Archivi tag: retelling

“Sleep Like Death”: il nuovo retelling fiabesco di Kalynn Bayron


sleep like death - kalynn bayron

Sleep Like Death” segnerà il ritorno di Kalynn Bayron al regno dei retelling fiabeschi!

A quattro anni dall’uscita di “Cenerentola è Morta” (grazie, Fandango, per aver portato finalmente questo libricino prezioso anche da noi!), arriva infatti la rivisitazione in chiave moderna della storia di Biancaneve.

ll nuovo romanzo sarà disponibile, in lingua inglese, a partire dal 25 giugno 2025.

Da un punto di vista personale, non posso fare a meno di chiedermi: riuscirà, questa nuova uscita, a fornirmi l’occasione giusta per tornare ad apprezzare le opere di un’autrice che, dopo il successo iniziale, a mio avviso non è più riuscita a sfornare nulla di neanche remotamente paragonabile?


“Sleep Like Death”: la trama

La Principessa Eve è stata allevata con un unico obiettivo: distruggere il Cavaliere, uno stregone malvagio che continua a terrorizzare Queen’s Bridge con la sua magia oscura.

Fin troppi dei suoi sudditi sono rimasti devastati dalla perfidia del Cavaliere, ma la magia di Eve, unica nel suo genere, le permette adesso di evocare delle potenti armi dalla natura… e questo la rende una degna avversaria.

Mentre il suo diciassettesimo anno compleanno si avvicina, Eve si sente sempre più pronta alla battaglia. Ma sua madre, la Regina, ultimamente ha preso a comportarsi in maniera bizzarra e a ingaggiare discorsi con uno strano specchio, da sola ogni notte.

Poi, un giovane che dichiara di essere il messaggero del Cavaliere appare e condivide una scioccante verità relativa al passato di Eve. Improvvisamente, la ragazza non sa più di chi fidarsi o cosa fare; eppure, dovrà racimolare il coraggio necessario a combattere.

Ma sarà abbastanza per salvare la sua famiglia e il suo regno?


Un’autrice di YA dedicati ai lettori… ancora molto lontani dalla fase “adult”!

Non posso dire di aver letto ogni singolo YA pubblicato da Kalynn Bayron fino a questo momento.

Ad esempio, non sono ancora riuscita a mettere le mani sul gotico vittoriano “My Dear Henry“, parte integrante della serie corale “Remixed Classics”.

Ma ho finito la dilogia “This Poison Heart“, a metà strada fra cozy e urban fantasy (con qualche accenno di mitologia greca buttato nel mezzo). E ho fatto fuori il survival bestseller “You’re Not Supposed to Die Tonight“, una sorta di lettera d’amore a tutti i fan dei grandi film slasher del passato.

Da ciò che ho letto fin qui, ho iniziato a farmi questa idea… per giusta o sbagliata che sia. Per come la vedo io, Kalynn Byron ha un solo, grande “difetto”: tende spesso a dimenticare che gli “young adults” di cui parlano gli editori si chiamano così per una ragione, e che il pubblico degli adolescenti (dai 15 anni in su) ha bisogno di intrecci, personaggi e tematiche un po’ più mature rispetto al tuo classico consumatore di middle grade.

La semplicità della trama di “Sleep Like Death”, per quanto adorabile, per quanta simpatia possa ispirare… in effetti, per ora continua soltanto a confermarmi questa impressione!


Quando esce “Sleep Like Death” in Italia?

E con questo, non voglio assolutamente insinuare che “Sleep Like Death” abbia una premessa poco interessante, o che non lo leggerò.

Continua a leggere

“Little Thieves”: la recensione del retelling fantastico di Margaret Owen


little thieves recensione - c'era una volta una ragazza cattiva margaret owen

Ravviviamo il blog con la recensione di “Little Thieves: C’era Una Volta Una Ragazza Cattiva”, l’incantevole retelling in salsa fiabesca di Margaret Owen.

Un libro che tutti i fan di autrici come Noami Novik e Katherine Arden farebbero bene a recuperare. Perché, per tematiche e atmosfere, “Little Thieves” ricorda moltissimo i classici “Uprooted” e “L’Orso e l’Usignolo”. Con un surplus di umorismo contagioso e un (bel) po’ di romance


La trama

Vanja Schmidt sa che nessun dono viene elargito a titolo gratuito, nemmeno l’amore di una madre… e il debito in cui si trova adesso? L’ha appena spiaggiata in un mare di guai!

Fino all’anno scorso, Vanja, figlia adottiva della Morte e della Fortuna, era la devota servitrice della Principessa Gisele. Ma le madri sovrannaturali di Vanja hanno chiesto un prezzo troppo alto da pagare per la loro premura, e così la ragazza è stata costretta a ingegnarsi per riappropriarsi del suo futuro… rubandolo a Gisele.

Prendere il suo posto è stata facile, tutto considerato. Il filo di perle incantate della principessa l’aiuta a tenere in vita l’illusione. Perciò, adesso, Vanja conduce una doppia vita, solitaria ma estremamente remunerativa, interpretando Gisele di giorno e una leggendaria ladra di gioielli di notte. L’obiettivo è quello di derubare l’infida nobiltà cittadina, fino a mettere via abbastanza denaro da levare definitivamente le tende.

