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“The Gorge – Misteri dal Profondo”: la recensione del film sci-fi con Anya Taylor-Joy e Miles Teller


the gorge - misteri dal profondo recensione

Per chi non avesse avuto occasione di guardarlo, “The Gorge: Misteri dal Profondo” è un film romantico/sci-fi diretto da Scott Derrickson. In Italia (così come, presumo, in buona parte del resto del mondo…), il lungometraggio è stato caricato direttamente sulla piattaforma streaming Apple+.

La data prescelta per il lancio di questo rocambolesco blockbuster si è rivelata tutt’altro che casuale: dopotutto, non credi anche tu che il 14 febbraio sia un giorno migliore di tanti altri, quando si tratta di proporre ai propri abbonati un titolo che sembra “Passengers” incontra “Monster Hunter“?

Devo ammettere, però, che non è stato il genere di “The Gorge” ad attirare la mia attenzione. Devi sapere, infatti, che la sottoscritta ha sempre profondamente ammirato il lavoro di Anya Taylor-Joy. Finora, non ho mai corso il rischio di perdermi una delle sue grintose, brillanti interpretazioni! Inoltre Derrickson, nel 2021, ha pur sempre diretto quel gioiellino della suspense chiamato “The Black Phone“…

Insomma, nutrivo delle moderate aspettative nei confronti di “The Gorge“…

Invece, mi sono ritrovata a seguire le vicende dei due protagonisti in preda a una sorta di stuporosa sonnolenza; una sensazione di imbambolamento relativamente piacevole che, sospetto, non ha tantissimo a che spartire con le romantiche emozioni che la sceneggiatura si aspettava, forse, di riuscire a suscitare…


Di cosa parla “The Gorge: Misteri dal Profondo“?

Levi (Miles Teller) e Drasa (Anya Taylor-Joy) hanno ricevuto dai rispettivi Paesi l’incarico di sorvegliare i due versanti opposti di una misteriosa gola avvolta dalle nebbie.

Le loro postazioni sono munite di un arsenale di armi ed esplosivi di ogni tipo: fa parte dei loro doveri, infatti, assicurarsi che niente e nessuno riesca a emergere dal fondo del baratro. Su questo punto, il boss di Levi (Sigourney Weaver) è stato particolarmente chiaro: bisogna assolutamente assicurarsi che le pareti della gola restino indisturbate. A qualsiasi costo.

Si prevede che Levi e Drasa trascorrano il loro anno in servizio nel più totale isolamento, ciascuno arroccato sul proprio versante della gola.

Invece, non appena riescono a escogitare un modo per comunicare a distanza, i due iniziano ad avvicinarsi sempre di più, fino a innamorarsi


The Gorge: Misteri dal Profondo“: la recensione

In realtà, “The Gorge” ha il grande merito di riuscire a coniugare (moderatamente) bene la sua doppia anima: film romantico e monster movie. Due generi che, a prima vista e malgrado l’esistenza di alcuni illustri precedenti, potrebbero anche non risultare così immediatamente compatibili.

Il difetto principale, invece, consiste forse nella totale incapacità di eccellere nell’uno o nell’altro campo: perché Levi e Drasa rimangono, molto semplicemente, due personaggi troppo abbozzati per riuscire a instillare nello spettatore un grande senso di entusiasmo nei confronti della loro love story, mentre le numerose scene d’azione distribuite nel corso nella seconda parte si limitano a rifarsi ai capisaldi del genere e a riciclare un paio di tropes familiari al grande pubblico (senza riuscire a dare prova, però, di un’esecuzione particolarmente creativa).

Gli attori, dal canto loro, ce la mettono davvero tutta, per riuscire a conferire un po’ di anima ai loro personaggi. Ma, purtroppo, non basta guardare una scena in cui Teller suona la batteria (come faceva in “Whiplash“…), o un’altra in cui la nostra Regina degli Scacchi si concede una partita, per evocare una caratterizzazione degna di questo nome.

Dello spreco di potenziale insito nel personaggio interpretato dall’immensa Sigourney Weaver, poi, preferisco non prendermi neanche la briga di parlare…


Vi bastan… poche briciole, lo stretto indispensabile…

Ma non è questo, naturalmente, l’unico aspetto del film sul quale sento di nutrire alcune riserve. Per come la vedo io, infatti, “The Gorge” è un film leggero, simpatico, che si propone/riesce a compiere il minimo indispensabile su quasi tutti i fronti (regia, scenografia, effetti speciali ecc. )… ma pochissimo più di questo.

Una pigrizia di fondo che faccio fatica a tollerare, considerando l’indiscutibile appeal del concept e il piccolo elenco di grandi nomi coinvolti.

La fotografia, forse, ha effettivamente una marcia in più, dal momento che alcune scene, esteticamente intriganti, riescono a colpire in maniera significativa l’attenzione dello spettatore. Ma la sceneggiatura, per quanto dotata di beat veloci e dialoghi frizzanti, risente di crepe logiche grosse quanto un camion, mentre il terzo atto offre una vagonata di cliché in rapida successione.

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“Companion”: la recensione del divertente film con Sophie Thatcher e Jack Quaid


companion - recensione film horror 2025

Nella settimana che ha segnato il ritorno delle “Yellowjackets” sul piccolo schermo, la visione in sala di “Companion” mi è sembrata praticamente obbligata…

Un film che si è rivelata un’ottima scelta, fra l’altro: la pellicola horror/sci-fi di Drew Hancock, infatti, offre allo spettatore un’ora e mezzo di puro intrattenimento intelligente, grazie alla sua sceneggiatura graffiante, al suo spirito irriverente e al suo cast di attori brillanti.

