Archivi autore: Simona di Virgilio

Tutti i libri gialli e thriller in uscita a marzo 2023


Curiosi di scoprire i nuovissimi libri gialli e thriller in arrivo a marzo 2023?

Fra una crime story e un elettrizzante mistery storico, una spy-story e un noir al cardiopalma, qualcosa mi dice che, anche questo mese, i fan del genere avranno l’imbarazzo della scelta!

Io, per esempio, ho già aggiunto almeno tre titoli in wish-list… Un minuto di silenzio per il mio povero portafogli, please! XD


“Nel buio” di Fiona Cummins

libri gialli e thriller marzo 2023 - nel buio

Il Luogo: Seawings, una magnifica casa art deco che si affaccia sulla baia di Midtown-on-Sea.

Il Crimine: una famigliola felice, gli Holden – Piper, Gray e i loro due figli adolescenti – è scomparsa dalla casa senza lasciare traccia.

Il Detective: l’investigatore Saul Anguish; un tipo brillante, ma con un passato oscuro. Un uomo che cammina perennemente in bilico fra luce e oscurità.

Una mattina di tardo autunno, la migliore amica di Piper arriva a Seawing e scopre una scena inquietante: la radio sta suonando, i telefoni sono in carica, le automobili aspettano in garage. Ma la casa è deserta. E, nella stanza del quindicenne Riva Holden, qualcuno ha lasciato una scritta sullo specchio tracciata con il sangue. Tre semplici parole: “Digli di smetterla”. Che cosa significa? Che cosa è successo agli Holden? E che cosa accadrà adesso?

“Nel buio” sarà disponibile, anche su Amazon, a partire dal 3 marzo 2023.


“La figlia del giudice” di Martin Edwards

Fra tutti i libri thriller in arrivo a marzo 2023, “La figlia del giudice” è sicuramente uno di quelli che aspetto con maggiore impazienza!

Londra, 1930. La storia è quella di di Rachel Savernake, considerata da tutti una donna eccentrica, enigmatica, assolutamente impossibile. Figlia di un giudice del posto, Rachel ha causato l’imbarazzo di Scotland Yard risolvendo il cosiddetto Omicidio della Ragazza del Coro, ed è adesso sulle tracce di un altro, pericoloso criminale. Nel frattempo, Jacob Flint, un giornalista locale di cronaca nera, sta cercando di aggiudicarsi lo scoop che sancirà l’ascesa della sua carriera. Flint, infatti, è convinto che dietro ai metodi amatoriali di Miss Savernake si nasconda qualcosa. Non è l’unico a pensarlo. Le ricerche su Rachel Savernake condurranno il giornalista a scavare sempre più in profondità; omicidio dopo omicidio, fino a inabissarsi nel ventre di un labirinto di inganni e corruzione.

“La figlia del giudice” sarà disponibile, anche su Amazon, a partire dal 10 marzo 2023.


“Colpevoli segreti” di Giulia Beyman

L’undicesimo volume dedicato alle indagini di Nora Cooper si apre con la morte di Scott Brooks, noto stilista malato di Alzheimer.

Ufficialmente parlando, l’uomo è rimasto vittima di una brutta caduta dalle scale. Gli sopravvivono le due figlie, le sorelle Hope e Natalie; il loro legame è sempre stato caratterizzato da tensioni e rivalità, e di certo rimanere orfano non ha mai aiutato nessuno a sentirsi più sereno e disposto a stabilire un canale di comunicazione. Sennonché, Nora Cooper, vecchia amica di famiglia, a un certo punto inizia a notare una serie di discrepanze nelle circostanze della scomparsa di Scott. Fino a quando non raggiunge un’inquietante conclusione: e se, in realtà, la morte dello stilista non fosse stata affatto frutto di un incidente? E se… Hope e Natalie nascondessero segreti più oscuri di quanto chiunque possa sospettare?

“Colpevoli segreti” sarà disponibile, su Amazon e Kindle Unlimited, a partire dal 9 marzo 2023.


“The final gambit” di Jennifer Lynn Barnes

libri thriller marzo 2023 - final gambit

Ed ecco arrivare il terzo volume della saga bestseller “The Inheritance Games”, un titolo popolarissimo fra gli appassionati di mistery young adult!

Per entrare in possesso di un’eredità pazzesca, tutto quello che Avery Kylie Grambs deve fare è sopravvivere a qualche altra settimana di residenza a Hawthorne House. I paparazzi seguono ogni suo passo. La pressone finanziaria sta salendo alle spalle. E il pericolo è… bè, un fatto della vita. Ma mentre l’orologio scandisce i secondi che separano Avery dalla vittoria, un nuovo guaio arriva sotto la forma di un visitatore che ha bisogno del suo aiuto – e la cui presenza a Hawthorne House potrebbe cambiare ogni cosa. Perché, a quanto pare, c’è ancora un ultimo, intricato puzzle da risolvere, e Avery e i fratelli Hawthorne stanno per essere trascinati in un gioco mortale da un nuovo e sconosciuto giocatore.

 “The final gambit” sarà disponibile in italiano, anche su Amazon, a partire dal 7 marzo 2023.


