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“Bookshops and Bonedust”: la recensione del prequel di “Legends and Lattes”


bookshops and bonedust recensione - travis baldree

La recensione di Bookshops and Bonedust è qui per rispondere alla domanda che tutti i fan italiani del cozy fantasy si stanno ponendo: vale la pena leggere il prequel di Legends and Lattes? Come se la cava Travis Baldree in questa nuova/precedente avventura di Viv, l’orchessa gentile che abbiamo incontrato nel corso del primo libro?

Perché sappiamo tutti che il successo di Legends and Lattes ha praticamente posto le basi per la creazione di un nuovo, fortunatissimo (sotto-)genere. E la posta in gioco, per i personaggi di un cozy fantasy, potrà anche sembrare modesta… Le nostre aspettative nei confronti di Bookshops and Bonedust, però?

Alte come le Montagne Nebbiose, e più svettanti della Torre di Mordor!


La trama

Viv è finalmente entrata a far parte della rinomata compagnia di mercenari guidata dal leggendario Racksam. Tuttavia, la sua carriera tra i Corvi non sta procedendo esattamente come aveva immaginato.

Infatti, mentre il gruppo dà la caccia a una potente necromante, Viv si ferisce alla gamba ed è costretta a separarsi dagli altri per trovare rifugio a Murk, una tranquilla e sonnolenta cittadina costiera. L’orchessa teme che i Corvi non tornino più a recuperarla, ma quali alternative ha? La sua gamba malconcia ha bisogno di molto riposo per guarire.

Lontana da quell’azione spericolata che tanto brama, Viv comincia a trascorrere le sue ore di ozio in compagnia di Fern, la proprietaria di una libreria sull’orlo del fallimento. Pian piano, si lascia coinvolgere nelle avventure di Fern per salvare la sua attività, ritrovandosi a esplorare un mondo in cui non avrebbe mai immaginato di addentrarsi… un mondo che, forse, le offre proprio l’opportunità di apprendere una lezione che le era sfuggita.

Perché, a volte, le cose giuste ci succedono nel momento sbagliato. Quello di cui abbiamo bisogno non è sempre quello che cerchiamo. E, qualche volta, può perfino capitare di riuscire a trovare noi stessi all’interno delle storie che ci aspettano fra le pagine di un libro…

Eppure, l’avventura è più vicina di quanto Viv avesse immaginato. Un enigmatico viaggiatore vestito di grigio, una gnoma dal carattere infuocato e un inaspettato amore estivo mostreranno a Viv che persino un luogo come Murk può trasformarsi, all’improvviso, in un vivace teatro di eventi sorprendenti e affascinanti…


Bookshops and Bonedust: la recensione del libro di Travis Baldree

L’orchessa in vacanza

Quando un autore che amo annuncia un prequel, faccio fatica a entusiasmarmi davvero. Per natura, e fatta eccezione per pochi titoli in particolare (qualcuno ha detto “revival di Buffy“, per caso?), credo di essere piuttosto immune al richiamo della nostalgia. Nella vita come nella lettura, preferisco sempre guardare avanti, piuttosto che voltarmi indietro.

E dico questo nonostante mi sia poi ritrovata, in più di un’occasione, ad apprezzare un prequel addirittura (quasi) più del romanzo originale.

Ti dirò la verità: la cosa che mi preoccupava di più riguardo a Bookshops and Bonedust era che il personaggio di Tandri, questa volta, sarebbe inevitabilmente rimasto escluso dai giochi. E io, come Viv, ho sempre avuto un debole speciale per la succubus!

A lettura ultimata, però, posso confermarti che il prequel scaturito dalla penna e dall’immaginazione di Travis Baldree riuscirà a scatenare in te un vero e proprio tsunami di dolci e calde emozioni! Nessuno degli elementi che hanno reso il primo libro un successo manca all’appello: umorismo, magia, un tocco di romance e tantissime cozy vibes. Inoltre, molti dei nuovi personaggi introdotti meriterebbero sicuramente uno spin-off tutto loro.

La trama risulta forse un po’ più dispersiva, meno raffinata e “studiata” rispetto a quella di Legends and Lattes. Tuttavia, Baldree in questo secondo volume ha saputo ache inserire una significativa dose di azione e una crescente tensione che rendono la lettura particolarmente avvincente e immersiva.

E poi, c’è tutto il ruolo fondamentale della libreria e della profonda passione per le storie da considerare…


Il magico potere della lettura

D’altronde, Travis Baldree non inserisce certo questi splendidi bookish tropes a caso, e nemmeno solo per concedere una strizzatina d’occhio al lettore! Chi di noi non ha mai sognato di aprire una pittoresca libreria? Ancora meglio se stracolma di volumi, per trascorrere pomeriggi interi a catalogare, ordinare e consigliare…

La libreria di Fern, in effetti, costituisce un ottimo catalizzatore per l’arco trasformativo di Viv.

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“Long Live Evil”: la recensione del divertente libro fantasy di Sarah Rees Brennan


long live evil recensione - lunga vita al male - sarah rees brennan

Ci sono libri che apprezziamo perché li troviamo perfetti, e storie di cui ci innamoriamo perché il caos che permea le loro pagine ci seduce come le labbra scarlatte e gli artigli dipinti di una villainess da cartone animato.
La recensione di Long Live Evil è qui per testimoniare che il mio amore per il rocambolesco romanzo fantasy di Sarah Rees Brennan appartiene alla seconda categoria!