Fra tutti spicca – ovviamente – la nostra giovanissima Sophie Thatcher, finora nota soprattutto per il ruolo della teen-Natalie in “Yellowjackets” e di Sadie nell’adattamento del racconto di Stephen King “The Boogeyman” (ma l’abbiamo intravista anche sullo sfondo dell’esplosivo slasher “Maxxine“, e la rivedremo, prestissimo, al fianco di un mefistofelico Hugh Grant nell’imminente horror “Heretic“…)


Companion“: di cosa parla il film di Drew Hancock?

Una cosa è certa: meno informazioni avrai al momento della visione, più le disavventure dei due piccioncini Iris e Josh riusciranno a travolgerti!

Se poi riesci addirittura a trattenerti dal guardare il trailer… Bè, meglio ancora! Il teaser non ha il potere di spoilerare nessuno dei twist principali del film, se ricordo bene, ma la versione estesa è un’altra storia.

Ad ogni modo, la trama verte su questa coppia di fidanzati che decide di raggiungere gli amici di lui in un’isolata baita circondata dai boschi. Iris è agitata, un po’ perché teme di non essere accolta a braccia spalancate dalla combriccola e un po’ perché sospetta che una certa Kat (Megan Suri) nutra un’ostilità immotivata nei suoi confronti. Che sia segretamente innamorata di Josh anche lei, e decisa a portarglielo via?

E poi, perché anche gli altri due membri del gruppo, Eli (Harvey Guillen) e Patrick (Lukas Cage), sembrano guardare Iris con una certa aria di compatimento?

Nella baita, insomma, aleggia una strana tensione, e Iris è sempre più turbata.

Tuttavia, sarà soltanto nel momento in cui un ambiguo trafficante russo entrerà a far parte del mix di (fatali) ingredienti della vacanza, che la situazione per la povera ragazza inizierà a farsi davvero esplosiva…


Companion“: la recensione

In tanti hanno paragonato “Companion” ai migliori episodi della serie tv cult “Black Mirror“. Si tratta di un’analogia tutt’altro che azzardata: anzi, non mi sorprenderebbe affatto scoprire che parte dell’ispirazione per la storia di Iris e Josh deriva proprio dal famoso show di Charlie Brooker!

In realtà, oltre alle vibes e alla particolare natura delle sua premessa narrativa, “Companion” sembra condividere anche l’ironia e il dissacrante spirito da satira sociale tipici di “Black Mirror“.

Un film che inizia con il più zuccheroso e sdolcinato dei meet-cute hollywoodiani, e che piano piano si trasforma in…

Bè, in fondo basta interrogarsi un attimo sulla prima battuta in assoluto del film, scandita dalla voce fuori campo della Thatcher («There were two times I felt truly happy. First, the day I met Josh; second, the day I killed him…») per farsi un’idea di quale potrebbe essere la piega degli eventi!


La rom-com che ti… graffia!

Di “Companion” ho amato – oltre alla sua protagonista e al suo umorismo tagliante – soprattutto i divertenti dialoghi e il montaggio a prova di bomba. Perché ti assicuro che non troverai una sola scena di questo film che non abbia una sua precisa, deliberata funzione narrativa: che si tratti di usare un tocco di foreshadowning per gettare i semi di qualche imprevedibile colpo di scena futuro, o di mostrare la canna ancora fumante della tua imprevedibile pistola di Cechov.

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“Faebound”: la recensione del libro romantasy di Saara El-Arifi


faebound recensione - saara el-arifi

Finalmente, l’edizione italiana di “Faebound” è arrivata in libreria! Una grande notizia per tutti i fan del romantasy in generale, e per gli estimatori di grandi titoli come “Fourth Wing” e “Il Principe Crudele” in particolare!

Il libro di Saara El-Arifi, infatti, si legge tutto d’un fiato: un vero e proprio concentrato di azione, romance e magia.

Al centro dell’intreccio si dipana l’emozionante storia di due sorelle estremamente diverse fra loro, eppure legate del fato. A causa di un imprevedibile incidente, le ragazze si ritrovano travolte da un turbine di sinistre profezie e costrette a lasciarsi alle spalle tutto ciò che credevano di conoscere… per piombare, nella miglior tradizione delle opere di Holly Black, al centro di una misteriosa, suggestiva corte fatata.

Un luogo denso di pericoli, rivelazioni magiche, macchinazioni politiche e principi (ma anche principesse!) prodigiosamente inclini a ritrovarsi in varie condizioni di semi-nudità…

Con l’aggiunta di un ottimo worldbuilding e di un (bel) po’ di spicy!


La trama

Yeeran è nata sul campo di battaglia, ha vissuto sul campo di battaglia e, un giorno, morirà sul campo di battaglia.

O, almeno, questo è ciò che ha sempre pensato.

Dopo aver raggiunto il grado di colonnello nell’armata degli elfi della tribù Waning, Yeeran si sente particolarmente orgogliosa della sua carriera. Essere costretta a combattere al fianco di bambini-soldato e sterminare creature magiche, al fine di garantire altro potere alla leader della sua fazione? Si tratta soltanto dell’inevitabile prezzo da pagare per la vittoria.

Dopotutto, Yeeran non ha mai conosciuto altro che guerra, morte e una fame spietata. Mentre sua sorella minore, Lettle, sta cercando di guadagnarsi da vivere diventando una divinatrice; perennemente alla ricerca di profezie in grado di annunciare un futuro migliore.

Eppure, non appena un fatale errore da parte di Yeeran spinge il comandante della sua tribù a bandirla per sempre dalle terre degli elfi, le due sorelle si ritrovano in balia degli eventi. Non c’è scelta, adesso: per cercare di sopravvivere, bisognerà avventurarsi nelle terrificanti terre desolate al di là dei confini.

