Archivi tag: LGBT

“The Society for Soulless Girls”: la recensione del dark academia di Laura Steven


the society for soulless girls recensione - laura steven

Dedichiamo l’articolo di oggi alla recensione di “The Society for Soulless Girls”, di Laura Steven.

Un divertente dark academia in salsa YA, che si presta a incarnare – almeno in parte – un retelling de “Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde” di Robert Louis Stevenson.

Con tanto di declinazione saffica e una sana, giustificatissima, irriverente dose di rabbia femminile


La trama

Dieci anni fa, quattro studentesse hanno perso la vita negli infami omicidi della Torre Nord, presso l’esclusivo collegio artistico Carvell.

Da quel giorno, la Carvell è stata costretta a chiudere i battenti.

Ma, dal momento niente è destinato a durare per sempre, adesso l’amministrazione ha deciso di riaprire le porte, e l’impavida studentessa Lottie è determinata a scoprire la verità che si nasconde dietro quegli atti criminosi.

Quando la sua compagna di stanza, Alice, si imbatte in un sinistro rituale in grado di dilaniare l’anima di una persona e di risvegliare i suoi istinti più bestiali, la Torre Nord reclama un’altra vittima.

Riuscirà Lottie a svelare i misteri della scuola, e a evitare che un passato così denso di ombre e di sangue possa ripetersi?

E Alice, potrà mai invertire il rituale, prima che il suo mostruoso alter ego la consumi completamente?

E sarà mai possibile, per tutte e due, smettere di flirtare impunemente per quindici secondi filati, e riuscire effettivamente a combinare una qualsiasi di queste cose?!



“The Society for Soulless Girls”: la recensione

Ho iniziato a leggere “The Society for Soulless Girls” senza grandi aspettative.

Non posso più negarlo: le parole “dark academia”, ormai, tendono a evocare nella mia mente soltanto immagini di polverose biblioteche dalle tonalità color seppia e di piagnucolosi ragazzini in toga segretamente innamorati del proprio migliore amico (grrr… azie, Rebecca Kuang!).

Dal momento che non ho ancora imparato a rinunciare a un libro gotico con componente f/f, ho deciso che avrei comunque concesso un’opportunità al romanzo della Steven.

Per appurare che il suo “The Society for Soulless Girls” non ha nulla a che spartire con questi elementi così temuti. E che i termini “polemico” e “lamentoso” non rientrano assolutamente nel novero degli aggettivi con cui potrebbe essere descritto.

Una felice scoperta, quindi, che ha avuto il potere di scaraventarmi fra le pagine di una storia grintosa, dark, ben strutturata e scritta con intelligenza.

Una narrazione ricca di verve e di macabro umorismo nero, quella della nostra Laura Steven. Corredata, fra l’altro, da una frizzante vena di nostalgia Anni Novanta e da un ritmo che tende a incagliarsi giusto un po’ in alcuni punti.

E se è vero – come è vero – che gli elementi ispirati al già citato classico della letteratura ottocentesca sono così sottili da rasentare quasi una pura eccentricità, l’originalità della storia riesce a livellare queste apparenti discrepanze con invidiabile disinvoltura.

E cos’è che tiene insieme così bene tutti questi tasselli del racconto?

Bè, sicuramente le tematiche.

Ribellione, lotta al patriarcato e repressione della rabbia si collocano in pole position. Anche perché, per citare l’autrice: «i tempi sembrano maturi, a questo punto, per parlare della dualità della natura umana anche dal punto di vista femminile

L’inquietante immaginario della Steven, dal canto suo, risulta squisitamente compatibile con questo obiettivo. E, già che ci sono, porrei l’accento anche sulla capacità dell’autrice di restare continuamente “sul pezzo”, senza scadere nella facile retorica o nella semplice banalità da pubblicità progresso tipica di altri autori.


Love your monster

Sull’altro piatto della bilancia, ci confrontiamo, invece, con due eroine gradevoli – ma tutt’altro che indimenticabili – e con un trope romantico (l’immortale “grumpyXsunshine”) che avrebbe potuto ambire a qualcosa di più.

Ho letto da qualche parte che, in occasione dell’imminente uscita USA di “The Society for the Soulless Girls”, Laura Steven sottoporrà il testo a un intenso giro di revisione. L’editing sarà finalizzato soprattutto al miglioramento dell’elemento romance e della qualità dei dialoghi (leggi: banter).

Un’ottima notizia, per quanto mi riguarda.

Per carità, Lottie e Alice sono due personaggi abbastanza “shippabili” così come sono…

Ma non c’è dubbio: l’aggiunto di scene e momenti “particolari” fra di loro potrebbe portare a dei grandi benefici, soprattutto dal punto di vista dello sviluppo dei rispettivi archi narrativi.


Continua a leggere

“A Lesson in Vengeance” in italiano: 3 ottimi motivi per leggere il libro di Victoria Lee (e 1 per non farlo)


a lesson in vengeance in italiano- victoria lee

La mia recensione di “A Lesson in Vengeance” è disponibile sul “Laumes’Journey” già da qualche tempo. Tuttavia, dal momento che la Mondadori ha appena annunciato la sua intenzione di pubblicare la traduzione italiana del thriller per ragazzi di Victoria Lee, ho pensato bene di tornare a spendere due parole sull’argomento.

Ami il dark academia? Ti piacciono le storie oscure e conturbanti, i personaggi moralmente ambigui e le love story appassionatamente, morbosamente tossiche?

Allora preparati a incontrare Felicity e Ellis, e a esplorare insieme a me tre ottime ragioni per leggere “A Lesson in Vengeance”! 😀


La trama

Dopo la tragica morte della sua ragazza, Felicity Morrow torna alla Dalloway School per finire il suo ultimo anno di scuola.