Ma poi, a un colpo dal traguardo, Vanja si ritrova a contrariare la dea sbagliata. Una terribile maledizione si abbatte su di lei, portandola rapidamente incontro a un tragico destino: trasformarsi in una pila di gioielli, una pietra scintillante alla volta, fino a svanire completamente.

Vanja ha soltanto due settimane per capire come neutralizzare la maledizione e organizzare la sua fuga. E così, per mettersi al riparo dagli schemi del suo fidanzato e sopravvivere al maleficio, Vanja dovrà imbastire la più clamorosa truffa della sua carriera. Per fortuna, lungo la strada, potrà contare sull’aiuto di una creatura semi-divina dai tratti alquanto “bestiali” (ma estremamente adorabili!), di una principessa infuriata e di un sottoprefetto che non vede l’ora di acciuffarla.


“Little Thieves”: la recensione

“Little Thieves: C’era una Volta Una Ragazza Cattiva” è un romanzo denso di intrighi, avventure, scambi di identità, amore e magia. La premessa mi ha fatto pensare – inevitabilmente – alla cornice dell’indimenticabile “Il Racconto dei Racconti” di Giambattista Basile: con questa “perfida” serva che decide di approfittare della fiducia della sua padrona, una gentile e coraggiosa principessa, per rubare la sua vita, il suo palazzo e il suo regale fidanzato.

Ovviamente, nell’irriverente romanzo di Margaret Owen, le cose non stanno esattamente come sembrano, e ti garantisco che i twist incredibili non tarderanno ad arrivare!

A essere del tutto onesta, i personaggi secondari sono quelli che mi hanno fatto innamorare di questo titolo.

Perché Vanya, sì, ha una voce inconfondibile, e i suoi (innumerevoli) errori mi hanno aiutato a entrare particolarmente in sintonia con le sue battaglie e il suo tormentato percorso di crescita. Margaret Owen sa come si scrive un coming-of-age. Sa anche come si scrivono dei dialoghi effervescenti e carichi di sottotesto, cosa che non guasta.

Ma sono state soprattutto le vivaci e affascinanti dinamiche che l’eroina riesce a instaurare con TUTTI i personaggi del cast – e quindi, non soltanto quelle con il suo LI – a spingermi a investire le mie emozioni e il mio entusiasmo nella storia.

Margaret Owen, poi, gestisce l’elemento folcloristico con un’abilità da manuale. La narrazione risulta abbastanza avvincente da darti in pasto alla costante illusione di viaggiare attraverso foreste, vicoli oscuri e scenari incantati in compagnia di Vanya e dei suoi amici.

Un’immersione sensoriale definitiva, guastata appena un po’, secondo me, da un leggero eccesso di dettagli in alcuni punti, oltre che da un’inopportuna dilatazione del ritmo nel corso della seconda metà del secondo atto.


La storia di una ragazza cattiva… o solo di una “piccola ladra”?

Un’altra cosa fantastica di “Little Thieves”, secondo me, è che il libro si può tranquillamente leggere come se fosse autoconclusivo. Cioè, negli USA è già uscito il sequel (“Painted Devils”) e nel 2025 arriverà “Holy Terrors”, il terzo capitolo della saga. Eppure, posso assicurarti che il finale di “C’era Una Volta Una Ragazza Cattiva” si rivela così soddisfacente da rendere l’attesa per il libro successivo una passeggiata nel parco: non ci sono, infatti, subdoli cliffhanger, subplot importanti lasciasti in sospeso o cose così.

Continua a leggere

“An Education in Malice”: la recensione del libro dark academia di S. T. Gibson


an education in malice - recensione s t gibson - libro gotico

Arriva la recensione di “An Education in Malice”, libro gotico di S. T. Gibson a metà strada fra coming-of-age e dark academia.

Questo romanzo nasce come una “costola” del chiacchieratissimo “Una Dote di Sangue”, pubblicato in Italia dalla Mondadori nel 2022. In linea teorica, si tratta di una sorta di retelling del classico ottocentesco “Carmilla” di Sheridan Le Fanu.

Dico “in linea teorica” perché, a conti fatti, le uniche cose che “Carmilla” e “An Education in Malice” effettivamente condividono sono i nomi di alcuni personaggi. Ma vediamo di approfondire meglio l’argomento, a partire dall’accattivante sinossi del nuovo lavoro della Gibson…


La trama

Il college di Saint Perpetua si staglia nelle profondità delle dimenticate colline del Massachusetts. Isolato e antico, non è decisamente un luogo per ragazze pavide. Qui, infatti, i segreti sono una merce di scambio corrente, l’ambizione è linfa vitale, e strane cerimonie accolgono le studentesse al loro arrivo a scuola.

Il suo primo giorno di lezioni, Laura Sheridan si trasforma, quasi senza volerlo, nella più acerrima rivale accademica di Carmilla, una compagna di studi bellissima ed enigmatica. Insieme, le due ragazze finiscono risucchiate nell’orbita dell’esigente professoressa di poesia, Miss De Lafontaine, che intrattiene la sua particolare ossessione oscura nei confronti di Carmilla.

Ma mentre la rivalità fra Laura e Carmilla inizia ad assumere i connotati di un legame sempre più intenso e delizioso, Laura è costretta a confrontarsi con i suoi strani appetiti. Intrappolate in un sinistro gioco di politica, professori assetati di sangue e magia, Laura e Carmilla dovranno decidere quanto siano disposte a sacrificare, nella loro incessante ricerca di conoscenza.