Sarà proprio lì che avrà luogo un incontro l’impossibile: quello con la temuta corte dei Fae. Un popolo che si credeva estinto da un millennio, e sul cui conto circolano parecchie voci inquietanti. Yeeran e Lettle saranno costrette a immergersi nel loro mondo seduttivo e misterioso.

Ciò che troveranno – amore, tradimento, misteri e segreti arcani – cambierà per sempre il loro destino.


Faebound”: la recensione

Negli USA, “Faebound” è stato un bestseller, oltre che una delle uscite più chiacchierate del 2024 sul BookTook… Un successo più che meritato, a parer mio!

Dopotutto, la voce limpida, suadente e magnetica di Saara El-Arifi riesce a trasformare perfino un intreccio relativamente “semplice” in un pageturner dal taglio, forse, poco sofisticato, ma decisamente irresistibile.

L’estetica di “Faebound”, a mio avviso, ricorda un po’ quella de “Il Priorato dell’Albero delle Arance”, un po’ i libri di Rebecca Yarros e Sarah J. Maas, e un po’… la serie tv “The Chronicles of Shannara”, se per caso ti è mai capitato di seguirne qualche episodio nel 2016-2017.

Un formato dinamico e accattivante che, con la sua tavolozza di colori sgargianti e le sue succulente patentesi al limite del trash, richiama i ritmi sincopati di un videoclip musicale. Ma che riesce anche a fare tesoro – bisogna dirlo – di ogni singola, buona regola della narrazione, garantendo all’all’autrice la possibilità di confezionare un prodotto di intrattenimento di ottima qualità.

Senza dimenticare, ovviamente, un certo numeroso di concessioni ai principali tropes amati dal pubblico (in primis, il sempreverde enemies-to-lovers e il tema dell’adorabile magical companion…) e una graditissima aggiunta di queer-normativity.


Quando il cuore ci mette lo zampino…

In “Faebound”, il lettore segue i PoV e gli archi narrativi di due personaggi principali: Yeeran e Lettle. Guerriera indomabile la prima; veggente dai toni profetici la seconda. Il loro legame di sorellanza rappresenta quello che potremmo facilmente descrivere come il “collante” di tutta la storia; di fatto, pur concedendo innumerevoli pagine all’esplorazione dei sentimenti delle ragazze nei confronti dei loro rispettivi love interests, Saara El-Arifi si dimostra estremamente abile nel tenere insieme i vari tasselli dell’intreccio.

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“Quicksilver” di Callie Hart: la data di uscita italiana del libro, la cover, il film su Netflix…


quicksilver di callie hart - italiano

Hai notato anche tu che, da qualche ora, in rete non si parla d’altro che di “Quicksilver“, il nuovo, attesissimo romantasy-rivelazione-del-Book-Tok di Callie Hart?

Se ti stai chiedendo il perché, bè, è presto detto: si da’ il caso che Netflix si sia appena aggiudicata i diritti del libro e abbia già diffuso in lungo e in largo la notizia che, molto presto, “Quicksilver” diventerà un film disponibile in streaming in tutto il mondo!

Ma dal punto di vista di un lettore, chiaramente, la vera domanda ha poco a che fare con l’adattamento e tutto a che spartire con il romanzo: quando arriverà, “Quicksilver”, nelle nostre librerie?

Ti farà piacere sapere, allora, che la casa editrice Rizzoli ha finalmente reso pubblica la data di uscita dell’edizione italiana di “Quicksilver”…

Ma prima di scoprire qual è, proviamo a dare un’occhiata insieme alla trama dell’attesissimo libro di Callie Hart! ;D


“Quicksilver”: la trama

Saeris Fane ha 24 anni ed è sempre stata bravissima a mantenere i segreti. Nessuno, infatti, ha mai saputo degli strani poteri che possiede, o sospetta che la ragazza abbia la pessima abitudine di rubacchiare dalle tasche dei passanti e dalle riserve della Regina Immortale sin da tempo immemorabile.

Un segreto, però, non è diverso da un nodo: prima o poi, è destinato a sciogliersi.

Così, non appena Saeris si ritrova faccia a faccia con lo stesso Morte, riapre inavvertitamente un passaggio fra i reami e viene trasportata in una terra di ghiacci e neve. I Fae sono sempre stati materiale leggendario, creature del mito, incubi incarnati… Adesso, però, salta fuori che sono perfettamente reali, e che Saeris è appena piombata nel bel mezzo di un conflitto che dura da secoli e che potrebbe tranquillamente farla finire in un fosso.

Da oltre mille anni, Saeris è stata la prima della sua razza ad attraversare le montagne di Yvelia. Ed è proprio così che finisce per legarsi, inavvertitamente, a Kingfisher, un affascinante guerriero Fae che, ovviamente, nasconde molti segreti e cova dei nefandi programmi tutti suoi.

Kingfisher, infatti, userà la magia alchemica di lei per proteggere la sua gente, a prescindere da quanto questo possa costargli… o costare a lei.

Il passato di questo Fae è incerto. Il suo comportamento? Semplicemente pessimo!

Eppure, Kingfisher costituisce l’unico mezzo che Saeris ha a disposizione per tornare a casa…


The Fae & Alchemy Series

“Quicksilver” non rappresenta la prima pubblicazione di Callie Hart, autrice britannica “specializzata” nella scrittura di parecchi romance dalle sfumature (più o meno) dark. Ma questo è, sicuramente, il titolo che le ha permesso di imporsi all’attenzione del grande pubblico; non per niente, come ci conferma Deadline, l’agguerrita asta per aggiudicarsi i diritti di adattamento del libro è costata a Netflix una bella sommetta a sette cifre!

