“Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”: la recensione del libro di Grady Hendrix


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La mia recensione di “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”, romanzo horror di Grady Hendrix, si basa, in realtà, sull’edizione originale in lingua inglese dell’opera (“The Final Girl Support Group”).

Ero molto curiosa di leggere questo libro, essenzialmente per due motivi:

  1. nel 2016, Grady Hendrix aveva già firmato uno dei miei libri horror preferiti del secolo, alias l’irriverente e divertentissimo “L’Esorcismo della Mia Migliore Amica”);
  2. ho sempre pensato che le “final girls” fossero l’unica cosa buona e bella di ogni singolo slasher mai girato.

Complice l’altissimo livello di gradimento riscosso da “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute” presso i lettori americani, nutrivo delle aspettative piuttosto alte nei confronti di questo titolo.

Una fiducia che è stata ripagata, alla fine, da un secondo e da un terzo atto ricchi d’azione, personaggi surreali e momenti di genuina commozione.

Ma anche smentita, in parte, da una parata di capitoli iniziali (le prime cinquanta, sessanta pagine o giù di lì…) caotici e abbastanza dissonanti da spingermi a prendere in considerazione, per un momento, l’idea di mollare la lettura…


La trama

Lynnette Tarkington è una final girl in carne e ossa: l’unica sopravvissuta a un orribile massacro, avvenuto per mano di un pazzo mascherato da Babbo Natale quando Lynne era soltanto una liceale.

Per sedici anni, la nostra eroina ha continuato a incontrarsi con altre cinque final girls nello scantinato fatiscente di una Chiesa, per cercare il sostegno di una terapeuta specializzata nell’assistenza alle vittime di crimini violenti.

Un gruppo di supporto per donne e ragazze sfuggite all’impensabile, insomma, pronte a rimettere insieme i pezzi delle loro vite. O, quantomeno, a provarci.

Un brutto giorno, però, una delle ragazze del gruppo – Adrianne, la più attiva, la più generosa fra loro – salta un appuntamento, e la peggiore paura di Lynette inizia a manifestarsi: qualcuno è venuto a sapere dei loro incontri, e ha deciso di approfittarne.

Un altro mostro – l’ennesimo di una lunga serie – che si prepara a prendersi una rivincita sulle ultime donne ancora in piedi.

Ma la cosa più importante da sapere, quando si parla di final girls, le sopravvissute per eccellenza?

Non importa quanto le possibilità possano essere contro di loro. Non conta neanche quanto oscura sia la notte, o affilato il coltello: una final girl non si arrende.

Mai e poi mai.



“Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”: la recensione

Il romanzo di Grady Hendrix gode di un riconoscibilissimo e scoppiettante impianto cinematografico.

Infatti, come “Scream”, come la sottovalutata commedia “Final Girls” di Todd Strauss-Schulson, riesce a sfruttare appieno il concetto di “metacinema” e a trarre parte della propria forza dagli innumerevoli tropes tipici dei principali slasher in voga negli anni Settanta/Ottanta/Novanta.

La struttura del romanzo è infarcita di colpi di scena e dialoghi serratissimi. Una caratteristica che mi spinge a pensare che, dovesse mai un produttore hollywodiano decidere di investire sull’adattamento cinematografico di “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”, probabilmente ci troveremmo alle prese con un film infinitamente superiore al mediocre “My Best Friend’s Exorcism” diretto da Damon Thomas.

Qualsiasi amante dei B-movie in salsa horror troverà divertenti i centomila richiami ai più grandi successi del filone “exploitation”: da “Halloween” a “Non Aprite Quella Porta”, passando per “Venerdì 13” e “Le Colline Hanno gli Occhi”.

Del resto, gli stessi titoli dei capitoli rappresentano una complice strizzata d’occhi – e, al tempo stesso, una consapevole fonte di sbeffeggiamento – nei confronti di questi film così estremi, violenti e infarciti di punti problematici.


