“L’Erede Rapito”: recensione, data di uscita italiana e cover del libro di Holly Black


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La mia recensione de “L’Erede Rapito” si basa sull’edizione originale americana del libro di Holly Black.

La traduzione italiana di “The Stolen Heir”, invece, uscirà il 9 maggio 2023 per Mondadori, e sarà a cura di Francesca Novajra.

Come ricorderai, in un precedente articolo del blog, abbiamo già parlato diffusamente di questo avventuroso e romantico romanzo spin-off della trilogia de “Il Principe Crudele”. Tuttavia, dal momento che sono finalmente disponibili nuove informazioni circa l’uscita italiana de “L’Erede Rapito” (data, copertina, titolo ecc), ho pensato valesse la pena tornare sull’argomento.

Sei pronto? ;D

Allora, per prima cosa, diamo un’occhiata da vicino alla sinossi e ai nuovi personaggi creati da Holly Black…


La trama

La protagonista de “L’Erede Rapito” si chiama Ren, l’ex “regina-bambina” della Corte dei Denti.

Sono passati otto anni dalla fine degli avvenimenti narrati ne “Il Re Malvagio“. Da allora, Jude e Cardan hanno regnato su Elfhame in nome del loro successore ufficiale, il Principe Oak. All’epoca della Battaglia del Serpente, infatti, il legittimo erede al trono era poco più di un poppante, del tutto impreparato all’arte del governo.

Per tutto questo tempo, Ren – la figlia di due alti traditori – ha continuato a vivere in perfetta clandestinità, nella speranza che, a poco a poco, perfino il ricordo del suo nome finisca con l’essere spazzato via dalla memoria dei suoi nemici. E quale rifugio migliore del mondo degli umani, con i suoi boschi isolati, le sue città caotiche e perennemente avvelenate dal sentore dal ferro?

In realtà, la vita di Ren è un inferno, a malapena sopportabile. Oltre a subire i tormenti dell’isolamento, infatti, la ragazza è perseguitata dai fantasmi di un’infanzia trascorsa all’insegna di traumi e crudeltà infinite.

Tuttavia, proprio quando comincia a pensare di essersi definitivamente liberata dalla nefasta influenza dei genitori naturali, Ren viene a sapere che sua madre, Lady Nore, ha escogitato un piano per reclamare la sua vecchia Cittadella. Da lì, la tiranna intende lanciare un nuovo attacco contro la corte di Elfhame

Uno che, se le preoccupazioni del Principe Oak si rivelassero fondate, potrebbe tranquillamente trasformarsi in una condanna definitiva per il Popolo dell’Aria.

Ren è l’unica persona al mondo in grado di esercitare – letteralmente – il potere necessario a fermare Lady Nore. Per questo, Oak ha bisogno di lei. Il principe, infatti, ha intenzione di imbarcarsi in una pericolosa missione per la salvezza del regno.

Se Ren accetterà di aiutarlo, Elfhame potrebbe ancora avere una speranza.

Ma il piccolo Oak di un tempo è cresciuto, trasformandosi in un ragazzo affascinante, arrogante, ambiguo e manipolatorio. Riuscirà Ren a resistere al suo fascino, schermando il proprio cuore dalla minaccia rappresentata dalla crescente attrazione che prova nei confronti dei Principe?

E cosa accadrà, nel momento in cui sarà costretta a confrontarsi con sua madre e con gli inenarrabili orrori nascosti nel suo passato?



“L’Erede Rapito”: la recensione

A patto di non aspettarsi l’impossibile (tipo: Holly Black che decide di prendersi una vacanza dal solito copione…), la nuova duologia ambientata a Elfhame si apre in maniera decisamente soddisfacente.

Non so fino a che punto l’esigenza di raccontare una nuova storia sia dovuta scendere a patti con quella di regalare ai lettori un’altra avventura in un mondo tanto amato e famigliare. Resta il fatto che la nuova eroina della Black è riuscita a convincermi al 100% e che, a lettura ultimata, posso dichiararmi ufficialmente pronta a macerarmi nella curiosità di scoprire cosa le accadrà nel finale del prossimo volume.

Il ritmo della narrazione, martellante e adrenalinico, riuscirà a conquistare i fan del genere senza troppi problemi. La trama, per quanto semplice e lineare, si ritaglia un posto all’interno del classico modello della “quest” da libro fantasy per ragazzi: provvedono i numerosi travagli interiori dei personaggi, e le belle tematiche affrontate (traumi infantili, relazioni abusive, eredità famigliari indesiderate ecc.) a infondere un pizzico di profondità in più a un intreccio che si basa, essenzialmente, sui concetti di “amori proibiti, magia perversa e azione rutilante”.

Altra nota a favore de “L’Erede Rapito”, il fatto che l’estrema scorrevolezza del testo, per una volta, sia stata integrata da una serie di descrizioni che, per quanto fluide e dinamiche, aiutano il lettore a visualizzare le creature e i magici scenari dell’ambientazione in maniera vivida e convincente….

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“Survive the Night: Sopravvivi alla Notte”: la recensione del libro thriller di Riley Sager


survive the night - recensione - riley sager

Magari è ingiusto iniziare la recensione di “Survive the Night” tracciando un paragone con altri libri di Riley Sager

Eppure, la verità è che, da brava fan dell’autore di “Final Girls” e “A Casa Prima di Sera”, non sono sicurissima di riuscire a resistere alla tentazione.