Il romanzo inaugura una serie chiamata “The Fae & Alchemy“. A proposito del secondo libro della serie circolano ancora pochissime notizie, ottimamente riassunte dall’articolo di Hanna Wickes pubblicato su J-14.com. In estrema sintesi, non conosciamo ancora il titolo né una data d’uscita precisa per questo sequel, perché, dopo lo straordinario successo ottenuto dall’edizione autopubblicata di “Quicksilver”, l’importante editore Hodderscape ha acquisito il libro e si sta preparando a rilasciarne una nuova edizione; alterando, di fatto, tutti i progetti esistenti relativi all’uscita del volume 2.

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“A Dark and Drowning Tide”: la recensione dell’ammaliante fantasy dark di Allison Saft


a dark and drowning tide recensione - un'oscura marea giunti

La casa editrice Giunti ha portato “A Dark and Drowning Tide” in Italia il 18 settembre 2024. Vale a dire, in perfetta contemporanea con l’uscita del romanzo di Allison Saft in lingua originale; una sorpresa graditissima per tutti noi lettori, peraltro corredata dal suggestivo sottotitolo “Un’Oscura Marea“.

Dal momento che si trattava di una delle mie letture più anticipate dell’anno, ammetto di aver acquistato entrambe le edizioni: sia la “variant” prevista dalla Giunti con gli “spray edges” personalizzabili, sia l’edizione speciale in lingua inglese inclusa nella box di Illumicrate di settembre.

Una piccola follia, insomma, che mi è sicuramente costata qualche soldino in più del previsto… Ma che cosa vuoi farci? Quando si tratta di libri stupendi, capita che perfino il mio ferreo autocontrollo vada a farsi una passeggiata…

La nota super-positiva di questa premessa, nonché punto-cardine di tutta la mia recensione di “A Dark and Drowning Tide”?

Alla fine, ho amato questo atipico e divertentissimo “sapphic fantasy” con tutte le mie forze…


“A Dark and Drowning Tide”: la trama

Lorelei Kaskel, una studiosa di folclore dal temperamento irruento e dall’intelletto ancora più affilato, parte per una spedizione al fianco di sei nobili eccentrici. Il loro obiettivo è una fonte mitologica che, a quanto si dice, potrebbe essere in grado di dare accesso a un potere incommensurabile.

Il novello re spera di imbrigliare questa magia per mettere al sicuro il suo regno dalle mire del battagliero paese confinante di Brunnestaad. Lorelei, invece, è determinata a sfruttare questa opportunità per mettersi alla prova e dare concretezza al suo sogno più sfrenato e impossibile: diventare una naturalista, e guadagnarsi la libertà di viaggiare liberamente attraverso tutte quelle terre di cui, finora, ha potuto soltanto leggere nei libri.

La spedizione parte però nel segno della sventura: la loro leader – nonché amata mentore di Lorelei – viene uccisa nei suoi quartieri a bordo della nave! Sui cinque membri rimanenti della spedizione, ovviamente, aleggia un mare di sospetti. E, dopotutto, ciascuno di loro avrebbe avuto i suoi buoni motivi per compiere il delitto.

L’unica persona della cui innocenza Lorelei non può dubitare è la sua rivale accademica di lunga data, l’insopportabile e dannatamente affascinante Sylvia von Wolff. Così, dopo essersi ritrovata improvvisamente a capo della spedizione, Lorelai dovrà darsi da fare per trovare la fonte, prima che l’assassino colpisca di nuovo…

Ma con tutti i pericoli che si addensano nell’oscurità, Lorelei e Sylvia saranno costrette – malvolentieri – a lavorare insieme per scoprire la verità…


“A Dark and Drowning Tide”: la recensione

Come probabilmente avrai notato, la trama di “A Dark and Drowning Tide” richiama “L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde” sopra ogni cosa. Ma all’interno del libro c’è spazio anche per qualche eco proveniente da “Uprooted“, “L’Orso e l’Usignolo”, “Gideon la Nona” e “Final Fantasy“: perciò, se hai amato anche uno solo fra tutti questi titoli, ti consiglio di dare al più presto una possibilità al nuovo lavoro di Allison Saft!

“A Dark and Drowning Tide” rappresenta il primo titolo per adulti dell’autrice in questione. E si tratta di un’opera a cui la stessa scrittrice sembra tenere moltissimo:

«Questa è una storia che parla di storie. Di una giovane donna ebrea che crede che il suo fato sia già stato scritto in maniera indelebile – e di una nobildonna determinata a provarle che si sbaglia.

L’ho scritta per quelli che sono stati costretti a farsi spuntare delle spine e che, di conseguenza, sentono di essere persone difficili da amare. Non vedo l’ora che i lettori sprofondino in questo mondo pieno di eccentrica oscurità, creature del folclore e personaggi larger-than-life.»

Allison Saft

Una descrizione che calza a pennello, soprattutto quando ci soffermiamo a pensare alla peculiare caratterizzazione dell’antieroina Lorelei e della stratosferica Sylvie von Wolff, alias la mia nuova “book girlfriend” del momento…


Un’Oscura Marea

Lo confesso in tutta tranquillità: all’inizio, ho fatto seriamente fatica ad affezionarmi a Lorelei. Perché okay il grumpy per sunshine, lode e onore alle protagoniste scorbutiche, antisociali e moralmente ambigue… ma la perenne acidità di stomaco di Lorelei a un certo punto ha rischiato di far salire la gastrite a me, non so se mi spiego!