Le assegnano perfino la sua vecchia stanza alla Godwin House, l’esclusivo dormitorio che, stando alle voci del corpo studentesco, potrebbe essere infestato dagli spiriti di cinque ragazze che frequentavano la Dalloway.

Studentesse che, secondo alcuni, erano streghe.

La stregoneria, del resto, è incisa nel tessuto stesso del passato della Dalloway. La scuola non ne parla, ma le ragazze lo fanno. E, nelle stanze segrete e negli angoli bui, si radunano ancora per seguire il loro esempio.

Prima che la sua ragazza morisse, anche Felicity era attratta da quest’oscurità. Adesso, però, è determinata a lasciarsi alle spalle tutte queste brutte storie.

Certo, più facile a dirsi che a farsi, quando la storia occulta della Dalloway sembra annidarsi dappertutto. E quando la nuova arrivata non intende permetterle di dimenticare.

È il primo anno di Ellis Haley alla Dalloway. Romanziera di successo a soli diciassette anni, Ellis è eccentrica, carismatica e brillante, e Felicity non riesce a liberarsi dall’ineluttabile senso di attrazione che continua a spingerla verso di lei. Così, quando Ellis le chiede di aiutarla a fare ricerche sul passato della Dalloway per il suo secondo libro, Felicity non riesce a dirle di no.

Non appena la storia inizierà a ripetere se stessa, Felicity dovrà confrontarsi, una volta ancora, con l’oscurità che si annida nella scuola… e dentro di lei.


3 eccellenti motivi per leggere “A Lesson in Vengeance” di Victoria Lee (e 1 per non farlo)

  • L’incredibile complessità morale delle protagoniste

La componente psicologica è uno degli elementi più notevoli e accattivanti di “A Lesson in Vengeance”.

Sia messo agli atti: né Felicity, né Ellis, a parer mio, tendono a qualificarsi esattamente come dei mostri di simpatia.

Ma Victoria Lee costruisce le loro personalità con un’invidiabile livello di abilità, dando vita a due poli magnetici in grado di esercitare un fortissimo ascendente sull’immaginazione del lettore. La loro immediata connessione, basata su un complesso meccanismo di attrazione-repulsione, risulta viscerale e credibilissima.

Una voragine che è quasi un buco nero; una ferita grigio-scura, in grado di incoraggiare chi legge a formulare ipotesi bizzarre e porsi domande angoscianti.

Insomma, la sinossi dell’edizione originale del libro parla di “romance pericoloso”, e… per una volta, ammettiamolo, non si tratta affatto di un’esagerazione!


  • L’innegabile fascino dell’atmosfera

A metà strada fra gotico e thriller, “A Lesson in Vengeance” potrebbe essere la lettura perfetta per chiunque abbia amato il film “The Pale Blue Eyes: I Delitti di West Point”.

L’intreccio, seppur imbrigliato da un paio di scelte narrative che reputo eccessivamente “scolastiche”, si dimostra abbastanza solido nelle sue parti.

Ma è l’atmosfera l’elemento del romanzo che convince di più: la capacità di Victoria Lee di sfruttare tutte le potenzialità insiste nell’estetica del dark academia a proprio vantaggio, costringendo ripetutamente il lettore a confrontarsi con gli inquietanti sussurri e giochi d’ombra che si rincorrono nei corridoi della sua cupa ambientazione.

Fra un dotto riferimento a un grande classico della letteratura dell’Ottocento e un’ambigua apparizione, insomma, la tensione cresce a dismisura, evocando ombre e sospetti imprevedibili nella mente delle ragazze… e del pubblico.


Continua a leggere

“Witch King”: la recensione del libro fantasy di Martha Wells


witch king recensione - martha wells - libro fantasy

Sospetto che la recensione di “Witch King”, libro fantasy di Martha Wells, assumerà dei toni un po’ dolceamari.

Nel senso che, per quanto io abbia amato alcuni aspetti della narrazione – personaggi, worldbuilding e sistema magico sopra ogni cosa – ammetto di aver trovato la lettura abbastanza faticosa.

Una struttura inutilmente arzigogolata e un cast di comprimari che si estende da qui a Capo di Buona Speranza contribuiscono ad accrescere il senso di smarrimento del lettore, compromettendo la sua capacità di gustarsi la storia e frustrando – ahimè – i suoi tentativi di stringere una connessione più profonda con il protagonista e i suoi alleati…


La trama

Dopo essere stato assassinato – la sua coscienza dormiente e del tutto inconsapevole dello scorrere del tempo mentre giace all’interno di un’elaborata trappola acquatica – il demone Kai si sveglia e poggia gli occhi su un mago minore.

Uno che sta tentando di imbrigliare la magia di Kai a proprio vantaggio. Un tentativo  che non è destinato a finire bene.

Ma perché Kai è stato imprigionato, in primo luogo? Cosa è cambiato nel mondo, dal giorno del suo omicidio? E perché, durante la sua assenza, la Coalizione del Mondo Nascente sembra aver acquistato un’influenza così spropositata?

Per scoprire le risposte ad almeno alcune di queste domande, Kai dovrà radunare attorno a sé i suoi alleati e sguinzagliare tutta la magia a sua disposizione.

A dire la verità?

Le risposte che troverà, rischieranno di non piacergli affatto…


“Witch King”: la recensione

“Witch King” segna il ritorno al fantasy di Martha Wells, un’autrice che si è affermata presso il pubblico internazionale grazie alla pubblicazione della fortunata saga sci-fi “Murderbot: I diari della macchina assassina”.

Cosa dire? Dopo aver letto il suo nuovo libro, non posso (né sentirei il desiderio di) mettere in discussione la straordinaria vena creativa della Wells. O la sua capacità di plasmare mondi unici e incredibilmente affascinanti, misteriosi e originali.