“An Education in Malice”: la recensione

Tagliamo subito la testa al toro: meglio “An Education in Malice” o “Una Dote di Sangue”?

Eh, direi che dipende: per una questione di gusti personali, ammetto di aver preferito leggermente questo secondo retelling. Eppure, nel complesso, ritengo che “Una Dote di Sangue” sia un romanzo meglio strutturato, più significativo e, soprattutto, dotato di una voce narrante più incisiva.

In ogni caso, non sei costretto a leggere “Una Dote di Sangue” per seguire gli eventi narrati in “An Education in Malice”, o viceversa. Sappi solo che le due opere sono veramente molto simili e che si concentrano, pressappoco, sull’esplorazione delle stesse tematiche: relazioni tossiche e sesso libero fra partner consenzienti.

In definitiva, cos’è che ho apprezzato di “An Education in Malice”? Bè, da una parte, la sua sinistra e misteriosa atmosfera, degna dei migliori romanzi dark academia; dall’altra, le prime 100 pagine del romanzo, incredibilmente coinvolgenti e immersive.

Perché bisogna dire che il primo atto di questo originale retelling, ambientato fra le celebri contestazioni degli Anni Sessanta, risulta particolarmente accattivante e ricco di suspense. Un ottimo punto di partenza per gli archi narrativi delle due protagoniste, e della dolce Laura in modo particolare, con la sua passione per la letteratura weird-erotica ottocentesca e la sua pericolosa inclinazione per il ruolo di giovane dominatrix-wannabe…


Continua a leggere

“The Chosen and the Beautiful” di Nghi Vo arriva in Italia


the chosen and the beautiful - nghi vo

The Chosen and the Beautiful” di Nghi Vo uscirà in italiano il 16 gennaio 2024! L’annuncio è ufficiale e proviene dagli stessi canali social di Mondadori.

Stiamo parlando senz’altro di uno dei titoli fantasy maggiormente apprezzati nel corso della scorsa stagione. La sua originalità e la sua prosa immersiva sono state ampiamente esaltate dalla critica e dal pubblico internazionale.

Del resto, avendo già letto qualcosina di Nghi Vo in passato, posso confermare in prima persona le straordinarie capacità dell’autrice.

Se l’era del Jazz e “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald sono sempre stati fra i tuoi più grandi chiodi fissi, “The Chosen and the Beautiful” potrebbe essere esattamente il genere di libro che fa al caso tuo! Soprattutto se – per citare R. F. Kuang – hai sempre pensato che Jordan Baker avrebbe meritato di essere la vera protagonista della storia…


“The Chosen and the Beautiful”: la trama

Immigrata. Assidua frequentatrice di salotti sociali. Maga.

Jordan Baker è cresciuta all’interno delle più rarefatte cerchie della società americana del 1920. Ha il denaro, l’educazione ed è una reginetta del golf, e gli inviti per i più prestigiosi ed esclusivi party dell’era del Jazz le piovono praticamente addosso.

Jordan è anche queer e asiatica, una ragazza adottata dal Vietnam e costantemente trattata come una sorta di rara attrazione esotica dalla maggior parte dei suoi pari, mentre tutte le porte veramente importanti le restano precluse.

Ma il mondo è un luogo pieno di meraviglie: patti infernali e illusioni abbaglianti, fantasmi perduti e misteri elementali… e Jordan sa esattamente come muoversi al suo interno.

Il romanzo di debutto di Nghi Vo reinventa un grande classico del canone americano e ci consegna una storia di formazione piena di magia, enigmi e scintillanti eccessi.



Un gioco di… prospettive

Come si evince facilmente dalla trama, “The Chosen and the Beautiful” è un romanzo fantasy storico, totalmente autoconclusivo e indirizzato a un pubblico adulto.

Un retelling che, insieme al cambio di protagonista e di genere narrativo, propone parecchie altre novità significative: a cominciare dall’inclusione di delicate tematiche riguardanti razza, genere e appartenenza sociale.

Lo stesso personaggio di Gasby dovrebbe essere, se le recensioni estere sono attendibili, estremamente diverso da come lo ricordiamo. Un individuo particolarmente affascinato dal… tipo di bevanda rosso scarlatta che scorre nelle vene di una persona, diciamo.

«Vo è una scrittrice notevole, il cui talento nel revitalizzare lo stile di Fitzgerald ricorda il modo in cui “Jonathan Strange & Mr. Norrell” di Susanna Clarke riusciva a canalizzare Jane Austen. Ma sono le aggiunte della Vo alla trama originale di Gatsby che fanno veramente brillare il libro. Mettendo in primo piano le prospettive di Jordan e Daisy, al posto di quella di Nick, Vo riscrive una storia che affrontava le conseguenze degli eccessi maschili per trattare, piuttosto, i limiti della condizione femminili e quelli derivanti dall’essere non-bianchi.»

Book Page

Continua a leggere

“The Society for Soulless Girls”: la recensione del dark academia di Laura Steven


the society for soulless girls recensione - laura steven

Dedichiamo l’articolo di oggi alla recensione di “The Society for Soulless Girls”, di Laura Steven.

Un divertente dark academia in salsa YA, che si presta a incarnare – almeno in parte – un retelling de “Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde” di Robert Louis Stevenson.