Dopo un po’, però, credo di aver iniziato a capirla. Il che vuol dire che ho imparato a ignorare lo spropositato numero di «she snapped» a corredo delle sue battute (in luogo del canonico «she said») e a concentrarmi piuttosto sulla forma, la sincerità e, soprattutto, la profondità delle sue ferite interiori.

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“The Starlight Heir”: magia d’acciaio, polvere di stelle e divinità oscure nel nuovo romantasy di Amalie Howard


the starlight heir - amalie howard

Negli USA, “The Starlight Heir” di Amalie Howard potrebbe facilmente rivelarsi come uno dei romantasy di punta del primo trimestre 2025.

Sulla scia di autrici come Sarah J. Maas, Brigid Kemmerer e Rebecca Yarros, il romanzo seguirà la storia di una ragazza in grado di lavorare magicamente l’acciaio e racconterà del suo avventuroso soggiorno presso la capitale di un impero in un subbuglio: dalla burrascosa relazione con l’irriverente fratellastro del principe alle voci di una profezia in grado di cambiare per sempre l’equilibrio del mondo…


“The Starlight Heir”: la trama

Quando l’invito per la corte della polvera dorata arrivo nella fucina di Suraya Saab, la ragazza è quasi convinta che si tratti di uno scherzo.

I nobili potranno anche tenere in altissima considerazione le sue doti di fabbro – uno dei pochi in grado di infondere il prezioso jadue, l’ultima fonte di magia del reame, all’interno del suo lavoro – ma di certo Suraya non possiede nessuna delle qualifiche che potrebbero renderla una buona candidata per la mano del principe.

Eppure, l’invito rappresenta comunque un’opportunità per vivere un’avventura e le procura tutti i mezzi necessari a permetterle di visitare finalmente la capitale, un luogo un tempo molto amato da sua madre.

Ma quello che la aspetta a Kaldari non è niente di ciò che aveva immaginato. Il pericolo si annida dietro ogni angolo: prima di tutto perché non è il principe ereditario a catturare la sua attenzione, bensì il suo fratellastro, l’affascinante figlio illegittimo Roshan… E poi perché l’invito non ha nulla a che fare con la ricerca di una sposa.

No, in gioco c’è nientemeno che la caccia alla Starkeeper: una ragazza che, a quanto si bisbiglia in giro, ha la magia delle stelle nel sangue. Per di più, in giro per la città, le case nobiliari e le forze ribelli stanno iniziando a seminare un lento ma costante scompiglio.

Così, non appena la milizia sferra il suo attacco, Suray e Roshan si ritrovano a fuggire insieme, costretti a ignorare la loro reciproca attrazione e a fingere di non sapere che Suraya potrebbe davvero essere la Starkeeper.

Ma anche Roshan custodisce dei segreti. E con nessun tipo di controllo sui nuovi poteri che si agitano dentro di lei, Suraya finisce per attirare addirittura l’attenzione di un dio; una creatura immortale, il cui oscuro interesse potrebbe rappresentare la minaccia più grande di tutte…


L’Erede della Luce Stellata

Publisher Weekly ha già pubblicato una recensione positiva di “The Starlight Heir”. Puoi tranquillamente leggere l’articolo completo sul loro sito. Ad ogni modo, il succo del discorso è che si tratta di un romantasy dal worldbuiling molto ricco, pieno di suggestioni provenienti dall’India, dall’Asia dell’Est e dai Caraibi, con dei (buoni) dialoghi in grado di elevare il romance e una protagonista femminile molto capace e determinata.

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“One Dark Window”: la recensione del romantasy di Rachel Gillig


one dark window recensione - rachel gillig

Nella mia recensione di “One Dark Window”, farò del mio meglio per cercare di restare obiettiva e limitarmi a elencare quelli che sono, secondo me, i principali pregi e i maggiori difetti del libro di Rachel Gillig.

Prima di tutto, perché mi rendo conto che si tratta di un titolo molto amato. Uno che è uscito un po’ in sordina, in tempi non sospetti, ma che poi ha finito con il vendere mezzo milione di copie nel mondo.

Ma soprattutto perché, al di là delle mie percezioni personali, sono pronta a riconoscere tutti i meriti di un romanzo che non si è rivelato particolarmente nelle mie corde, ma che è che riuscito comunque a colpire la mia immaginazione sotto diversi punti di vista.

“One Dark Window”, sia messo bene in chiaro, non è un grande romanzo gotico, o un dark fantasy particolarmente rivoluzionario. E si rivolge prevalentemente al pubblico YA, non a quello adulto. Ma resta comunque un ottimo esemplare di romantasy, estremamente gradevole e impreziosito da una suggestiva atmosfera “oscura”


La trama

Nell’inquietante regno di Blunder, una terra perennemente avvolta dalle nebbie, Elspeth Spindle ha bisogno di qualcosa di più della fortuna per rimanere al sicuro : ha bisogno di un mostro.

La ragazza lo chiama “l’Incubo”. Si tratta, in realtà, di uno spirito antico e volubile, intrappolato nella sua testa sin da quando Elspeth era ancora soltanto una bambina. La creatura la protegge. Custodisce i suoi segreti.

Ma nulla si ottiene senza pagare un prezzo, specialmente la magia.

Quando Elspeth incontra un misterioso bandito sulla strada che percorre la foresta, la sua vita compie una virata drammatica. Catapultata in un mondo di ombre e di inganni, la nostra eroina si unisce a una pericolosa quest per trovare la cura che permetterà a Blunder di liberarsi, una volta per tutte, dalla terribile maledizione di piaghe e nebbie che la affligge.

E il bandito? Si dà il caso che sia il nipote del Re, il Capitano della squadra armata più pericolosa di Blunder… nonché colpevole di alto tradimento.

