dal momento che non ho letto “Murderbot”) che il campo d’eccellenza dell’autrice americana resti proprio quello fantascientifico.

Questo spiegherebbe, a mio avviso, le numerose difficoltà che ho riscontrato durante la lettura di “Witch King”.

Che i lettori hardcore di sci-fi vantino un livello di tolleranza naturalmente più alto nei confronti di cose come esposizione, descrizioni statiche e infodump, del resto, è un fatto conclamato.

Io? Per tutta la parte centrale del libro, ho fatto seriamente fatica a concentrarmi.

Affermo questo, nella piena consapevolezza degli svariati livelli di grandiosità che il nuovo lavoro della Wells riesce a raggiungere in altri campi.

Dal punto di vista della profondità del worldbuiling o del sistema magico, infatti, “Witch King” potrebbe (quasi) essere in grado di rivaleggiare con la brillante vena creativa di Tamsyn Muir nei suoi “Gideon”, “Harrow” e “Nona la Nona”.

Mentre il protagonista del romanzo, il demone/stregone Kai, risulta abbastanza affascinante e complesso da riportare alla mente le creature più vivaci e magnetiche di un’autrice come N. K. Jemisin.

E chi mi conosce bene, lo sa perfettamente…

Non me ne andrei mai in giro a elargire complimenti del genere a cuor leggero!


Un paradosso bizzarro

Facciamo il punto della situazione, e proseguiamo la nostra recensione di “Witch King” fornendo una piccola precisazione.

Ho parlato, prima, di una struttura “inutilmente arzigogolata”.

Che cosa intendevo dire?

Bè, innanzitutto, devi sapere che il libro segue due diverse linee temporali: prima e adesso. Il filone narrativo ambientato nel passato serve a giustificare le azioni compiute da Kai e compagni nel presente e, ovviamente, anche a fornire un po’ di agognato contesto.

Alla faccia dei suoi quattordicimila spiegoni, infatti, la Wells è un’autrice che ama evidentemente stimolare le capacità deduttive dei suoi lettori. L’inizio del viaggio è sicuramente caotico, una commistione di elementi fantastici e/o altamente caratterizzanti dovuta al fatto che, tanto per rendere l’intreccio un po’ più convoluto, ovviamente la narrazione comincia in medias res, dando una miriade di cose per scontate.

Un bel paradosso, eh?

Sì, perché, in realtà, potresti ritrovarti tranquillamente a leggere quattro paragrafi pieni zeppi di informazioni sui capi di vestiario tipici del popolo di X della terra di Y, senza per questo avere la più pallida idea di chi diavolo siano gli X, cosa stiano facendo o cosa c’entrino nella storia.

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“A House with Good Bones”: la recensione del libro gotico di T. Kingfisher


a house with good bones recensione - t kingfisher

La recensione di “A House with Good Bones” arriva sul blog in notturna: un’anomalia, dovuta al fatto che il destino ci ha messo lo zampino, mandando completamente a monte tutti i miei programmi per la giornata.

Ma non vedevo l’ora di raccontarti qualcosa a proposito del nuovo libro horror di T. Kingfisher!

Un’autrice che ho conosciuto grazie al delizioso retelling fiabesco “The Raven and the Reindeer, e imparato ad amare attraverso il brividoso e divertentissimo survival “The Hollow Places”.

“A House with Good Bones”, southern gothic dalla personalità spiccatissima, contiene tutti gli elementi che abbiamo imparato ad associare a questo genere: una casa (probabilmente) infestata, un’atmosfera inquietante e misteriosa, una sfilza di rapporti famigliari complicati e una protagonista dalla voce assolutamente indimenticabile…

Certo: l’intreccio risulta penalizzato da una serie di twist a dir poco prevedibili. Per non parlare di una risoluzione frettolosa che, nel terzo atto, tende a mettere alla prova la sospensione dell’incredulità del lettore con una certa insistenza.