Perché, anche se personalmente avrei sfoltito un paio di scene e ridimensionato il numero dei PoV (per lo meno in questo primo volume), la verità è che Long Live Evil rappresenta un concentrato di verve spigliata e personaggi fantastici! Ancora meglio: è un vero e proprio tributo alla magia e all’entusiasmo che soltanto un fandom “sano” e autentico è in grado di riversare nel mondo. E offre al lettore un caloroso, spassossimo omaggio alla passione per la narrativa fantastica


La trama

Quando ha ricevuto la diagnosi, la vita di Rae è completamente crollata. Eppure, aveva ancora i suoi libri.

Morendo, però, le si presenta una seconda possibilità: un patto magico che le consente di entrare nel mondo della sua serie fantasy preferita. Si risveglia così in un castello sospeso sul ciglio di un abisso infernale, in un regno sull’orlo di una guerra contro i famigerati predoni dei ghiacci.

Un luogo abitato da mostri pericolosi, cortigiani subdoli e dal suo personaggio immaginario preferito: l’Imperatore, un sovrano eterno e affascinante, come solo la narrazione sa creare. In questo mondo fantastico, Rae scopre di non essere l’eroina, ma la cattiva della storia dell’Imperatore.

E così sia.

I villain, dopotutto, vestono meglio e hanno battute più taglienti, anche se sono destinati a un destino crudele. Rae raduna attorno a sé i malvagi più disparati della storia, tramando per riscrivere il loro destino. Ma mentre i cadaveri si accumulano e l’ira dell’Imperatore cresce, una tragica verità comincia a farsi strada dentro di lei: Rae e i suoi alleati potrebbero non sopravvivere fino all’ultima pagina.


La recensione di Long Live Evil

L’inizio di una grande avventura

Non mi considero una grandissima fan degli isekai, e mentirei se affermassi di provare un’enorme nostalgia per i portal fantasy di vecchia generazione.
Per fortuna, Long Live Evil ha ben poco di “classico” e molto di moderno; a cominciare da un ensamble di personaggi che non hanno paura di rovesciare ogni stereotipo e fare di diversità e originalità i propri cavalli di battaglia.

Il romanzo deve sicuramente moltissimo al mondo dell’epic fantasy, ma anche (e, forse, soprattutto) alle light novel, ai manga, all’età d’oro delle fan fiction e qualcosina, addirittura, a piccoli fenomeni della cultura pop per adolescenti come High School Musical e Descendants.

La costruzione della trama del romanzo di Sarah Rees Brennan, tutt’altro che impeccabile, può tuttavia contare su una serie di scene-chiave confezionate a regola d’arte, in grado di catturare il lettore e far battere il suo cuore a un ritmo forsennato!

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“Killer Potential”: la recensione del libro thriller di Hannah Deitch


killer potential recensione - hannan deitch - marsilio

Iniziamo la recensione di Killer Potential con una piccola, scomoda verità: se si fosse trattato di un film, probabilmente sarei stata in grado di apprezzare questa storia un filino di più.

Infatti, sospetto che l’interpretazione di una coppia di attrici in carne e ossa avrebbe potuto contribuire a mitigare il senso di distanza che ho provato leggendo, e che penso sia stato creato soprattutto dalla mia difficoltà a entrare in sintonia con le protagoniste.

Confesso che la pretenziosità dell’eroina e la confusione generata da un mix poco fluido fra due generi sostanzialmente diversi – il thriller sociale e il romance on the road – mi hanno un po’ destabilizzato. Probabilmente perchè mi aspettavo più colpi di scena e meno commentario sociale; oppure, semplicemente perché il 99% dei titoli che cerca di confrontarsi con il famoso film di Bong Joon-ho, secondo me, è destinato a fallire la sfida in partenza…


La trama

Evie Gordon, una studentessa brillante con una borsa di studio, voti eccellenti e grandi ambizioni, ha sempre creduto di essere destinata a qualcosa di speciale.

Dopo la laurea in un’università d’élite, però, si ritrova sommersa dai debiti e a lavorare come tutor per il SAT, assistendo i figli dei super ricchi di Los Angeles.

Tutto cambia una domenica, quando, arrivata per la sua lezione settimanale nella tenuta dei Victor a Beverly Hills, trova al posto di un’adolescente annoiata i corpi insanguinati dei genitori sparsi nel loro magnifico giardino sul retro e una donna che invoca aiuto nascosta in un armadio. Mentre Evie cerca di liberarla, entrambe vengono scoperte e in pochi istanti si ritrovano non più semplici testimoni, ma sospettate del crimine e quindi fuggitive.

Improvvisamente al centro di una caccia all’uomo e accompagnata da una donna misteriosa che non pronuncia una parola, Evie capisce che l’unico modo per riabilitare il proprio nome è trovare il vero assassino. Ma, prima, dovrà abbattere le barriere emotive e psicologiche della sua compagna di fuga, che sta rapidamente diventando la persona più importante nella vita turbolenta di Evie.

La loro corsa senza respiro attraverserà gli Stati Uniti, mentre il caso scuoterà la nazione e la stampa impazzirà per il nuovo nemico pubblico numero uno: Evie!


La recensione di Killer Potential

I modelli cinematografici

Killer Potential si legge un pò come Parasite incontra Thelma e Louise. Che non è una cattiva combinazione, di per sè. Soprattutto per un’autrice alle prime armi; soprattutto quando la suddetta scrittrice riesce a dosare il ritmo e non farsi prendere troppo la mano dalla sua vena paesaggistico-descrittiva.

Non è il caso di Hannah Deitch.