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“Babel”: la recensione del libro fantasy di R. F. Kuang


babel recensione - la necessità della violenza - r f kuang

Intendo aprire la mia recensione di “Babel”, il nuovo libro di R. F. Kuang, ponendo al lettore due domande all’apparenza insignificanti.

La prima: fino a che punto ami l’estetica del dark academia?

La seconda: in un romanzo fantasy, l’importanza e l’attualità della tematica, secondo te, dovrebbero avere la precedenza su tutto, o essere comunque subordinate allo sviluppo di una trama e di un sistema magico fatti come si deve?


La trama

Oxford, 1836.

La città delle spire sognanti. Il cuore di tutta la conoscenza e il progresso del mondo. E il suo centro è Babel, l’Istituto Reale di Traduzione. La torre dalla quale scorre tutto il potere dell’Impero.

Dopo che una piaga ha spazzato via il resto della sua famiglia, è qui che approda Robin Swift. Di origini cantonesi, portato in Inghilterra da un guardiano che ha sorvegliato scrupolosamente la sua educazione – ma che non si è mai preso la briga di mostrargli un minimo di affettività – il ragazzo è convinto che Babel sia un paradiso, il luogo in cui tutti i suoi sogni diventeranno realtà.

E, all’inizio, è così.

Robin, infatti, stringe una profonda amicizia con tre ragazzi del suo anno e si dedica anima e corpo ai suoi studi. Diventerà qualcuno, dice a se stesso. E trascorrerà la vita a servire quella stessa città che gli ha offerto così tanto.

Fino a quando non entra in contatto con un membro di una società segreta di ribelli; un giovane con cui Robin scopre di avere parecchie cose in comune, e che sembra pronto a metterlo a parte dei risvolti più oscuri dell’attività di traduzione magica in atto nella sua università.

E così, a poco a poco, Babel si trasforma per Robin in una prigione.

Riuscirà uno studente a stagliarsi contro il potere dell’impero?





“Babel”: la recensione

In molti hanno descritto il nuovo romanzo di R. F. Kuang come un capolavoro imprescindibile, uno dei migliori libri fantasy del 2022.

E…

Ascolta, non dirò che trovo queste dichiarazioni inspiegabili: la gente è furiosa per le ingiustizie del mondo. Lo è dappertutto e, fra l’altro, direi che fa/facciamo moooolto bene a esserlo!

E “Babel”…

“Babel” è un libro che riesce a esporre le crudeltà, le violenze e le ingiustizie del regime coloniale britannico in tutto il loro aberrante splendore.

Solo che, nella sua fretta di tagliare la testa al toro, la Kuang si ostina a passare sopra (come suo solito) a tutte le complesse sottigliezze politico/culturali del caso e si limita a sbatterci in faccia i nostri peccati di ricchi bianchi privilegiati: dopotutto, la civiltà occidentale è stata alimentata dal sangue e dal sacrificio di tantissime altre popolazioni mondiali, e l’autrice – come è lecito aspettarsi – non ha alcuna intenzione di indorare la pillola ai suoi lettori.

Se hai letto la sua trilogia (peraltro, consigliatissima) de “La guerra dei papaveri”, probabilmente conosci già l’efferata brutalità con la quale la Kuang è solita dissezionare le sue tematiche.

C’è da dire che portare acqua al mulino della sua causa non è un compito particolarmente difficile; soprattutto perché ha ragione, e nulla di quanto sostiene è una bugia.

«Ma allora per quale motivo», ti starai chiedendo, «la lettura di “Babel” ti ha snervato e deluso così profondamente?».


Noi e Loro

Bè… prima di tutto, perché il romanzo della Kuang si traduce in un’arringa inarrestabile, un patrocinante flusso di fuoco e fiamme in difesa degli oppressi.

Nella sua trama, nella stessa costruzione dei suoi personaggi, non è possibile rilevare sfumature. Peggio ancora: non è previsto alcuno spazio per un’eventuale controtesi degli avversari, cosa che, a lungo andare, trasforma la narrazione in un prevedibile e oltraggiato cumulo di accuse.

Come un procuratore distrettuale al cospetto di una giuria da persuadere (in questo caso noi, il popolo dei lettori), R. F. Kuang elenca i mali della società mondiale e si limita a ignorare l’esistenza di tutti quegli indizi che non si prestano a supportare la sua semplicistica visione di un mondo perennemente diviso fra innocenti e colpevoli.

Politica internazionale, carenza di risorse, assolutismi, patriarcato, tensioni religiose, semplice contraddittorietà della natura umana?

Pfui!

L’autrice di “Babel” non sa che farsene, di certe quisquilie.

A giudicare da questo libro, per lei esiste soltanto la necessità di tracciare una netta linea di separazione fra Noi e Loro.

Tutta questa parzialità innesca, a lungo andare, una narrazione dai toni infiammati e didascalici; estremamente supponente e, a mio avviso, priva di qualsiasi potere dialettico, proprio perché incapace di concedere voce in capitolo alla sua controparte (fosse anche solo per concedersi la possibilità di demolire le loro tesi).