Ma l’inconfondibile piglio ironico della Kingfisher, combinato all’irresistibile sense of humor e alla lucida vena dissacrante della sua protagonista, rendono la lettura di questo romanzo un’esperienza unica, spassosa ed elettrizzante.

Minacciando di scatenare (in maniera del tutto deliberata) un’esplosione di ilarità incontrollata, perfino nei momenti di massima tensione…


La trama

«La mamma sembra un po’ strana

Da quando suo fratello ha pronunciato queste parole, Sam Montgomery non riesce a scacciare una certa preoccupazione.

Le sente ancora echeggiare nella mente, mentre imbocca la tranquilla stradina della Carolina del Nord in cui vive sua madre, sola.

Sam cerca di allontanare il pensiero con tutte le sue forze. Il suo scavo archeologico è appena stato annullato, per cui le toccherà trascorrere qualche mese nella sua vecchia casa d’infanzia. E, in realtà, l’idea di una visita prolungata non le dispiace del tutto, soprattutto considerando lo splendido rapporto che lei e la mamma hanno sempre condiviso.

Sam è felicissima di poter trascorrere del tempo con lei. Solo loro due, intente a bere vino direttamente dal cartone, guardare uno dei loro adorati murder mistery britannici alla tv, cercando di indovinare l’identità del killer prima del solito detective di turno.

Eppure, non appena mette piede in casa, Sam si accorge che la sua vecchia dimora non è più il porto sicuro di un tempo. L’accogliente charm per cui sua madre è sempre stata famosa sembra svanito nel nulla; adesso, le mura sono dipinte di uno sterile e freddo bianco.

La mamma salta in aria al minimo rumore e si guarda costantemente alle spalle, anche quando è lei l’unica altra persona presente nella stanza. E quando Sam esce in giardino per schiarirsi le idee, si imbatte in una giara piena di denti nascosti sotto un cespuglio di rose, una pianta degna delle pagine di una rivista patinata.

Per non parlare dello stormo di avvoltoi che continua a sorvolare il loro cortile dall’alto…

Che cosa sta succedendo alla mamma? Perché è così spaventata? Per scoprirlo, Sam dovrà scavare, alla ricerca della verità.

Ma, forse, sarebbe meglio lasciare sepolti certi segreti



“A House with Good Bones”: la recensione

T. Kingfisher tende a scrivere quel tipo di horror alla portata di tutti, che nessun estimatore del genere sano di mente prenderebbe mai in considerazione di lasciarsi sfuggire.

Suona un po’ paradossale, detta così, non è vero?

Eppure, ti giuro che è proprio così!

Nel suo “A House with Good Bones”, seguiamo il punto di vista – scientifico e iper-razionale – di Sam, una paleoentomologa appassionata di insetti e di archeologia. Una donna con la testa sulle spalle e dalla battuta sempre pronta, liberale e piena di vita, che gode di un ottimo rapporto con sua madre, una signora del Sud dall’intelletto vivace e la spiccata indole ribelle.

In realtà, credo di non essermi mai imbattuta in un horror famigliare incentrato su una relazione madre-figlia così positiva. Devo dire che si è trattato di una piacevole novità. Anche perché la mamma di Sam, Edie, è davvero un personaggio fantastico, adorabile in ogni sua sfumatura.

Ed è proprio il gramo senso di minaccia che sembra aleggiare su di lei ad irretirci nella lettura, in un primo momento, coinvolgendoci nei dubbi di Sam e costringendoci a porci ripetutamente la fatidica domanda: e se la povera Edie stesse impazzendo?

Perché, d’un tratto, questa mamma così schiva e amorevole sembra sempre così sulle spine? Per quale motivo finge di non ricordare dettagli importanti dell’infanzia di Sam e di suo fratello?

Sarà la demenza? Un semplice attacco di senilità precoce? O… qualcos’altro?

Qualcosa di molto più sinistro, che l’implacabile mente analitica di Sam – da sempre aversa a qualsiasi tipo di superstizione – fa infinitamente fatica ad accettare.