In effetti, le prime pagine di questo romanzo si leggono tutte d’un fiato, complice una scena di apertura in medias res in grado di far salire le palpitazioni della lettrice e farle bruciare i palmi in preda a un esaltante senso di curiosità.

Evie, una giovane tutor dalla mente brillante e i modi un pò saccenti, varca la soglia della lussuosa villa in cui dimora la sua ultima pupilla e si imbatte in un massacro. I genitori della ragazza sono morti, nel sottoscala giace una donna denutrita e sanguinante, e il fidanzato della sua studentessa si convince in fretta che Evie sia la nuova Charles Manson.

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“The Spellshop”: la recensione del cozy fantasy di Sarah Beth Durst


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Prima di proporti la recensione di The Spellshop, ho deciso di rileggere l’incantevole cozy fantasy di Sarah Beth Durst, dal momento che era trascorso un po’ di tempo dalla mia prima lettura.

La mia opinione non è cambiata: si tratta di un libro carinissimo, che si staglia all’esatto crocevia fra Legends and Lattes di Travis Baldree, L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde di Heather Walter e Ascendance of a Bookworm di Miya Kazuki.

La protagonista è una bibliotecaria misantropa che, insieme al suo fedele aiutante — una simpatica pianta senziente di nome Caz — è costretta ad abbandonare i suoi amati libri a causa di una rivoluzione che scuote l’Impero. Troverà rifugio nella sua piccola isola natale, dove sarà accolta da una irresistibile comunità di creature magiche.

Ma riuscirà un’introversa e solitaria “donna di città” come Kiela a integrarsi in questo villaggio semplice e comunitario e a trovare la forza di prosperare, nonostante le avversità?


La trama

Kiela ha sempre avuto difficoltà a relazionarsi con gli altri e, come bibliotecaria della Grande Biblioteca di Alyssium, in realtà non ha mai avvertito nemmeno il bisogno di provarci.

Lei e il suo assistente Caz, una pianta ragno senziente, hanno trascorso gli ultimi undici anni isolati tra i preziosi tomi di incantesimi dell’Impero, con l’incarico di proteggere la magia per l’élite cittadina. Ma la rivoluzione si avvicina e così, non appena la biblioteca viene data alle fiamme, a Kiela e a Caz non resta che caricare quanti più libri possibile su una nave e fuggire sull’isola remota in cui Kiela è cresciuta.

Ma con loro grande sorpresa, oltre a un vicino ficcanaso (quanto affascinante), i due trovano la minuscola città in preda al caos.

L’impero, infatti, ha lentamente prosciugato le risorse dell’isola. Dopo aver conosciuto alcuni degli abitanti, Kiela decide di fare del suo meglio per aiutarli a rimettere le cose a posto.

Ma aprire un negozio di incantesimi proibiti comporta grandi rischi: condividere la magia con la gente comune potrebbe costarle la vita. Così, mentre Kiela inizia a farsi accettare dagli abitanti del paese, si rende conto che dovrà abbattere le barriere che ha eretto intorno a sé e mettere in gioco tutto quello che le è più è chiaro… inclusa la sua rinomata inclinazione all’autosufficienza.


The Spellshop: la recensione del libro di Sarah Beth Durst

La magia del cottagecore

Nessun uomo (o donna) è un’isola, ma Kiela – come ogni booklover al mondo prima di lei- all’inizio della sua storia è decisa a compiere un serio tentativo in tal senso. Difficile non immedesimarsi in una premessa così; soprattutto se, come me, hai spesso avuto la tentazione di farti tatuare da qualche parte quella nota citazione di Virginia Woolf che recita: «Talvolta, penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine…».

Devo ammettere che sono stati i primi capitoli di The Spellshop a conquistarmi, convincendomi ad acquistare un libro che, lo confesso, non ero del tutto sicura potesse fare al caso mio. Soprattutto perché temevo di imbattermi in uno di quei romantasy pieni di scene spicy e dinamiche relazionali tossiche che, ultimamente, dominano le classifiche di vendita sia in Italia che all’estero (The Spellshop è stato un grande bestseller negli USA).

Sono felice di annunciare che fra le pagine di The Spellshop ho trovato, invece, degli ottimi personaggi per i quali tifare, oltre a un calore e una magia straordinari. A trasmettere queste piacevoli emozioni al lettore sono soprattutto loro, il dinamico duo formato da Kaila e Caz: la forza della loro amicizia anticonvenzionale rappresenta, per me, il cuore pulsante della narrazione, ciò che rimarrà impresso nella mia memoria anche tra quattro o cinque anni, quando ogni ricordo dell’irritante e perfettino interesse amoroso della protagonista sarà ormai svanito dalla mia mente…


Lo stereotipo del cinnamon rolls, ovvero… un altro modo di dire “Gary Stu”

In effetti, se prevedi di leggere The Spellshop per la componente romance, temo che potresti restare sinceramente delusa. O forse no: suppongo dipenda molto dai tuoi gusti personali, e da quanto il trope del love interest cinnamon rolls rientri nelle tue corde.

Personalmente, non vedo molta differenza fra Larran e il tuo classico Gary Stu di quartiere: il solito tipo grande, grosso e bonaccione, sensibile ma abile nei lavori manuali, coraggioso e pronto a gettarsi nel fuoco pur di salvare una perfetta estranea, completamente devoto all’eroina e segretamente innamorato di lei fin da quando aveva dodici anni.

Per la serie: Dio mio, che lagna!