Con tanto di declinazione saffica e una sana, giustificatissima, irriverente dose di rabbia femminile


La trama

Dieci anni fa, quattro studentesse hanno perso la vita negli infami omicidi della Torre Nord, presso l’esclusivo collegio artistico Carvell.

Da quel giorno, la Carvell è stata costretta a chiudere i battenti.

Ma, dal momento niente è destinato a durare per sempre, adesso l’amministrazione ha deciso di riaprire le porte, e l’impavida studentessa Lottie è determinata a scoprire la verità che si nasconde dietro quegli atti criminosi.

Quando la sua compagna di stanza, Alice, si imbatte in un sinistro rituale in grado di dilaniare l’anima di una persona e di risvegliare i suoi istinti più bestiali, la Torre Nord reclama un’altra vittima.

Riuscirà Lottie a svelare i misteri della scuola, e a evitare che un passato così denso di ombre e di sangue possa ripetersi?

E Alice, potrà mai invertire il rituale, prima che il suo mostruoso alter ego la consumi completamente?

E sarà mai possibile, per tutte e due, smettere di flirtare impunemente per quindici secondi filati, e riuscire effettivamente a combinare una qualsiasi di queste cose?!



“The Society for Soulless Girls”: la recensione

Ho iniziato a leggere “The Society for Soulless Girls” senza grandi aspettative.

Non posso più negarlo: le parole “dark academia”, ormai, tendono a evocare nella mia mente soltanto immagini di polverose biblioteche dalle tonalità color seppia e di piagnucolosi ragazzini in toga segretamente innamorati del proprio migliore amico (grrr… azie, Rebecca Kuang!).

Dal momento che non ho ancora imparato a rinunciare a un libro gotico con componente f/f, ho deciso che avrei comunque concesso un’opportunità al romanzo della Steven.

Per appurare che il suo “The Society for Soulless Girls” non ha nulla a che spartire con questi elementi così temuti. E che i termini “polemico” e “lamentoso” non rientrano assolutamente nel novero degli aggettivi con cui potrebbe essere descritto.

Una felice scoperta, quindi, che ha avuto il potere di scaraventarmi fra le pagine di una storia grintosa, dark, ben strutturata e scritta con intelligenza.

Una narrazione ricca di verve e di macabro umorismo nero, quella della nostra Laura Steven. Corredata, fra l’altro, da una frizzante vena di nostalgia Anni Novanta e da un ritmo che tende a incagliarsi giusto un po’ in alcuni punti.

E se è vero – come è vero – che gli elementi ispirati al già citato classico della letteratura ottocentesca sono così sottili da rasentare quasi una pura eccentricità, l’originalità della storia riesce a livellare queste apparenti discrepanze con invidiabile disinvoltura.

E cos’è che tiene insieme così bene tutti questi tasselli del racconto?

Bè, sicuramente le tematiche.

Ribellione, lotta al patriarcato e repressione della rabbia si collocano in pole position. Anche perché, per citare l’autrice: «i tempi sembrano maturi, a questo punto, per parlare della dualità della natura umana anche dal punto di vista femminile

L’inquietante immaginario della Steven, dal canto suo, risulta squisitamente compatibile con questo obiettivo. E, già che ci sono, porrei l’accento anche sulla capacità dell’autrice di restare continuamente “sul pezzo”, senza scadere nella facile retorica o nella semplice banalità da pubblicità progresso tipica di altri autori.


Love your monster

Sull’altro piatto della bilancia, ci confrontiamo, invece, con due eroine gradevoli – ma tutt’altro che indimenticabili – e con un trope romantico (l’immortale “grumpyXsunshine”) che avrebbe potuto ambire a qualcosa di più.

Ho letto da qualche parte che, in occasione dell’imminente uscita USA di “The Society for the Soulless Girls”, Laura Steven sottoporrà il testo a un intenso giro di revisione. L’editing sarà finalizzato soprattutto al miglioramento dell’elemento romance e della qualità dei dialoghi (leggi: banter).

Un’ottima notizia, per quanto mi riguarda.

Per carità, Lottie e Alice sono due personaggi abbastanza “shippabili” così come sono…

Ma non c’è dubbio: l’aggiunto di scene e momenti “particolari” fra di loro potrebbe portare a dei grandi benefici, soprattutto dal punto di vista dello sviluppo dei rispettivi archi narrativi.


Continua a leggere

“Nella Vita dei Burattini”: la recensione del libro di T.J. Klune


nella vita dei burattini recensione - t j klune libro

La mia recensione di “Nella Vita dei Burattini” si basa sull’edizione originale del romanzo di T. J. Klune, “In The Life of Puppets”.

Non avevo mai letto nulla dell’autore de “La Casa sul Mare Celeste”. Eppure, la miriade di commenti positivi disponibile in rete mi ha sempre fatto ben sperare.

Unisci a tutto questo la mia innegabile passione per i retelling – “Nella Vita dei Burattini” è una rivisitazione in chiave futuristica del “Pinocchio” di Carlo Collodi – e sicuramente capirai perché stavolta non avevo nessuna speranza di resistere…


La trama

In uno strano, piccolo complesso di edifici arroccato sulla cima di un gruppo di alberi, vivono tre creature meccaniche e un giovane umano.

