
Skullrunner è il flintlock fantasy di Vyvre Argent, un’avventura che si legge come Orphan Black incontra I Pirati dei Caraibi, con un tocco di Godkiller e Gideon La Nona.
Di questo avvincente romanzo a tema “cloni e pirati” ho apprezzato soprattutto il concept originale e il worldbuilding immersivo, minuziosamente curato e degno dei migliori epic fantasy.
Infatti, sebbene il testo presenti numerosi difetti tecnici (i frequenti infodump e il continuo susseguirsi di descrizioni statiche rallentano il ritmo, talvolta in modo piuttosto fastidioso), non posso fare a meno di elogiare la straordinaria immaginazione di Vyre Argent e la sua abilità nel creare una trama originale, avvincente e ricca di sorprese.
La trama
Durante la rivoluzione, il Comandante Gavon ha ucciso il tirannico Iunos, dio della memoria, e ne ha assunto il potere. In seguito, ha fondato la giusta e democratica Repubblica Dorata. Tuttavia, la Repubblica presenta gravi difetti: chi lotta per il cambiamento rischia di svegliarsi un giorno privato di tutti i ricordi della propria identità. È ciò che è accaduto alla capitana pirata Cevette Zarcanzi. Ora, Cevette intende navigare attraverso le Isole del Mare, rubando i ricordi intrappolati in forma fisica negli archivi segreti della Repubblica e bruciandoli, nella speranza di poter un giorno riappropriarsi del suo passato perduto.
Evazina Gavon, figlia adottiva del comandante, è l‘incarnazione frammentata dell’anima spezzata della dea della morte. Donne come lei, chiamate “echi”, sono temute e odiate nella Repubblica Dorata. Il comandante Gavon l’ha protetta solo perché il sacrificio degli echi alimenta la sua magia della memoria. Quando si unisce all’equipaggio di Cevette, Eva spera che restituire i ricordi ai cittadini della Repubblica Dorata li incoraggerà a parlare apertamente e a rimuovere pacificamente suo padre dal potere. Ma mentre Eva e Cevette navigano verso isole remote e misteriose, il loro legame inizia ad approfondirsi e, a poco a poco, le due scoprono che per vivere libere, a volte bisogna invertire la rotta e prepararsi a combattere.
Skullrunner: la recensione del libro di Vyvre Argent
Un fantasy di azione e coscienza
In Skullrunner, l’avido lettore di fantasy troverà un equilibrio ben riuscito tra scene d’azione e momenti più riflessivi. Chi scrive, infatti, alterna alle classiche sequenze di abbordaggio e arrembaggio (immancabili nei romanzi pirateschi) una serie di tematiche contemporanee particolarmente stimolanti: colonialismo, etica, conflitti di classe, politica e il costante incontro/scontro tra potere e cultura.
La storia ruota attorno al concetto di identità e si sviluppa all’interno di una società che non discrimina né le relazioni gay né le persone genderfluid; eppure, come in ogni democrazia che sembra aver bisogno di un capro espiatorio, qui sono le Eco — frammenti dell’antica dea della Morte, Morghaia — a sopportare il peso del pregiudizio, spesso vittime di un sistema alimentato dall’ego smisurato di un sedicente eroe-patriarca.
L’eroina della storia, Eva, è una di loro: destinata a imboccare il sentiero del pirata e a trasformarsi in una riluttante rivoluzionaria. Ma, per farlo, dovrà prima liberarsi del senso di colpa e dell’odio verso se stessa, interiorizzati a causa di un’educazione rigida e opprimente…
Dalle dinamiche personali all’esplosivo colpo di scena finale
Sebbene Skullrunner risulti a tratti un po’ verboso, con capitoli che indulgono in riflessioni filosofiche e morali alla maniera dei romanzi di Brandon Sanderson, l’arco trasformativo di Eva è costruito con cura e risulta estremamente convincente. Inoltre, nel corso della narrazione, l’eroina intreccia amicizie significative e piacevolmente complesse con diversi personaggi-chiave.
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