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“Bat Eater and Other Names For Cora Zeng”: la recensione del libro horror di Kylie Lee Baker


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Essere una ragazza cinese a New York, convivere con il DOC e trovarsi a vivere in piena pandemia… Chiunque capirebbe che questa è la premessa perfetta per una storia horror. E infatti, nel suo Bat Eater and Other Names For Cora Zeng, l’autrice Kylie Lee Baker riesce a sfruttare questo canovaccio per regalarci uno dei romanzi più inquietanti, cupi ed emozionanti del 2025!


La trama

Cora Zeng è una donna delle pulizie che si occupa di cancellare le tracce di brutali omicidi e suicidi a Chinatown. Ma nulla di tutto ciò sembra davvero spaventoso, dopo aver assistito all’evento più terribile: la morte di sua sorella Delilah, spinta sotto un treno da un uomo sconosciuto.

Prima di fuggire dalla scena del crimine, l’assassino ha urlato soltanto due parole inquietanti: “mangia-pipistrelli“.

I pasticci sanguinolenti non turbano Cora quanto i germi sulla ringhiera della metropolitana, le mani sconosciute che la sfiorano, i virus nascosti ovunque e i segni di morsi sul suo tavolino. Da quando Delilah è stata uccisa davanti ai suoi occhi, infatti, Cora fatica sempre di più a distinguere ciò che è reale da ciò che esiste solo nella sua mente.

Reprime le emozioni e ignora il consiglio della zia di prepararsi per il Festival dei Fantasmi Affamati, quando si apriranno le porte dell’inferno. Ma non può reprimere il terrore che le stringe lo stomaco ogni volta che trova carcasse di pipistrelli sulle scene del crimine, né il fatto inquietante che tutte le vittime recenti siano donne provenienti dall’Asia orientale.

Ma soprattutto, come Cora scoprirà presto, non si possono ignorare i fantasmi affamati.


La recensione di Bat Eater and Other Names for Cora Zeng

Quando la paura rivela più di quello che vorremmo sapere su noi stessi

Quello che molti spettatori — o lettori di horror “casual” — spesso non comprendono, è che questo genere non è nato per per bombardarti di jumpscare o farti ridere istericamente mentre sgranocchi una ciotola popcorn con gli amici. Che tu ci creda oppure no, non è mai stato quello il suo vero obiettivo.

Jordan Peele e i suoi impeccabili social horror non hanno inventato nulla di nuovo: fin dagli albori, la narrativa macabra è sempre stata una lente capace di ingigantire tutto ciò che di grottesco, mostruoso o semplicemente sgradevole si nasconde nelle zone d’ombra della nostra psiche — individuale o collettiva — per trascinarlo alla luce e mostrarcelo in tutto il suo discutibile splendore.

Non si tratta di “politically correct”, di “quote rosa” o di tutte quelle etichette odiose che certi simpatizzanti di destra usano per screditare il lavoro di chi appartiene a fasce demografiche diverse o marginalizzate. Si tratta, piuttosto, di restituire una voce a chi deve lottare con tutte le sue forze per non essere messo a tacere. E, soprattutto, per noi che stiamo dall’altra parte della “comunicazione”, si tratta di imparare ad ascoltare. Ascoltare e comprendere che la nostra versione del mondo non è — e non sarà mai — l’unica possibile.

Brividi e adrenalina

Detto questo, Kylie Lee Baker non è una di quelle autrici talmente ossessionate dal proprio messaggio da essere disposte a rinunciare al fattore intrattenimento.
Al contrario: in Bat Eater, attinge generosamente ad alcuni classici del terrore contemporaneo come The Ring e The Grudge, rievocando il tipico immaginario folklorico delle storie di fantasmi asiatiche per regalarci una valanga di scene mozzafiato che ti faranno ricordare esattamente fino a che punto avevi paura del buio da bambino e perché.

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“The Inheritance”: la recensione del divertentissimo LitRPG di Ilona Andrews


the inheritance recensione - ilona andrews - LitRPG

Cosa succede se mescoli Resident Evil, I Guardiani della Galassia e una spruzzata di Starship Troopers, poi ci aggiungi una protagonista che sembra uscita dalla light novel I’m a Spider, So What? e tutta l’irresistibile ironia “scientifica” di Andy Weir?
Semplice: ottieni The Inheritance, il nuovo (e sorprendentemente adrenalinico) esperimento sci-fi di Ilona Andrews!

Un romanzo che parte come una sorta di “hobby” per gli autori, ma finisce per catturarti come una vera e propria campagna GDR nello spazio


La trama

Siamo in guerra. L’invasione interdimensionale ha portato sofferenze indicibili, ma ha anche risvegliato talenti nascosti dentro di noi, strumenti potenti per respingere e sconfiggere il nemico. Ogni giorno si aprono nuovi varchi che conducono a brecce popolate da mostri e ricche di risorse preziose. Se sei un Talento, il tuo Paese ti chiama. Il mondo ti chiama. E tu devi diventare l’eroe che sei sempre stato destinato a essere.

Adaline è un Talento straordinario. Dieci anni fa conduceva una vita serena, con un matrimonio felice e un lavoro che amava profondamente. Poi l’invasione ha cambiato tutto. Ora lavora per il governo, esplorando brecce dimensionali alla ricerca di metalli magici e medicine essenziali per aiutare la Terra a combattere un nemico interdimensionale. Tra due figli, un gatto, bollette, sussidi, mutuo e tasse scolastiche, rischiare la vita è diventata la sua nuova normalità quotidiana.