“Survive the Night” è un thriller leggero e frizzantino, tutt’altro che memorabile.

Abbastanza adrenalinico e scorrevole da non farti provare mai, neanche per un istante, la tentazione di accantonarlo in favore di un’altra lettura. Ma anche popolato da alcuni dei personaggi più idioti di cui io abbia mai letto in vita mia (protagonista inclusa), e infarcito di una sfilza di colpi di scena che potremmo descrivere come “incredibili” soltanto nel senso più letterale del termine.

Una serie di trovate annacquate, insomma, per lo più prese in prestito dal mondo del cinema d’azione. A rivitalizzarle provvedono una narrazione incalzante e un ritmo che non conosce il significato della parola “tregua”…


La trama

Anni Novanta. Charlie Jordan ha appena accettato un passaggio da un serial killer. Forse.

Dietro il volante c’è Josh Baxter, uno sconosciuto che Charlie ha incontrato al college, di fronte a una di quelle bacheche che gli studenti usano per offrire o richiedere passaggi in cambio di un contributo per la benzina.

Charlie non credeva che sarebbe riuscita a trovare uno studente disposto a lasciare il college nel bel mezzo del semestre. E, in effetti, Josh sembra un po’ più vecchio del tuo tipico studente universitario. Eppure, Charlie non ha scelta: deve lasciare il campus, tornare a casa da sua nonna, il più in fretta possibile.

Due mesi prima, la sua migliore amica/compagna di stanza è stata assassinata da un serial killer che ha l’abitudine di strappare un dente dalla bocca sanguinante delle sue vittime. Un gramo souvenir. Da allora, Charlie non riesce a sopportare l’idea di continuare a vivere e studiare nello stesso posto in cui Maddie è andata incontro alla sua rovina.

Lungo la strada, Charlie e Josh cominciano a scambiarsi una serie di aneddoti, stabilendo un certo grado di confidenza. Josh sembra un tipo alla mano, affascinante, amichevole, sinceramente interessato ai problemi di Charlie. Tant’è che la ragazza si sorprende, a poco a poco, a desiderare di potersi confidare con lui.

Fino a quando una serie di allarmanti discrepanze e contraddizioni nella storia del suo giovane autista non iniziano ad allarmarla.

Perché se Josh non è chi dice di essere… chi diavolo è, in realtà? Possibile che sia LUI… l’assassino di Maddie, l’infame “serial killer del campus”?

Se fosse così, Charlie potrebbe trasformarsi presto nella sua prossima vittima.

Inizia così un feroce gioco del gatto e del topo. Per vincere, Charlie dovrà riuscire a fare una cosa sola: sopravvivere alla notte.



“Survive the Night”: la recensione

Il mondo del cinema ha sempre influenzato profondamente le trame dei romanzi di Riley Sager.

Sto pensando all’eccentrico “Chiuditi Dentro”, che deve probabilmente la sua stessa esistenza al film di Roman Polanski “Rosemary’s Baby”. Ma anche al legame a doppio filo che sembra esistere fra “The House Across the Lake” e “La Donna alla Finestra”, pellicola di Joe Wright tratta dall’omonimo romanzo di A. J. Finn.

In “Survive the Night”, il peso di quella che potremmo descrivere come una sorta di “componente hollywoodiana” riesce addirittura a superare ogni previsione.

Un po’ perché Charlie, l’eroina della storia, è un’appassionata di cinema che soffre di pesanti allucinazioni. La sua peculiare condizione psicologica la induce, infatti, a trasformare ogni episodio cardine della sua vita in uno scoppiettante colossal ad ampio budget, minando costantemente la sua sicurezza e il suo livello di attendibilità.

E un po’ perché, in questo intreccio, Sager, come nella (peggior) tradizione cinematografica americana, riesce a fare uno sfacciato uso di qualsiasi twist narrativo possibile e immaginabile. Uccidendo allegramente qualsiasi teoria alla base del concetto di sospensione dell’incredulità, e sbeffeggiando apertamente qualsiasi pretesa di credibilità da parte del lettore…


Tu chiamala, se vuoi, “metafiction”…

A patto di non stare lì a interrogarsi sui suoi millemila buchi di trama, o sulle assurde motivazioni che spingono eroi e villain a comportarsi sempre nel modo più becero e decerebrato possibile, “Survive the night” è un libro che vanta il grande merito di non prendersi mai troppo sul serio.

Regala svariate ore di puro intrattenimento, offrendo divertimento e complicità in cambio di 370 pagine pronte a scorrere via come acqua.

Inoltre, l’amore di Sager per il cinema classico in bianco e nero, per i film di Hitchcock e per i vecchi survival horror degli anni Ottanta/Novanta riesce a tingere ogni pagina di una gradevole sfumatura nostalgica. La stessa composizione delle parti e dei capitoli segue il modello di una tipica sceneggiatura, cogliendo peraltro ogni occasione per omaggiare certi b-movie cari a qualsiasi nerd cinematografico che si rispetti.

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“Wastelanders”: Audible Original annuncia la serie Marvel in italiano


westlanders marvel - audible original - italiano

A giugno 2023, la serie audio “Marvel: Wastelanders” diventerà un’esclusiva Audible.

Lo show vocale sarà composto da sei stagioni, per un totale di 60 episodi.

La prima stagione, interamente dedicata al personaggio di Star Lord, entrerà a far parte del catalogo italiano di Audible a partire dal 28 giugno 2023.