Ci sono stati momenti, durante la lettura, in cui ho avuto la sensazione che perfino Sarah Beth Durst fosse consapevole dei limiti di Larran, e che avesse specificamente riservato agli altri straordinari membri del cast di The Spellshop il compito sostenere una narrazione che, del resto, non si preoccupa troppo di focalizzarsi esclusivamente sulla componente romantica…


L’isola dei mille colori

Al cuore di questo delicato, variopinto e tenero cozy fantasy si stagliano, piuttosto, il concetto di comunità e di found family.

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“Diavola”: la recensione del libro gotico di Jennifer Thorne


diavola recensione - jennifer thorne

La recensione di Diavola, l’inquietante romanzo horror di Jennifer Thorne, ci conduce nelle rigogliose campagne toscane. A metà tra racconto gotico e folk horror, questo avvincente libro d’atmosfera si legge come un incontro tra L’Incubo di Hill House, The White Lotus ed Hereditary.

Il tema della famiglia disfunzionale si intreccia perfettamente con quello della villa infestata, consentendo alla storia di raggiungere il suo apice emotivo con estrema naturalezza. A completare il tutto, un’affascinante ambientazione campestre e una protagonista forte e anticonvenzionale, alle prese con una schiera di parenti insidiosi e con lo spettro di una conturbante nobildonna rinascimentale…

La trama

Anna ha soltanto due regole per le solite vacanze annuali della famiglia Pace: procedere con cautela, e cercare di sopravvivere.

Non è facile essere l’unica in famiglia a sentirsi sempre sbagliata, il bersaglio costante di ogni tensione. Il fratello gemello di Anna, Benny, si è ormai lasciato andare al punto da essersi completamente annullato, mentre la sorella maggiore, Nicole, è talmente abituata a essere obbedita da tutti – marito e adorabili figlie comprese – che Anna finisce spesso nei guai soltanto per aver osato porre una domanda.

La mamma, invece, approfitta di ogni occasione per mettere in discussione le sue scelte di vita, mentre il padre, quando non è impegnato a ricordare a tutti chi ha pagato per questa vacanza, esprime costantemente il suo unico desiderio: tranquillità e quieto vivere.

La splendida e isolata villa Taccola, nel minuscolo borgo di Monteperso, in Italia, si trasforma nello scenario da incubo di questa insopportabile riunione famigliare. Almeno fino a quando le cose non iniziano a degenerare, fra l’avvento di strani rumori notturni e inquietanti avvertimenti da parte degli abitanti del villaggio, e con il passato oscuro e violento della villa che inizia a risvegliarsi.

(Attenzione: questo libro è in grado di suscitare gli stessi sentimenti di irritazione, timore e disperazione esistenziale che accompagnano le grandi riunioni di famiglia!)


Diavola: la recensione del libro di Jennifer Thorne

La pecora nera della famiglia Pace

Il senso di angoscia e claustrofobia che permea le pagine di Diavola è estremamente palpabile. Jennifer Thorne riesce a creare una storia dal ritmo cinematografico e coinvolgente, che inizia in modo sottile e lento, seguendo uno stile slowburn, per evolversi gradualmente in un racconto ipnotico di ossessione, follia e vendetta.

L’autrice aderisce alle convenzioni del genere gotico con abilità, dimostrando una notevole sicurezza nelle proprie abilità narrative e una solida conoscenza del contesto culturale in cui i personaggi si muovono, sebbene non manchino alcune imprecisioni e approssimazioni, soprattutto dal punto di vista storico e linguistico.

Tuttavia, gli elementi che colpiscono maggiormente di Diavola, a mio avviso, sono soprattutto la caratterizzazione dei personaggi e la rappresentazione delle avvilenti (per non dire disturbanti…) dinamiche che legano i vari componenti della famiglia Pace.

Anna è la classica “pecora nera” della famiglia. I Pace, ipocriti nascosti dietro una facciata rispettabile, sono abituati a muoversi sempre in gruppo, come un unico organismo. Anna, invece, artista solitaria e introversa, ama esplorare nuovi orizzonti, lottando con determinazione per preservare la sua identità e la sua indipendenza.

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“The Honey Witch”: la recensione del cozy fantasy di Sydney J. Shields


the honey witch recensione - miele e cenere - sydney j shields

La recensione di The Honey Witch: Miele e Cenere promette di regalare una meravigliosa esplosione di dolcezza e romanticismo tra queste righe!

Se anche tu hai sempre sognato di allevare api e usare il loro miele per creare pozioni arcobaleno e lanciare incantesimi d’amore, direi che il libro di Sydney J. Shields è esattamente quello che fa per te.

A patto di amare le streghe, le ambientazioni in stile Regency e il trope del grumpyXsunshine, ovviamente!

Ma diciamoci la verità…

Chi potrebbe resistere a una fusione perfetta di questi tre elementi? 😉


La trama

Marigold Claude, ventunenne inquieta, non si è mai sentita davvero parte del mondo in cui è cresciuta. Ha sempre trovato più conforto nella compagnia degli spiriti della brughiera che in quella dei corteggiatori e degli ospiti ai balli, obblighi sociali a cui è costretta a partecipare nella speranza di assicurarsi un buon matrimonio.

Così, quando sua nonna si presenta alla sua porta e le offre l’occasione di diventare la prossima strega dell’isola di Innisfree – la famigerata e rispettata Strega del Miele – Marigold accetta senza esitare. Anche se la sua nuova magia e l’indipendenza appena acquisita comportano un prezzo da pagare: una terribile maledizione di famiglia, secondo la quale nessuno potrà mai innamorarsi della Strega del Miele.