Il capofamiglia è l’androide inventore Giovanni Lawson; gli altri robot sono l’Infermiera Ratchet, una macchina piacevolmente sadica che ama dispensare punture e minacce di ogni genere ai suoi pazienti, e un piccolo aspirapolvere senziente di nome Rambo, perennemente affamato di amore e attenzione.

E poi c’è Victor, un ragazzo che ha ereditato il talento del padre per ogni genere di cosa meccanica e che condivide in pieno il suo amore per la tecnologia e le nuove scoperte.

Insieme, i quattro compongono una bizzarra, isolata, felicissima famigliola.

Il giorno in cui Viv salva e ripara un nuovo androide – l’unica designazione leggibile sulla sua etichetta riporta semplicemente le lettere “HAP” – segna ufficialmente la fine dell’idillio e l’inizio di un nuovo cammino per Victor e i suoi amici.

Perché nel passato di Giovani si nascondono segreti violenti, oscuri ricordi rievocati dalla mera presenza di Hap.

E poi Victor e Hap, senza volerlo, segnalano la posizione del rifugio di Gio all’Autorità che governa la mente di tutte le creature meccaniche. L’inventore viene catturato e riportato nel suo vecchio laboratorio, nel cuore della labirintica Città dei Sogni Elettrici.

Per salvarlo, Vic e il resto della banda dovranno imbarcarsi in un lungo e pericoloso viaggio attraverso una terra che sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle il significato della parola “umanità”.



“Nella Vita dei Burattini”: la recensione

Nel lontano 2011, mi è capitato di leggere “Alla ricerca di Wondla” di Tony DiTerlizzi (illustratore de “Le Cronache di Spiderwick” di Holly Black).

Dalla lettura di “Nella Vita dei Burattini”, ho ricavato più o meno le stesse sensazioni: l’impressione di trovarmi alle prese con un romanzo dal taglio molto giovanilistico, piacevole e “puccioso”, determinato a mescolare elementi ispirati a “Star Wars” ad altri tipi di suggestioni, tratte da un grande classico della letteratura per l’infanzia.

Nel caso di Wondla, si trattava de “Il Mago di Oz”. Per Klune, il modello di riferimento è, evidentemente, “Pinocchio”. Ma poco cambia, in sostanza…

Sotto altri aspetti, il nuovo retelling di Klune assomiglia un po’ a una trasposizione letteraria di un film della Pixar di fascia media (metti un “Cars” o un “Lightyear”).

Tanto per cominciare, infatti, i personaggi sono un’autentica delizia – soprattutto l’inimitabile Infermiera e il vivacissimo Rambo– e i dialoghi garantiscono una perenne fonte di spasso.

Più in generale, possiamo dire che TUTTE le interazioni fra i membri della famiglia Lawson scaldano il cuore del lettore, scatenando, fin dalle prime pagine, un feroce senso d’attaccamento nei confronti dei protagonisti della storia.

Inoltre, l’estrema (e deliberata) “semplicità” dello stile si sposa bene con il ritmo vivace e spedito della narrazione. Perfino nei momenti più cupi, infatti, è come se dalla scrittura di Klune emanasse un costante senso di leggerezza e di gioia.

Con questo romanzo, Klune dimostra di saper padroneggia (e alla grande!) qualsiasi tecnica narrativa gli balzi in testa di usare. Una capacità che gli permette di intessere una storia briosa, divertente e ricca di verve… nonché di rafforzare la più grande illusione di chi legge: quella di trovarsi al cospetto di una storia dal taglio unico, irripetibile e originale.

Continua a leggere

“L’Immortale”: Fazi annuncia l’edizione italiana di “Deathless” di Catherynne M. Valente


l'immortale - catherynne valente - fazi editore - deathless

L’Immortale” di Catherynne M. Valente arriverà in Italia a partire da giugno 2023, grazie a Fazi Editore (collana Lainya).

E so già che tanti lettori “casuali” non se ne renderanno conto, ma, per un appassionato di narrativa fantastica, questo è uno dei più importanti annunci dell’anno, ragazzi!

Rispetto al 95% degli scrittori di libri fantasy (per adulti, YA o middlegrade), Catherynne M. Valente opera semplicemente su un altro livello! Stilisticamente, tecnicamente e tematicamente parlando, l’autrice americana è considerata da molti alla stregua di un autentico “mostro sacro”.

E non sono in pochi a ritenere “Deathless: L’Immortale” il suo capolavoro. Tant’è che la rivista A. V. Club scrive: «Con questo libro, la Valente fa per la Russia ciò “Jonathan Strange e il Signor Norrell” riesce a fare per l’Inghilterra.»

Un romanzo autoconclusivo, ispirato al folclore russo, che rielabora abilmente la leggenda di Koschei l’Immortale, mescolando storia, romanticismo e mitologia.

Sulla scia di opere fiabesche intramontabili come “L’Orso e l’Usignolo” e “Spinning Silver”…


“L’Immortale”: la trama

Per il folclore russo, Koschei l’Immortale è sempre stato ciò che diavoli e streghe malvage hanno rappresentato per la cultura europea: una figura minacciosa, infida.

Il villain di infinite storie fantastiche, tramandate dal popolo di generazione in generazione.

Ma nessuno aveva mai guardato alla leggenda di Koschei con lo sguardo di Catherynne M. Valente. La sua prospettiva, moderna e trasformativa, trascina l’azione ai tempi moderni, abbracciando molti dei più grandi sviluppi della storia russa nell’arco del ventesimo secolo.