Ada ha varcato portali dimensionali innumerevoli volte, sempre al sicuro e protetta. Stavolta, però, è andato tutto storto. Adesso, Ada è intrappolata in un labirinto di caverne aliene, senza paragoni con nulla di conosciuto. Il suo unico compagno è Bear, una femmina di pastore tedesco. Insieme, le due dovranno svelare i misteri della breccia e trovare una via d’uscita, perché Ada ha promesso ai suoi figli che tornerà a casa.

Ada e Baer non lo sanno ancora. Eppure, il destino dell’umanità è nelle loro mani.


The Inheritance: la recensione

Da semplice passatempo per Ilona Andrews, a… pageturner per noi lettori!

La coppia di autori che da anni si nasconde dietro lo pseudonimo di Ilona Andrews ha scritto The Inheritance (nata come web novel) praticamente per divertimento. Una breve parentesi tra i loro progetti più impegnativi: quelle saghe urban fantasy infinite che contano anche più di una dozzina di volumi e che, puntualmente, si piazzano in cima alle classifiche del New York Times.

Insomma, un progetto decisamente “minore”… almeno sulla carta. Perché dentro The Inheritance ci sono tutti gli elementi che i fan del duo amano: una valanga di azione, un worldbuilding incredibile e un sistema magico “a crescita graduale” che sembra uscito da un GDR nipponico!

Lo stile è scorrevole e diretto, perfetto per una lettura “da cellulare”, di quelle che inizi per curiosità e poi finisci per divorare in due sere.

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“The Keeper of Magical Things”: la recensione del libro cozy fantasy di Julie Leong


the keeper of magical things - recensione - cozy fantasy - julie leong

Se pensi che The Spellshop di Sarah Beth Durst e Legends and Lattes siano due fra i migliori libri cozy fantasy mai scritti, bè… preparati a lasciarti incantare da The Keeper of Magical Things di Julie Leong!

In realtà, avevo già letto (e amato) il suo dolcissimo The Teller of Small Fortune; un libro meraviglioso che, purtroppo, non ha ricevuto nemmeno metà del successo che meritava. Probabilmente perché, a differenza di The Keeper of Magical Things, che vanta una meravigliosa love story, il precedente romanzo dell’autrice era completamente privo di elementi romance.

Questo nuovo romanzo, invece, ha tutti gli ingredienti necessari a conquistare le fan del genere, a partire da un’incantevole ambientazione che ricorda un po’ la Unseen University di Terry Pratchett e un irriverente companion gatto-drago dalle ali di pipistrello…


La trama

Certainty Bulrush desidera solo essere d’aiuto: alla Gilda dei Maghi che l’ha accolta come novizia, al fratellino che dipende da lei per iniziare il suo costoso apprendistato, e a chiunque altro ne abbia bisogno. Purtroppo, la sua debole magia non si è mai dimostrata davvero utile a nessuno.

Si è sempre sentita indegna e inadeguata. Così, quando le si presenta l’opportunità di guadagnarsi il rango di maga attraverso un incarico dalla natura apparentemente semplice, non se la lascia certo sfuggire. Non importa se dovrà collaborare con la Maga Aurelia… una donna bellissima e brillante, ambiziosa quanto abile nell’allontanare chiunque le stia intorno.

Le due devono trasportare una collezione di artefatti magici di poco conto in un luogo sicuro: la meta prescelta è Shpelling, il villaggio più tranquillo e meno magico dei dintorni. Qui, dovranno sistemare un vecchio magazzino, separare le teiere pettegole dalle spade fiammeggianti, accudire un piccolo gatto-drago ribelle che si è unito alla loro squadra e, soprattutto, evitare qualsiasi complicazione. Il fragile rapporto tra la Gilda e gli abitanti del villaggio, infatti, è a un punto critico, e l’ultima cosa di cui i maghi hanno bisogno è un incidente magico.

Tuttavia, a mano a mano che Cert e Aurelia cominciano ad avvicinarsi, si rendono conto che l’unico modo per assicurarsi che la magia sia veramente d’aiuto alla comunità è imparare a… condividerla.


The Keeper Magical Things: la recensione del libro di Julie Leong

Contro il capitalismo, e le dure leggi del marketing

In realtà, poco fa ho menzionato Baldree e Sarah Beth Durst, ma The Keeper of Magical Things racchiude anche numerosi elementi che lo avvicinano a due altri cozy fantasy che io, ad eempio, adoro con tutto il cuore: L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde e La Guardiana delle Fenici di S. A. Maclean.

Più che del classico trope “grumpy x sunshine“, qui parliamo di un’avvincente variazione del tipo “sunshine x ice queen“. Posso garantirti che il banter tra l’estroversa novizia Certainty e la talentuosa maga Aurelia è assolutamente all’altezza, se non superiore, a quello tra Emily e Wendell! Il loro slowburn è una lenta danza e, da un punto di vista personale, ho apprezzato ogni singolo battibecco e battuta salace.

Ho anche adorato le vibes della storia e, soprattutto, ho percepito un profondo senso di calore nel bellissimo messaggio che trasmette: Julie Leong, con i suoi libri apparentemente semplici e accoglienti, lancia una sfida al sistema capitalistico e alle sue consolidate dinamiche di profitto e ascesa sociale.

