“Little Eve” è il secondo libro di Catriona Ward, autrice dello straordinario horror psicologico “La Casa in Fondo a Needless Street”.
Una lettura ipnotica e crudele che, per quanto mi riguarda, si è confermata pienamente all’altezza delle aspettative: nel senso che mi ha spezzato il cuore e spinto a rabbrividire fin nel midollo delle ossa!
Ambientato in Scozia, a cavallo fra le due Grandi Guerre, questo appassionante horror storico può essere definito soltanto come un piccolo gioiello di suspense, stile e tensione narrativa.
Una storia tragica, spietata e ammaliante, a metà strada fra “Il richiamo di Cthulhu” e “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello”…
La trama
Eve e Dinah sono sempre state tutto l’una per l’altra. Non si sono mai separate: né di giorno, né di notte.
Le due ragazze sono cresciute all’interno di una comunità di orfani e randagi presieduta da un misterioso predicatore, un uomo che si fa chiamare soltanto “Zio”.
Non conoscono nulla al di fuori della grigia isola di Altnaharra, che siede nel bel mezzo delle scure acque al largo delle incontaminate coste scozzesi.
Eve ama la vita libera e selvaggia dell’isola, e desidera ereditare il potere dello Zio.
Ma non appena l’isolamento di Altnaharra viene infranto, la sua fede e la sua sanità mentale cominciano a sfrangiarsi.
Nel corso di una grande tempesta, nel cuore dell’inverno, un macellaio proveniente dal paese più vicino varca i cancelli della proprietà e si trova al cospetto di uno scenario raccapricciante.
I resoconti di Eve e Dinah su cosa sia realmente accaduto, quella notte, si sovrappongono e si contraddicono a vicenda. Mentre il presente e il passato iniziano a convergere, l’evidenza salta agli occhi: soltanto una delle due sta dicendo la verità.
Ma chi è veramente colpevole, e chi innocente?
“Little Eve”: la recensione
In Gran Bretagna, “Little Eve” è stato pubblicato per la prima volta nel 2018: tre anni prima dell’uscita de “L’Ultima Casa in Fondo a Needless Street”, ed esattamente tre anni dopo il libro d’esordio di Catriona Ward, “Rawblood”.
Cosa posso dire? Non ho ancora letto tutti i suoi libri, eppure mi considero già una grande fan di questa fenomenale autrice!
Sotto molti punti di vista, il suo “Little Eve” è un rompicapo, disturbante, angosciante e maledettamente ambiguo.
La narrazione, allusiva e viscerale, riesce a stringerti lentamente il cuore in una morsa; ti si avvolge intorno al collo, come un cappio, senza mai concederti l’opportunità di riprendere fiato o ritrovare una parvenza di orientamento.
La giovane protagonista, Eve, mi ha ricordato tantissimo la ribelle e stravagante Merricat del famoso romanzo di Shirley Jackson.
Del resto, la prosa tagliente e inconfondibile della grande maestra del gotico americano si rivela in grado di influenzare la scrittura della Ward su ogni livello possibile e immaginabile… soprattutto per quanto riguarda l’uso del narratore inaffidabile (gestito in maniera assolutamente magistrale!) e la costruzione dei personaggi.
Da quello che sembra il semplice resoconto, inverosimile e farneticante, di una ragazzina affamata, brutalizzata e traumatizzata, cominciano quindi a emergere i contorni di una storia crudele e squilibrata.
Il Male, nella sua forma più oscura e incomprensibile: un fanatismo egocentrico e malato, che non conosce più ragione né sentimento.
Soltanto un abissale, sconfinato, terrificante dolore….
Echi lovecraftiani
Lo stile lirico e infarcito di vivide suggestioni oniriche della Ward riesce a evocare un’atmosfera gotica deliziosamente irresistibile, degna dei migliori romanzi ottocenteschi.
Alcune “immagini” riescono a incendiarti la fantasia come una miccia (sto pensando, ad esempio, alla scena del dottore che “accende” i corpi martoriati dei morti, riempiendo le loro cavità vuote di candele colorate…) o a disturbarti profondamente, infilandosi dentro di te come una scheggia.
Inoltre, i frequenti riferimenti a un paganesimo primordiale e selvaggio (antico quanto i cerchi di pietra che torreggiano sull’isola in cui vivono Eve e la sua strana famiglia) richiamano la mitologia lovecraftiana in tutto il suo orrore ancestrale.
L’intreccio di “Little Eve” sembra ispirarsi alla figura di Yig, in modo particolare: un temibile dio serpente, pronto a emergere dalle acque per divorare chiunque non accetti di sottomettersi al suo culto.
Ma laddove Lovecratf sembrava guardare al cosmo, al mondo che esiste oltre il Velo e al concetto di altro, come fonte di ogni possibile dannazione, Catriona Ward sceglie di guardare in basso e dentro: verso la terra che abbiamo tradito, il veleno che ci scorre nelle vene, e il cuore oscuro che ci scalpita nel petto…
Il cuore è un oscuro passaggio
L’ambientazione aspra e incline al sublime del romanzo esorta il lettore a trattenere costantemente il respiro.
Il mondo naturale dei romanzi della Ward è una forza incontrastabile, indomita e priva di freni; una potenza che rappresenta la massima forma di libertà concessa su questa Terra.
Al suo cospetto, non resta che chinare il capo e lasciarsi riempire di muta, reverente meraviglia… o di raggelante orrore: la casistica, in questo senso, sembra essere del tutto casuale!
Ma l’uomo o la donna che rifiuteranno di sottomettersi, lo faranno a loro rischio e pericolo…
“Little Eve” è, al tempo stesso, horror religioso, folk horror, thriller psicologico e dramma sociale.
Racconta di persone lasciate ai margini, di un’economia vessata dall’eterno perpetuarsi della violenza; di una casta che non conosce vergogna, e dei pericoli mortali che possono annidarsi dietro la facciata di una comunità isolata e apparentemente pacifica.
La storia di due ragazze allevate nella barbarie. Di mostri vestiti da agnelli e branchi di pecore santimoniose, pronte a fare le veci di giuria, giudice e tribunale. Ma anche di pregiudizi, di serpenti e di un amore che non potrà mai essere perdonato; di cuori imputriditi e rimpianti che non verranno mai lavati.
Un grande, grandissimo libro horror, dalla penna di un’autrice che il pubblico italiano ha appena cominciato ad apprezzare.
Non ci resta che tenere le dita incrociate, e sperare di veder approdare “Little Eve” sugli scaffali delle nostre librerie il prima possibile!
Punti di forza
+ Catriona Ward porta il concetto di “narratore inaffidabile” al livello successivo…
+ una protagonista indimenticabile
+ le fenomenali atmosfere gotiche
+ le conturbanti suggestioni lovecraftiane
+ il finale struggente, catartico e dolceamaro
+ lo stile poetico e denso di simbolismo
Punti deboli
– l’estrema tortuosità dell’intreccio
– la visionarietà onirica di alcune scene è destinata a mettere seriamente alla prova la capacità del lettore di stare al passo con i numerosi colpi di scena e il vivido immaginario dell’autrice
Cosa ne pensi?
La mia recensione di “Little Eve” è riuscita a incuriosirti almeno un po’?
Avevi mai sentito parlare di Catriona Ward?
🙂