La trama verterà intorno alla battaglia fra il gruppo di supercriminali che ha sterminato i difensori del pianeta, scatenando l’Apocalisse, e l’improbabile squadra di supereroi superstiti che ha giurato di fermarli.

Il cast vocale italiano comprenderà Neri Marcorè (Peter Quill/Starlord), Corrado Guzzanti (Rocket Racoon) e Mattea Serpelloni. Se vuoi, puoi dare già un’occhiata al breve trailer della serie.


“Marvel Wastelanders”: la trama

Il podcast si svolge in una variante dell’universo di Old Man Logan. In questa linea temporale, alcuni supervillain – guidati dal Doctor Doom, da Teschio Rosso e dal Barone Zemo – sono riusciti a uccidere quasi tutti gli eroi e a stabilire un nuovo ordine mondiale.

Fra i pochi superstiti, spiccano Wolverine, Occhio di Falco e Black Widow.

Starlord, dal canto suo, fa ritorno sulla Terra in compagnia di Rocket dopo una lunghiiiiissima assenza. I due, in missione per conto del Collezionista, resteranno sconvolti al cospetto della stupefacente ondata di violenza e devastazione che ha colpito il pianeta.

Invecchiato, panciuto, infinitamente più acido di quanto non fosse ai tempi delle sue scorribande assieme ai Guardiani della Galassia, Starlord innescherà una serie di avvenimenti che lo porteranno a incrociare il sentiero di Emma Frost, l’eterna telepate degli X-Men, il fuorilegge Ghost Rider e il temibile Kraken il Cacciatore.


Una banda di vecchi… alleati

Al momento, Audible Italia non ha ancora diffuso le identità degli attori/doppiatori che presteranno la voce a personaggi come Natasha Romanoff o Logan in “Wastelanders”. Ma, negli USA, l’immensa Susan Sarandon si è calata nei panni di Black Widow, versione mezza età, mentre Stephen-Man-in-the-Dark-Lang ha indossato quelli di Occhio di Falco. Il Robert Patrick di “X-Files” ha doppiato Wolverine.

Senza fare spoiler, posso confermarti che altri noti supereroi dell’universo Marvel troveranno il modo di fare una comparsata in “Wastelanders”.

Si tratterà, comunque, di una versione matura, diversa e alternativa di tanti volti conosciuti. Come accennavo poco fa, infatti, gli avvenimenti narrati nel podcast non troveranno posto all’interno della continuity ufficiale.

Come immaginerai, il mondo distopico che ha preso piede dopo la sconfitta degli Avengers è un luogo molto più disastrato e pericoloso di quello in cui vivono i nostri “soliti” personaggi di Terra-616.

Ma le recensioni dei fan internazionali sembrano pronte a rassicurarci: a quanto pare, anche in “Wastelanders”, i dialoghi esilaranti e il ritmo serrato degli episodi permeteranno ai sostenitori dell’universo Marvel di ottenere una deliziosa fonte di intrattenimento assicurato!


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“Divine Rivals”: il libro fantasy di Rebecca Ross arriva in Italia


divine rivals - rebecca ross - italia

Divine Rivals” di Rebecca Ross arriverà in Italia a fine 2023: parola di Fazi/Lainya!

Questo attesissimo libro fantasy, firmato dall’autrice de “La Regina del Nord” e “Sorelle di Spada e Incanto”, inaugurerà una nuova duologia romantica chiamata “Letters of Enchantment”.

La campagna promozionale lo descrive come una sorta di punto di incontro fra “Tenebre e Ossa” e “Lore”, con l’avvincente trope dell’enemies-to-lovers a tenere insieme il tutto.

Sarà una dichiarazione attendibile? Dal momento che ho giurato a me stessa di leggere “Divine Rivals” entro la fine della primavera, conto di aiutarvi a fornire una risposta a questo quesito il prima possibile! ;D


“Divine Rivals”: la trama

Dopo aver passato secoli immersi nel sonno più profondo, gli dei hanno ricominciato a farsi la guerra.

Ma la diciottenne Iris Winnow ha un solo obiettivo: tenere insieme la sua famiglia. Sua madre, infatti, soffre di una grave dipendenza, mentre suo fratello è appena scomparso dalla linea del fronte.

La sua migliore possibilità? Riuscire a ottenere una promozione da colonnista presso la Oath Gazette.

Per combattere le sue preoccupazioni, Iris scrive a suo fratello una serie di lettere e le lascia scivolare sotto la porta del suo guardaroba. Le missive svaniscono – nelle mani di Roman Kitt, il suo freddo e affascinante rivale del giornale.

Quando Roman inizia a rispondere alle lettere di Iris, in forma anonima, i due cominciano a forgiare una connessione che seguirà Iris lungo tutta la strada che porta al fronte di battaglia: verso suo fratello, il fato dell’umanità, e l’amore che, forse, è ancora possibile trovare.


La giornalista, il rivale e… l’armadio

L’ambientazione di “Divine Rivals” deve avere un sapore estremamente particolare: l’epoca di riferimento, infatti, sembra essere l’inizio del ventesimo secolo. Nel pieno del conflitto bellico, quindi, ma con uno squadrone di divinità ostili pronte a interferire nelle battaglie degli uomini.