Già solo nella dedica, scrive “kind is great enough“, suscitando in chi legge un forte desiderio di ricevere un abbraccio dai suoi personaggi; in particolare, forse, da Aurelia, che nel corso del romanzo compie un percorso di crescita straordinario e impara a valorizzare le piccole gioie della vita, al di sopra di tutte quelle trivialità venali che la nostra società continua a idolatrare (una carica prestigiosa, ricchezza sfrenata, ecc.), anche quando ormai sappiamo bene che sono proprio queste cose a spingerci sempre più sull’orlo del baratro.

Come tornare a connettersi con la propria comunità, e… con la propria magia interiore!

Se un editore avrà mai il coraggio di portare in Italia una piccola gemma come questa, prometto solennemente che ne acquisterò tre copie!

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“The Last Soul Among Wolves”: la recensione del libro fantasy di Melissa Caruso


the last soul among wolves - recensione sequel ultima ora tra i mondi

Con The Last Soul Amond Wolves, l’americana Melissa Caruso prosegue la sua serie The Echo Archive, regalandoci un secondo volume carico di misteri, adrenalina e romanticismo.

Innanzitutto, sono felice di annunciarti che, dal punto di vista tecnico, questo nuovo romanzo supera tutti quei piccoli problemi di frammentarietà che affliggevano L’Ultima Ora Tra I Mondi, offrendo un’esperienza di lettura molto più coerente e scorrevole. Il concept, invece, si conferma altrettanto brillante, permettendo a Melissa Caruso non soltanto di ampliare l’affascinante mitologia del mondo degli Echo, ma anche di approfondire le dinamiche tra i personaggi e la componente romantica…

La trama

Tutto ciò che Kembral Thorne desidera è trascorrere serenamente il suo congedo di maternità. Ma quando la sua migliore amica Jaycel le chiede aiuto, non può rifiutare, anche se ciò significa recarsi in una villa fatiscente su un’isola remota per la lettura di un testamento.

Al suo arrivo, trova una riunione inaspettata dei suoi amici d’infanzia, insieme alla sua all’inizio-rivale-ma-ormai-fidanzata Rika Nonesuch, presente sulla scena per un incarico misterioso commissionato dalla sua gilda di ladri. Poi, però, viene letto il testamento… e tutto inizia ad andare in malora!

Otto potenziali eredi, metà dei quali amici di lunga data di Kem.

Tre reliquie maledette.

Un lupo dagli occhi ardenti.

Le uniche regole: gli eredi moriranno, uno dopo l’altro.

Il premio per l’unico sopravvissuto: un desiderio. Ma, come recita il motto, attento a ciò che desideri… Potrebbe avverarsi!

Per salvare i loro amici, Kem e Rika dovranno correre contro il tempo e immergersi ancora una volta in altre realtà. Ma la villa è piena di vecchi segreti e nuovi piani, e presto il gioco diventa molto più pericoloso e più personale di quanto entrambe avrebbero potuto immaginare.


The Last Hour Among Wolves: la recensione

Al diavolo il Booktok: Rika è la mia book girlfriend…

Da un punto di vista oggettivo, ciò che più sorprende di The Last Hour Among Wolves è l’incredibile fusione di generi: fantasy, mistery, action, horror e persino un pizzico di romance! Ma voglio essere completamente sincera con te: fin dal primo volume ho intravisto in questa serie un enorme potenziale – perché, diciamocelo, potresti continuare a sviluppare il concept, il worldbuilding e il set di poteri dei personaggi fino a trarne una saga infinita, in perfetto stile October Daye – e mi sono profondamente innamorata sia della sua ambientazione, ricca e vivissima, sia delle sue due irresistibili protagoniste.

Ho sempre avuto un debole per i personaggi tsundere e Rika, sotto questo aspetto, incarna perfettamente tutte le qualità che adoro in un love interest! Devo dire che, per una volta, non mi ha infastidito neanche la sua vena iperprotettiva (probabilmente perché Kembral, l’autrice e la stessa Rika sanno benissimo che si tratta di un difetto da superare, e non di un tratto desiderabile in una relazione). Devo ammettere che i suoi improbabili intrighi per proteggere Kembral mi hanno fatto ridere di cuore in più di un’occasione!


Nata per… correre (contro il tempo!)

A prescindere dalle mie preferenze personali, sono convinta che The Last Hour Between Wolves piacerà moltissimo alle fan del primo libro; anzi, con ogni probabilità, riuscirà a conquistare anche molte di quelle che non hanno apprezzato particolarmente L’Ultima Ora Tra i Mondi.

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“Hemlock & Silver”: la recensione del libro fantasy di T. Kingfisher


Hemlock and silver recensione - t. kingfisher

Di tutti i libri di T. Kingfisher che ho letto finora, Hemlock & Silver è, probabilmente, quello che mi ha coinvolto di meno. Non è grave: perfino al suo peggio, la Kingfisher continua a svettare come un gigante rispetto alla maggior parte degli autori ripescati dall’autopub che affollano gli scaffali delle nostre librerie di questi tempi.

Se i retelling delle fiabe classiche non hanno mai smesso di appassionarti, sappi che difficilmente ne troverai in circolazione uno più originale e brillante. Il trope del “mondo nello specchio” non è mai stato uno dei miei favoriti, e forse per questo il mio entusiasmo verso la trama di Hemlock & Silver non è mai riuscito a lievitare più di tanto.