La storia segue la vita della giovane Marya Morevna, mentre si trasforma da brillante figlia della rivoluzione a sposa di Koschei, fino a scatenare quella che potrebbe essere la sua rovina.

Lungo la strada, case staliniane piena di elfi, avventure magiche, segreti e burocrazia, e infiniti giochi di lussuria e potere. Un connubio di storia magica e di storia fattuale, di rivoluzione e di mitologia, d’amore e morte, che riesce a restituire all’antico mito russo uno strepitoso carico di vitalità.



Il “mythpunk”

È stata la stessa Valente a coniare il termine “mythpunk“, a mo’ di battuta. Da allora, l’espressione ha preso piede e si è estesa a indicare un intero sottogenere del fantasy a sfondo mitologico.

Per citare l’autrice di “Deathless”, il “mythpunk” (o punk mitologico) è:

«un ramo della speculative fiction, che inizia nel foclore e nel mito per poi aggiungere elementi di tecniche postmoderne fantastiche: urban fantasy, poesia, storytelling non convenzionale, virtuosismo linguistico, worlbuilding e fantasy accademico.»

L’affidabile TvTropes aggiunge:

«Caratterizzato da un trend barocco multiculturale, da una sessualità alternativa/queer, da bizzarri retelling di fiabe tradizionali, da un mucchio di ansia pervasiva, dalla paura dell’inevitabile cambiamento, da un elaborato simbolismo e da una reinterpretazione radicale, il mythpunk è un movimento cross-mediale.

Sebbene sia stato largamente definito attraverso opere di stampo letterario come i lavori di Andrea Jones su Hook & Jill, dalla serie “Weetzie Bat” di Francesca Lia Block e dalla serie “The Orphan’s Tales” di Catherynne Valente, l’estetica del mythpunk si manifesta spesso anche nella musica (“The Decemberists“), nel cinema (“Il Labirinto del Fauno“), nell’ambito della gioielleria e in altri media.

Continua a leggere

“My Dear Henry”: terrori vittoriani e amori proibiti nel nuovo libro gotico di Kalynn Bayron


my dear henry - kalynn bayron

Il 7 marzo è uscito negli USA “My Dear Henry” di Kalynn Bayron: un romanzo horror M/M, ambientato nella Londra del diciannovesimo secolo e rivolto al pubblico dei giovani lettori.

Il libro, una rivisitazione in chiave moderna de “Lo strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde”, fa parte della collana “Remixed Classics”. La serie, che include per il momento una mezza dozzina di titoli firmati da altrettanti autori, tende a fare dell’inclusività in generale, e della rappresentazione LGBT in particolare, uno dei propri cavalli di battaglia.

Non fa eccezione “My Dear Henry”, un’incursione nelle fuligginose atmosfere vittoriane firmata dall’autrice degli adorabili “Cinderella is Dead” e “This Poison Heart”…


“My Dear Henry”: la trama

Londra, 1885.

Il diciassettenne Gabriel Utterson è appena tornato a Londra. È la prima volta che rimette piede in città, da quando la sua vita – e quella del suo amico più caro, Henry Jekyll – è stata deragliata da uno scandalo che ha condotto alla loro espulsione dalla Scuola Medica di Londra.

Una serie di pettegolezzi circa la vera natura della relazione fra Gabriel e Henry ha seguito i ragazzi per due anni; adesso, per la prima volta, sembra che Gabriel abbia l’opportunità di ricominciare da capo.

Ma Gabriel non ha alcuna intenzione di voltare pagina; non se questo significa rinunciare a Henry. Il suo amico è diventato distante e freddo dopo i disastrosi eventi della primavera trascorsa; le sue lettere, un tempo sporadiche, adesso hanno definitivamente smesso di arrivare.

Disperato (e anche un po’ preoccupato), Gabriel inizia quindi a tenere d’occhio la casa di Jekyll.

È così che si imbatte in Hyde, un giovane uomo dall’aria stranamente familiare, dotato di un fascino magnetico.

Hyde sostiene di essere un amico di Henry, e Gabriel non riesce a fare a meno di ingelosirsi per la loro apparente intimità; soprattutto perché Henry continua a comportarsi come se Gabriel non significasse niente per lui.

Ma il segreto che si nasconde dietro l’apatia di Henry è soltanto la prima parte di un mistero che ha appena iniziato a dipanarsi. Mostri di ogni tipo imperversano nella nebbia di Londra… anche se non è detto che siano tutti a caccia di sangue.



