“Nona the Ninth”: la recensione del libro fantasy di Tamsyn Muir


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La recensione di “Nona the Ninth” arriva sul blog dopo una settimana di latitanza da questi schermi. Per amor di cronaca, dal mio punto di vista si è trattato di sette giorni di malori, febbre alta ed emicranie spaventose.

Ma, se non altro, il tempo trascorso a letto mi ha dato l’opportunità di riflettere a fondo sul nuovo romanzo di Tamsyn Muir, terzo volume della rivoluzionaria saga “The Locked Tomb”.

Perciò, dopo tanto ponderare, e persino a prescindere dal viscerale pugno emozionale che questo libro è in grado di sferrare, adesso posso finalmente confermarlo in via ufficiale: “Nona the Ninth” è uno dei migliori libri fantasy del 2022, se non il migliore in assoluto…


La trama

Nona ama la sua vita. Anche se, tecnicamente parlando, la sua vita è cominciata soltanto sei mesi fa.

La sua città è sotto assedio. Una gigantesca sfera di luce azzurra minaccia l’orizzonte. E, quel che è peggio, a quanto pare i necromanti delle Nove Case sono sul punto di tornare.

Eppure, nulla di tutto questo riesce a scalfire la tranquilla serenità domestica di Nona: i giorni di scuola con la sua “gang” di amici squinternati, le sue nuotatine notturne, le passeggiate con il cagnolino Noodle, le serate di giochi e lezioni con i suoi tutori speciali (Camilla, Pyrrha e Palamede)…

Almeno, fino a quando le navi dell’Imperatore Immortale non arrivano cingere d’assedio la città, costringendo le forze ribelli del Sangue dell’Eden a imbastire una contromossa. Un piano che potrebbe anche – a sua insaputa – coinvolgere Nona.

Perché Nona potrebbe anche sembrare una ragazzina come le altre. Eppure, sei mesi fa, la nostra eroina si è svegliata nel corpo di una perfetta sconosciuta e adesso sa che, al di là di ogni dubbio, verrà il giorno in cui sarà costretta a restituire ciò che ha preso.

Nona ama la sua vita e le persone che ne fanno parte. Se potesse scegliere, non li lascerebbe andare mai e poi mai.

Ma nulla di buono dura per sempre.

E così, ogni notte, Nona sogna una donna con un teschio dipinto sul viso



“Nona the Ninth”: la recensione

Prima di cominciare, un piccolo avvertimento: non è possibile scrivere una recensione di “Nona the Ninth” senza includere qualche microscopico spoiler inerente ai precedenti capitoli della saga, “Gideon the Ninth” e “Harrow the Ninth”.

Ovviamente, sarà un articolo totalmente spoiler-free dal punto di vista del terzo volume; perciò, se sei in pari con la pubblicazione italiana, leggi pure il resto del post senza temere alcun male.

Prima di tutto, i punti fondamentali.

Ho amato “Nona the Ninth”?

Sì. Assolutamente. Con ogni infinitesimale molecola del mio essere.

Sono felice che l’autrice abbia concesso ai suoi fan (me inclusa) l’opportunità di trascorrere del tempo supplementare nel suo mondo intricatissimo e dark, in compagnia del suo superbo cast di personaggi.

Nonostante questo, penso che “Nona the Ninth” possa essere considerato un (atipico) episodio filler della quadrilogia “The Locked Tomb”?

Mmm… sì, in parte.

Intendiamoci: non esiste che tu possa leggere “Alecto the Ninth” senza passare per “Nona”.

Ma la trama di questo terzo romanzo tende sicuramente a dilatarsi un po’ in alcuni punti, probabilmente per nessun altro motivo al di fuori di quello di rimpolpare la conta delle pagine (attenzione speciale sull’uso del termine “probabilmente”: per quanto ne so, molti di questi elementi apparentemente “superflui” potrebbero rivestire un’importanza vitale nel corso del prossimo volume).

Tuttavia, la cosa più importante di tutte?

Perfino leggere questi capitoli “centrali” più laschi riesce a rivelarsi un’esperienza stimolante, adrenalinica e densa di emozioni. Senza contare il fatto che “Nona the Ninth” svela parecchi misteri relativi al worldbuiling e alla mitologia della saga (ad esempio, l’origine dell’arte della necromanzia), e porta a compimento l’arco di un paio di sottotrame particolarmente care ai fan della saga.