Ma la scrittura ironica, brillante e tagliente della Kingfisher per me è come una droga. Credo che leggerei qualsiasi cosa portasse la sua firma: il suo nome, ormai, è diventato semplicemente sinonimo di intelligenza, amore per la narrativa di genere fantastico e divertimento irrinunciabile…


La trama

La guaritrice Anja consuma veleno con regolarità.

Non per morire, ma per salvare vite: alla ricerca di cure per chi è stato abbandonato da tutti gli altri.

Ma una chiamata del re sconvolge la sua vita tranquilla e dedita allo studio delle erbe. Sua figlia, la principessa Snow, è in fin di vita, e lui spera che i metodi non convenzionali di Anja possano salvarla.

Con l’aiuto di una guardia introversa, di un gatto vanitoso e della sua passione viscerale per il metodo scientifico, Anja corre a curare Snow; eppure, nessuno dei suoi antidoti sembra avere successo.

Fino a quando scopre un mondo segreto, nascosto dietro uno specchio magico. E potrebbe essere proprio questo regno oscuro la chiave per svelare il mistero della malattia di Snow.


La recensione di Hemlock & Silver

Un inizio un po’… in sordina!

Una volta, parlando di Nettle and Bone, Alix E. Harrow ha scritto: «Nettle & Bone è ciò che succede quando tutti i personaggi secondari dimenticati del fantasy classico si ritrovano improvvisamente protagonisti della missione principale.»

Questa descrizione in realtà si adatta perfettamente alla maggior parte dei retelling della Kingfisher, incluso il recente e splendido A Sorcerer Comes To Call e questo Hemlock & Silver.

La differenza principale fra questi titoli risiede, probabilmente, nel ritmo. Hemlock & Silver, rispetto agli altri romanzi fantasy dell’autrice (per non parlare degli horror), presenta un inizio piuttosto lento, dovuto forse al tentativo di irrobustire il worldbuilding attraverso una serie di dettagli e spiegoni molto articolati.

Questo espediente trova una certa giustificazione nel carattere unico della protagonista, Anya, un’appassionata di veleni dall’indole particolarmente curiosa, erudita e riflessiva.

E, che sia messo agli atti, in realtà mi sono innamorata follemente di alcune soluzioni legate all’ambientazione! Il pantheon di Santi-animali, per esempio, mi ha conquistata, così come sono rimasta incantata dall’intensa poeticità dell’idea delle “casette per le ceneri e le anime” appese ai rami degli alberi.

Ma Anya impiega decisamente troppo tempo ad arrivare a destinazione, secondo me. Nel primo 20% del libro, si dedica quasi esclusivamente al viaggio verso la villa del re e a conversazioni superficiali con personaggi che poi spariranno senza lasciare traccia.


Un pollo, un gatto e un’esperta di veleni entrano in uno specchio…

La situazione migliora notevolmente con l’arrivo della piccola Snow.

Nonostante la sua giovanissima età, la principessa mi è sembrata un personaggio molto più interessante, sfaccettato e complesso rispetto all’interesse romantico della protagonista, a cui la Kingfisher sembra particolarmente legata, ma che personalmente ho trovato di una noia indicibile.

Devo ammettere che l’assoluta galanteria, la nobiltà d’animo e l’impossibile perfezione del modesto Javier mi hanno leggermente infastidito. Ultimamente, le autrici di fantasy sembrano incapaci di creare personaggi maschili di spessore: o sono semplici pezzi di carne che camminano, oppure si trasformano nell’incarnazione vivente di qualsiasi ideale materno…

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“No Body, No Crime”: la recensione del thriller romantico di Tess Sharpe


no body no crime recensione - tess sharpe

No Body, No Crime è il thriller che conferma alcune mie riflessioni su Tess Sharpe: a quanto pare, infatti, io e questa autrice non siamo molto in sintonia… È il terzo suo libro che leggo e, per la terza volta, mi sono ritrovata ad avvertire una certa distanza emotiva nei confronti della storia.

Che, a essere onesti, in realtà è abbastanza intrigante e popolata da personaggi che sembrano usciti da un film dei fratelli Coen. Il problema, semmai, per me risiede nella particolare cifra stilistica di Tess Sharpe: perfino quando fanno battute ironiche, si baciano o ringraziano un drappello di pennuti per averle salvate dal villain, infatti, le protagoniste di questo romanzo trasmettono la stessa vena drammatica di un adolescente alle prese con i suoi primi drammi sociali…

Puoi reggere un’intensità del genere per trecento pagine filate? Alcuni lettori sì, con ogni probabilità.

Io, sinceramente, avrei fatto volentieri a meno di tutti quei monologhi interiori sulla forza distruttiva dell’amore e i vari, interminabili commentari sull’incredibile “tostaggine” delle due protagoniste…


La trama

L’omicidio può creare un legame per la vita oppure distruggerlo. L’investigatrice privata Mel Tillman, questo, lo sa bene. Nel corso della sua carriera ha affrontato numerosi casi difficili e insabbiamenti fallimentari. Ma uccidere insieme a qualcuno? Quello è un guaio di ben altro livello, e Mel ha una vasta esperienza su questo tema.

Nessuno ha più avuto notizie di Toby Dunne dalla festa per i sedici anni di Chloe Harper. Probabilmente perché Chloe e la sedicenne Mel lo hanno nascosto così profondamente nel bosco che nessuno è mai riuscito a ritrovarlo. Mel non ne è affatto turbato: Toby era una canaglia e le stava terrorizzando.