Perché, tendenza al gaslighting a parte, di punto in bianco Edie ha preso l’abitudine di uscirsene con una serie di atteggiamenti che sembrano suggerire un’inquietante somiglianza con il modus operandi della propria madre – una vegliarda bigotta e severa, defunta da anni e razzista fin nel midollo, incline a incutere un sacro terror nero nel cuore dei suoi stessi nipoti…


Danza Macabra

Ero indecisa se menzionarlo o meno, dal momento che si tratta di un fattore completamente secondario. Ma la mia recensione di “A House with Good Bones” potrebbe forse dirsi completa, se mancassi di riferire un pensiero che si è più volte impadronito di me durante la lettura?

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“Strega”: la recensione del libro YA di Finbar Hawkins


strega recensione - finbar hawkins - einaudi

La mia recensione di “Strega”, lo struggente libro fantasy per ragazzi di Finbar Hawkins, stavolta assolverà anche al compito di segnalazione.

La notizia è questa: Einaudi porterà il romanzo nelle librerie di tutta Italia a partire dal 26 aprile 2023, con traduzione di Laura Pelaschiar. Il mio articolo si basa, ovviamente, sull’edizione originale del testo in lingua inglese.

“Strega” è un’opera dal taglio estremamente singolare, stilisticamente ineccepibile e (quasi) completamente priva di elementi romance.

Che, in traduzione simultanea, significa anche: “non mi aspetto che l’edizione italiana del libro di Hawkins riceva una grande attenzione promozionale, o che finisca sulle pagine dei più famosi book influencers.”

Dovresti privarti della possibilità di leggere un buon romanzo, a causa di questa scarsa attenzione?

Mmm…

Vediamo se riesco a convincerti del contrario! ;D


La trama

Diciassettesimo secolo. Dopo aver assistito al brutale omicidio della madre, assassinata da un gruppo di sedicenti cacciatori di streghe, Evey giura che farà di tutto per vendicarla e rintracciare i colpevoli.

Dopotutto, lei stessa è scampata al massacro per un soffio. Minacciata, braccata, costretta ad abbandonare tutto ciò che conosceva, portando con sé solo la pietra divinatoria di sua madre, una reliquia che non ha mai avuto nemmeno il permesso di usare.

Evey non riesce ad accettare ciò che è accaduto. La furia che le arde nelle vene minaccia di consumarla. Ma la ragazza ha promesso che terrà sua sorella minore, Dill, al sicuro, e che non permetterà alla storia di ripetersi.

In qualche modo, i due voti di Evey fanno fatica a coesistere.

Perché la sua sete di sangue e giustizia sta per raggiungere un picco mai visto prima e il suo obiettivo, ambizioso e difficile, la porterà a mettere a dura prova i suoi legami di sorellanza e il flusso della magia che scorre nella sua famiglia da generazioni.



“Strega”: la recensione

È difficile inquadrare “Strega” in un genere letterario particolare. La componente fantastica esiste ed è molto specifica – un sentito omaggio alla tradizione celtico-pagana –, ma la cornice storica degli eventi è altrettanto tangibile e marcata.

Al tempo stesso, l’ambientazione “estrema” della storia e il ruolo dirompente della natura, combinati a quel caratteristico sapore di storia di frontiera, sembrano gridare la parola “western” con un’energia sorprendente.

In questo caso, però, la frontiera riguarda più le zone scure dell’animo umana che la geografia, assumendo una valenza più simbolica che spaziale.

Il divario è quello che separa i privilegiati che detengono il potere da chi si è visto sottrarre ogni forma di agenzia; la distanza fra chi crede di possedere il mondo e chi sa – al di là di ogni dubbio – che siamo noi ad appartenere alla terra, e non il contrario.

È proprio in questa sorta di spazio “liminale”, quasi onirico, che ha inizio la disperata ricerca di giustizia da parte di una ragazzina sola, ferita e arrabbiata.