Ma quando Lottie Burke, una brontolona notoriamente scettica di Innisfree, le annuncia di non credere nella magia, Marigold non riesce a resistere alla tentazione di dimostrarle che si sbaglia di grosso: i suoi poteri sono reali!

Eppure, quella che inizia come una sfida si trasforma, a poco a poco, in qualcosa di più. Finché Marigold non si accorge di provare per Lottie dei sentimenti che non è in grado di controllare.

Così, quando una magia oscura si risveglia nella foresta e minaccia di distruggere la sua casa, Marigold deve imparare a lottare con tutta se stessa per proteggere le cose – e la persona – che ama. A rischio di perdere la sua magia e, forse, il suo stesso cuore.


The Honey Witch: la recensione

Il cozy romantasy di cui avevo bisogno

Il libro d’esordio di Sydney J. Shields ha fatto parte della mia wishlist fin dal giorno in cui è stato annunciato. E questo, nonostante l’opera sia stata spesso definita come una sorta di punto di incontro fra Amori e Incantesimi e Bridgerton – due titoli che, lo ammetto, non occupano alcun posto speciale nel mio cuore.

Eppure, che posso dirti? Sarà stato merito delle incantevoli cozy vibes evocate della cover, oppure della promessa di un grande, struggente amore saffico suggerita dalla sinossi… Sta di fatto che Il titolo The Honey Witch, per me, è sempre stato sinonimo di hype pazzesco!

A lettura ultimata, posso confermarti che si tratta di un libro adorabile e veramente dolcissimo. La prima parte del romanzo si concentra più sul viaggio interiore di Marigold, sulla sua costante sensazione di essere “diversa” da tutti gli altri esponenti del suo ambiente, nonché sul suo bellissimo rapporto con la nonna, una combattiva ed energica strega solitaria.

Lottie entra in scena soltanto parecchi capitoli più tardi. Eppure, bisogna dire che, grazie alla sua personalità dirompente (e alla sua indole simpaticamente arcigna!) la nostra ragazza dai capelli rossi riesce subito a guadagnarsi il nostro affetto.

Anche perché l’alchimia con Marigold è innegabili, tant’è che i loro bisticci/goffi tentativi di attirare l’attenzione l’una dell’altra si rivelano sempre molto teneri e divertenti…

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“Lore of the Wilds”: la recensione del romantasy di Analeigh Sbrana


lore of the wilds recensione - analeigh sbrana - romantasy

Le premesse per la recensione di Lore of the Wilds: La Biblioteca Maledetta hanno continuato a sobbollire in fondo alla mia mente per qualche giorno. Finalmente, però, mi sento pronta a condividere le mie opinioni su questo avvincente e delizioso romantasy firmato da Analeigh Sbrana!

Un libro avventuroso e divertente che, pur facendo leva su alcuni tropes ben noti e su una serie di dinamiche piuttosto famigliari a chi ama il genere, riesce a distinguersi dalla massa grazie ai suoi numerosi tocchi unici e personali. Qualche esempio?

  • Le incantevoli vibes cottagecore, che illuminano le atmosfere di Lore of the Wilds e riescono a trasmettere al lettore un fortissimo senso di stupore e meraviglia;
  • Una protagonista solare e piena di gioia di vivere, che rifiuta di fare della sassiness forzata il proprio credo e non passa la maggior parte delle sue giornate a recriminare sul suo oscuro passato;
  • Un messaggio forte, incisivo e carico di positività, che inneggia al senso di comunità e alla vicinanza con la natura…

La trama

In una terra dominata da Fae senza pietà, il villaggio della ventunenne Lore Alemeyu è intrappolato in una prigione formata da boschi impenetrabili. Lore sa bene che ogni tentativo di fuga è destinato al fallimento: le cicatrici che segnano la sua pelle raccontano la storia dei suoi tentativi passati. Ma quando una nuova minaccia incombe sul suo villaggio, Lore si trova di fronte a una decisione impossibile: stringere un patto disperato con un signore dei Fae.

Il Lord ordina a Lore di sistemare la sua antica biblioteca, un luogo oscuro e maledetto dove nessun Fae osa avventurarsi. La giovane accetta, fingendo di essere pronta a rischiare la vita in cambio di ricchezze. In realtà, il suo vero obiettivo è un altro: trovare ciò che i Fae desiderano più di ogni altra cosa al mondo… la sua magia.

Mentre Lore si muove nell’ostile mondo esterno, è costretta a fare affidamento soltanto su due misteriosi Fae maschi per sopravvivere.

Ma quando un’irresistibile alchimia comincia a prendere fuoco, Lore non può più ignorare la verità: ora in gioco non c’è più soltanto la sua esistenza… ma anche la sua comunità, il suo universo e quel suo cuore ribelle, sempre più attratto da quelle stesse creature di cui sa di non potersi fidare….


Lore of the Wilds: la recensione del libro di Annaleigh Sbrana

Simple and clean

Se leggi tanti romantasy, è possibile che anche tu abbia cominciata ad avvertire – come tante altre lettrici in giro per il mondo – i primi segnali di una certa fae-fatigue: l’allarmante impressione che ogni singolo libro che leggi ruoti intorno al Piccolo Popolo e che, tutto sommato, non riuscirai mai più a mettere le mani su una storia che non finisca per tirare in ballo queste affascinanti, ma onnipresenti creature.