Quello che invece le fa perdere il sonno è Chloe, la ragazza con cui è sopravvissuta a quella terribile notte nel bosco. Chloe, colei di cui si è innamorata. Chloe, la ragazza scomparsa da oltre sei anni.

Incaricata dalla sua famiglia di rintracciare Chloe, Mel non riesce a resistere al richiamo di un inseguimento e alla voglia di ritrovare la sua ragazza. Ma quando Mel scopre Chloe, armata e all’erta, che vive isolata in una zona selvaggia del Canada piena di trappole esplosive, si rende conto che Chloe si aspettava che qualcuno, oltre alla sua ex, venisse a cercarla.

Ciò che ha tenuto Chloe in vita per anni è stata la sua fuga; la stessa cosa che ha protetto anche Mel. Ma la verità sta per venire a galla e, presto, per entrambe potrebbe giungere il momento di scappare di nuovo…


No Body, No Crime: la recensione

Tra Fargo e Yellowjackets

Ammetto che la cover, davvero splendida, di questo romanzo mi aveva un po’ tratto in inganno. Mi aspettavo un survival ambientato nei boschi, e invece mi sono ritrovata a leggere di narcotrafficanti, sabotaggi aerei e furti di gioielli.

È un po’ il motivo per cui sono stata generosa nel mio voto su Goodreads; in fondo, non è colpa di Tess Sharpe se il suo ultimo romanzo è stato indirizzato al pubblico sbagliato ed è finito nelle mani di qualcuno che si annoia profondamente a leggere questo tipo di contenuti.

Perché sicuramente No Body, No Crime ricorda molto più Fargo che Yellowjackets; anzi, direi che la componente queer è l’unico elemento che lega questo titolo alla serie (attualmente in leggero declino, ma originariamente straordinaria) disponibile in Italia su Paramount+.

Il libro offre una ricca varietà di punti di vista, e questo è sicuramente un elemento che ho apprezzato molto . Sono rimasta particolarmente colpito dal fatto che quello di Rick, uno dei villain criminali responsabili dell’odissea di Mel e Chloe, si sia rivelato il più originale e divertente. La sua natura deliziosamente spregevole, le sue assurdità familiari e il suo umorismo tagliente mi hanno concesso, infatti, una necessaria pausa dalle infinite tribolazioni ad alto tasso di pathos di Chloe e Mel, perennemente alle prese con problemi di violenza domestica, omicidi, omofobia, fratelli tossicodipendenti e altro ancora.


Time lapse

L’intreccio di No Body, no Crime è un thriller che eleva il concetto di “sbalzi temporali” allo stato di arte. La cosa buffa è che questo artificio rappresenta il principale punto di forza del libro, ma anche il suo maggiore punto di debolezza: perché se, da una parte, è vero che l’autrice attraverso questo artificio è in grado di aumentare la suspense e rendere più incisivi i suoi colpi di scena, dall’altra rende anche più difficile entrare in sintonia con i personaggi e seguire con chiarezza il susseguirsi degli eventi.

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“The Bone Raiders”: la recensione del libro fantasy di Jackson Ford


the bone raiders recensione - jackson ford fantasy

Cosa fai se Nicholas Eames si rifiuta di consegnare alle stampe il terzo volume della serie The Band? Semplicissimo: leggi The Bones Raiders di Jackson Ford, e ti lasci trascinare nel vortice di inesauribile energia e divertimento garantito delle sue Rakada… alias, il gruppo di “predoni” al femminile più esilarante, imprevedibile e scombinato che si sia mai visto!

La lettura ideale per chi mal sopporta il romance e preferisce prendere la sua dose quotidiana di epic fantasy con una goccia… anzi, no, un mare… di ironia e rocambolesche scene d’azione…


La trama

Non si scherza con le Rakada. Gli abitanti delle praterie dell’Arazzo le chiamano “Predoni d’Ossa“, per la loro macabra usanza di esporre sulle loro armature le ossa delle loro vittime. Ma essere un predone oggi è più difficile che mai. Un nuovo Gran Khan domina l’Arazzo, deciso a usare il suo potente esercito per eliminare i clan di predoni. E, a complicare ulteriormente le cose, nelle praterie si aggirano sempre più spesso enormi lucertole sputafuoco.

Sayana è il più giovane membro della banda. E sa perfettamente che, se intende salvaguardare la loro libertà e il loro stile di vita, deve intraprendere un corso d’azione radicale.

Dopo una disavventura che si conclude con un’improbabile vittoria, il suo obiettivo consiste nel suo convincere il clan a montare quelle gigantesche lucertole invece dei tradizionali cavalli che hanno sempre usato per spostarsi nelle pianure. Tuttavia, Sayana ignora come riuscirci senza rischiare di essere divorata o bruciata viva.

Ma sa che deve trovare una soluzione: altrimenti lei, il suo clan e tutti i predoni dell’Arazzo saranno destinati a scomparire.

Per fortuna, a palazzo si nasconde una sua vecchia conoscenza… un’addestratrice di animali provetta che potrebbe, forse, darle una mano a domare i pericolosi lucertoloni. Peccato che l’unico modo per convincerla a collaborare sia… organizzare il suo rapimento e tenerle una lama puntata alla gola?! Ugh.

Operazioni del genere non rientrano proprio nello stile delle Rakada.

Ma, in circostanze disperate, qualsiasi fine giustifica i mezzi… giusto?