La serie “Remixed Classics”

Oltre a “My Dear Henry”, la serie “Remixed Classics” comprende per il momento i seguenti titoli:

  • A Clash of Steel” di C. B. Lee, un retelling de “L’Isola del Tesoro” scritto dall’autrice del delizioso “Not Your Sideckick”. In questa versione, infusa di elementi tratti dalla mitologia cinese e vietnamita, due ragazze si lanciano in una pericolosa caccia al tesoro a spasso per i sette mari.
  •  “So Many Beginnings” di Bethany C Morrow, un retelling in chiave “all black” del classico di Louisa May Alcott. Mentre altrove infuriano i fuochi della guerra civile, la famiglia March riesce finalmente a mettere radici in un porto sicuro. La colonia dell’isola di Roanoke, infatti, rappresenta una sorta di paradiso per tutte quelle persone che sono riuscite ad affrancarsi dalla schiavitù. E sarà proprio a Roanoke che le quattro sorelle March avranno la possibilità di confrontarsi con tutti i problemi della crescita: amore, amicizia,speranze, conflitti e delusioni.
  • Travelers Along the Way” di Aminah Mae Safi. Il libro narra una differente versione della popolare leggenda di Robin Hood. Ai tempi della Terza Crociata, una banda di emarginati resta invischiata nei giochi di potere della Terra Santa. Due sorelle, in modo particolare, decidono di giocarsi il tutto per tutto, imbarcandosi in una pericolosa missione destinata a fermare i piani espansionistici della cosiddetta “falsa regina”, Isabella…
  • What Souls Are Made Of” di Tasha Suri, autrice dell’indimenticabile “The Burning Throne: Il Trono di Gelsomino” (in uscita in Italia a marzo 2023). “What Souls Are Made Of” è un retelling di “Cime Tempestose” che prova a immaginare cosa sarebbe successo nello Yorkshire del 1786 se, oltre ai guai che avevano già, Catherine e Heathcliff avessero anche potuto rivendicare origini indiane…
  • “Self-Made Boys” di Anna-Marie McLemore, un retelling de “Il Grande Gatsby”. Il protagonista è Nicolás Caraveo, un ragazzo transgender del Winsconsin che, coinvolto in un gioco di intrighi romantici e segreti insospettabili, rischia di rimanere seriamente abbagliato dal glamour della New York degli Anni Venti…
Continua a leggere

“Il Mistero di Penelope”: la recensione del libro fantasy di Claire North


Il Mistero di Penelope - recensione - Claire North

La mia recensione de “Il Mistero di Penelope” non può che iniziare sollevando uno sconcertante interrogativo: com’è possibile che il retelling di Claire North – senz’altro uno dei migliori libri fantasy del 2022 – sia passato così clamorosamente inosservato?

Ovvio, sto facendo riferimento alla versione del testo in lingua originale inglese (“Ithaca”, edizione Orbit).

In realtà, non ho la minima idea di quale possa essere la qualità della traduzione proposta in Italia dalla Newton Compton.

Certo è che “Il Mistero di Penelope” sembra essere sfuggito ai radar della maggior parte dei lettori forti internazionali.

Una lacuna che non mi aspettavo e che, francamente, tende a lasciarmi abbastanza sconcertata.

Voglio dire: tutto quel polverone sollevato in onore di “Circe” di Madeline Millar, e neanche una parola su un retelling ispirato alla mitologia greca che dimostra di riuscire DAVVERO a combinare la tematica del femminismo a una trama impeccabile, a uno stile inconfondibile e a una galleria di personaggi tragicamente tormentati?

Il tutto, senza mai rischiare di scadere nel sentimentale, nei patemi di dubbio gusto o nella banalità supponente di un’insegnante pronta a salire in cattedra?

Sinceramente, Amico Lettore…

Altro che “Mistero di Penelope”!

Stavolta, è proprio questo paradosso, che non sono in grado di spiegarmi…


La trama

La guerra di Troia è finita da anni, ma il re Odisseo non è mai tornato.

Ormai, nella verdeggiante isola di Itaca, gli unici uomini rimasti sono quelli troppo attempati, menomati o immaturi per combattere.

La regina Penelope veglia sulla sua terra al fianco di un consiglio di vegliardi che non si fanno scrupolo a mostrare quanto poco tengano alla sua opinione; dopotutto, dal punto di vista di un antico greco, una donna non vale molto più delle singole parti del suo corpo, e il cervello non fa sicuramente parte dei suoi asset principali.

Eppure, Penelope si muove nell’ombra e intesse in silenzio la sua tela, cercando di proteggere la sua isola dalle mire dei pretendenti che non aspettano altro che di arraffare il potere… a costo di una brutale guerra civile, che potrebbe tranquillamente causare la rovina di Itaca e di tutti coloro che la abitano.

L’ostinata perseveranza della regina, il suo dolore di moglie e di madre incompresa, attira infine l’attenzione di Hera, sferzante dea dei reietti e degli emarginati.

Inizia così una dettagliata rivisitazione – insaporita dall’impareggiabile e caustica voce narrante della Regina degli Dei – di alcuni fra i più celebri episodi mitologici che la cultura occidentale ci abbia tramandato: dalla morte di Agamennone alla cattura di Clittemnestra, passando per l’inganno dell’arazzo mai compiuto e per la ribellione di Telemaco



“Il Mistero di Penelope”: la recensione

Se hai già letto qualcosa di Claire North (autrice di piccole/grandi gemme quali “Le Prime Quindici Vite di Harry August” e “The Sudden Appareance of Hope”), probabilmente hai già una certa familiarità con la forza travolgente della sua personalità.

La voce autoriale della North è un dissacrante ciclone di modernità e consapevolezza storica. Il suo è un tipo di prosa che esige la massima attenzione e, in genere, riesce a ottenerla senza troppo sforzo.

Non si può dire che la North scriva romanzi per signore beneducate, no. O per gente con gli occhi foderati di prosciutto.