Ciò premesso…

Può darsi (il condizionale è d’obbligo, dal momento che non ho mai letto “Murderbot”…) che questa notevole autrice americana sia più portata per il versante fantascientifico della speculative fiction.

Questo spiegherebbe, a mio avviso, le numerose difficoltà riscontrate durante la lettura di “Witch King”.

Che i lettori hardcore di sci-fi vantino un livello di tolleranza naturalmente più alto nei confronti di cose come esposizione, descrizioni statiche e infodump, del resto, è un fatto conclamato.

Ma io? Per tutta la parte centrale del libro, ammetto di aver fatto seriamente fatica a concentrarmi.

Affermo questo, nella piena consapevolezza degli svariati livelli di grandiosità che il nuovo lavoro della Wells riesce a raggiungere in altri campi.

Dal punto di vista della profondità del worldbuiling o del sistema magico, ad esempio “Witch King” potrebbe (quasi) essere in grado di rivaleggiare con la brillante vena creativa di Tamsyn Muir nei suoi “Gideon”, “Harrow” e “Nona la Nona”.

Mentre il protagonista del romanzo, il demone/stregone Kai, risulta abbastanza affascinante e complesso da riportare alla mente alcune fra le creature più vivaci e magnetiche nate dalla penna N. K. Jemisin.

E chi mi conosce bene, lo sa perfettamente…

Non mi permetterai mai di tirare in ballo il nome di Nora K. invano…!


Un paradosso bizzarro

Facciamo il punto della situazione, e proseguiamo la nostra recensione di “Witch King” fornendo una piccola precisazione.

Ho parlato, prima, di una struttura “inutilmente arzigogolata”.

Che cosa intendevo dire?

Bè, innanzitutto, devi sapere che il libro segue due diverse linee temporali: prima e adesso. Il filone narrativo ambientato nel passato serve a giustificare le azioni compiute da Kai e dai suoi compagni nel presente. E, ovviamente, anche a fornire un po’ di agognato contesto.

Alla faccia dei suoi quattordicimila spiegoni, infatti, la Wells è un’autrice che ama evidentemente stimolare le capacità deduttive dei suoi lettori. L’inizio del viaggio è sicuramente caotico, una commistione di elementi fantastici e/o altamente caratterizzanti dovuta al fatto che, tanto per rendere l’intreccio un po’ più convoluto, ovviamente la narrazione comincia in medias res, dando una miriade di cose per scontate.

Un bel paradosso, eh?

Sì, perché, in realtà, potresti ritrovarti tranquillamente a leggere quattro paragrafi pieni zeppi di informazioni sui capi di vestiario tipici del popolo di X della terra di Y, senza per questo avere la più pallida idea di chi diavolo siano gli X, cosa stiano facendo o cosa accidenti c’entrino nella nostra storia.

Continua a leggere

“All the Dead Lie Down”: la recensione del libro gotico di Kyrie McCauley


all the dead lie down recensione - kyrie mccauley

Riprendiamo le trasmissioni con la recensione di “All the Dead Lie Down”, avvincente libro gotico per ragazzi di Kyrie McCauley.

Una storia d’amore, morte, traumi e redenzione che ricorda tantissimo la straordinaria miniserie di Mike Flanagan “The Haunting of Bly Manor”.

Un romanzo in grado di giocare con tutti i trope del genere e di regalare al lettore una lunga serie di sospiri, brividi e palpitazioni, basato su una solidissima atmosfera e su un ottimo cast di personaggi al femminile.


La trama

Da qualche giorno, Marin Blythe è rimasta completamente sola. Dopo che un terribile incidente ferroviario le ha strappato l’unico genitore, infatti, la ragazza non dispone più di connessioni o mezzi di sostentamento, e non sa più che pesci pigliare.

Almeno fino a quando non riceve un invito a sorpresa da Alice Lovelace – un’acclamata scrittrice di libri horror, nonché vecchia amica d’infanzia di sua madre. Alice offre a Marin una posizione da tata presso Lovelace House, l’antica magione della sua famiglia, situata sulle affascinanti e isolate coste del Maine.

Marin non riesce a credere alla sua fortuna. Dopo aver accettato, si ritrova quindi a badare alle peculiari figliolette di Alice: Thea, una bambina che ha il bizzarro hobby di seppellire le proprie bambole, e Wren, che sembra determinata a fare tutto ciò che è in suo potere per mandare via Marin.

E poi Evie Hallowell, la figlia più grande di Alice, viene espulsa dalla sua accademia e torna a casa a sua volta. Evie è tanto strana quanto le sue sorelle; anzi, forse addirittura di più. Eppure, la sua eterea bellezza e il suo comportamento magnetico attraggono Marin come una calamita.

Tuttavia, mentre Marin inizia ad ambientarsi, l’ansia che da sempre la tormenta inizia a impennarsi in un picco vertiginoso. Perché una serie di uccellini morti prende a comparire sul davanzale della sua finestra. Gli scherzi delle bambine, prima così innocenti, iniziano a prendere una piega sinistra.

E qualcosa di pericoloso si aggira nei boschi, lasciandosi alle spalle una scia di animali mutilati.

Non va tutto bene, a Lovelace House: presto, Marin dovrà svelare i segreti della casa, o rischiare di finire completamente consumata dal suo oscuro passato.



“All the Dead Lie Down”: la recensione

Il mio riferimento all’adattamento televisivo de “Il Giro di Vite” di Henry James non è stato casuale.

In effetti, l’affinità fra i due titoli non si limita neanche agli aspetti più evidenti.