Mi spiacerebbe molto, però, pensare che tu sia disposta a rinunciare a Lore of the Wilds a causa di queste precedenti “scorpacciate” letterarie. Perché credo davvero che il libro di Anneleigh Sbrana, a differenza di parecchie altre uscite simili, possieda un’anima autentica e, soprattutto, una personalità in grado di renderlo assolutamente unico!

Tanto per cominciare, pur trattandosi di un romanzo d’esordio, è scritto davvero molto bene. Analeigh Sbrana, secondo me, vince la partita nel momento in cui sceglie la strada della semplicità e della spontaneità: due qualità che definiscono non soltanto il suo stile, ma anche lo stesso intreccio della storia, del resto.

Che non è machiavellico e, sì, in alcuni punti, scivola senz’altro in un paio di luoghi comuni. Ma non risulta neanche – mi preme molto sottolinearlo – intasato di flashback interminabili o appesantito da backstory che finiscono per essere più rilevanti e coinvolgenti del plot principale. Un problema che, credimi, sta diventando fin troppo frequente all’interno di questo genere…

Al contrario, la trama di Lore of the Wilds si sviluppa in modo lineare, semplice e coinvolgente. A mio avviso, questo rappresenta il suo più grande punto di forza: puntando tutto sul puro intrattenimento, riesce a offrirti tante scene d’azione super-dinamiche e un triangolo d’amore dal sapore tipicamente hollywoodiano, senza lasciarsi sfuggire l’occasione di trasmettere il suo profondo amore per la natura, la magia e il genere d’avventura


Il Viaggio dell’Eroina

Hai mai sentito parlare del Viaggio dell’Eroina? L’autrice americana Gayle Carriger ha scritto un libro un libro molto affascinante su questo tema. Si tratta di una rivisitazione del classico modello del Viaggio dell’Eroe, declinata però al femminile – un approccio che, bada bene, non coinvolge necessariamente tutte le protagoniste donne.

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“Madam Tarot”: la recensione del giallo sui tarocchi di Lee Sua


madam tarot recensione - lee sua

La mia recensione di Madam Tarot basterà a darti un’idea di quanto la lettura di questa originale crime story a tema tarocchi si sia rivelata eccentrica ed esilarante?

Impossibile esserne del tutto certi, ma prometto che farò del mio meglio per illustrarti le caratteristiche di questo avvincente giallo coreano ambientato a Seul. Anche perché sospetto che Madam Tarot – un libro che sembra praticamente nato per dar vita a un adattamento sul piccolo schermo – piacerà moltissimo ai fan delle serie tv procedurali di stampo sia asiatico, che occidentale. Lo gradiranno un po’ meno… tutti gli altri, con ogni probabilità.

Soprattutto chi non ama vedere il concetto di “episodicità” trasposto nel mondo letterario. O chi storce il naso davanti all’uso disinvolto del termine “thriller” come sinonimo di “poliziesco”…


La trama

La vita di Cho Seoran non è mai stata rose e fiori. Del resto, abbandonare la carriera di poliziotta o cercare di lasciarsi alle spalle un matrimonio disastroso non compaiono neanche nella top five degli eventi più problematici che le siano capitati.

Ad esempio, Seoran non vede sua sorella minore da almeno da dieci anni. Per essere esatti, dal periodo in cui il loro padre ha assassinato sua moglie a sangue freddo. Seoran ha sempre pensato che la sorellina fosse scappata di casa, probabilmente per cercare di coronare il suo sogno di diventare una idol.

E, magari, è proprio così che è andata.

Adesso, però, i detective sono convinti che la sorella di Seoran sia morta. Non appena le mostrano una foto del cadavere, Seoran non ha dubbi: si tratta di uno scambio di persona. Eppure, la donna nell’immagine è stata uccisa attraverso dieci coltellate piantate nella schiena, proprio come la loro madre prima di lei. E proprio come l’effige che compare sulla carta del Dieci di Spade dei tarocchi.

Seoran ha studiato a lungo gli Arcani. Diventare una cartomante e ingraziarsi le ragazze che lavorano nel quartiere a luci rosse ha sempre rappresentato la sua sola opportunità di indagare sul destino di Seohee.

Ma il tempo, adesso, stringe. Se Seoran non riuscirà a scoprire dove si trova la sorella prima che ci riesca l’assassino, questi tornerà senz’altro indietro a finire il lavoro. E difficilmente, stavolta, mancherà ancora il suo obiettivo…

Inizia così il viaggio di Seoran, sotto l’egida protettiva della carta del Matto, per riscattare i suoi errori del passato e ritrovare Seohee…


Madam Tarot: la recensione

Madam Tarot è quel tipo di giallo scorrevole e veloce che puoi tranquillamente divorare in poche ore. Non guasta il fatto che, contro ogni aspettativa, sia anche dotato di una sua inaspettata e commovente profondità.

Sul modello di una (intrigante) sceneggiatura televisiva,il romanzo di Lee Suacontiene soprattutto una valanga di dialoghi, un ricco cast di personaggi sui generis e parecchi colpi di scena. Tant’è che si legge, potremmo dire, come il pilot di uno show procedurale contemporaneo (se sei fan di titoli come High Potential o Happy Face, sospetto che Madam Tarot ti colpirà in maniera particolare).

L’intreccio è abbastanza intrigante, ma ciò che colpisce di più, a mio avviso, è la perfetta combinazione di suspense, caratterizzazione psicologica e humor nero. Seoran, infatti, è una narratrice impeccabile, e la sua sottile ironia riesce a conferire alla narrazione una certa vivacità perfino nei momenti più cupi e drammatici.