La recensione di The Bone Raiders

Come domare una lucertola gigante, e conquistare il cuore dei tuoi lettori

Nel corso delle settimane e dei mesi che verranno, mi sono ripromessa di tornare a leggere più epic fantasy. In particolare, spero di riuscire a scoprire altri titoli dal carattere originale, spassoso e surreale come questo The Bone Raiders: un libro dall’anima indomabile e dalla personalità spumeggiante, che richiama sia I Guardiani della Galassia, sia Dragon Trainer, e che ho adorato dalla prima all’ultima pagina.

In questo primo volume, Jackson Ford abbandona i temi tradizionali del genere, come la classica lotta tra Bene e Male o l’amore romantico, per concentrarsi sulla creazione di una sgangherata e affascinante found family, composta esclusivamente da razziatori, domatrici di bestie selvagge e gigantesche lucertole sputafuoco.

La trama di The Bone Raiders è confezionata con maestria: un intreccio semplice, ma una struttura a prova di bomba, dal ritmo incalzante e, soprattutto, dotata di scene-chiave vividissime e in grado di coinvolgere emotivamente il lettore. Inoltre, il contagioso senso dell’umorismo dell’autore riesce a mettere in luce tutti gli aspetti comici di ogni situazione impossibile, coinvolgendoti completamente nei (comprensibilissimi) dilemmi di Sayana, l’intraprendente ma straordinariamente fragile “Principessa” dei Rakada.


Relazioni, razzie e dinosauri

Ciò che colpisce ancor di più, a mio parere, è la profonda devozione e l’amore viscerale che Jackson Ford riversa nel ritratto delle sue protagoniste. Nei fantasy ricchi di azione, spesso ci si aspetta spesso una caratterizzazione più superficiale; in The Bone Raiders, invece, ogni personaggio principale possiede un arco narrativo completo e un cuore grande come una casa.

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“Rose in Chains”: la recensione del (raccapricciante) dark romantasy di Julie Soto


rose in chains recensione - julie soto

Se hai adorato il libro di Julie Soto e cerchi soltanto un’altra recensione entusiasta di Rose in Chains, ascolta il mio consiglio sincero: salta questo articolo e passa direttamente al prossimo post, perché ciò che sto per scrivere potrebbe non piacerti!

Dopotutto, le opinioni e i gusti personali di ciascuno di noi sono indiscutibili e, soprattutto, non negoziabili. Se ritieni che Rose in Chains sia un romanzo straordinario, non sarò certo io a cercare di convincerti del contrario. Anzi, se ti sei divertita a leggerlo, se ti sei affezionata ai personaggi e hai fatto il tifo per loro, per me è una grande consolazione: almeno, così, saprò che qualcuno nel mondo ci è effettivamente riuscito, e questa fanfiction non è soltanto l’ennesima dimostrazione del fatto che algoritmi e marketing, ormai, hanno preso completamente il sopravvento su qualsiasi considerazione di ordine creativo.

Perché l’unico effetto a lungo termine che la lettura di questo romantasy ha lasciato a me, è un fastidioso senso di disagio sotto la pelle, accompagnato da un forte desiderio di tornare in terapia dalla psicologa…


La trama

La guerra è terminata, le forze oscure hanno prevalso e l’eroe destinato a salvarli è caduto.

Catturata durante l’invasione del suo castello, il mondo di Briony Rosewood è cambiato per sempre. Il male ha trionfato e il suo popolo ora rischia schiavitù sessuale, prigionia e/o morte.

Privata della sua magia e della sua libertà, Briony e gli altri sopravvissuti vengono rapidamente messi all’asta e venduti ai migliori offerenti. In quanto principessa di Evermore, Briony è senz’altro una delle prigioniere più ambite. Dopo una spietata guerra di offerte, viene venduta a Toven Hearst, erede di una famiglia famosa per la sua crudeltà.

Eppure, nonostante gli orrori di questo nuovo mondo e il difficile ruolo che è chiamata a ricoprire, non tutto è perduto. Aiuto e speranza, a quanto sembra, possono ancora emergere dai luoghi più inaspettati…

Rose in Chains: la recensione del libro di Julie Soto

Mi sarò persa qualcosa?

J. K. Rowling sarà pure diventata una figura controversa, ma nemmeno lei merita questa violazione sistematica e gratuita del suo immaginario.

Voglio dire, avrò letto decine di retelling dark di fiabe classiche e opere della letteratura per l’infanzia, ma nessuno di loro è mai riuscito a turbarmi altrettanto profondamente. (Probabilmente perché nessuno dei loro autori ha mai cercato di spacciare una premessa distopica e uno sviluppo da libro horror per una storia d’amore!).

Qualcuno mi farà notare, forse, che sembro prendere la questione troppo seriamente.

Eppure, vorrei davvero che tu capissi quanto sto cercando di trasmetterti: la verità è che faccio seriamente fatica ad accettare il fatto che una ragazza possa leggere per divertimento un fantasy in cui il sistema patriarcale del Regno dei Buoni viene presentato sotto una luce positiva perché l’unica alternativa che sembra concepibile ai personaggi è ancora più mostruosa (vale a dire, un sistema che promuove attivamente lo stupro collettivo e ritualizzato di qualsiasi donna invisa al capo di Stato) e in cui ogni singola ragazzina che compare nella storia, a parte la protagonista, viene ripetutamente violentata e ingravidata off-screen dai cattivi.