Probabilmente è proprio questo l’elemento della storia che mi intriga di più. In aggiunta, ovviamente, alla componente “epistolare”, di cui sono una fan sfegatata sin dai tempi dello struggente “Così Si Perde la Guerra del Tempo” di Max Gladstone e Amal El-Mohtar.

Rebecca Ross afferma di aver cominciato a lavorare sul progetto “Letters of Enchantment” alla fine del 2020, dopo aver sofferto di blocco dello scrittore per quasi un anno.

Il suo desiderio di scrivere storie stava cominciando a venir meno, e le parole per raccontarle a disertarla, quando ecco entrare nella sua vita Iris e Roman: i due giornalisti rivali che, legati da una strana connessione magica, si trovano costretti a fronteggiare un conflitto fra divinità rivali di catastrofiche proporzioni.

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“A Day of Fallen Night”: la recensione del sontuoso libro fantasy di Samantha Shannon


a day of fallen night - recensione - samantha shannon

Ed è finalmente giunto il momento di dedicare un po’ di spazio alla recensione di “A Day of Fallen Night”, il nuovo romanzone fantasy di Samantha Shannon!

Il prequel de “Il Priorato dell’Albero delle Arance” è sempre stato uno degli epic fantasy più attesi del 2023. E a buon ragione, direi!

Si tratta senz’altro di una delle uscite imprescindibili di quest’anno; un libro destinato a far parlare di sé per parecchio tempo a venire.

Un lunghissimo, struggente “slow burn”, che non ha paura di confrontarsi con le più scottanti tematiche d’attualità.

Senza tralasciare di evocare i demoni della pandemia, in tutta la loro gloriosa e distruttiva magnificenza…


La trama

500 anni prima dell’inizio degli avvenimenti narrati ne “Il Priorato dell’Albero delle Arance”, il mondo ideato da Samantha Shannon è un concentrato di nazioni e culture isolate.

A Inys, la patria del Santo (o del grande Bugiardo, a seconda delle interpretazioni…), Sabran l’Ambiziosa regna al fianco del nuovo Re di Hroth, un territorio barbarico che ha da poco deciso di piegarsi alla religione monoteista degli occidentali. Insieme, i due monarchi cercano di preparare la figlia Glorian per l’ascesa al trono che le spetta di diritto.

Ma, a Inys, il primo e più importante dovere di una regina è sempre stato quello di generare e partorire un’erede. Vale a dire, la figlia destinata a trasformarsi nell’ennesimo anello della “catena” di protezione che, stando alle leggende, dovrebbe impedire all’antica creatura conosciuta come il “Senza Nome” di tornare a mietere distruzione.

Glorian trascorre i suoi giorni nello sgomento assoluto. Se il suo utero – il suo stesso corpo – appartengono al regno, cosa rimane di lei, in realtà? Se la sua vita non è abbastanza – se, al contrario, riesce ad assumere un valore soltanto in virtù del potenziale nascosto nel suo grembo – come potrà mai sperare di offrire alla sua terra la protezione e la guida di cui Inys ha così disperatamente bisogno?

Nella valle di Lasia, intanto, Tunava, influente sorella del Priorato dell’Albero delle Arance e custode della tomba in cui riposa Cleolind, si sforza di ricordare alle altre guerriere il compito sacro affidato loro dalla Madre in persona: imparare a usare i propri poteri e addestrarsi per combattere i “vermi”, i draghi giganti che, un giorno, torneranno a mettere a ferro e fuoco il mondo intero.

Ma le sorelle più giovani hanno smesso da tempo di credere in questa versione. Secondo loro, il Male antico non farà più ritorno. Alcune ragazze sospettano, anzi, che tutti i racconti relativi al Senza Nome e alle imprese di Cleolind facciano soltanto parte di un mito…

A est, sull’isola di Seiki, una sacerdotessa di montagna di nome Dumai scopre di essere destinata a cose molto più grandi del semplice eremitaggio. Quando l’Imperatore chiede il suo aiuto, la giovane non può fare a meno di rispondere al suo appello… Per difendere il Trono d’Arcobaleno delle mire di un clan di nobili rivali, e cercare di ristabilire il contatto spirituale con gli dei addormentati della sua terra.

A Hroth, il giovane soldato Wulf combatte per difendersi dai pregiudizi di alcuni commilitoni. A causa del suo passato misterioso, infatti, i membri più bigotti della sua squadra lo squadrano con sospetto, e lo accusano addirittura di essere il figlio segreto dell’infame “Strega di Inysca”, la terrificante creatura pagana che dimora fra boschi millenari…

Al risveglio delle viverne, il destino di tutti questi personaggi si intreccerà nei modi più imprevedibili, generando un complesso e avvincente racconto corale di sopravvivenza, coraggio, orrore, intrighi e magia.



 “A Day of Fallen Night”: la recensione

Ricordi quando abbiamo riportato alcune dichiarazioni di Samantha Shannon in merito all’ imminente uscita di “A Day of Fallen Night”?

Secondo l’autrice, questo prequel sarebbe stato un libro più lungo e politicamente complesso rispetto a “Il Priorato”. Dotato di un cast più ampio, e fornito di un maggior numero di scenari.

Bè…

Posso confermarti che la Shannon diceva la pura e sacrosanta verità!

Sia messo agli atti: “A Day of Fallen Night” è un libro infinitamente più denso, intricato e dettagliato del suo predecessore.