Certo, l’odissea di Marin assomiglia moltissimo a quella di Dani Clayton, l’intrepida e tormentata eroina del popolare show targato Netflix. Inoltre, anche in “All the Dead Lie Down” possiamo trovare una coppia di bambini/e che continua a danzare sulla sottile linea di confine che separa “l’adorabilmente eccentrico” dal “maledettamente inquietante”.

E l’appassionata storia d’amore saffica al centro dell’intreccio del romanzo di Kyrie McCauley echeggia sicuramente quella (indimenticabile) fra Dani e Jamie nella suddetta miniserie.

Ma credo che il legame fra i due titoli, in realtà, si estenda in maniera anche più profonda di così.

Tanto per cominciare, anche “All the Die Lie Down” rappresenta un lungo, lunghissimo slow burn, una malinconica e struggente riflessione sui temi dell’elaborazione del lutto e della perdita.

La componente sentimentale, dal canto suo, svolge un ruolo di primo piano ed è portata avanti in maniera convincente e ricca di pathos: vale a dire, rispettando in pieno le convenzioni del proprio genere di riferimento.

Tuttavia, neanche la bellissima love story ha il potere di mettere in ombra la tempestosa e cupa atmosfera, o la complessa caratterizzazione psicologica dei personaggi.

Crimson Peak” incontra “Pet Cemetery”, con un pizzico de “La Notte dei Morti Viventi” e “La Figlia di Rappaccini“.

Il tutto, chiaramente, rielaborato secondo il gusto YA e filtrato da uno stile estremamente scorrevole e alla portata di chiunque.


Continua a leggere

“Nella Vita dei Burattini”: la recensione del libro di T.J. Klune


nella vita dei burattini recensione - t j klune libro

La mia recensione di “Nella Vita dei Burattini” si basa sull’edizione originale del romanzo di T. J. Klune, “In The Life of Puppets”.

Non avevo mai letto nulla dell’autore de “La Casa sul Mare Celeste”. Eppure, la miriade di commenti positivi disponibile in rete mi ha sempre fatto ben sperare.

Unisci a tutto questo la mia innegabile passione per i retelling – “Nella Vita dei Burattini” è una rivisitazione in chiave futuristica del “Pinocchio” di Carlo Collodi – e sicuramente capirai perché stavolta non avevo nessuna speranza di resistere…


La trama

In uno strano, piccolo complesso di edifici arroccato sulla cima di un gruppo di alberi, vivono tre creature meccaniche e un giovane umano.

Il capofamiglia è l’androide inventore Giovanni Lawson; gli altri robot sono l’Infermiera Ratchet, una macchina piacevolmente sadica che ama dispensare punture e minacce di ogni genere ai suoi pazienti, e un piccolo aspirapolvere senziente di nome Rambo, perennemente affamato di amore e attenzione.

E poi c’è Victor, un ragazzo che ha ereditato il talento del padre per ogni genere di cosa meccanica e che condivide in pieno il suo amore per la tecnologia e le nuove scoperte.

Insieme, i quattro compongono una bizzarra, isolata, felicissima famigliola.

Il giorno in cui Viv salva e ripara un nuovo androide – l’unica designazione leggibile sulla sua etichetta riporta semplicemente le lettere “HAP” – segna ufficialmente la fine dell’idillio e l’inizio di un nuovo cammino per Victor e i suoi amici.

Perché nel passato di Giovani si nascondono segreti violenti, oscuri ricordi rievocati dalla mera presenza di Hap.

E poi Victor e Hap, senza volerlo, segnalano la posizione del rifugio di Gio all’Autorità che governa la mente di tutte le creature meccaniche. L’inventore viene catturato e riportato nel suo vecchio laboratorio, nel cuore della labirintica Città dei Sogni Elettrici.

Per salvarlo, Vic e il resto della banda dovranno imbarcarsi in un lungo e pericoloso viaggio attraverso una terra che sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle il significato della parola “umanità”.



“Nella Vita dei Burattini”: la recensione

Nel lontano 2011, mi è capitato di leggere “Alla ricerca di Wondla” di Tony DiTerlizzi (illustratore de “Le Cronache di Spiderwick” di Holly Black).

Dalla lettura di “Nella Vita dei Burattini”, ho ricavato più o meno le stesse sensazioni: l’impressione di trovarmi alle prese con un romanzo dal taglio molto giovanilistico, piacevole e “puccioso”, determinato a mescolare elementi ispirati a “Star Wars” ad altri tipi di suggestioni, tratte da un grande classico della letteratura per l’infanzia.

Nel caso di Wondla, si trattava de “Il Mago di Oz”. Per Klune, il modello di riferimento è, evidentemente, “Pinocchio”. Ma poco cambia, in sostanza…

Sotto altri aspetti, il nuovo retelling di Klune assomiglia un po’ a una trasposizione letteraria di un film della Pixar di fascia media (metti un “Cars” o un “Lightyear”).

Tanto per cominciare, infatti, i personaggi sono un’autentica delizia – soprattutto l’inimitabile Infermiera e il vivacissimo Rambo– e i dialoghi garantiscono una perenne fonte di spasso.

Più in generale, possiamo dire che TUTTE le interazioni fra i membri della famiglia Lawson scaldano il cuore del lettore, scatenando, fin dalle prime pagine, un feroce senso d’attaccamento nei confronti dei protagonisti della storia.

Inoltre, l’estrema (e deliberata) “semplicità” dello stile si sposa bene con il ritmo vivace e spedito della narrazione. Perfino nei momenti più cupi, infatti, è come se dalla scrittura di Klune emanasse un costante senso di leggerezza e di gioia.

Con questo romanzo, Klune dimostra di saper padroneggia (e alla grande!) qualsiasi tecnica narrativa gli balzi in testa di usare. Una capacità che gli permette di intessere una storia briosa, divertente e ricca di verve… nonché di rafforzare la più grande illusione di chi legge: quella di trovarsi al cospetto di una storia dal taglio unico, irripetibile e originale.