Insieme, Elspeth e il Capitano dovranno radunare le dodici Carte della Provvidenza – la chiave per la cura che cercano all’infezione di magia oscura che sta dilaniando il loro mondo.

Ma mentre la posta in gioco si alza e l’innegabile attrazione che sobbolle fra di loro prende a intensificarsi, Elspeth è costretta a confrontarsi con una verità innegabile: l’Incubo sta iniziando a impadronirsi completamente della sua mente.

E non è detto che lei sia in grado di fermarlo…


“One Dark Window”: la recensione

Quando affermo che “One Dark Window” garantirà tanti piccoli momenti di gioia agli appassionati di narrativa romance, intendo esattamente questo: perché, a conti fatti, lo sviluppo del crescente legame di amicizia e attrazione fra Elspeth e il Capitano incarna senz’altro l’aspetto più approfondito e riuscito del libro.

Del resto, a mio avviso anche il sistema magico – basato su una serie di carte stregate, in grado di garantire ai loro possessori una vasta collezione di attribuiti sovrannaturali – risulta piuttosto intrigante e convincente.

Intendiamoci, però: arrivare in fondo a questo primo volume non mi ha affatto aiutato a sbarazzarmi dal crescente sospetto che Rachel Gillig non sappia bene cosa farsene, di questo interessante sistema magico!

Se c’è una cosa che “One Dark Window” riesce abbondantemente a mettere in chiaro, è che le scene d’azione e il conflitto contro le forze antagoniste sono quasi un supplemento, un qualcosa da porre sullo sfondo mentre la protagonista e il suo love interest flirtano e si fanno bonariamente prendere in giro da tutti i loro amici e parenti per la loro insopportabile inclinazione a tubare come colombe.

Dal mio punto di vista, si tratta di uno spreco di potenziale.

Ma, ovviamente, mi rendo conto che non tutti i lettori saranno inclini a pensarla nello stesso modo…


Una lacrima sul viso

La caratterizzazione del personaggio di Elspeth è la cosa che mi è piaciuta meno, in assoluto.

Ricordi quando abbiamo parlato di come si costruisce la scena di una storia?

Ebbene, Rachel Gillig dimostra sicuramente una grandissima abilità, da questo punto di vista. In effetti, malgrado il mio scarsissimo livello di empatia nei confronti dei suoi personaggi, mi sono ritrovata a divorare le pagine del suo libro praticamente senza rendermene conto. Merito di una solidissima struttura narrativa, il segno distintivo di un’autrice preparata e determinata a lavorare sodo sulla sua arte!

Ma soffermiamoci un momento a considerare quella particolare fase di una scena che siamo abituati a chiamare “crisi del personaggio”.

«Sono le scelte che compiamo nel momento di massima pressione a definire chi siamo, a svelare la nostra vera natura

Considero questo assioma come una delle più sacrosante verità fondamentali dell’esistenza; una di quelle “regole” che valgono tanto nel campo della vita reale, quanto in quello della fiction.

E che cosa fa la protagonista di “One Dark Window”, ogni volta che un minimo di pressione – un ostacolo, una difficoltà, un conflitto di natura anche insignificante – arriva a interferire con il normale corso della sua giornata?

Frigna. Si lagna. Sviene. Si torce le mani, crolla in ginocchio e invoca aiuto. Da parte della provvidenza, del mostro, del suo ombroso cavaliere… di chiunque sia in ascolto. Purché non tocchi a lei prendere l’iniziativa.

Lo ribadisco: Ogni. Santissima. Volta.

Fino a incarnare la perfetta quintessenza della (stereotipata) damina vittoriana, una silenziosa lacrima che scorre su una guancia a indicare il massimo grado di resistenza a qualsivoglia tipo di avversità.

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“Starling House”: la recensione del libro fantasy gotico di Alix E. Harrow


starling house recensione - alix harrow

Chi è pronto per la recensione di “Starling House“, il nuovo, straordinario romanzo fantasy gotico di Alix E. Harrow?

Un libro magico e suggestivo , che riesce a fondere romanticismo e inquietudine, small town horror e fiaba dark, urban fantasy e southern gothic

Il tutto, narrato dal punto di vista di due protagonisti che si rifiutano di lasciarsi inscatolare da qualsiasi cliché, nel suadente, grintoso stile dell’autrice de “Le Streghe in Eterno” e “Le Diecimila Porte di January” …


La trama

Nessuno, a Eden, è in grado di ricordare quando sia stata costruita Starling House. Ma la città concorda su una cosa: è meglio lasciare che quella vecchia magione derelitta vada in rovina… insieme al suo ultimo occupante.

Dopotutto, voci e racconti sulla pessima reputazione della casa, con il suo carico di sfortuna, sono state tramandate in città di padre in figlio, di madre in figlia, per intere generazioni.

Opal, dal canto suo, non è abbastanza ingenua da lasciarsi coinvolgere in storie fantasiose di questo genere, e si rifiuta di avere a che fare con case infestate o uomini dall’aria particolarmente tormentata. Almeno fino a quando non le si presenta un’opportunità di lavorare a Starling House: l’occasione che aspettava, quella che le permetterà di salvare suo fratello dalla soffocante morsa di Eden.

Starling House è bizzarra e piena di segreti – esattamente come Arthur, il suo ultimo erede. Opal comincia a sentirsi stranamente attratta da entrambi. Ma non è lei l’unica interessata agli orrori e e alle meraviglie che giacciono sepolti sotto la casa…

Forze sinistre e minacciose si preparano, infatti, a convergere su Eden… così, all’improvviso, Opal realizza che, se vuole proteggere la casa, dovrà lottare per lei. A costo di dissotterrare qualche turpe scheletro famigliare.