Evey si muove sullo sfondo di questa arena violenta e abbagliante come un dardo infuocato; una nube purpurea, una sferzata di vento incandescente. Un’emissaria della natura, pronta a ricordare a tutti che la propria impotenza, quel velo di apparente sottomissione, è, per l’appunto, soltanto questo: un’illusione.

Non un dato di fatto universalmente valido.

Perché che cos’è una strega, in realtà, se non una donna che ha scelto di ribellarsi alle infami costrizioni del suo tempo? E che poi è stata chiamata a risponderne, al cospetto di una folla cieca e sbraitante…

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“Il Reietto”: la recensione dell’elettrizzante libro fantasy di Anthony Ryan


il reietto recensione - anthony ryan - fanucci

Quella che stai per leggere è la mia seconda recensione de “Il Reietto”, il brillante libro fantasy di Anthony Ryan.

Se vuoi, puoi ancora leggere la prima. La troverai fra le pagine del mio vecchio blog, il “Laumes’Journey”. L’articolo fa sempre riferimento all’edizione in lingua originale del romanzo (“The Pariah“).

Tuttavia, in occasione dell’imminente uscita italiana de “Il Reietto”, ho pensato che sarebbe stato carino tornare a spendere qualche parola su una storia che – se in questi ultimi anni ho imparato qualcosa – difficilmente riuscirà ad attirare l’occhio di qualche influencer d’ultimo grido e a guadagnarsi un posto in vetrina.

Eppure, lascia che te lo ribadisca: per un appassionato di narrativa fantastica, quello di Anthony Ryan è un volume assolutamente imperdibile!

Primo atto di una trilogia (vagamente) ispirata alla leggenda di Robin Hood, “Il Reietto” è in grado di offrire ai lettori una vera e propria costellazione di scene al cardiopalma, un intreccio denso di misteri (e di sottotrame!) e una solida ambientazione a metà strada fra la Foresta di Sherwood e un gdr americano.

Se ami il grimdark, le storie di formazione e le ambientazioni a sfondo medievale, preparati a tuffarti a capofitto fra le pieghe di una nuova avventura…


La trama

Alwyn Scribe è un fuorilegge nato e cresciuto nel tormentato regno di Albermaine.

Malgrado la sua spiccata attitudine nei confronti della spada, e un ingegno molto più acuto della media, Alwyn non è dotato di grandi ambizioni. In realtà, si accontenterebbe volentieri di un’esistenza trascorsa all’insegna della libertà che soltanto i suoi adorati boschi sono in grado di offrirgli. Una vita spensierata, in compagnia dei suoi amici banditi.

Ma quando un atto di tradimento inimmaginabile manda definitivamente a rotoli il suo mondo, Alwyn finisce per imboccare un nuovo sentiero. Uno forgiato nel sangue e nella vendetta, che lo condurrà, alla fine, a imbracciare le armi e a unirsi alle schiere dell’esercito del re.

Sotto il comando di Lady Evadine Courlain, una nobildonna assediata dalle terrificanti visioni di un apocalisse demoniaco, Alwyn dovrà sopravvivere alla guerra e ai letali intrighi escogitati dalla nobiltà. Senza dimenticare la necessità di presentare un conto salato a tutti quelli che hanno mandato a rotoli il suo passato.

Eppure, mentre forze di ogni tipo – umane e arcane – si addensano per opporsi all’ascesa di Evadine, Alwyn sarà anche costretto a fare una scelta: un uomo come lui, può davvero sperare di trasformarsi nel guerriero di cui il mondo ha bisogno? O rimarrà sempre e soltanto un comune bandito?



“Il Reietto”: la recensione

Secondo molti lettori americani, il primo romanzo della serie “L’Alleanza d’Acciaio” è la lettura perfetta per chiunque abbia amato “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R. R. Martin.

E, in effetti, c’è da dire che i due titoli hanno davvero parecchi elementi in comune: a cominciare dall’ambizioso proposito di inserire l’elemento fantastico all’interno della trama in maniera lenta, ponderata e graduale.

Nei due casi specifici in questione, questo accorgimento vanta l’innegabile vantaggio di riuscire a instillare in chi legge un delizioso, piacevolissimo brivido di anticipazione.