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“Un fantasma in casa”: la recensione del film disponibile su Netflix


un fantasma in casa - recensione - netflix

Non so fino a che punto la mia recensione di “Un fantasma in casa” potrà aggiungere qualcosa a quanto già detto da tanti altri.

Per una volta, infatti, sento di poter concordare appieno con la maggior parte del pubblico e della critica internazionale: il film di Christopher Landon è un mezzo flop, un semplice prodotto “riempitivo” da propinare ai bambini nel corso di un’uggiosa domenica pomeriggio.

Non che manchino un paio di gag particolarmente riuscite, intendiamoci. Il cast è interessante, e sicuramente le dinamiche fra il giovane protagonista e il suo amico fantasma riescono a intenerire al punto giusto.

Eppure, nel complesso, trovo che “Un fantasma in casa” fallisca nell’unico compito che aveva il “dovere” di assolvere: divertire il pubblico, regalandogli un paio d’ore spensierate all’insegna di buoni sentimenti e magia…


La trama

La famiglia dell’adolescente Kevin (Jahi Winston) si è appena trasferita in una sinistra magione scricchiolante.

I Presley hanno avuto un po’ di problemi economici, ultimamente; soprattutto a causa delle ripetute (e improbabili) trovate “imprenditoriali” di Frank (Antony Mackie), il padre di Kevin.

Il giovane protagonista non riesce a perdonare ai genitori i continui fallimenti e gli inevitabili traslochi da un capo all’altro della nazione. Anche per questo, il suo rapporto con la famiglia e con i coetanei sta diventando sempre più teso e ricco di fraintendimenti.

Almeno fino a quando, vagolando di notte nella sua nuova casa, Kevin non si imbatte nel fantasma di uno stempiato (e smemorato) giocatore di bowling di nome Ernest (David Harbour).

Mentre Frank fa di tutto per sfruttare la presenza dello spettro a proprio vantaggio e trasformarsi nel nuovo divo di Internet, il nostro eroe decide di aiutare il povero Ernest a venire a capo delle misteriose circostanze che avvolgono la sua morte.

Malgrado le interferenze di una suadente presentatrice televisiva (Jennifer Coolidge) e di un’ex agente della CIA fissata con l’aldilà (Tig Notaro), fra i due sboccerà una bella storia di amicizia sovrannaturale.


“Un fantasma in casa”: la recensione

Per come la vedo io, il disperato tentativo di guadagnarsi un posto all’interno del collaudato filone “viva gli anni Ottanta!” finisce con il compromettere pesantemente l’identità del film.

Di Landon avevo apprezzato tanto le commedie horror “Auguri per la tua morte” e “Freaky”. Un po’ meno, per usare un eufemismo, mi aveva convinto la sceneggiatura del film “L’Esorcismo della mia migliore amica” (vale però la pena ricordare che, in quel caso, Landon era coinvolto soltanto nelle vesti di produttore esecutivo).

Non saprei dire che tipo di speranze covassi nei confronti di un progetto come “Un fantasma in casa”. Dopotutto, il titolo, di per sé, risulta abbastanza autoesplicativo, no?

Eppure, considerando i precedenti del regista/sceneggiatore, probabilmente speravo in un film con un pizzico di… personalità in più, se riesco a spiegarmi?

Invece, devo ammettere che lo scarso senso dell’umorismo e la debolezza del plot mi hanno spiazzato. Per non parlare dell’incapacità dello script di armonizzare spunti che sembrano tratti da una mezza dozzina di fonti di ispirazione diverse.

In realtà, secondo me, le gag più divertenti sono quelle che inseguono un trend tutto contemporaneo: prendere allegramente in giro il folle mondo dei social!

Ma fino a che punto è possibile continuare a tifare per i protagonisti di un film che non sembra in grado di scegliere fra la necessità di portare fino in fondo il proprio (demenziale) concept, e l’inspiegabile tentazione di prendersi troppo sul serio?

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“Strange Sally Diamond”: eroine dark e oscuri segreti famigliari nel nuovo thriller di Liz Nugent


strange sally diamond - liz nugent

Qualcosa mi dice che, nell’arco dei dei prossimi mesi, sentiremo parlare spesso di “Strange Sally Diamond”: a detta di molti, un thriller originale e incredibilmente ricco di suspense.

La scrittrice si chiama Liz Nugent, e di suo Neri Pozzi ha già pubblicato “Il Mistero di Oliver Ryan”.

Chiunque abbia avuto il privilegio di leggere il nuovo libro in anteprima, si professa già innamorato pazzo della storia, dei suoi inaspettati colpi di scena e dei suoi pittoreschi personaggi.

“Strange Sally Diamond” uscirà in Gran Bretagna e in Irlanda il 2 marzo 2023. Bestseller annunciato, racconta la storia di una reclusa dal temperamento estremamente enigmatico, che si prepara a confrontarsi con i misteri sconosciuti del suo passato…


“Strange Sally Diamond”: la trama

Sally Diamond non riesce a capire: cosa avrà mai fatto di così strano? Dopotutto, stava soltanto facendo quello che suo padre le aveva chiesto…

Non è colpa sua se l’uomo desiderava essere messo fuori insieme alla spazzatura, una volta passato a miglior vita!