E di incorrere nelle ire di persone molto potenti…



La ragazza che aveva due liste

Il nuovo libro di Alix E. Harrow racconta di porte segrete, case senzienti, bagagli invisibili e oscuri segreti di famiglia. Nell’occhio del ciclone, la storia di una ragazza che, messa con le spalle al muro, impara finalmente a combattere per ciò che le è stato affidato: la sua intera famiglia, un’armata di uno composta dal suo unico fratello . E lo farà usando le stesse armi che l’intera città ha sempre rivolto contro di lei: una slavina di inganni e mezze bugie, sotterfugi e provocazioni, sorrisi affilati e omissioni ingiustificabili.

Dopotutto, la vita di provincia non è sempre rose e fiori. Polvere, gomma bruciata e un vago aroma di sogni andati a male: oggigiorno, è la stessa aria che si respira un po’ dappertutto, certo… Ma soltanto chi è nato e cresciuto in un piccolo centro urbano ai confini del nulla, nel bel mezzo del vuoto siderale, può capire fino a che punto quel caratteristico e desolato senso di squallore esistenziale possa arrivare a intorpidire i tuoi sensi.

Non è facile continuare a credere nella magia, quando tutti intorno a te hanno già gettato la spugna, e sembrano averlo fatto una ventina d’anni prima della tua nascita. Rinunciare del tutto, però? Per certe persone, vorrebbe semplicemente dire strapparsi via un brandello d’anima dal petto.

Opal, la protagonista di “Starling House”, appartiene a quest’ultima categoria. Una giovane donna, cresciuta troppo in fretta, che è stata costretta a dividere gli elementi della sua vita in due grandi elenchi: una lista per le cose di cui ha bisogno, un’altra per quelle che potrebbero renderla felice.

Il primo elenco, lo custodirà con tutta l’attenzione e la cura che si riservano a un vecchio cimelio di famiglia, una bussola da seguire scrupolosamente.

Il secondo, cercherà disperatamente di seppellirlo in fondo a un cassetto buio, insieme al resto dei suoi sogni infranti…


“Starling House”: la recensione

Ho amato profondamente il nuovo libro di Alix E. Harrow. Forse perché, sotto certi aspetti, la storia di Opal mi ha ricordato un po’ la saga di “Blackwatwer” di Michael McDowell, mentre, per altri, mi ha fatto pensare a una versione più adulta e romantica del delizioso “Gallant” di Victoria Schwab.

Lo stile della Harrow, impeccabile fin dai tempi del suo esordio, è solo migliorato con lo scorrere del tempo, e anche la sua padronanza tecnica sembra aver compiuto dei progressi notevoli.

Una delle qualità migliori di “Starling House”, poi, è sicuramente la sua atmosfera, talmente avvolgente e intossicante da darti l’impressione di trovarti proprio lì, sulle nebbiose strade del Kentucky; in compagnia tanto dei personaggi, quanto della spada di Damocle dello sfruttamento minerario e dell’inquinamento (dell’ambiente, del corpo, ma, soprattutto, dell’anima…)  che incombe ovunque e su chiunque.

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“The Very Secret Society of Irregular Witches”: la recensione del cozy fantasy di Sangu Mandanna


The Very Secret Society of Irregular Witches - recensione libro

La recensione di “The Very Secret Society of Irregular Witches” ci porta ad accendere i riflettori su un’unica, eloquente espressione: “cottagecore“!

Una parola che riassume un’intera estetica e che ci permette di farci un’idea più precisa non soltanto del worldbuilding e delle vibes, ma anche dei contenuti e del tipo di personaggi che ci attende all’interno di questo popolarissimo bestseller.

Perché “The Very Secret Society of Irregular Witches” rappresenta, a mio avviso, la lettura fantasy perfetta per tutti i fan di autori come Travis Baldree, Lana Harper e T. J. Klune. Ma, a dire il vero, sospetto che anche gli estimatori di Terry Pratchett troveranno diverse parole buone da spendere nei confronti dell’opera della nostra Sangu Mandanna…


La trama

Mika Moon è una delle poche streghe rimaste in Gran Bretagna. Come tale, sa bene che le conviene nascondere la sua magia, tenere la testa bassa e tenersi alla larga dalle altre streghe, in modo tale che i loro poteri non si mescolino e non finiscano con l’attirare un quantitativo di attenzione indesiderata.

E, dal momento che è stata anche un’orfana, allevata da uno stuolo di servitori e governanti stipendiati, Mika è abituata a stare da sola e a seguire le regole… con un’unica eccezione: un account online, in cui Mika posta una serie di video in cui “finge” di essere una strega. Sfere di cristallo, alambicchi di vetro e lettura dei tarocchi: è tutto vero, certo, ma quale membro del popolo internettiano sarebbe mai in grado di dirlo?

Mika è convinta che nessuno prenderà mai sul serio i suoi video. Ovviamente, si sbaglia di grosso.

Un giorno, infatti, la donna riceve un inaspettato messaggio, in cui un cliente misterioso le chiede di viaggiare fino alla remota e misteriosa Nowhere House, per prendersi cura dell’educazione di tre giovanissime streghe.

La richiesta infrange ogni singola regola della congrega, ma Mika decide comunque di andare a dare un’occhiata. Ed è così che finisce invischiata nelle peripezie di un attore in pensione, un’archeologa introvabile, due custodi dalla pazienza apparentemente inesauribile… e di Jamie, un affascinante bibliotecario brontolone.