Una questione di… aspettative?

Non so tu, ma non ho mai letto HP nella speranza che Luna si trasformasse improvvisamente nella schiava sessuale di uno dei ministri anziani, o che Hermione si fidanzasse con Draco per dare alla luce un erede maschio in grado di scalzare Harry Potter dal podio dei favoriti di Silente. Non corrisponde proprio alla mia idea di “passatempo divertente scacciapensieri”.

Capisco anche il punto di vista di chi dice che vale la pena affrontare temi pesanti e presentarli al pubblico dei giovanissimi, in modo tale che abbiano la possibilità di farsi rapidamente un’idea di quali sono i grandi mali che affliggono il nostro sistema culturale e combatterli.

Ma non mi pare proprio che sia il caso di questo libro.

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“Seppellisci le Mie Ossa nel Suolo di Mezzanotte”: la recensione del libro gotico di V. E. Schwab


seppellisci ossa suolo mezzanotte recensione - bury our bones in the midnight soil - schwab

Ho sempre saputo che V. E. Schwab avrebbe scritto il libro del mio cuore. E, adesso, quel momento è arrivato: Seppellisci le Mie Ossa nel Suolo di Mezzanotte è quel libro, finalmente! Un romanzo intenso e magnetico, oscuro e provocante, capace di catturare il lettore in maniera viscerale.

Da lettrice affezionata della Schwab, posso tranquillamente affermare che questa è – almeno per me – la sua opera più complessa, ambiziosa e matura. Non soltanto per la bellezza della prosa, sempre elegante e languida come una ballata triste, ma anche e soprattutto per la complessità emotiva e morale delle tematiche affrontate e per il livello di introspezione che permea ogni capitolo…


La trama di Seppellisci le Mie Ossa nel Suolo di Mezzanotte

Questa è una storia che parla di fame; una fame insaziabile.

1533, Santo Domingo de la Calzada.
Una giovane ragazza cresce libera e astuta: la sua bellezza è superata soltanto dai suoi sogni di fuga. Ma María sa che gli uomini la vedranno sempre solo come un premio o una pedina. Quando un’affascinante vedova le offre una via alternativa, María compie una scelta disperata: decide che condurrà una vita priva di rimpianti.

Questa è una storia che parla d’amore; un amore che trasforma, e distrugge, tutto quello che tocca.

1827, Londra.
Una giovane donna conduce una vita tranquilla e riservata nella tenuta di famiglia. Un’istante di intimità con la persona sbagliata la costringe, tuttavia, a trasferirsi a Londra per imparare le “buone maniere” e trasformarsi nella moglie perfetta. Il cuore sensibile di Charlotte e i suoi sogni irrealizzabili vengono sconvolti dall’amicizia di una splendida donna dai capelli rossi; eppure, il costo della libertà si rivela più alto di quanto avesse mai immaginato.

Questa è una storia che racconta di una rabbia profonda, e di un dolore che non morirà mai.

2019, Boston.
Il college avrebbe dovuto rappresentare per Alice l’opportunità di rinascere, di diventare una persona nuova. Per questo si è trasferita dall’altra parte del mondo, lasciandosi definitivamente alle spalle la sua vecchia vita in Irlanda. Tuttavia, una notte fuori dal comune la spingerà a riflettere sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro. Determinata a scoprire la verità, Alice intraprende un viaggio alla ricerca di risposte… ma anche – e forse soprattutto – di vendetta.

Questa è una storia sulla vita: su come tutto finisce, ma anche su come ogni cosa, prima o poi, ricomincia.


La recensione di Seppellisci le Mie Ossa nel Suolo di Mezzanotte

Tre rose selvatiche, che nascondono bianchissimi denti aguzzi…

Non è la prima volta che V. E. Schwab ci racconta di vampiri e storie d’amore a tema saffico: se hai visto la (sfortunata) serie tv First Kill su Netflix, probabilmente sai già che quella divertente e un po’ esagerata incursione nel mondo del campy horror è stata ispirata proprio da un suo breve racconto contenuto nell’antologia Vampires Never Get Old: Tales with Fresh Bite.

Questo nuovo romanzo – ovviamente molto più corposo, complesso e diretto a un target più adulto – si regge invece sulla forza propulsiva di tre straordinarie voci narranti. Ciascuna di esse riflette un’identità, al tempo stesso, fortissima, unica e ricca di vulnerabilità.

È raro trovare storie a più voci in cui ogni personaggio riesce davvero a lasciare un segno; tuttavia, in questo caso, la nostra Victoria riesce a centrare perfettamente l’obiettivo. Non si tratta solo di differenze stilistiche, ma di modi distinti di osservare il mondo… senza dimenticare, naturalmente, le suggestive eco di richiamo, un sottile gioco di rimandi che mette in luce tanto le differenze tra le nostre tre protagoniste, quanto le loro profonde e indiscutibili affinità.

Ciò che mi ha colpito di più è che in ciascuna di queste antieroine è semplicissimo imparare a riconoscere almeno una piccolissima parte di sé.

C’è Alice, con la sua struggente malinconia urbana e le sue ferite invisibili; e c’è Charlotte, con la sua delicata sensibilità macchiata di edonismo.

E poi, ovviamente, abbiamo lei… Sabine: larger-than-life, spregiudicata, vitale, e seducente come il peccato. Con la sua fame viscerale, la sua sete di vita, e il suo cuore corrotto da secoli e secoli di (non-)vita alla ricerca di un amore disposto a tingersi di venerazione.