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“Count Your Lucky Stars”: la recensione della rom-com di Alexandria Bellefleur


count your lucky stars recensione - alexandria bellefleur

Count Your Lucky Stars” è il terzo volume della serie di Alexandria Bellefleur iniziata con “Written in the Stars: Scritto nelle Stelle” (pubblicato in Italia dall’editore Fanucci).

Negli USA, il libro è uscito a febbraio 2022. Io, però, ho impiegato un po’ più tempo del previsto per metterci le mani sopra e riuscire a rimettermi in pari. Probabilmente a causa del secondo romanzo della trilogia, “Hang the Moon“, una delle rom-com più insipide e prevedibili che mi sia mai capitato di affrontare (devo ammettere che il fatto che fosse incentrato sull’irritante e stucchevole personaggio di Brandon non ha certo migliorato le cose….).

Count Your Lucky Stars“, invece, mi ha rapita fin dalle sue primissime pagine! Soprattutto perché le due protagoniste sono delineate in maniera eccellente e l’alchimia tra loro si rivela assolutamente esplosiva.

Inoltre, è impossibile non lasciarsi conquistare dall’energia della scrittura della Bellefleur e dalla sua perfetta padronanza di tutti i principali tropes e beat del genere romantico… un livello di maestria che deriva, senza dubbio, dalla sua approfondita conoscenza di ogni possibile rom-com mai prodotta a Hollywood!


Count Your Lucky Stars“: la trama

Margot Cooper ha un sacco di qualità, ma non ci sa proprio fare con le relazioni. Ci ha già provato in passato, ma le è andato tutto storto. Per cui, si è ripromessa di dedicarsi soltanto a qualche incontro occasionale, e niente più discorsi sui sentimenti o altra roba profonda, grazie mille!

Ma adesso che tutto il suo gruppo sembra felicemente “appaiato”, Margot inizia a sentirsi come il proverbiale terzo incomodo. E poi il destino (quel gran bastardo!) decide di metterci lo zampino.

Mentre visita una location per matrimoni insieme a Annie e a Brandon, i suoi due amici in procinto di sposarsi, Margot si ritrova faccia a faccia con Olivia Grant: la sua amica d’infanzia, il suo primo amore, il suo primo… beh, qualsiasi cosa, in realtà! Sono passati dieci anni dal loro ultimo incontro. Eppure, nel momento in cui i loro sguardi si incrociano, il cuore freddo e impassibile di Margot inizia a scalpitare come un tamburo.

Olivia, dal canto suo, sospetta quasi di avere le allucinazioni. Possibile che quella sia realmente Margot… la sua Margot, amata e perduta ai tempi del liceo? A quasi trent’anni, Olivia ha divorziato e ha trovato un lavoro come wedding planner a Seattle. Lo considera il suo nuovo inizio, la possibilità di inseguire finalmente i suoi sogni. Mai e poi mai si sarebbe aspettata che la testimone di nozze dei suoi primi, abbienti clienti sarebbe stata proprio la ragazza che le è sfuggita… e a cui non è mai riuscita a smettere di pensare.

Quando una serie di sfortunati eventi lascia Olivia senza un posto dove stare, Margot, malgrado tutto, decide di mettere a sua disposizione la propria stanza degli ospiti. Soltanto perché Margot è una bravissima persona, ovviamente. Nessun altro motivo.

E, sicuramente, nulla a che spartire con il fatto che Olivia sia ancora bella come il primo giorno, o che la scintilla tra loro riesca ancora ad accenderla dall’interno come i fuochi della notte di Capodanno…


Count Your Lucky Stars“: la recensione

La struttura di “Count Your Lucky Stars” non ha paura di appoggiarsi pesantemente a quelli che risultano essere i suoi tropes principali: second chance love, certo, ma anche forced proximity e miscommunication trope.

Come dicevo poc’anzi, la Bellefleur sa lavorare benissimo con questi (e altri) elementi tradizionali del genere romance. Si distingue anche per la sua abilità nel creare dialoghi frizzanti e nel dipingere atmostere vibranti di colori ed emozioni positive. Infatti, la Seattle che fa da sfondo alla trilogia emerge come una città moderna e dinamica, ma, al tempo stesso, anche “magica”, pittoresca e ricca di un fascino senza tempo.

Olivia e Margot, dal punto di vista caratteriale, sono l’esatto opposto l’una dell’altra. La naturale contrapposizione fra le loro personalità – in perfetto stile “grumpy x sunshine” – trova modo di esprimersi attraverso molte gag e situazioni divertenti, permettendo al lettore di godersi tutta l’energia e lo humor di un banter che riesce ad amplificarne perfettamente il senso di coinvolgimento.

E poi Margot, con la sua passione per le tinte scure e le sue (ostentate) arie da cinica donna di mondo, è stata una delle mie preferite fin dai tempi di “Count Your Lucky Stars“. Ma bisogna dire che mi ha fatto piacere imparare a conoscere anche Olivia, dolce, ironica e determinata a concedersi, finalmente, una storia degna d’amore di questo nome…


Un lieto fine per tutti?

Count Your Lucky Stars” è una rom-com frizzante e, senza dubbio, la mia preferita tra tutti i titoli di Alexandria Bellefleur che ho letto finora. Ha un ritmo incalzante, un’atmosfera effervescente e svariate scene steamy in grado di alzare la temperatura corporea… insomma, che cosa si potrebbe volere di più?

Ma c’è un altro buon motivo per cui dovresti assolutamente dare una chance a “Count Your Lucky Stars“.