Eppure, adesso Sally si ritrova nell’occhio del ciclone. E non sono soltanto i media affamati di attenzione o i detective della polizia a ossessionarla, ma anche la sinistra voce di un passato che non riesce a ricordare.

E così, mentre comincia a riscoprire gli orrori della sua infanzia, Sally è costretta a mettere piede nel mondo reale per la prima volta; a trovarsi dei nuovi amici e a prendere delle grosse decisioni, mentre inizia a imparare che, nella vita, non sempre le persone che ti circondano intendono davvero quello che dicono.

Ma chi è l’uomo che osserva Sally dall’altro capo del mondo? E perché il suo vicino di casa sembra così interessato a lei?

Sally ha sempre avuto problemi a fidarsi delle persone. Non sa che i suoi limiti stanno per essere severamente messi alla prova…



Una testa piena di pensieri

Thriller domestico, tragicommedia dark, romanzo satirico: “Strange Sally Diamond” sembra pronto a offrire ai suoi lettori un connubio perfetto di tutti questi generi.

Paula Hawkins descrive il nuovo libro di Liz Nugent come «strano e intelligente; scioccante, disturbante e incredibilmente originale!». Mentre Ian Ranking lo definisce (in maniera assai più inquietante…) come una terrificante via di mezzo fra “Room” e “Il Collezionista”.

Da un punto di vista personale, non riesco a fare a meno di pensare a “Mrs March” di Virginia Feito.

L’unica cosa di cui al momento possiamo essere assolutamente certi, però?

“Strange Sally Diamond” ci proporrà il ritratto di una nuova, anticonvenzionale e indimenticabile protagonista femminile. Uno sviluppo sicuramente interessante, dal punto di vista della carriera di Liz Nugent; dopotutto, stiamo parlando della stessa autrice che, nel corso di un’intervista rilasciata all’Irish Times nel 2020, aveva assicurato di «trovare più facile scrivere dal punto di vista maschile, perché gli uomini hanno “meno pensieri in testa” rispetto alle donne».

Non che la Nugent abbia qualcosa contro il genere maschile, si capisce. Anzi. Ritiene gli uomini tutt’altro che stupidi, o poco interessanti.

Semplicemente, pensa che questi ultimi, al contrario delle donne, siano in grado di comportarsi in maniera estremamente lineare, semplice e diretta.

«Le donne hanno la tendenza a pensare troppo. So che per me è così, e anche per la maggior delle altre che conosco…»

Liz Nugent

Varrà lo stesso per la sua Sally Diamond?


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“The Magician’s Daughter”: il nuovo libro fantasy di H. G. Parry


The Magician's Daughter - h g parry

The Magician’s Daughter”, il nuovo romanzo di H. G. Parry, sarà una delicata storia di formazione in salsa fantasy.

L’autrice dell’acclamato bestseller “L’ improbabile fuga di Uriah Heep” tornerà nelle librerie d’oltreoceano e d’oltremanica il 23 febbraio 2023. Il suo nuovo lavoro, già accolto con caloroso entusiasmo da noti scrittori di speculative fiction quali Alix E. Harrow, Cameron Johnston e Andrea Stewart, uscirà per la Orbit negli USA e per la Red Hook in UK.

Secondo fonti attendibili, si tratterà, ancora una volta, di un libro assolutamente autoconclusivo. Pronto a stagliarsi, peraltro, al punto d’incontro ideale fra il sottogenere del fantasy storico e la fiaba classica


“The Magician’s Daughter”: la trama

Su un’isola remota al largo delle coste irlandesi, nascosta dalla magia, si cela un luogo di rovine e alberi antichi, di aria salata e di storie di fate.

Hy-Brasil è l’unica casa che Biddy abbia mai conosciuto. Approdata sulle sue coste da piccolissima, la giovane ha condotto sulle sue spiagge un’esistenza pacifica e tranquilla, con l’unica compagnia del suo guardiano, l’imprevedibile mago Rowan.

Una vita che, ormai, Biddy trova sempre più soffocante.

Almeno fino a quando Rowan non svanisce, risucchiato da uno dei suoi misteriosi viaggi; per ritrovarlo, Biddy dovrà quindi avventurarsi nel pericoloso e vasto “mondo di fuori” per la prima volta.

Ma Rowan ha dei nemici potenti, forze che stanno cercando di accaparrarsi tutta la magia del mondo, e che hanno già puntato gli occhi sui numerosi segreti custoditi dal mago.

Biddy potrebbe essere la chiave per fermarli. Eppure, più si avvicina alle risposte che cerca, più la nostra eroina comincia a mettere in dubbio tutto ciò che credeva di sapere a proposito di Rowan, del suo passato, e della stessa natura della magia.



Magia sull’isola

«Another gem of a novel from a talented writer.»

Kirkus Review

Che cosa succede quando una giovane donna, allevata da un mago nel più completo isolamento, scopre che le cose non sono quello che sembrano ed è costretta ad avventurarsi nell’Inghilterra dell’inizio del Novecento?