La sua penna è una lama; la sua immaginazione, una tela dai bordi spigolosi e affilati. Perfino (e anzi, forse, soprattutto…) nei momenti in cui i suoi mordaci giochi di parole caustici iniziano a intrecciarsi a squisiti slanci di virtuosismo lirico.

La prima idea geniale, quella che basta a differenziare “Il Mistero di Penelope” dalla recente inondazione di retelling simili?

La scelta di affidare la narrazione al personaggio più brillante e sottovalutato di tutti: Hera, la dea che una caterva di secoli di cultura patriarcale hanno cercato di sminuire e relegare ai margini.


La voce della Dea

Hera, quella stessa “signora del focolare” che le correnti classiche hanno deciso di interpretare nel senso più misogino e banale del termine. Ai posteri sia consegnata, dunque, l’effige di una matrona invidiosa, orgogliosa, altera, vendicativa e pronta a subissare di meschinità chiunque (leggi: le donne più giovani e belle di lei) commetta l’errore di ferire la sua vanità.

Che è un po’ – se ci fai caso – il modo in cui l’ipocrita narratore (maschio) medio tende a descrivere le proprie consorti, figlie, sorelle, madri eccetera eccetera.

Bè…

Non la nostra Hera, la Hera dipinta nel libro di Claire North!

Nelle vene di questa dea scorre l’acciaio più puro, combinato a uno spaventoso (e giustificato) quantitativo di veleno.

E, alla fine, sarà proprio lei a riunire intorno a sé una buona parte del resto del pantheon greco femminile (tratteggiato in modo altrettanto provocatorio e interessante) e a spargere i semi di una ribellione divina già sul punto di sobbollire…


Continua a leggere

“The Witch’s Heart: La Leggenda di Angrboda”: trama e data d’uscita del libro fantasy di Genevieve Gornichec


The Witch’s Heart La Leggenda di Angrboda

The Witch’s Heart: La Leggenda di Angrboda” è un romanzo di Genevieve Gornichec ispirato alla mitologia norrena.

Veggenti tormentate, divinità vendicative e amori travagliati si stagliano al centro di un intreccio che i lettori internazionali hanno già dimostrato di apprezzare, e che la scrittrice Alexis Henderson ha descritto come «tanto epico, quanto avvincente».

Ti ricordo che l’edizione originale in lingua inglese di “The Witch’s Heart” è approdata in libreria nel corso del 2021. Soltanto di recente, l’infaticabile Oscar Vault ha annunciato che il libro sarà disponibile anche in italiano, a partire dal 23 febbraio 2023.


The Witch’s Heart: La Leggenda di Angrboda”: la trama

La storia di Angrboda comincia là dove quella di molte altre streghe finisce: con un rogo.

Una punizione da parte di Odino, per aver rifiutato di dispensargli il dono della conoscenza di ciò che accadrà; un fuoco che lascia Angrboda ferita e impotente.

La ragazza decide allora di cercare rifugio nelle profondità della foresta, il più lontano possibile dal mondo civilizzato.

Lì, incontra un uomo che si rivela essere Loki. Ben presto, l’iniziale cautela di Angrboda si trasforma in un profondo e longevo sentimento d’amore.

La loro unione produce tre bambini inusuali, ciascuno dei quali racchiude in sé un destino segreto. Angrboda intende allevarli nel più completo isolamento, per tenerli al sicuro dall’occhio onnipresente di Odino.

Mentre inizia a recuperare il suo dono profetico, Angrboda impara però che un grave pericolo incombe sulla sua vita benedetta – e, forse, sull’intero reame dell’esistenza.

Con l’aiuto della leale cacciatrice Skadi, con cui la strega inizia a stringere un legame sempre più importante, Angrboda dovrà quindi scegliere se accettare il fato che è stato previsto per la sua amata famiglia… oppure ribellarsi, e cercare invece di costruire un nuovo futuro.


Tutti i libri di Genevieve Gornichec

“The Witch’s Heart” (letteralmente, “Il Cuore della Strega”) è stato il libro d’esordio di Genevieve Gornichec; un’autrice che ha studiato presso la Ohio State University, ma che è arrivata a specializzarsi in “vichingologia” tanto quanto è stato umanamente possibile.

Per sua stessa ammissione, sono stati proprio i suoi soggetti di studio – la mitologia nordica e le saghe islandesi – a ispirare la sua scrittura.

Sempre nel 2021, la Gornichec ha inoltre partecipato a una raccolta di “audio-novelle” chiamata “Walk Among Us”, un libro della serie “Vampire: The Masquerade”.

Il suo romanzo breve, “A Sheep Among Wolves”, racconta la tragica storia di una ragazza che sprofonda sempre più nel vortice della depressione e della radicalizzazione… almeno, fino a quando non trova compagnia nelle tenebre.

Il 2023 sarà, invece, l’anno d’esordio del suo attesissimo “The Weaver and the Witch Queen” (“La Tessitrice e la Regina delle Streghe”).

La trama verterà intorno ai destini intrecciati di due donne travolte dal fato e da un profondo vincolo di sorellanza, nel pieno dei tumulti dell’Età Vichinga.

Una protagonista ossessionata dalla ricerca della sorella scomparsa, e l’altra destinata a diventare la strega regina della Norvegia…  mentre, sullo sfondo, le sanguinose incursioni dei guerrieri del Nord continueranno a mettere il mondo a ferro e fuoco.

Continua a leggere