La mitologia del mostro

Punti problematici con i quali Hendrix, per fortuna, non ha alcuna paura di confrontarsi.

Se c’è una cosa che mi piacerebbe farti capire, attraverso questa recensione di “Gruppo Sostegno per Ragazze Sopravvissute”, è che la trama narra la storia di Lynette e delle sue amiche; NON dei mostri infami, brutali e disturbati che hanno sfregiato le loro vite.

Una categoria di soggetti, quella degli assassini, fin troppo esaltata – diciamocelo – da altri media affamati di visualizzazioni.

Sfatando il mito dell’assassino carismatico, affascinante e/o dotato di una complessa vita interiore (un luogo comune che fa imbestialire, e che pure accumuna quasi tutti i thriller incentrati sull’attività di un serial killer, da “Il Silenzio degli Innocenti” a “Saw”…), Grady riesce quindi a ribaltare la prospettiva e a concentrare le sue energie sulla componente più vitale e psicologicamente interessante dell’equazione: le sopravvissute stesse.

Le infinite risorse delle ragazze del gruppo, i loro incessanti battibecchi, l’elaborazione del trauma…

L’obiettivo di Hendrix è quello di raccontare una storia di resilienza e di crescita, morte e rinascita, sconfitta e redenzione. Ci riesce firmando, dopo “L’Esorcismo della Mia Migliore Amica”, un’altra complicata e profonda storia di amicizia al femminile.

Una che fa dell’ironia e della frenesia narrativa i propri piatti forti.

Uno slaher atipico, insomma, sboccatissimo e politicamente impegnato, che non ha nessuna intenzione di aggiungere munizioni alla controversa “mitologia dei mostri”.


Perché Ghostface, Freddy e gli altri non hanno mai avuto speranze

A netto di tutto questo, cos’ho apprezzato meno di “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”?

Bè, sicuramente i primi capitoli, come accennavo all’inizio.

Il romanzo di Hendrix riesce a brillare nel momento in cui torna a focalizzarsi sul proprio nucleo tematico: la lotta contro i propri demoni, il senso di alienazione, il bisogno di (ri-)trovare una comunità a cui appartenere.

Mentre la dispersività esplosiva del primo atto, a mio parere, tende a mettere a dura prova la capacità del lettore di seguire i complessi retroscena e lasciarsi coinvolgere dalle pieghe della narrazione.

Altro punto dolente, le scene d’azione, a mio avviso eccessivamente esasperate. Confesso che avrei letto volentieri qualche pagina di inseguimento in meno; soprattutto se questo ci avesse permesso di trascorrere del tempo supplementare in compagnia di Heather, Julia, Marylin e le altre.

Ma che posso dire?

Il finale di “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute” è stato senza dubbio una piccola rivelazione. Capace di sfiorare corde emozionali che non mi aspettavo, e di centrare dolorosamente nel segno.

Un libro che riesce a farmi arrabbiare, ridere, commuovere, elettrizzare e (perché no?) perfino riflettere un pochettino su certi particolari aspetti della nostra società, io lo chiamo un successo. A prescindere dalle sue (seppur vistose) mancanze.

Per cui, se ami l’horror – se le vere beniamine della tua adolescenza sono sempre state Ellen Ripley, Laurie Strode e Sidney Prescott… leggi il romanzo di Hendrix.

E preparati a immergerti in una storia pulp dalle tonalità psichedeliche, disturbanti e… straordinariamente catartiche!


“Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute” ti aspetterà, in libreria e su Amazon, a partire dall’11 luglio 2023.


*Sei già alla ricerca di un altro thriller incentrato su un gruppo di tostissime ragazze sopravvissute? Non lasciarti sfuggire l’adrenalinico bestseller targato Giunti “The Final Girls”, di Riley Sager!


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione di “Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute?

Hai mai letto qualcosa di Grady Hendrix? 🙂


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2 pensieri su ““Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute”: la recensione del libro di Grady Hendrix

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