Tutte queste persone sembrano decise a fare l’impossibile, pur di tenere al sicuro le tre ragazzine e permettere loro di crescere all’interno di un ambiente sano e accogliente. Ma la magia non è l’unico pericolo presente nel mondo, e alla fine toccherà a Maika, contro ogni buon senso, decidere fino a che punto spingersi per proteggere l’unica famiglia che le bambine – e, forse, la stessa Maika – abbiano mai conosciuto…


“The Very Secret Society of Irregular Witches”: la recensione

Amico Lettore, sai che ho divorato il romanzo di Sangu Mandanna in meno di ventiquattro ore?

Un po’ perché si tratta, certo, di una lettura scorrevole e veloce per sua stessa natura, ricca com’è di dialoghi esilaranti e parentesi divertenti, inequivocabilmente scandite da una vena di tipico umorismo british.

Ma anche perché questo libro è riuscito a stregarmi, con la sua irresistibile galleria di personaggi eccentrici e il suo gigantesco cuore, depositario di un’umanità travolgente e di una dolcezza sconfinata.

In effetti, mi sembra giusto osservare che, per essere un libro incentrato sulla love story fra due personaggi etero (che più etero di così non si può), le pagine di “The Very Secret Society of Irregular Witches” risultano pervase da un’energia queer assolutamente prorompente.

Tutto merito della colonna portante della narrazione, l’adorabile trope della found family, ovviamente… ma anche un po’ di Ian, diciamocelo! ;D


“Witchcore” is the new “fairycore”

Il dolcissimo rapporto fra Mika e le tre vivacissime streghette poste sotto la sua tutela rappresenta uno degli elementi più riusciti e coinvolgenti della storia. C’è sicuramente qualcosa di “Mary Poppins” all’interno di questo libro… la stessa magia, lo stesso calore, la stesso tipo di immaginazione effervescente e contagiosa!

Tieni presente, però, che Sangu Mandanna scrive per il pubblico adulto contemporaneo.

E la sua mano leggera contribuisce a infondere un delizioso tocco di modernità, giovialità e allegria in un testo che, a conti fatti, non si sottrae dal tirare in ballo tematiche delicate e importanti quali pregiudizi razziali, abbandono genitoriale, solitudine ecc.

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“The Honey Witch”: la recensione del cozy fantasy di Sydney J. Shields


the honey witch recensione - sydney shields

La recensione di “The Honey Witch” non può che portare una valanga di dolcezza e romanticismo fra queste pagine!

Se anche tu hai sempre sognato di allevare api e usare il loro miele per creare pozioni arcobaleno e lanciare incantesimi d’amore, direi che il libro di Sydney J. Shields è esattamente quello che fa per te.

A patto di amare le streghe, le ambientazioni in stile Regency e il trope del grumpyXsunshine, ovviamente!

Ma diciamoci la verità…

Chi è che non ama una perfetta combinazione di queste tre cose? ;D


La trama

Marigold Claude ha ventun anni e non è affatto sicura di appartenere al mondo in cui è nata. Di fatto, ha sempre preferito la compagnia degli spiriti della brughiera a quella dei corteggiatori e degli altri invitati ai balli che è tenuta a frequentare nel tentativo di accaparrarsi un buon partito.

Così, quando sua nonna si presenta alla sua porta e le offre l’occasione di diventare la prossima strega dell’isola di Innisfree – la famigerata e rispettata Strega del Miele – Marigold accetta senza esitare. Anche se la sua nuova magia e l’indipendenza appena acquisita comportano un prezzo da pagare: una terribile maledizione famigliare, secondo la quale nessuno potrà mai innamorarsi della Strega del Miele.

Ma quando Lottie Burke, una brontolona notoriamente scettica di Innisfree, le annuncia di non credere nella magia, Marigold non riesce a resistere alla tentazione di dimostrarle che si sbaglia di grosso: i suoi poteri sono reali!

Eppure, quella che inizia come una sfida si trasforma, a poco a poco, in qualcosa di più. Finché Marigold non si accorge di provare per Lottie dei sentimenti che non è in grado di controllare.

Così, quando una magia oscura si risveglia nella foresta e minaccia di distruggere la sua casa, Marigold deve imparare a lottare con tutta se stessa per proteggere le cose – e la persona – che ama. A rischio di perdere la sua magia e, forse, il suo stesso cuore.


“The Honey Witch”: la recensione

Il libro d’esordio di Sydney J. Shields ha fatto parte della mia wishlist fin dal giorno in cui è stato annunciato. E questo, nonostante l’opera sia stata spesso definita come una sorta di punto di incontro fra “Amori e Incantesimi” e “Bridgerton” – due titoli per cui non coltivo alcuna venerazione particolare.

Eppure, che posso dirti? Sarà stata colpa delle incantevoli cozy vibes evocate della cover, oppure della promessa di un grande, struggente amore saffico suggerita dalla sinossi… Sta di fatto che Il titolo “The Honey Witch”, per me, è sempre stato sinonimo di hype pazzesco!

A lettura ultimata, posso confermarti che si tratta di un libro adorabile e veramente dolcissimo. La prima parte del romanzo si concentra più sul viaggio interiore di Marigold, sulla sua costante sensazione di essere “diversa” da tutti gli altri esponenti del suo ambiente, nonché sul suo bellissimo rapporto con la nonna, una combattiva ed energica strega solitaria.

Lottie entra in scena soltanto parecchi capitoli più tardi. Eppure, bisogna dire che, grazie alla sua personalità dirompente (e alla sua indole simpaticamente arcigna!) la nostra ragazza dai capelli rossi riesce subito a guadagnarsi il nostro affetto.

Anche perché l’alchimia con Marigold è innegabile; i loro bisticci/goffi tentativi di attirare l’attenzione l’una dell’altra si rivelano sempre molto teneri e divertenti.

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