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“Madre d’Ossa”: il nuovo libro di Ilaria Tuti arriva in libreria a giugno 2023


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Madre d’Ossa” sarà il quinto libro della serie “I Casi di Teresa Battaglia”, un ciclo di romanzi thriller firmati dall’autrice friuliana Ilaria Tuti.

Una novità attesissima, prevista da Longanesi per il 6 giugno 2023.

Nel nuovo volume, il commissario di polizia/specialista dell’arte del profiling più amato della narrativa italiana dovrà affrontare una sfida di ordine estremamente personale, e risolvere un mistero che sembra affondare le radici nelle profondità danneggiate della sua memoria.

Riuscirà Teresa Battaglia a portare a galla la verità, nonostante le allarmanti zone d’ombra che continuano a mettere a repentaglio la sua lucidità?


“Madre d’Ossa”: la trama

Quando Massimo Marini si precipita sul luogo segnalato da una chiamata anonima, si trova al cospetto di una scena inimmaginabile: la sua collega, Teresa Battaglia, intenta a stringere fra le braccia il cadavere di un giovane uomo.

In quel desolato angolo di montagna, un crimine terrificante potrebbe essersi consumato nella più totale indifferenza della natura. Teresa, dal canto suo, non dovrebbe trovarsi lì; la sua presenza è altamente irregolare, una minaccia per la stessa attendibilità delle prove forensi.

Marini, al pari di tanti altri colleghi e amici di Teresa, si vede costretto a saltare a quella che sembra essere la conclusione più logica di tutte. Una sola domanda lo tormenta: che Teresa abbia finalmente perso la battaglia contro il deterioramento della sua memoria e, con essa, la sua preziosa attendibilità?

Eppure, non sempre l’apparenza coincide con la realtà. Per risolvere il caso, e stabilire la verità, bisognerà scavare, ancora una volta, al di là della superficie…



Umanità e dedizione

La verità è che mi riprometto di recuperare i libri di Ilaria Tuti da più di due anni. Che cosa posso dire? Sono una pessima, pessima persona! Perennemente accecata dall’incessante flusso di nuove uscite, ho permesso a me stessa di far cadere questi promettenti titoli nel dimenticatoio.

Sennonché, un paio di giorni fa, imbattendomi nella notizia della pubblicazione imminente di “Madre d’Ossa”, ho ricominciato ad avvertire il fortissimo desiderio di “incontrare” di persona il commissario Battaglia.

E non soltanto perché quelli di Ilaria Tuti sono romanzi popolarissimi, consigliati dalla stragrande maggioranza dei fan del genere.

In realtà, è soprattutto la figura di questa investigatrice sessantenne, malata di Alzheimer e decisamente fuori forma, che tende a suscitare tutta la mia curiosità.

Dopotutto, un’eroina così, non sembra esattamente comune, all’interno del panorama editoriale italiano; non trovi?

E le belle parole di Donato Carrisi non fanno che confermare le mie impressioni positive:

«Con Teresa Battaglia, Ilaria Tuti fa il miglior regalo che uno scrittore possa fare ai suoi lettori: qualcuno cui affezionarsi.»

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“Il Reietto”: la recensione dell’elettrizzante libro fantasy di Anthony Ryan


il reietto recensione - anthony ryan - fanucci

Quella che stai per leggere è la mia seconda recensione de “Il Reietto”, il brillante libro fantasy di Anthony Ryan.

Se vuoi, puoi ancora leggere la prima. La troverai fra le pagine del mio vecchio blog, il “Laumes’Journey”. L’articolo fa sempre riferimento all’edizione in lingua originale del romanzo (“The Pariah“).

Tuttavia, in occasione dell’imminente uscita italiana de “Il Reietto”, ho pensato che sarebbe stato carino tornare a spendere qualche parola su una storia che – se in questi ultimi anni ho imparato qualcosa – difficilmente riuscirà ad attirare l’occhio di qualche influencer d’ultimo grido e a guadagnarsi un posto in vetrina.

Eppure, lascia che te lo ribadisca: per un appassionato di narrativa fantastica, quello di Anthony Ryan è un volume assolutamente imperdibile!

Primo atto di una trilogia (vagamente) ispirata alla leggenda di Robin Hood, “Il Reietto” è in grado di offrire ai lettori una vera e propria costellazione di scene al cardiopalma, un intreccio denso di misteri (e di sottotrame!) e una solida ambientazione a metà strada fra la Foresta di Sherwood e un gdr americano.

Se ami il grimdark, le storie di formazione e le ambientazioni a sfondo medievale, preparati a tuffarti a capofitto fra le pieghe di una nuova avventura…


La trama

Alwyn Scribe è un fuorilegge nato e cresciuto nel tormentato regno di Albermaine.

Malgrado la sua spiccata attitudine nei confronti della spada, e un ingegno molto più acuto della media, Alwyn non è dotato di grandi ambizioni. In realtà, si accontenterebbe volentieri di un’esistenza trascorsa all’insegna della libertà che soltanto i suoi adorati boschi sono in grado di offrirgli. Una vita spensierata, in compagnia dei suoi amici banditi.

Ma quando un atto di tradimento inimmaginabile manda definitivamente a rotoli il suo mondo, Alwyn finisce per imboccare un nuovo sentiero. Uno forgiato nel sangue e nella vendetta, che lo condurrà, alla fine, a imbracciare le armi e a unirsi alle schiere dell’esercito del re.