Continua a leggere

“Ravensong”: la recensione del libro urban fantasy di Cayla Fay


ravensong recensione - cayla fay

La recensione di “Ravensong” di Kayla Fay?

Una parte di me non vedeva l’ora di scriverla. Perché, dal mio punto di vista, questo libro nasconde qualcosa di speciale, ragazzi!

Il mio è il tipo di entusiasmo che non ha nulla a che spartire con la costruzione della trama, la padronanza delle tecniche narrative o la profondità del building.

No, il punto è un altro: una qualità strettamente legata al fattore nostalgia!

E, dal momento che, per una volta, la cosa non è riconducibile tanto a “I Goonies” né ad altre (per quanto piacevoli) frivolezze Anni Ottanta, quanto ai dialoghi semi-demenziali e all’assurda “cringiness” tipicamente Anni Novanta di “Buffy: L’Ammazzavampiri”, posso ben dire di essermi lasciata travolgere dalle divertenti atmosfere di questa adrenalinica commedia YA a tinte sovrannaturali.


La trama

Neve ha trascorso tutte le sue vite all’insegna di un unico scopo: difendere il mondo mortale dalle legioni di demoni che minacciano di traboccare qui direttamente dall’Inferno.

Al suo fianco, soltanto le sue sorelle maggiori, com’è stato dall’inizio del tempo. Perché Neve è una Morrigan e, insieme alle altre due ragazze, compone una triade di divinità della guerra irlandesi.

Solo che, in questa particolare vita, Neve è anche un’adolescente travolta dalle incombenze della scuola. Una che non avrà accesso ai suoi pieni poteri fino a quando non avrà compiuto diciotto anni.

In realtà, Neve conta i giorni che la separano dalla sua piena ascensione. Non desidera altro che di potersi liberare da ogni finzione umana, trasformandosi finalmente nella creatura potente e intoccabile che è sempre stata destinata a diventare.

Fino a quando non si imbatte in Alexandria. Una ragazza squinternata e chiacchierona, che rappresenta il suo esatto opposto e che sembra determinatissima a costringere Neve ad abbracciare una parvenza di adolescenza normale. Il tutto, mentre viene tormentata, a sua volta, da una schiera di demoni… intesi in senso sia figurato, che letterale!

Mentre le due cominciano ad avvicinarsi, Neve decide che l’umanità – e, forse, l’amore – non è una cosa poi tanto detestabile, dopotutto.

Ma questo serve soltanto a rendere la situazione ancora più pericolosa, nel momento in cui realizza che qualcosa, all’Inferno, non vede l’ora di mettere le grinfie su Alexandria.

E spetterà a Neve e alle sue sorelle il compito di salvarla, prima che il passato di Alexandria arrivi a pareggiare i conti con tutta la città…



“Ravensong”: la recensione

Come avrai intuito, il romanzo di Cayla Fay è pieno di riferimenti alla mitologia celtica.

La figura della Morrigan mi ha sempre affascinato, in tutta la sua complessa mitologia a base di vita, distruzione, morte e rinascita. Per cui, mi sono avventata su “Ravensong” in preda a una curiosità a dir poco insaziabile!

In realtà, non sapevo bene cosa aspettarmi. Una storia di formazione in salsa mitologica? Un romance camuffato da libro d’avventura? Non potevo esserne sicura, dal momento che le poche recensioni di “Ravensong” scovate in rete non si sono dimostrate particolarmente generose, in materia di dettagli.

Per cui, alla fine, ho semplicemente letto il libro, e…

Bè, vuoi sapere cosa ho trovato? Una storia per ragazzi dal taglio brioso, scorrevole e avvincente. Una commedia ricca di humor, scoppiettanti riferimenti alla cultura pop e personaggi talmente improbabili da riuscire a rubarti immediatamente il cuore.

Una sorta di via di mezzo, se riesci a immaginarla, fra la compianta serie tv “First Kill” e i romanzi della saga di “Percy Jackson”…


Crazy and campy

Come sempre, parlando di un discendente diretto di “Buffy”, le parole “campy horror” non echeggiano mai troppo lontane. Ma, ovviamente, “Ravensong” rientra perfettamente nella categoria di urban fantasy, con il suo pantheon di divinità segrete e la sua continua sovrapposizione fra il mondo fantastico e quello “reale”.

La trama del libro di Cayla Fay non è particolarmente elaborata, ma riesce comunque a garantire un paio di momenti d’alta tensione e una caterva di sequenze d’azione.

La scrittura non è impeccabile, e sicuramente il romanzo si trascina dietro parecchi difetti costitutivi tipici di ogni romanzo d’esordio (eccessiva tendenza all’esposizione, infodump, una certa tendenza a giocarsi le carte migliori nei momenti sbagliati ecc).

Eppure, a mio avviso, l’inconfutabile umanità dei personaggi, gli ottimi dialoghi e l’eccellente arco narrativo di Neve riescono a far sì che il lettore superi questi elementi senza troppa difficoltà.


Continua a leggere

“A Day of Fallen Night”: la recensione del sontuoso libro fantasy di Samantha Shannon


a day of fallen night - recensione - samantha shannon

Ed è finalmente giunto il momento di dedicare un po’ di spazio alla recensione di “A Day of Fallen Night”, aka “Un Giorno di Notte Cadente“, il nuovo romanzone fantasy di Samantha Shannon!

Il prequel de “Il Priorato dell’Albero delle Arance” è sempre stato uno degli epic fantasy più attesi del 2023. E a buon ragione, direi!