In quali ignoti pericoli si imbatterà? Fino a che punto sarà costretta a spingersi, per assicurarsi che il potere della magia non venga definitivamente sottratto al nostro mondo?

Devo dire che mi è bastato dare un’occhiata alla trama di “The Magician’s Daughter” (letteralmente: “La Figlia del Mago”) per tornare con la mente alle soffuse atmosfere incantate de “Le Diecimila Porte di January”, lo straordinario romanzo d’esordio di Alix E. Harrow.

Sarà un buon segno? Mi piace pensare di sì…

In realtà, non ho ancora letto nulla di H. G. Parry. Ma “L’ improbabile fuga di Uriah Heep” fa parte della mia lista da tempo immemorabile, per cui ammetto che la tentazione di recuperare inizia a farsi sempre più impellente…


I libri di H. G. Parry

“The Magician’s Daughter” sarà il secondo romanzo di H. G. Parry. Ma non dobbiamo dimenticare che, fra il 2020 e il 2021, l’autrice ha pubblicato anche una duologia di “novelle” (cioè, una coppia di romanzi brevi) chiamata “Shadow Histories”.

A Declaration of the Rights of Magicians” è un racconto ucronico ambientato nel pieno di un Illuminismo alternativo; un’epoca piena di fermenti politici e magici, in cui il necromante Robespierre si prepara a scatenare la rivoluzione in Francia, il mago del tempo Toussaint L’Ouverture conduce gli schiavi di Haiti incontro alla loro giusta liberazione, e l’audace Primo Ministro William Pitt inizia a soppesare la legalizzazione della magia fra i sudditi comuni e l’abolizione nelle sue colonie d’oltreoceano.

Eppure, nel mezzo di tutti questi complicati cambiamenti, si nasconde una forza sconosciuta, determinata a incitare l’umanità verso il violento conflitto armato. E sarà necessario ricorrere all’aiuto combinato di rivoluzionari, maghi e abolizionisti per smascherare l’identità di questo nemico, prima che il mondo intero sprofondi nella tenebra assoluta.

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“Emily Wilde’s Encyclopaedia of Faeries”: la recensione del libro fantasy di Heather Fawcett


Emily Wilde's Encyclopaedia of Faeries - recensione - heather fawcett

Dopo l’annuncio dell’uscita USA e quella italiana, ormai imminente, arriva la recensione di “Emily Wilde’s Encyclopaedia of Faeries”, libro fantasy sulle fate firmato dall’autrice canadese Heather Fawcett.

Un romanzo dolcissimo (ma tutt’altro che zuccheroso!), avventuroso e ricco di verve, al perfetto crocevia fra cozy fantasy e light academia.

Sai che ti dico?

Per una volta, voglio proprio sbilanciarmi: siamo ancora a febbraio, ma scommettiamo che “L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde” sarà una delle mie letture preferite del 2023?


La trama

Emily Wilde è una rispettata accademica di Cambridge, una delle massime esperte di folclore e “driadologia”, la scienza che studia gli usi e i costumi delle varie specie fatate disperse ai quattro angoli del globo.

Una sorta di “zoologia” delle fate, insomma.

L’unica cosa che manca alla sua carriera?

Riuscire a firmare la primissima Enciclopedia interamente dedicata al mondo dei faery.

Per questo, Emily ha deciso di dedicare gli ultimi nove anni della sua vita alla stesura di un’immensa guida sul campo, a cui non manca ormai che l’ultimo capitolo… una sezione che Emily intende riservare ai “Nascosti”, una dispettosa razza fatata che vive solo nelle più gelide selve incontaminate dei Paesi del Nord.

La nostra eroina parte dunque alla volta dell’isolato villaggio di Hrafnsvik, determinata a consacrarsi alle sue ricerche e a tenersi alla larga dai curiosi abitanti locali.

In effetti, Emily ama considerarsi un vero e proprio “lupo solitario”. Burbera, goffissima e sorprendentemente incline a dire sempre la cosa sbagliata nel momento più inopportuno, non ha amici all’infuori del suo bizzarro e affettuoso cane nero, Shadow.

Emily non vede motivo di cambiare abitudini. Dopotutto, sta benissimo per conto suo… O così ha sempre pensato.

Almeno fino a quando Wendell Bambleby – il suo solare, esasperante e tragicamente comico rivale accademico – non decide di raggiungerla in città, pronto ad affiancarla nella ricerca sui Nascosti.

La presenza dell’uomo sul posto sortisce il doppio effetto di frustrare e confondere Emily. Anche perché, per la maggior parte del tempo, la studiosa non riesce a decidere se preferirebbe baciare Wendell, oppure strozzarlo con le sue mani.

Tuttavia, mentre si avvicina alla scoperta che le permetterà di svelare i segreti dei Nascosti, la nostra eroina si ritrova improvvisamente per le mani un altro mistero: chi diavolo è Wendell Bambleby, in realtà?

Da dove viene? E, soprattutto, che cosa vuole?

Perché è chiaro che l’affascinante collega le sta nascondendo qualcosa…

Eppure, per trovare le risposte che cerca, Emily stavolta dovrà risolvere il mistero più grande di tutti… il suo stesso cuore.