Sotto il comando di Lady Evadine Courlain, una nobildonna assediata dalle terrificanti visioni di un apocalisse demoniaco, Alwyn dovrà sopravvivere alla guerra e ai letali intrighi escogitati dalla nobiltà. Senza dimenticare la necessità di presentare un conto salato a tutti quelli che hanno mandato a rotoli il suo passato.

Eppure, mentre forze di ogni tipo – umane e arcane – si addensano per opporsi all’ascesa di Evadine, Alwyn sarà anche costretto a fare una scelta: un uomo come lui, può davvero sperare di trasformarsi nel guerriero di cui il mondo ha bisogno? O rimarrà sempre e soltanto un comune bandito?



“Il Reietto”: la recensione

Secondo molti lettori americani, il primo romanzo della serie “L’Alleanza d’Acciaio” è la lettura perfetta per chiunque abbia amato “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R. R. Martin.

E, in effetti, c’è da dire che i due titoli hanno davvero parecchi elementi in comune: a cominciare dall’ambizioso proposito di inserire l’elemento fantastico all’interno della trama in maniera lenta, ponderata e graduale.

Nei due casi specifici in questione, questo accorgimento vanta l’innegabile vantaggio di riuscire a instillare in chi legge un delizioso, piacevolissimo brivido di anticipazione.

Nel mondo di Alwyn, tieni presente, la magia è una creatura pericolosa, ma sottile; arcana e misteriosa. Un letale strumento al servizio di chi cospira per impadronirsi del potere e, al tempo stesso, un enigma che il lettore dovrà cercare di sbrogliare al fianco di Alwyn.

Altro fattore degno di nota, la natura coinvolgente e super-immersiva della narrazione. Un risultato che Anthony Ryan riesce a portare a casa (anche) grazie alla forza dirompente della voce di Alwyn, un protagonista con cui non si fa minimamente fatica a entrare in sintonia.

Altrettanto carismatici risultano, del resto, i comprimari e i personaggi secondari.

A partire dalle numerose (e conturbanti) figure di donna che popolano le pagine del romanzo. Malgrado la natura pseudo-medievale dell’ambientazione, infatti, Ryan evita di incappare nell’errore commesso da tanti autori di sword and sorcery vecchio stampo, e si tiene alla larga da ogni trito cliché relativo alla costruzione dei personaggi femminili.

Al momento, devo dire che nutro una particolare curiosità nei confronti di Lady Evadine: un’ambigua Giovanna d’Arco, tormentata da una serie di inquietanti premonizioni. Ma mi intriga anche la storyline rappresentata da quella sorta di punto interrogativo ambulante chiamato “Sack Witch”.

Una strega che sa decisamente più di quello che dice, e che sembra destinata a giocare un ruolo fondamentale nel corso dei prossimi volumi.

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“Poster Girl”: arriva in Italia la nuova distopia di Veronica Roth


poster girl - veronica roth - italia - mondadori

Con “Poster Girl”, la popolare scrittrice americana Veronica Roth proclama di nuovo a gran voce il suo sconfinato amore per il genere distopico.

Il nuovo romanzo dell’autrice della saga di “Divergent” sarà un adrenalinico thriller fantascientifico a là “Minority Report”, incentrato sul tema del complicato e crescente impatto delle tecnologie di sorveglianza sulla nostra società.

Totalmente autoconclusivo, “Poster Girl” arriverà nelle librerie italiane il 4 aprile 2023, a opera di Mondadori. La traduzione sarà a cura di Roberta Verde.


“Poster Girl”: la trama

Per decadi, la popolazione della megalopoli Seattle-Portland ha vissuto sotto la costante sorveglianza di un impianto oculare chiamato Insight, un congegno che permette il tracciamento di ogni parola bisbigliata e di qualsiasi azione.

Ovviamente, i comportamenti spiati attraverso questo strumento sono sempre stati ricompensati o puniti a seconda della loro capacità di allinearsi allo stretto codice morale istituito dalla Delegazione.

Ma poi c’è stata una rivoluzione e, da allora, ogni cosa è cambiata. A partire dalla caduta della Delegazione.

I più preziosi individui di questa organizzazione sono adesso rinchiusi nell’Aperture, una prigione ai confini della città. E tutti gli altri, finalmente liberi dal costante monitoraggio di Insight, hanno avuto la possibilità di andare avanti con le loro vite.

Sonya, un’ex “ragazza poster” al servizio della Delegazione – a Sonya apparteneva, infatti, uno dei volti che comparivano regolarmente sui loro manifesti di propaganda – sta scontando la sua pena da dieci anni, quando un suo vecchio nemico arriva a proporle un accordo: ritrovare una ragazzina scomparsa, portata via ai suoi cari dal vecchio regime, e guadagnarsi la libertà.

Il sentiero che Sonya imboccherà per ritrovare la bambina la condurrà attraverso un mondo post-Delegazione, corrotto e a lei totalmente alieno. Finché, alla fine, Sonya sarà costretta a scavare nel proprio passato – e nei segreti più oscuri della sua famiglia – portando a galla verità insospettabili.



Dalla parte sbagliata della storia

Veronica Roth ama descrivere il suo “Poster Girl” come una sorta di punto di incontro fra “Stazione 11” e “Minority Report”.

Potrei sbagliarmi – non sarebbe la prima volta – ma qualcosa mi dice che i suoi fan di antica data ritroveranno fra pagine di questo nuovo libro anche alcuni degli elementi che hanno reso “Divergent” un bestseller dal respiro internazionale: tanta azione, un pizzico di romance e uno sguardo disincantato sul (gramo) futuro incontro al quale la nostra civiltà sembra così beatamente ansiosa di precipitarsi incontro.