Si tratta senz’altro di una delle uscite imprescindibili di quest’anno; un libro destinato a far parlare di sé per parecchio tempo a venire.

Un lunghissimo, struggente “slow burn”, che non ha paura di confrontarsi con le più scottanti tematiche d’attualità.

Senza tralasciare di evocare i demoni della pandemia, in tutta la loro gloriosa e distruttiva magnificenza…


La trama

500 anni prima dell’inizio degli avvenimenti narrati ne “Il Priorato dell’Albero delle Arance”, il mondo ideato da Samantha Shannon è un concentrato di nazioni e culture isolate.

A Inys, la patria del Santo (o del grande Bugiardo, a seconda delle interpretazioni…), Sabran l’Ambiziosa regna al fianco del nuovo Re di Hroth, un territorio barbarico che ha da poco deciso di piegarsi alla religione monoteista degli occidentali. Insieme, i due monarchi cercano di preparare la figlia Glorian per l’ascesa al trono che le spetta di diritto.

Ma, a Inys, il primo e più importante dovere di una regina è sempre stato quello di generare e partorire un’erede. Vale a dire, la figlia destinata a trasformarsi nell’ennesimo anello della “catena” di protezione che, stando alle leggende, dovrebbe impedire all’antica creatura conosciuta come il “Senza Nome” di tornare a mietere distruzione.

Glorian trascorre i suoi giorni nello sgomento assoluto. Se il suo utero – il suo stesso corpo – appartengono al regno, cosa rimane di lei, in realtà? Se la sua vita non è abbastanza – se, al contrario, riesce ad assumere un valore soltanto in virtù del potenziale nascosto nel suo grembo – come potrà mai sperare di offrire alla sua terra la protezione e la guida di cui Inys ha così disperatamente bisogno?

Nella valle di Lasia, intanto, Tunava, influente sorella del Priorato dell’Albero delle Arance e custode della tomba in cui riposa Cleolind, si sforza di ricordare alle altre guerriere il compito sacro affidato loro dalla Madre in persona: imparare a usare i propri poteri e addestrarsi per combattere i “vermi”, i draghi giganti che, un giorno, torneranno a mettere a ferro e fuoco il mondo intero.

Ma le sorelle più giovani hanno smesso da tempo di credere in questa versione. Secondo loro, il Male antico non farà più ritorno. Alcune ragazze sospettano, anzi, che tutti i racconti relativi al Senza Nome e alle imprese di Cleolind facciano soltanto parte di un mito…

A est, sull’isola di Seiki, una sacerdotessa di montagna di nome Dumai scopre di essere destinata a cose molto più grandi del semplice eremitaggio. Quando l’Imperatore chiede il suo aiuto, la giovane non può fare a meno di rispondere al suo appello… Per difendere il Trono d’Arcobaleno delle mire di un clan di nobili rivali, e cercare di ristabilire il contatto spirituale con gli dei addormentati della sua terra.

A Hroth, il giovane soldato Wulf combatte per difendersi dai pregiudizi di alcuni commilitoni. A causa del suo passato misterioso, infatti, i membri più bigotti della sua squadra lo squadrano con sospetto, e lo accusano addirittura di essere il figlio segreto dell’infame “Strega di Inysca”, la terrificante creatura pagana che dimora fra boschi millenari…

Al risveglio delle viverne, il destino di tutti questi personaggi si intreccerà nei modi più imprevedibili, generando un complesso e avvincente racconto corale di sopravvivenza, coraggio, orrore, intrighi e magia.



 “A Day of Fallen Night”: la recensione

Ricordi quando abbiamo riportato alcune dichiarazioni di Samantha Shannon in merito all’ imminente uscita di “A Day of Fallen Night”?

Secondo l’autrice, questo prequel sarebbe stato un libro più lungo e politicamente complesso rispetto a “Il Priorato”. Dotato di un cast più ampio, e fornito di un maggior numero di scenari.

Bè…

Posso confermarti che la Shannon diceva la pura e sacrosanta verità!

Sia messo agli atti: “A Day of Fallen Night” è un libro infinitamente più denso, intricato e dettagliato del suo predecessore.

Continua a leggere

“My Dear Henry”: terrori vittoriani e amori proibiti nel nuovo libro gotico di Kalynn Bayron


my dear henry - kalynn bayron

Il 7 marzo è uscito negli USA “My Dear Henry” di Kalynn Bayron: un romanzo horror M/M, ambientato nella Londra del diciannovesimo secolo e rivolto al pubblico dei giovani lettori.

Il libro, una rivisitazione in chiave moderna de “Lo strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde”, fa parte della collana “Remixed Classics”. La serie, che include per il momento una mezza dozzina di titoli firmati da altrettanti autori, tende a fare dell’inclusività in generale, e della rappresentazione LGBT in particolare, uno dei propri cavalli di battaglia.

Non fa eccezione “My Dear Henry”, un’incursione nelle fuligginose atmosfere vittoriane firmata dall’autrice degli adorabili “Cinderella is Dead” e “This Poison Heart”…


“My Dear Henry”: la trama

Londra, 1885.

Il diciassettenne Gabriel Utterson è appena tornato a Londra. È la prima volta che rimette piede in città, da quando la sua vita – e quella del suo amico più caro, Henry Jekyll – è stata deragliata da uno scandalo che ha condotto alla loro espulsione dalla Scuola Medica di Londra.

Una serie di pettegolezzi circa la vera natura della relazione fra Gabriel e Henry ha seguito i ragazzi per due anni; adesso, per la prima volta, sembra che Gabriel abbia l’opportunità di ricominciare da capo.

Ma Gabriel non ha alcuna intenzione di voltare pagina; non se questo significa rinunciare a Henry. Il suo amico è diventato distante e freddo dopo i disastrosi eventi della primavera trascorsa; le sue lettere, un tempo sporadiche, adesso hanno definitivamente smesso di arrivare.

