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“Six of Sorrow”: la recensione del libro “witchy” YA di Amanda Linsmeier


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Sospetto che la recensione di “Six of Sorrow”, il nuovo libro horror YA di Amanda Linsmeier, sarà interessante soprattutto per tutti quei lettori millenials affetti da un po’ di sana nostalgia per gli anni Novanta!

Le vibes di questo libro, infatti, richiamano un po’ il film cult “Giovani Streghe“, un po’ “Fear Street: 1994“. E, dal momento che il tema dell’amicizia al femminile è la colonna portante di tutta la storia, ti farà magari piacere che qualcuno ha intravisto anche echi di “Yellowjackets” all’interno di “Six of Sorrow” .

Su quest’ultimo punto, a dire il vero, preferisco non esprimermi: dopotutto, la mia indiscutibile adorazione per il fenomenale show con Melanie Lynskey e Christina Ricci mi porta a pensare che non esista YA sulla terra in grado di reggere il confronto.

Ma posso almeno garantirti questo: “Six of Sorrow” è un horror leggero, avvincente e suggestivo, caratterizzato da un’atmosfera deliziosamente creepy e animato da un discreto cast di protagoniste. Se ami anche uno solo dei titoli citati finora, insomma, le probabilità che il libro si riveli di tuo gradimento sono parecchio alte…


La trama

Per la maggior parte della sua vita, Isabeau e le sue cinque migliori amiche sono state inseparabili. La cosa che rende questo fatto ancora più straordinario? Tutte e sei le ragazze sono nate lo stesso giorno.

A un certo punto, però, qualcosa ha spalancato una crepa nel loro rapporto, e Iz ha perso tutte le sue amiche a parte Reuel, l’unica che si è rifiutata di abbandonarla. Almeno finora.

Perché, la notte del loro sedicesimo compleanno, Iz saluta Reuel e la lascia seduta sul portico di casa sua, dirigendosi a spasso spedito verso la propria abitazione… soltanto per scoprire, la mattina dopo, che Reuel è scomparsa.

Malgrado le ricerche, nessuno riesce a trovare Reuel per due giorni. Quando finalmente torna a farsi viva, la ragazza si trova in un evidente stato di agitazione, delirante e malata, oltre che priva di ogni ricordo relativo alle ore precedenti. Il panico invade Iz: c’è decisamente qualcosa che non va in Reuel. Tuttavia, i medici non riescono a capire esattamente cosa e la situazione non fa che degenerare.

L’unico risvolto positivo è che la faccenda spinge le altre quattro amiche a fare di nuovo cerchio intorno a lei e Reuel. Di colpo, la loro sorellanza appare di nuovo integra e forte. Ma quando un’altra delle ragazze scompare, le amiche sono tutte d’accordo: non può trattarsi di una coincidenza.

Qualcos’altro le lega, al di là del giorno del loro compleanno. Si stanno tutte ammalando. C’è qualcuno – o qualcosa – che le sta aspettando, e che ha intenzione di reclamarle, una dopo l’altra. Così, in fondo al cuore, le ragazze non possono fare altro che ammettere la verità: è soltanto questione di tempo prima che quella cosa riesca ad avere la meglio su di loro.

Perché, se non riusciranno a salvarsi fra di loro, nessun altro sarà in grado di farlo.


“Six of Sorrow”: la recensione

Ho sempre trovato confortante la formularità degli horror: dopotutto, si tratta di uno dei generi più codificati al mondo, dotato di “regole” e convenzioni talmente radicate da essersi trasformate praticamente in una garanzia d’acciaio.

Anche se non sai bene quando aspettarti un jumpscare o quale sarà esattamente la forma che il baobao nascosto nell’armadio della protagonista deciderà di assumere per l’occasione, ci sono una serie di certezze sulle quali sai di poter sempre contare: che l’eroe/eroina ingaggerà una battaglia disperata contro le forze del Male, ad esempio, incarnando quella parte di te che ogni giorno ce la mette davvero tutta, per cercare di sconfiggere i suoi demoni interiori.

O il fatto che verrà guidato nell’impresa da qualche improbabile esorcista/veggente/fattucchiera con curiose velleità da santone. O che il mostro sarà sempre invincibile prima del gran finale. Eccetera, eccetera.

Ecco, su tutti questi tropes consolidati riposa il successo di “Six of Sorrow”: un libro che può vantare sicuramente “Sabrina” e “Charmed” nel proprio patrimonio genetico, ma anche una piccola dose di Sam Raimi, Stephen King e Wes Craven.

Una di quelle storie dal delizioso sapore “halloweeniano”, insomma, particolarmente adatte a chi preferisce assumere la proprio horror dose in formato shakerato – vale a dire, diluito da un pizzico di romance, tanta suspense e qualche goccia di teen drama.

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