Dopotutto, da un punto di vista tematico, il controverso rapporto fra umanità e la tecnologia ha sempre assunto un ruolo centrale all’interno delle trame di Veronica Roth.

Ma, allora, cosa ci sarà di diverso in “Poster Girl”, rispetto ai suoi romanzi precedenti? E da dove è nata l’idea per questo peculiare progetto?

«Volevo esplorare un personaggio diverso. Ho sempre scritto di eroi di stampo tradizionale, perfino quando si trattava di eroi riluttanti ad agire, all’inizio, ma Sonya non è così. Lei era dal lato sbagliato della rivoluzione.

Ho cominciato a scrivere senza sapere come mi sentivo nei suoi confronti, cosa che per me è strana. La mia politica, di solito, prevede che io stia dalla parte della protagonista. Alla fine, ho sviluppato della simpatia per lei, ma ho anche iniziato a giudicarla un sacco… e mi sono sforzata di tenere questi sentimenti in costante tensione.

Uno dei temi che ne emerge è che puoi essere la vittima e il carnefice nello stesso tempo, in un sistema del genere.»

Veronica Roth, in un’intervista rilasciata al “The Orange County Register”.
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“Le Navi d’Ossa”: pirati, draghi e battaglie nel libro fantasy di R. J. Barker


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Le Navi d’Ossa”, traduzione italiana di “The Bone Ships” di R. J. Barker, arriverà in Italia grazie alla casa editrice Meridiano Zero.

Il romanzo – primo volume di una trilogia fantasy di nicchia, ma molto apprezzata dai fan britannici – arriverà in libreria il 31 marzo 2023. L’uscita segnerà il gradito ritorno in Italia dell’autore de “L’Età degli Assassini”, storia dai toni grimdark approdata da noi nel 2017, per opera della Mondadori.


“Le Navi d’Ossa”: la trama

Per generazioni, le Cento Isole hanno continuato a costruire le loro navi a partire dalle ossa di antichi draghi ormai estinti. Il tutto, allo scopo di portare avanti una guerra interminabile, che si trascina da generazioni e generazioni.

Perché i draghi saranno anche scomparsi… ma la battaglia per la supremazia persiste da tempo immemore.

Sennonché adesso, per la prima volta dopo secoli, un drago vivente è stato avvistato nelle acque distanti. E, naturalmente, adesso entrambe le parti del conflitto vedono in questa scoperta l’opportunità di ribaltare le sorti del conflitto a proprio favore.

È in queste circostanze che Joron Twiner, capitano in disgrazia di una nave maledetta, incrocia il sentiero della determinata dama di nave “Lucky” Meas, pronta a requisire il comando dell’imbarcazione nera per dare la caccia al drago.

Ma, per avere qualche speranza di acciuffare la creatura mitologica che tutti stanno cercando, i due reietti dovranno unire le forze e affidarsi a un pericoloso equipaggio di criminali ed emarginati…



La trilogia “The Child Tide”

Ti dirò: quando l’autrice della saga “I Mercanti di Borgomago” si spinge al punto di definire “brillante” un romanzo fantasy a tema piratesco, solitamente mi sento piuttosto incline a drizzare la antenne.

Del resto, Robin Hobb non è stata l’unica a spendere parole di lode nei confronti della trilogia “The Tide Child” di Barker. Anche John Gwynne, Tasha Suri, Evan Winter e Adrian Tchaikovsky hanno espresso tutto il loro entusiasmo nei confronti di questa saga.

E, ammettiamolo…

Draghi, pirati, avventure, battaglie, una coppia di outsider al comando di un’imbarcazione piena di tagliagole?

Se non è questa la ricetta per un romanzo fantasy esplosivo, non saprei proprio cos’altro chiedere…

Va precisato che ne “Le Navi d’Ossa”, secondo una recensione pubblicata sull’imprescindibile sito “Publisher Weekly”, R. J. Baker dedica un’inusuale livello di attenzione alla cura del dettaglio, soprattutto per quanto riguarda la descrizione della vita marinaresca in tutte le sue sfumature. Tant’è che, verso la fine, l’autore dell’articolo arriva a paragonare il libro a una delle saghe nautiche del famoso romanziere Patrick O’Brian.

Colgo anche l’occasione per ricordare che “Navi d’Ossa” è riuscito ad aggiudicarsi, nel 2020, il British Fantasy Award per il miglior romanzo, sbaragliando la competizione offerta da concorrenti del calibro de “Le Diecimila Porte di January” di Alix E. Harrow, “The Migration” di Helen Marshall e “The Poison Song” di Jen Williams.

La trilogia “The Child Tide” comprende i libri:

  1. The Bone Ships (Le Navi d’Ossa, 2022, Meridiano Zero);
  2. Call of the Bone Ships;
  3. The Bone Ship’s Wake.

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“Killers of a Certain Age”: la recensione dello scoppiettante libro thriller di Deanna Raybourn


killers of a certain age recensione - deanna raybourn

La recensione di “Killers of a Certain Age” è rimasta “in caldo” per un po’, ma è finalmente arrivato il momento di servirla in tavola!