“Emily Wilde’s Encyclopaedia of Faeries”: la recensione

Nel remoto caso in cui non si fosse capito, nutro un debole irrazionale per i libri fantasy che parlano del Piccolo Popolo. Sempre stato così, da che sia in grado di ricordare.

Eppure, sulle prime, temevo che “Emily Wilde’s Encyclopaedia of Faeries” potesse rappresentare un’immersione un po’ troppo drastica nel regno del romance (anche se sapevo già che il trope romantico principale avrebbe ruotato attorno alla classica dinamica del “GrumpyXSunshine”, peraltro una delle mie preferite).

E Invece…!

Devo ammettere che, nel giro di pochissimi capitoli, il libro di Heather Fawcett è riuscito a rapirmi, regalandomi un intreccio avventuroso e vivace, un’incantevole ambientazione nordica e un’atmosfera degna di alcune delle mie storie fantasy preferite: mi vengono in mente “Cuore Oscuro” di Naomi Novik e “L’Orso e l’Usignolo” di Katherine Arden, tanto per cominciare; ma anche (e, forse, soprattutto…) l’adorabile “Legends and Lattes” di Travis Baldree.

Parte del mio livello di gradimento va senz’altro attribuito all’ottima costruzione dei personaggi. Emily è una protagonista meravigliosa, forte e al tempo stesso incredibilmente cocciuta, stravagante e piena di insicurezze.

Wendell Bambleby, dal canto suo, è probabilmente il più originale, esilarante e convincente interesse romantico maschile di cui abbia letto negli ultimi anni! Un eroe che ama cucire, riordinare la casa e poltrire sopra ogni cosa; ma che si rivela anche capace, all’occorrenza, di tirare fuori una grinta e un coraggio invidiabili.

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“Assassin of Reality”: Fazi conferma l’uscita italiana del sequel di “Vita Nostra”


sequel vita nostra - tentativi ed errori - assassin of reality

L’attesissimo sequel di “Vita Nostra”, uno dei dark academia più eccentrici e acclamati degli ultimi anni, debutterà in lingua inglese a marzo 2023. Ma ci sono ottime notizie anche per i fan italiani: proprio oggi, infatti, la casa editrice Fazi ha confermato, tramite i suoi canali social, che “Assassin of Reality” arriverà in traduzione anche da noi!

Se non vedi l’ora di scoprire cosa si nasconde nel futuro di Sasha, preparati dunque a compiere un altro, claustrofobico tuffo nel suo oscuro (e linguisticamente intricato) mondo di paradigmi, misteri, ombre e incantesimi.

L’Istituto di Tecnologie Speciali nasconde ancora parecchi segreti e, ancora una volta, il compito di svelarli spetterà proprio alla nostra eroina…


“Assassin of reality”: la trama del sequel di “Vita Nostra”

In “Vita Nostra”, Sasha Samokhina, una studentessa del terzo anno presso l’Istituto di Tecnologie Speciale, si trovava nel bel mezzo dell’esame finale quando si è trasformata in una parte del Grande Discorso.

Dopo aver superato ogni aspettativa nutrita dai suoi insegnanti, Sasha emerge quindi dall’esame sotto forma di Password, una parte del discorso unica e potentissima.

Soddisfatta e pronta ad abbracciare il suo nuovo ruolo, Sasha scopre presto che i suoi poteri rappresentano una minaccia per il vecchio mondo e che, a dispetto del suo duro lavoro, potrebbe essere destinata a fallire ancora prima di cominciare.

In ogni caso, Farit Kozhennikov, l’oscuro mentore di Sasha, trova un modo per tirarla fuori dall’oblio e riportarla indietro per i propri scopi.

E, a causa di questo gesto, Sasha dovrà correggere i propri errori prima di ricevere l’autorizzazione a diplomarsi ed essere costretta a compiere ciò che a pochi è stato chiesto, e in meno ancora sono riusciti a portare a termine: diventare una parte integrante del Grande Discorso e trasformarsi in una dei rari individui in grado di alterare la realtà.

Se fallirà, dovrà affrontare un fato peggiore della morte: la scelta sarà sua.

Con i suoi insegnanti inclini a disprezzarla e/o a temerla, i compagni che non si fidano di lei e un nuovo, fragile amore all’orizzonte – per un giovane pilota privo di qualsiasi affiliazione verso la scuola – Sasha apprenderà che i piani e i progetti personali degli umani tendono ad andare in malora più spesso che no.

Il che significa che Sasha dovrà riscrivere il mondo per impedire che ciò accada… o fallire in via definitiva.


Il “Ciclo delle Metamorfosi”

“Vita Nostra” è il primo romanzo di una serie di romanzi fantasy firmati da Marina and Sergey Dyachenko, una coppia di autori ucraini abituati a scrivere in lingua russa.

Fra i grandi estimatori del loro lavoro, non possiamo fare a meno di citare Lev Grossman e R. F. Kuang.