Una storia d’amore, ecologia e cambiamento

Come dice Tv Tropes, “Gideon the Ninth” è un libro incentrato soprattutto sulla difficoltà di formare legami.

“Harrow the Ninth” (a mio avviso, ancora il migliore della saga) affronta il doloroso tema dell’elaborazione del lutto.

“Nona the Ninth”…

Bè, “Nona” è una commedia, drammatica e commovente, sull’amore e la tragica ineluttabilità del cambiamento. L’uno e l’altro arrivano senza farsi annunciare e, proprio come il climax di questo romanzo, a quanto pare hanno il potere di spezzarti il cuore e provare a renderti una persona più degna.

In realtà, sto dando un po’ per scontato il fatto che non staresti leggendo la recensione di “Nona the Ninth”, se non avessi già divorato almeno i volumi precedenti; se è questo il caso, immagino che non avrai bisogno che sia IO a spiegarti l’abnorme quantitativo di lavoro che si nasconde dietro il worldbuidling di questa space opera, o la vasta propensione al citazionismo centrifugo post-moderno manifestata dall’autrice (dall’epopea di Gilgameš a Final Fantasy VII, passando per “Wake me up inside” degli Evanescence e la Bibbia di Re Giacomo…).

Né ti sarà sfuggito il modo, impeccabile ed esuberante, in cui Tamsyn Muir continua a scivolare dalla sua spiccata vena goliardica-demenziale a una erudita/tragico-esistenziale, praticamente senza soluzione di continuità.


Come scrivere speculative fiction, dicendo addio a cliché e infodump

Tuttavia, nel caso in cui tu non avessi ancora letto “Gideon” e “Harrow”, ti basti sapere questo: Tamsyn Muir non ha la più pallida idea di cosa sia un infodump, e questo è sicuramente uno dei fattori che contribuiscono a rendere la sua opera così magnetica e irresistibile.

Tamsyn Muir, infatti, non si prende mai la briga di SPIEGARE nulla. Lei ti MOSTRA tutto.

I personaggi rivelano le loro motivazioni, i loro obiettivi e le loro personalità esclusivamente attraverso i dialoghi e le loro azioni.

L’ambientazione, quindi, prende praticamente vita davanti ai tuoi occhi, soprattutto per i seguenti motivi:

  1. L’autrice conosce il mondo della sua storia talmente in profondità, in maniera così capillare, da non avvertire alcuna necessità di rifilarti una sfilza di spiegoni. Da’ semplicemente per scontato che i suoi lettori siano svegli quanto lei e pronti a seguirla fino alla fine del cosmo. Questa è una cosa di lei che ammiro profondamente, perché è sinonimo di rispetto;
  2. Ambientazione e personaggi nascono (e si sviluppano) in modo tale da risultare totalmente imprevedibili e privi di cliché. E’ come se Harrow, Nona, Gideon e gli altri portassero il marchio “Muir” stampato addosso: e non esiste che tu possa rischiare di confonderli per il frutto dell’opera di qualcun altro…

Abbattendo ogni singola convenzione

Il che ci riporta alle altre due cose che mi preme citare all’interno di questa recensione di “Nona the Ninth”: il punto di vista e la voce dell’autrice.

A prescindere da quanto possano pensarne i suoi detrattori, Tamsyn Muir ha una voce autoriale inconfondibile, trascinante e ricca di vitalità. Io la adoro, ad altri può non piacere, ma stavolta ho tutte le intenzioni di sbilanciarmi: questa donna sa scrivere, e il 90% della gente pronta a sostenere il contrario ha un serio bisogno di farsi un esame di coscienza.

Giorni fa, mi è capitato di leggere, nel contesto di un’intervista rilasciata al sito “The Portalist“, le seguenti parole:

«To see readers—of all genders, not just men—saying my characters were dislikable for not conforming more closely to our ideals of how girls ought to behave. That stung a lot more than I’d expected it to.»