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“Wake Up And Open Your Eyes”: la recensione dell’horror sociale del romanziere e fumettista Clay McLeod Chapman


wake up and open your eyes - clay macleod chapman

La recensione di “Wake Up And Open Your Eyes ci permette di immergerci nel nero cuore pulsante dell’ultimo horror sociale di Clay McLeod Chapman. Un autore di romanzi e fumetti che lo stesso Jordan Peel – regista dei film cult “Get Out”,” Us” e “Nope”, – ha più volte raccomandato di leggere.

Il libro, sanguinolento e ricco di elementi disturbanti, segue la travagliata e terrificante odissea di un uomo in fuga da un’epidemia di possessioni demoniache.

La follia si diffonde attraverso i media, fino a mettere in ginocchio l’intera nazione. Il che, ovviamente, fornisce a McLeod Chapman un’ottima opportunità per introdurre la tematica del nostro rapporto quotidiano con le news, i social, la pubblicità e l’industria dell’intrattenimento.

Peccato che il suo approccio satirico abbia la sottigliezza di un carrarmato e lo stesso livello di finezza psicologica di un episodio di “South Park“! Una passione per il grottesco e per l’esagerazione iperbolica che, a lungo andare, diventa più ripetitiva che illuminante, rendendo terribilmente ridondante (oltre che sfiancante) la sua metafora sulle raggelanti divisioni interne che lacerano la società occidentale…


Wake Up and Open Your Eyes”: la trama

I genitori di Noah Fairchild, un tempo, erano i classici e super-calorosi signori gentili del Sud. Ma da quando si sono dati ai notiziari della destra ultra-conservativa che passano sul via cavo, Noah si è reso conto di averli praticamente persi. Nella loro mente annebbiata, ormai, c’è posto soltanto per cospirazioni e illazioni razziste.

Per questo, il giorno in cui sua madre gli lascia un messaggio vocale annunciandogli l’avvento del “Grande Risveglio”, Noah non si preoccupa più di tanto: presume, semplicemente, che si tratti di una delle sue solite teorie complottiste. Ma quando non riesce a mettersi in contatto con loro, Noah si decide a fare un lungo viaggio dal suo appartamento a Brooklyn fino a Richmond, in Virginia.

Qui, trova la sua casa d’infanzia in rovina, un frigorifero pieno di cibo andato a male e i suoi genitori paralizzati da una sorta di terrificante stato di trance al cospetto della tv. Noah, ovviamente, cerca di aiutarli a uscirne e di procurare loro il necessario aiuto medico.

Ma sua madre reagisce attaccandolo in maniera brutale.

E, presto, salta fuori che Noah non è l’unico ad essere stato aggredito da uno dei propri cari. Attraverso la nazione, intere famiglie si stanno massacrando a vicenda – nel senso più letterale dell’espressione – mentre la gente soccombe a una forma di possessione che tende a peggiorare quanto più tempo uno passa incollato al televisore o perso in un buco nero a base di disperazione e doom-scrolling.

Insieme a suo nipote Marcus, l’unico altro membro della sua famiglia d’origine che è riuscito a salvarsi, Noah dovrà imbarcarsi in una pericolosa corsa contro il tempo per tornare verso il porto sicuro rappresentato da Brooklyn. Ma riusciranno lui e il ragazzo a farcela, prima di cadere preda delle violente orde di posseduti?


Wake Up And Open Your Eyes“: la recensione

Mentre leggevo “Wake Up And Open Your Eyes“, ho avuto spesso la sensazione che Clay McLeod Chapman avesse cercato di fare il proverbiale passo più lungo della gamba.

Mi spiego meglio: in una recente intervista pubblicata su ““Macabre Daily”, l’autore ha confessato di aver iniziato a scrivere il suo romanzo mirando a un risultato che potesse essere descritto come una sorta di The Americans” incontra “L’Esorcista. Tempo di finire la stesura definitiva, però, ed è stato costretto a rendersi conto che la storia assomigliava molto di più a The Americans” incontra “La Casa.

Fra l’altro, più ancora della cinematografia di Romero o della bibliografia di Paul Tramblay, pare che a ispirare l’autore abbia provveduto un libro che lo stesso McLeod Chapman descrive come «infinitamente migliore di qualsiasi cosa io possa scrivere»: il disturbante romanzo breve “La Voce Dentro” di Sarah Gran (edito in Italia da Longanesi).

«Si tratta di un libro fenomenale, a proposito del soccombere a una possessione demoniaca in maniera metodica. Volevo, tipo, mescolare “La Voce Dentro” con il tema delle guerre culturali, e presentare una famiglia che si ritrova a soccombere a un’ondata di possessioni a causa del loro consumo di news e social media. In pratica, tutto quello che con cui abbiamo avuto a che fare nel corso degli ultimi anni. La linea è così sfocata, adesso, che il fatto che la gente possa pensare che tu sia posseduto dai demoni non è più nemmeno una metafora.» Clay McLeod Chapman

E, in effetti, le scene più divertenti (e inquietanti) di “Wake Up And Open Your Eyes” riguardano proprio il processo di lenta, ma delirante, degenerazione nella follia intrapreso dai membri della famiglia di Noah. Infatti, non appena Devon, la perfetta mogliettina del Sud, si lascia irretire dalle promesse dell’influencer demoniaca YogaMama, la storia inizia a sprofondare in un vortice di allucinazioni, paranoie e morbosità che si rivela sicuramente delirante, ma anche estremamente coinvolgente da seguire.

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