Quest’ultima, in modo particolare, deve sicuramente tantissimo a questa imprevedibile e rivoluzionaria saga dark fantasy per lettori adulti: dopotutto, è difficilissimo immaginare che il suo “Babel” avrebbe mai visto la luce del sole, se non fosse stato per Sasha e le sue intricate avventure nel mondo della linguistica avanzata.

“Assassin of reality” riprenderà a narrare gli eventi dal punto esatto in cui si erano interrotti al termine del primo libro, o quasi.

E io, naturalmente, mentirei se affermassi di aver capito proprio TUTTO quello che c’era da capire a proposito di quello sconcertante finale. Anzi, probabilmente, prima di leggere il sequel di “Vita Nostra”, mi farà bene dare una rispolveratina a qualche teoria e a un paio di plausibili spiegazioni.

Ma non c’è davvero modo di negare il fascino di una storia che, con estrema disinvoltura, riesce a combinare svariati elementi di filosofia, filologia, etica e cosmogonia (più chissà quante altre cervellotiche discipline che finiscono in “-ia”).

Se vuoi scoprire la mia opinione nel dettaglio, ti rimando comunque alla mia recensione di “Vita Nostra”. L’articolo è stato pubblicato per la prima volta ad agosto 2021, sul mio primo blog, il “Laumes’Journey”.


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“Extraordinary”: 5 cose che uno scrittore di libri new adult può imparare guardando la prima stagione


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La prima stagione di “Extraordinary” è stata la mia serie tv-rivelazione di gennaio.

A mio avviso, infatti, l’incredibile qualità della sceneggiatura – fresca, graffiante, irriverente… totalmente fuori di testa! – basta e avanza a compensare tutti i suoi (piccoli) difetti a livello tecnico e recitativo.

La trama dello show distribuito su Disney+ verte intorno alle tragicomiche disavventure quotidiane di Jen (Máiréad Tyers), uno dei pochi esseri umani privi di superpoteri in un mondo in cui persino il postino, o la tua amichevole fornaia di quartiere, avrebbe le carte in regola per presentare domanda d’assunzione presso il locale team degli Avengers.

Come saprai, non è la prima volta che la Disney decide di affrontare il tema supereroistico dal punto di vista dell’”escluso” (coff coff… “Encanto”… si schiarisce la voce…).

Eppure, dammi retta…

Sulla piattaforma di Topolino, non hai mai visto nulla di remotamente simile a “Extraordinary”! Un coming-of-age arguto e dissacrante, sulla scia di folli show televisivi come “Fleabag” o “The Flight Attendant”.

E se sei uno scrittore alle prime armi…

Assicurati di guardare la serie tv creata da Erin Moran almeno due volte, e in lingua originale. Da uno show come questo, fidati di me, c’è sempre e solo da imparare…


1. Vedi alla voce “drama queen”: ovvero, come scrivere un personaggio femminile forte, ma totalmente fuori controllo

Come dicevo, ritengo la sceneggiatura di “Extraordinary” estremamente brillante; a partire dal modo in cui sceglie di caratterizzare i suoi personaggi e, in modo particolare, la sua protagonista, Jen.

Un’antieroina disastrosa, anche a voler arrotondare la stima per difetto. Un autentico trainwreck, un riepilogo ambulante di contraddizioni, difetti e nevrosi tipici dell’età contemporanea.

All’inizio di questa prima stagione, Jen ha un carattere orrendo, un modo di fare destinato a ispirare nello spettatore tanto imbarazzo e fastidio, quanta ineluttabile empatia.

Per non parlare della sua marcata inclinazione all’autolesionismo e allo zerbinaggio compulsivo, o della sua all’incredibile capacità di stringere legami inutilmente complicati con chiunque le capiti a tiro.

Certo: ha grinta da vendere, Jen, e un singolare, goliardico spirito dell’umorismo metropolitano.  E poi, vuole davvero bene ai suoi amici, anche se non sempre è in grado di dimostrarlo.

Ma Jen è anche un’imbecille patentata, piena di complessi e di paure infantili che le rendono la vita un inferno. Cose che la spaventano e che la spingono ad agire d’impulso, commettendo gli sbagli più catastrofici che tu possa immaginare.

Insomma, per farla breve: Jen – per quanto a tratti possa risultare ridicola, antipatica, egocentrica, perfino odiosa – è un essere umano a tutto tondo, l’incarnazione stessa del concetto di ANTI-Mary-Sue.

Di più: è una donna dei giorni nostri, una sorta di “specchio” deformante in grado di restituirci un’’immagine ingigantita, ma perfetta, di tutti i nostri più grandi difetti.

Lontana anni luce da ogni stereotipo di genere, insomma.

E, perciò, totalmente irresistibile.


2. Come porre le basi per un solido arco trasformativo del personaggio

Ricordi quando abbiamo parlato dei prerequisiti necessari allo sviluppo di un buon arco trasformativo del personaggio?

Da questo punto di vista, la protagonista di “Extraordinary” non si fa mancare assolutamente nulla.