Tamsyn Muir

Devo dire che è una cosa che disturba profondamente anche me. Se qualcuno mi avesse dato cinquanta centesimi per ogni volta che mi è capitato di sentire un lettore (italiano, nel mio caso) lamentarsi del fatto che Gideon sia troppo “sboccata/mascolina/volgare/irruenta”, o Harrow eccessivamente “fredda/saputella/acida/introversa ecc”, bè…  difficilmente avrei potuto versare una caparra per un appartamento in centro, ma stai pur sicuro che sarei riuscita a togliermi qualche sfizio!

Perciò, meglio mettere i puntini sulle “i”: in “Nona the Ninth”, il concetto di “Genderfuckery” (espressione che ho scoperto leggendo la recensione di Natalie Zutter su Tor.com) riesce a raggiungere vette di splendore ineguagliate.

E trovo che questa sia – come forse direbbe Nona – semplicemente una delle cose più fantastiche del mondo!


Verso la fine

Il punto di vista di Nona offre una chiave di lettura (quasi) completamente nuova sugli eventi che abbiamo già seguito, e su quelli ancora in attesa di svolgersi. La prospettiva di una ragazzina che non ha mai conosciuto altro che innocenza e affetto (e perciò, l’opposto di Harrow), e che ha scelto l’opzione della gentilezza e dell’empatia a quelle dell’aggressività e del sarcasmo (e perciò, l’opposto di Gideon).

Il mistero che circonda la sua identità rappresenta uno degli elementi più stimolanti della narrazione, se non proprio il suo cuore pulsante.

In realtà, è piuttosto semplice affezionarsi a Nona.

I suoi amici tendono a considerarla – senza malizia – un po’ come la “sempliciotta” della compagnia, e Nona non ha assolutamente nulla da contestare: a lei basta sentirsi la più bella e la più cool del gruppo.

La sua ingenuità la rende una protagonista buffa e squinternata, ma, ovviamente, nel suo personaggio si nasconde una profondità che il lettore comincerà a intravvedere soltanto in maniera graduale. Mille sfumature nascoste fra le pieghe del testo, insomma, indubbiamente in grado di giustificare pienamente l’esistenza di un libro che no, non era stato programmato… ma che assicurerà la delizia di qualsiasi fan.

Ora..

Il prossimo libro, “Alecto the Ninth”, sarà l’ultimo. Mi si stringe un po’ il cuore a queste parole, ma, al tempo stesso, non vedo l’ora di mettere le mani sull’ultimo capitolo!

“Nona the Ninth” è stato uno dei libri fantasy più attesi dell’autunno 2022. Anche nel caso di “Alecto”, ci sarà da aspettare; un annetto abbondante, o giù di lì.

Ma, in fondo, non è forse vero, che parte della gioia di un’esperienza si nasconde nell’attesa?


“Nona la Nona”, edizione italiana di “Nona the Ninth”, ti aspetterà in libreria a partire dal 18 luglio 2023. Puoi già acquistare su Amazon il libro fantasy più atteso dell’estate!


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione di “Nona the Ninth”?

Hai già letto qualcosa di Tamsyn Muir? 🙂


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2 pensieri su ““Nona the Ninth”: la recensione del libro fantasy di Tamsyn Muir

  1. Ilaria

    Ottima recensione! Soprattutto perché non contiene spoiler e ha la giusta quantità di particolari che possano invogliare alla lettura di questo romanzo e soprattutto dei due che lo precedono! Ho adorato la Muir e sto attendendo con grande impazienza la traduzione di “Nona la Nona”, perché la mia dimestichezza con la lingua inglese non è tale da permettermi una lettura scorrevole e senza inciampi. Inoltre, la traduzione di Francesca Crescentini è impagabile.

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    1. Simona di Virgilio Autore articolo

      Ti ringrazio moltissimo, Ilaria! ^^

      Ho sempre sentito parlare benissimo delle traduzioni di Francesca Crescentini, tant’è che progetto (a serie terminata) di rileggere l’intera quadrilogia anche in italiano.
      Anche perché di Tamsyn Muir, ormai, ho letto – e amato – praticamente tutto. Il mio sogno segreto è di vedere un giorno arrivare in traduzione anche “Princess Floralinda and the Forty-flight Tower”, un divertentissimo retelling della fiaba di Raperonzolo che i fan di “Gideon”, secondo me, non potranno fare a meno di adorare…

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