Nel mondo di Alwyn, tieni presente, la magia è una creatura pericolosa, ma sottile; arcana e misteriosa. Un letale strumento al servizio di chi cospira per impadronirsi del potere e, al tempo stesso, un enigma che il lettore dovrà cercare di sbrogliare al fianco di Alwyn.

Altro fattore degno di nota, la natura coinvolgente e super-immersiva della narrazione. Un risultato che Anthony Ryan riesce a portare a casa (anche) grazie alla forza dirompente della voce di Alwyn, un protagonista con cui non si fa minimamente fatica a entrare in sintonia.

Altrettanto carismatici risultano, del resto, i comprimari e i personaggi secondari.

A partire dalle numerose (e conturbanti) figure di donna che popolano le pagine del romanzo. Malgrado la natura pseudo-medievale dell’ambientazione, infatti, Ryan evita di incappare nell’errore commesso da tanti autori di sword and sorcery vecchio stampo, e si tiene alla larga da ogni trito cliché relativo alla costruzione dei personaggi femminili.

Al momento, devo dire che nutro una particolare curiosità nei confronti di Lady Evadine: un’ambigua Giovanna d’Arco, tormentata da una serie di inquietanti premonizioni. Ma mi intriga anche la storyline rappresentata da quella sorta di punto interrogativo ambulante chiamato “Sack Witch”.

Una strega che sa decisamente più di quello che dice, e che sembra destinata a giocare un ruolo fondamentale nel corso dei prossimi volumi.

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“Her Majesty’s Royal Coven”: recensione del libro fantasy di Juno Dawson


her majesty's royal coven recensione - juno dawson - libro fantasy

Her Majesty’s Royal Coven” è la risposta di Juno Dawson alle recenti dichiarazioni transfobiche di J. K. Rowling.

Il fatto che si tratti anche, incidentalmente, di un romanzo fantasy, si traduce in una coincidenza nel più ingenuo degli scenari, e in un deliberato atto di provocazione in tutti gli altri.

Dopotutto, l’idea di sfidare la Rowling sul suo stesso terreno dev’essere sembrata alla Dawson praticamente irresistibile.

Non una decisione particolarmente assennata, forse, considerando il calibro dell’autrice a cui decide di lanciare il guanto.

Ma, a quanto pare, irresistibile lo stesso…


La trama

All’alba della loro adolescenza, quattro ragazzine si ritrovano alla vigilia del solstizio d’estate, pronte a fare il loro giuramento.

Stanno per entrare a far parte della Congrega Reale di Sua Maestà, fondata dalla Regina Elisabetta I a mo’ di dipartimento ultra-segreto del governo.

Decadi più tardi, la comunità di streghe sta ancora cercando di riprendersi dalle conseguenze di una sanguinosa guerra civile.

Helena, una di quelle ragazze, è diventata l’Alta Sacerdotessa dell’organizzazione.

Eppure Helena è l’unica, fra i membri del suo vecchio gruppo di amiche, a essere rimasta invischiata nelle maglie soffocanti della burocrazia della Congrega Reale. Tutte le altre hanno deciso di continuare per la loro strada.

Elle, ad esempio, cerca di fingere di essere una normalissima casalinga. Niahm è diventata una veterinaria di campagna e Leonie ha disertato per fondare la Diaspora, una congrega molto più compatta e inclusiva.

Helena è furiosa con lei, ma adesso ha per le mani problemi più grossi. Un giovane stregone, dotato di abilità straordinarie, è stato catturato dalle autorità. La sua stessa esistenza sembra una minaccia per la Congrega Reale: nessun uomo dovrebbe essere dotato di un potere del genere!

La magia è sempre stata prerogativa delle donne.

Mentre, nel tentativo di venire a capo del problema, ideologie conflittuali cominciano a scontrarsi, le quattro amiche dovranno decidere da che parte si erge la loro lealtà: preservare la tradizione, o… fare la cosa giusta.