Disperato (e anche un po’ preoccupato), Gabriel inizia quindi a tenere d’occhio la casa di Jekyll.

È così che si imbatte in Hyde, un giovane uomo dall’aria stranamente familiare, dotato di un fascino magnetico.

Hyde sostiene di essere un amico di Henry, e Gabriel non riesce a fare a meno di ingelosirsi per la loro apparente intimità; soprattutto perché Henry continua a comportarsi come se Gabriel non significasse niente per lui.

Ma il segreto che si nasconde dietro l’apatia di Henry è soltanto la prima parte di un mistero che ha appena iniziato a dipanarsi. Mostri di ogni tipo imperversano nella nebbia di Londra… anche se non è detto che siano tutti a caccia di sangue.



La serie “Remixed Classics”

Oltre a “My Dear Henry”, la serie “Remixed Classics” comprende per il momento i seguenti titoli:

  • A Clash of Steel” di C. B. Lee, un retelling de “L’Isola del Tesoro” scritto dall’autrice del delizioso “Not Your Sideckick”. In questa versione, infusa di elementi tratti dalla mitologia cinese e vietnamita, due ragazze si lanciano in una pericolosa caccia al tesoro a spasso per i sette mari.
  •  “So Many Beginnings” di Bethany C Morrow, un retelling in chiave “all black” del classico di Louisa May Alcott. Mentre altrove infuriano i fuochi della guerra civile, la famiglia March riesce finalmente a mettere radici in un porto sicuro. La colonia dell’isola di Roanoke, infatti, rappresenta una sorta di paradiso per tutte quelle persone che sono riuscite ad affrancarsi dalla schiavitù. E sarà proprio a Roanoke che le quattro sorelle March avranno la possibilità di confrontarsi con tutti i problemi della crescita: amore, amicizia,speranze, conflitti e delusioni.
  • Travelers Along the Way” di Aminah Mae Safi. Il libro narra una differente versione della popolare leggenda di Robin Hood. Ai tempi della Terza Crociata, una banda di emarginati resta invischiata nei giochi di potere della Terra Santa. Due sorelle, in modo particolare, decidono di giocarsi il tutto per tutto, imbarcandosi in una pericolosa missione destinata a fermare i piani espansionistici della cosiddetta “falsa regina”, Isabella…
  • What Souls Are Made Of” di Tasha Suri, autrice dell’indimenticabile “The Burning Throne: Il Trono di Gelsomino” (in uscita in Italia a marzo 2023). “What Souls Are Made Of” è un retelling di “Cime Tempestose” che prova a immaginare cosa sarebbe successo nello Yorkshire del 1786 se, oltre ai guai che avevano già, Catherine e Heathcliff avessero anche potuto rivendicare origini indiane…
  • “Self-Made Boys” di Anna-Marie McLemore, un retelling de “Il Grande Gatsby”. Il protagonista è Nicolás Caraveo, un ragazzo transgender del Winsconsin che, coinvolto in un gioco di intrighi romantici e segreti insospettabili, rischia di rimanere seriamente abbagliato dal glamour della New York degli Anni Venti…
Continua a leggere

“Legends & Lattes”: la recensione del delizioso libro fantasy di Travis Baldree


legends & lattes recensione - travis baldree

La recensione di “Legends & Lattes” sbarca finalmente sul blog, pronta a portare in dono ai suoi lettori un bastimento carico di innocenza, calore e dolcezza!

Il libro di Travis Baldree è sicuramente un must read per tutti i fan del cozy fantasy; ma anche – sospetto – per chiunque ami alla follia il mondo dei gdr nipponici e delle light novel.

Un romanzo che è in parte coccola, in parte lettera d’amore al regno delle fanfiction in salsa high fantasy. Una storia che racchiude in sé, insomma, tutto il potere lenitivo di una bella tazza di cioccolata calda in pieno inverno…


La trama

Viv ha trascorso intere decadi nei panni dell’orco barbarico: un’avventuriera brutale ed energica, sempre pronta a risolvere i suoi problemi a colpi di spada.

Adesso, però, è giunto il momento di appendere l’arma al chiodo. Perché Viv ha un nuovo sogno: aprire la prima caffetteria mai esistita nella città di Thune. Anche se, da quelle parti, nessuno ha ancora mai sentito parlare di una bevanda con un nome del genere…

Naturalmente, per lasciarsi alle spalle un passato di violenza e riuscire ad avviare un’attività di successo, Viv non può sperare di agire da sola. E, per fortuna, un valido aiuto sembra arrivare dalle fonti più inaspettate.

Mmm…

Sembra quasi che una forza più grande di lei stia complottando per auspicare la buona riuscita della sua impresa.

Eppure, al tempo stesso, antichi rivali e nuovi nemici si preparano a stagliarsi sulla strada di Viv per il successo.

Anche perché il losco ambiente criminale di Thune potrebbe favorire la ricomparsa di oscure tentazioni – inclusa quella di tornare a imbracciare la sua fidata spada – ponendo fine per sempre alla speranza di una seconda occasione…



“Legends & Lattes”: la recensione

Malgrado le apparenze, bisogna dire che il romanzo di Travis Baldree è più denso di eventi di quanto si possa immaginare.

Confesso che la cosa mi ha un po’ stupito: nel prendere atto della descrizione “High fantasy, low stakes” (riportata anche in quarta di copertina…), probabilmente una parte di me paventava l’idea di ritrovarsi alle prese con una storia dall’intreccio totalmente lasco, noioso e inconsistente.