Una fame inarrestabile

Queste tre indimenticabili protagoniste si intrecciano in una narrazione gotica che richiama capolavori come Intervista col Vampiro, Carmilla e Lasciami Entrare.

Ma l’irrequieta personalità della Schwab traspare da ogni pagina: perché, a dire la verità, in Bury Our Bones in The Midnight Soil ritroviamo, soprattutto, le atmosfere cosmopolite e la tensione claustrofobica de La Vita Invisibile di Addie LaRue.

In un certo senso, però, nel suo nuovo libro la Schwab compie un’operazione completamente diversa: attraverso la metafora della “vampira-fidanzata tossica“, eternamente affamata e proiettata verso un ideale di femminilità che sfugge a ogni canone tradizionale imposto dallo sguardo maschile, apre una finestra sull’esperienza di scoperta e affermazione vissuta da ogni donna “saffica” nel mondo.

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“Mistakes Were Made”: la recensione della divertente romcom queer di Meryl Wilsner


mistakes were made recensione - meryl wilsner

Dopo aver passato anni a declamare la mia antipatia per il trope dell’age gap nel romance, eccomi qui pronta a pubblicare la recensione di Mistakes Were Made, l’effervescente e irresistibile romcom di Meryl Wilsner!

Un libro che, contro ogni mia possibile aspettativa, si è rapidamente trasformato in uno dei miei feel-good books preferiti di sempre. Mi ha colpito perfino più di Cleat Cute, uno sport romance della stessa autrice che ho avuto il piacere di leggere lo scorso anno.

Probabilmente perché temevo che Mistakes Were Made sarebbe stato uno di quei romance pieni di angst e tormenti interiori (alla maniera di Claire Lydon, per intenderci…) che portano i personaggi a struggersi e a litigare furiosamente per almeno i tre quarti del libro, fino all’inevitabile rottura del terzo atto.

Quanto sono stata felice di scoprire che Meryl Wilsner, invece, riesce sempre a infondere un’energia travolgente, un ottimismo contagioso e una incontenibile gioia queer all’interno suoi libri, a prescindere dall’apparente “scandalosità” di alcuni dei suoi soggetti!


La trama

Quando Cassie, studentessa all’ultimo anno di college, decide di trascorrere il venerdì sera in un bar fuori dal campus, non sta cercando un’avventura occasionale. Così, quando succede, capita perché sì: dopotutto, a caval donato non si guarda in bocca…

Offrire da bere a una sconosciuta si trasforma in una indimenticabile notte di passione. La mattina dopo, però, una delle sue migliori amiche la porta a conoscere sua madre… che si rivela essere la donna matura e affascinante con cui Cassie è appena andata a letto.

Erin programmava di trascorrere il weekend riavvicinandosi a sua figlia, sempre più distante a causa del suo recente divorzio, e non vivendo un’avventura di una notte. Non andando in giro a spassarsela e, decisamente, non facendo sesso con una delle giovani e bionde compagne di corso della sua unica figlia…

Erin e Cassie si rendono conto di dover dare un taglio alla loro potenziale relazione, subito. Eppure, scoprono presto di trovarsi in sintonia sia dentro, che fuori dalle lenzuola… Un’alchimia potente, che le spinge costantemente a gravitare l’una nell’orbita dell’altra e al cospetto della quale, forse, si può soltanto capitolare.

Quella che avrebbe dovuto essere soltanto un’avventura occasionale si trasforma, così, in un legame sempre più impossibile da ignorare. Ben presto, Cassie ed Erin iniziano a vedersi di nascosto e, ancora peggio, scoprono di provare un sentimento autentico.

Ma essere sincere riguardo al loro amore vale davvero il prezzo da pagare?


Mistakes Are Made: la recensione del libro di Meryl Wilsner

Sesso, tenerezza e risate

Prima di proseguire, meglio mettere le mani avanti: Mistakes Are Made contiene tantissime scene spicy. Ma veramente un sacco!

La love story fra Erin e Cassie comincia come l’avventura di una notte, del resto, e ben poco di ciò che accade fra di loro tende a rimanere confinato dietro una porta chiusa.

Le scene di sesso, ad ogni modo, risultano avvincenti, originali e ben scritte. Il body positive è un grande protagonista di questi exploit; i buffi dialoghi che li accompagnano, senza nulla togliere al complessivo effetto “hot” di questo passaggi, contribuiscono invece a mettere in evidenza l’adorabile goffaggine di entrambe le protagoniste, accentuando la loro caratterizzazione ed evocando in chi legge un confortevole senso di intiminità.

Tutto questo per dire: la trama di Mistakes Are Made viene frequentemente interrotta da una carovana di siparietti sexy – diventati ormai un tratto stilistico distintivo di Meryl Wilsner – e non escludo affatto la possibilità che alcune lettrici possano trovare irritante questa continua escalation di ormoni e tonalità giovanilistiche.

Ma penso davvero che Erin e Cassie siano due eroine meravigliose da seguire, oltre che dotate di un’intesa pazzesca. Senza contare che gli esilaranti (e un po’ sciocchi) dialoghi di questo libro sarebbero in grado di migliorare l’umore di qualsiasi appassionata di romance…


Innamorarsi può mai essere… sbagliato?

Mistakes Are Made offre anche una prospettiva particolare su alcuni interessanti spunti di riflessione sociale.

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