Anche perché posso assicurarti che l’originale libro thriller di Deanna Raybourn rappresenta un’ autentica delizia: l’irresistibile storia di quattro donne sessantenni che, dopo aver trascorso una vita a lavorare come sicari per una misteriosa organizzazione internazionale, finiscono al centro di un complotto per la conquista del potere.

Romanzo autoconclusivo, “Killers of a Certain Age” poggia su una premessa che, su un piano potenziale, sarebbe in grado di fornire dell’ottimo materiale per una serie lunghissima. E poi, vanta l’innegabile vantaggio di offrire al lettore una boccata d’ aria fresca nell’ambito di un panorama (quello della “spy-story”) solitamente fin troppo sovraffollato e infarcito di stereotipi.


La trama

Billie, Mary Alice, Helen e Natalie hanno lavorato per quarant’anni per il Museo, una rete d’assassini d’elite nata con l’esplicito obiettivo di rintracciare ed eliminare tutti i rifugiati nazisti scampati, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, alla loro giusta punizione.

Oggigiorno, però, i loro talenti sono considerati un po’ troppo “vecchia scuola” dai nuovi membri della squadra. Nessuno, infatti, sembra disposto ad apprezzare quello che hanno da offrire, in un’era in cui la gente ha iniziato ad affidarsi alla tecnologia più che alle capacità individuali di una persona.

Così, quando al quartetto viene finalmente offerta la possibilità di ritirarsi con onore, Billie e le altre decidono di accettare. E, per celebrare la loro meritata pensione, il Museo decide di regalare alle amiche quattro biglietti per un’esclusiva crociera di lusso.

Peccato che, manco a dirlo, si tratti di una trappola!

Perché, durante il viaggio, le quattro amiche si trasformano nel bersaglio perfetto per uno dei killer registrati sul libro-paga del Museo. E, dal momento che soltanto il Consiglio, composto dai membri di più alto rango della loro organizzazione, ha il potere di autorizzare la morte di un agente, le nostre eroine capiscono subito di essere piombate in un guaio molto grosso.

Per sopravvivere, dovranno quindi fare ricorso ai segreti della loro decennale amicizia e sfruttare le loro capacità contro il Museo.

Pronte a impartire ai loro ex datori di lavoro l’unica lezione che avrebbero fatto bene a imparare dal principio: che cosa significa mettersi contro una donna – e un’assassina – di una certa età.



“Killers of a Certain Age”: la recensione

Mi piace pensare al libro di Deanna Raybourn come a una sorta di connubio ben riuscito fra i film “Red” e “Gunpowder Milkshake”; un cocktail di elementi che, in realtà, riesce a superare i limiti costitutivi di entrambi questi titoli.

E dire che è stato proprio grazie alla scrittura di “Killers of a Certain Age” che la Raybourne – popolare autrice di mistery storici ad alto tasso di romance, pubblicati in Italia da Harper Collins – ha avuto la possibilità di confrontarsi per la prima volta con il genere thriller e con un’ambientazione di stampo contemporaneo.

Pare, fra l’altro, che l’idea di scrivere un romanzo d’azione incentrato sulla storia di un gruppo di donne non più giovanissime sia stata farina del sacco del suo editore britannico, Berkley. Ma fu la stessa Raybourne a replicare: «Voglio che le mie eroine abbiano un’età compresa fra i sessanta e i settanta, e voglio che siano assassine internazionali.»

Alla Berkely, qualcuno in grado di fare il suo lavoro deve averne approfittato per cogliere la palla al balzo: «Eccellente idea! Facciamolo subito

Ed ecco spiegata, in soldoni, la genesi di uno dei thriller più brillanti, scanzonati e adrenalinici che io abbia mai letto…


The Sisterhood of the Traveling… Knives?!

La protagonista di “Killers of a Certain Age” è Billie. Una donna forte e indipendente che, nel corso di quattro decadi, si è vista costretta a sacrificare parecchie cose sull’altare della carriera.

Tutto, in effetti, al di fuori della sua umanità, della sua lingua caustica e della sua famiglia – gli altri membri del Museo e, in modo particolare, le tre donne con cui è stata reclutata e al fianco delle quali ha continuato ad addestrarsi.

Durante la narrazione, seguire il punto di vista esclusivo di Billie si è rivelata la scelta vincente. Una che, peraltro, non avevo assolutamente messo in conto. In realtà, sono convinta che il “trucco” abbia funzionato soprattutto perché la Raybourne si rifiuta di tralasciare, anche soltanto per un secondo, la necessità di fornire a Helen, Natalie e Mary-Alice un set di personalità e conflitti altrettanto coinvolgenti, forti e interessanti.

In effetti, parte del piacere della lettura, secondo me, deriva proprio dal divertente senso di “caos” generato dalla sovrapposizione di così tanti caratteri diversi e ben sviluppati.

Dopotutto, al di là della loro carriera lavorativa, le quattro protagoniste di “Killers of a Certain Age” hanno sempre seguito sentieri divergenti, più congeniali alle loro inclinazioni personali. Ad esempio, laddove Billie è il sempre stata il classico “lupo solitario”, le altre hanno deciso di mettere su casa, o si sono concentrate sul matrimonio, oppure hanno scelto una vita all’insegna della più aperta socialità.

In ogni caso, la profonda amicizia che lega le quattro eroine non viene mai messa in discussione. E, personalmente, trovo che l’autrice sia riuscita a comunicare l’intensità di questo legame con una leggerezza e un’abilità in grado di togliere le parole di bocca al critico più arcigno…

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