La trama di “Lagends & Lattes” si è rivelata, invece, infinitamente più solida e coinvolgente del previsto, dando prova di una struttura dai tratti forse poco articolati, ma sicuramente compatti e ben torniti.

Stiamo parlando di un’”impalcatura” incredibilmente semplice e lineare, certo. Ma anche di una costruzione che può vantare la stessa grazia e la medesima, affidabile solidità della sua eroina protagonista.

L’arco trasformativo di Viv, del resto, segue gli stessi principi, percorrendo tutte le “tappe” giuste della sua evoluzione. E sempre senza commettere l’errore di rinunciare a quel caratteristico, brioso senso di levità che caratterizza l’intera narrazione.

C’è da dire che, sotto alcuni punti di vista – inclusa la componente f/f, e sottraendo l’elemento spiccatamente gore – “Legends & Lattes” mi ha fatto pensare alla serie di light novel “Roll Over and Die” di Sunao Minakata.

La premessa è molto simile; il worldbuilding (un generico mondo fantasy in stile RPG…) pressoché spiccicato.

Per non parlare dello stile scorrevole e immediato di Baldree…  Un’impronta che, più che al tipico modo di scrivere della maggior parte dei suoi colleghi occidentali, tende ad avvicinarsi alla cifra di certi popolari autori giapponesi di storie per ragazzi.


Don’t worry, be happy

Quali sono, allora, le principali differenze fra i due titoli citati? Perché “Legends & Lattes” viene considerato uno dei titoli fantasy imperdibili del 2022?

Bè, innanzitutto, occorre citare il ferreo patto di complicità che l’autore americano riesce a stringere con i suoi lettori.

Fra le pagine di “Legends and Lattes”, infatti, vige una regola fondamentale: per quanto le cose possano mettersi male, nulla di tragicamente orribile accadrà mai a Viv, o a uno qualsiasi dei suoi amici.

È il genere di certezza rassicurante che contribuisce a mettere a suo agio il lettore, permettendogli di lasciarsi cullare dal tranquillizzante tran-tran della vita quotidiana della caffetteria.

Non si può proseguire la recensione di “Legends and Lattes” senza tirare in ballo, in qualche modo, il concetto di «slice of life». Malgrado la presenza di un climax, di una tematica centrale e di una chiara evoluzione della protagonista, infatti, possiamo contare sul fatto che dialoghi e siparietti domestici costituiscano una buona fetta della narrazione.

I comprimari e i personaggi secondari, dal canto loro, si dimostrano squisitamente pittoreschi e carismatici.

Ciascuno di loro, infatti, contribuisce ad arricchire il viaggio interiore di Viv e il colorato mondo in cui la nostra eroina vive: dal burbero carpentiere hobglobin Cal alla deliziosa succubus Tandri, passando per il geniale topo-fornaio Thimble, il timido bardo Pendry e l’arguta gnoma Gallina


Continua a leggere

“Nona the Ninth”: la recensione del libro fantasy di Tamsyn Muir


nona the ninth recensione - tamsyn muir - gideon 3

La recensione di “Nona the Ninth” arriva sul blog dopo una settimana di latitanza da questi schermi. Per amor di cronaca, dal mio punto di vista si è trattato di sette giorni di malori, febbre alta ed emicranie spaventose.

Ma, se non altro, il tempo trascorso a letto mi ha dato l’opportunità di riflettere a fondo sul nuovo romanzo di Tamsyn Muir, terzo volume della rivoluzionaria saga “The Locked Tomb”.

Perciò, dopo tanto ponderare, e persino a prescindere dal viscerale pugno emozionale che questo libro è in grado di sferrare, adesso posso finalmente confermarlo in via ufficiale: “Nona the Ninth” è uno dei migliori libri fantasy del 2022, se non il migliore in assoluto…


La trama

Nona ama la sua vita. Anche se, tecnicamente parlando, la sua vita è cominciata soltanto sei mesi fa.

La sua città è sotto assedio. Una gigantesca sfera di luce azzurra minaccia l’orizzonte. E, quel che è peggio, a quanto pare i necromanti delle Nove Case sono sul punto di tornare.

Eppure, nulla di tutto questo riesce a scalfire la tranquilla serenità domestica di Nona: i giorni di scuola con la sua “gang” di amici squinternati, le sue nuotatine notturne, le passeggiate con il cagnolino Noodle, le serate di giochi e lezioni con i suoi tutori speciali (Camilla, Pyrrha e Palamede)…

Almeno, fino a quando le navi dell’Imperatore Immortale non arrivano cingere d’assedio la città, costringendo le forze ribelli del Sangue dell’Eden a imbastire una contromossa. Un piano che potrebbe anche – a sua insaputa – coinvolgere Nona.

Perché Nona potrebbe anche sembrare una ragazzina come le altre. Eppure, sei mesi fa, la nostra eroina si è svegliata nel corpo di una perfetta sconosciuta e adesso sa che, al di là di ogni dubbio, verrà il giorno in cui sarà costretta a restituire ciò che ha preso.

Nona ama la sua vita e le persone che ne fanno parte. Se potesse scegliere, non li lascerebbe andare mai e poi mai.

Ma nulla di buono dura per sempre.

E così, ogni notte, Nona sogna una donna con un teschio dipinto sul viso



“Nona the Ninth”: la recensione

Prima di cominciare, un piccolo avvertimento: non è possibile scrivere una recensione di “Nona the Ninth” senza includere qualche microscopico spoiler inerente ai precedenti capitoli della saga, “Gideon the Ninth” e “Harrow the Ninth”.

Ovviamente, sarà un articolo totalmente spoiler-free dal punto di vista del terzo volume; perciò, se sei in pari con la pubblicazione italiana, leggi pure il resto del post senza temere alcun male.

Prima di tutto, i punti fondamentali.

Continua a leggere