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“Payback’s a Witch”: la recensione della romcom fantasy di Lana Harper


payback's a witch recensione - Lana Harper - libro paranormal romance

Payback’s a Witch” è un cozy fantasy di Lana Harper, primo romanzo della serie “The Witches of Thistle Grove”.

Nel 2021, il libro ha riscosso un discreto successo, confermandosi come una delle rom-com LGBT a tema sovrannaturale più chiacchierate dell’anno.

Peccato che, su di me, la magia della storia non sia riuscita a sortire il minimo effetto. Anzi: a dire il vero, l’ho trovata noiosetta, prevedibile e banale.

In realtà, le pittoresche atmosfere in stile Halloweentown mi sono sembrate molto simpatiche, e un paio di battute sono sicuramente riuscite a strapparmi un sorriso.

Eppure, per come la vedo io, “Payback’s a Witch” è uno di quei romanzi in cui i personaggi (costruiti male, e gestiti peggio…) non sembrano avere assolutamente nulla da dire.

Gli ostacoli sul loro cammino si contano sulle dita di una mano, così che ogni loro cambiamento interiore assume l’aspetto di un dono del cielo, piuttosto che il frutto di una sudata vittoria.

Ovviamente, la totale assenza di alchimia fra la protagonista e il suo love interest non fa altro che peggiorare le cose….


La trama

Emmy Harlow è una strega, ma non una di quelle particolarmente potenti: in parte, perché Emmy non torna a casa, nella sua magica città natale di Thistle Grove, da anni.

Il suo esilio autoimposto è cominciato dopo che Gareth Blackmoore, erede locale della più potente famiglia di stregoni, le ha spezzato il cuore in uno sfoggio di nonchalance, distruggendo di colpo tutti i suoi sogni.

Ma, adesso, a Thistle Grove si sta avvicinando la data del prestigioso torneo di magia che si svolge soltanto una volta ogni generazione. La tradizione vuole che sia un esponente della famiglia Harlow ad arbitrare l’evento, così Emmy, rosa dai sensi di colpa, decide di tornare a casa per adempiere ai suoi doveri.

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“La Abuela” su Midnight Factory: recensione dell’inquietante film horror di Paco Plaza

la abuela recensione film horror

La Abuela” è un film horror di Paco Plaza, regista spagnolo dell’acclamata trilogia “Rec” e della piccola rivelazione “Veronica”.

Il suo lavoro più recente è una pellicola a metà strada fra “Hereditary” e “The Taking of Deborah Logan”; un convincente (e inquietante!) horror generazionale con qualche sorprendente tocco à la “Rosemary’s Baby”.

In Italia, il film è disponibile sul “canale” streaming Midnight Factory di Prime Video o Mediaset Infinity.

Se stavi pensando di attivare l’abbonamento, sappi che questo potrebbe essere il momento giusto per iscriverti: “La Abuela” è esattamente quel genere di titolo – disturbante, spregiudicato e ipnotico – che i fan del genere non dovrebbero rischiare di lasciarsi scappare…

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“Misrule”: la recensione del libro fantasy di Heather Walter

recensione misrule heather walter
Malice Duology – Vol. 2

Misrule” è il secondo libro della duologia fantasy LGBT di Heather Walter; una saga iniziata negli USA nel 2021, con la pubblicazione del suo romanzo d’esordio “Malice”.

I due romanzi costituiscono un retelling della fiaba classica de “La Bella Addormentata nel Bosco”.

In questa originale rielaborazione della storia, per la prima volta la “strega cattiva” si trasforma in protagonista e offre al pubblico la sua personalissima versione degli eventi.

Il tutto all’insegna di una storia d’amore tragica e (forse) maledetta, che vede la “fata” oscura Alyce innamorarsi perdutamente di Aurora, la combattiva erede al trono di un regno incantato.

Se non hai ancora letto “Malice”, ti sconsiglio di proseguire: la recensione di “Misrule” conterrà, per forza di cose, almeno un paio di grossi spoiler inerenti al primo volume…


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