Jen, infatti, può contare su:

  • Una persistente Bugia che l’affligge sin dai tempi dell’adolescenza (la certezza strisciante di valere poco e niente, a causa della sua mancanza di superpoteri);
  • Una Ferita Emotiva contenuta nel suo background (la spiccata e implacabile preferenza dimostrata da sua madre nei confronti di sua sorella minore, Andy);
  • Un Oggetto del Desiderio superficiale, in grado di alimentare e “mandare avanti” la trama di questa prima stagione (tentare in ogni modo di sbloccare i suoi poteri latenti. Jen, infatti, è convinta che trasformarsi in un super-donna le permetterà di raddrizzare il corso della sua vita);
  •  Una Verità capace di ribaltare la Bugia (che uno abbia la superforza o la capacità di riavvolgere il tempo, o nessuna dote speciale in assoluto, la sostanza non cambia: la vita di ognuno di noi è una specie di farsa grottesca, pronta a farci ridere o piangere a seconda della prospettiva. Imparare a perdonare e a voler bene – agli altri, ma prima di tutto a noi stessi – è l’unico modo per cavarsela).

Mi segui?

Per passare dalla Bugia alla Verità, Jen dovrà compiere innumerevoli passi falsi e subire penose batoste.

Ma sarà proprio la sua capacità di rialzarsi dopo ogni sconfitta, in ultima analisi, a rendercela così cara e vicina (per approfondire l’argomento, ti rimando all’articolo “Come scrivere un protagonista indimenticabile: dalla “ferita emotiva” alla scoperta della propria verità“).

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“The Dresden Files”: i libri urban fantasy di Jim Butcher arrivano in Italia


the dresden files in italiano - oscar vault - jim butcher

La serie di libri cult “The Dresden Files” arriva in Italia!

E chi mai l’avrebbe mai detto?

Come molti lettori sapranno, i romanzi di Jim Butcher dedicati al detective/stregone Harry Dresden hanno segnato la storia dell’urban fantasy; un sottogenere che, qui da noi in Italia, purtroppo finora è riuscita a ottenere un apprezzabile riscontro di pubblico soltanto nelle sue versioni più “ibride” (vale a dire, sotto forma di YA, romanzo erotico o sentimentale).

Secondo molti, invece, i “Dresden Files” riescono a incarnare l’essenza più “autentica” dell’urban fantasy, dal momento che propongono al pubblico un’incandescente commistione di fantasy, mistery, noir e hard boiled.

Bè…

Con giusto un pochino di romance a infondere, di tanto in tanto, quel pizzico di “pepe” in più alla storia!

Dal 2000 a oggi, sono usciti 17 romanzi e una caterva di racconti; per non parlare di un paio di graphic novel ambientate nello stesso universo, dell’omonima serie televisiva (andata in onda nel 2007 sullo Sci-Fi Channel) o del fatto che James Marsters (l’indimenticabile Spike di “Buffy: L’Ammazzavampir”) è il narratore ufficiale dell’adattamento in formato audiolibro dei vari romanzi della saga.

Adesso, a 23 anni di distanza dall’uscita del volume d’esordio (“Storm Front”), Mondadori annuncia ufficialmente l’arrivo in Italia dei primi tre libri della serie.

Si prevede l’uscita di un unico “volumone”, destinato a contenere i romanzi “Storm Front”, “Fool Moon” e “Grave Peril”.


“The Dresden Files”: la trama

In questo volume, i lettori avranno finalmente la possibilità di incontrare Harry Dresden, mago mercenario, disponibile per l’ingaggio a una modica cifra.

Harry ritrova gli oggetti smarriti, conduce investigazioni paranormali, offre consulenze, elargisce consigli e dispensa tariffe alla portata di tutti. Insomma, il nostro eroe è il migliore in quello che fa… anche perché è l’unico.

Così, ogni volta che il dipartimento di polizia di Chicago si ritrova per le mani un caso che esula dalla creatività o capacità mortali, le autorità si rivolgono a Harry. Perché la vita quotidiana è piena di misteri, e il mondo di pullula di creature sovrannaturali delle specie più disparate: vampiri, demoni, fate, lupi mannari

Un giorno, la polizia chiede a Harry di occuparsi di un inquietante doppio omicidio. Pare proprio che sia stato commesso usando la magia nera. E, quindi, nessuno sa che pesci pigliare!

Quello che Harry sa per certo?

Il temibile stregone che si è macchiato del crimine non ha nessuna intenzione di lasciarsi acciuffare…



Change of plan

La prima cosa che ho pensato, non appena ho letto l’annuncio della Oscar Vault relativo alla pubblicazione dei libri di Jim Butcher?

Oh, che bellissima notizia! Allora, c’è ancora un pizzico di speranza anche per una futura traduzione in italiano della saga di October Daye!” (la mia serie urban fantasy preferita in assoluto, ndr).

Il secondo pensiero che mi ha attraversato il cervello, però?

“La Mondadori sta facendo davvero un ottimo lavoro, per quanto riguarda la selezione del proprio catalogo. Di questo passo, oltre alle tante novità, permetterà ai lettori italiani di recuperare tutti i grandi classici del fantasy, a prescindere dal loro sottogenere di appartenenza.”

Ma chi è Jim Butcher, esattamente? E in che modo è iniziata la sua lunga e fortunata carriera?

Dunque…

A dar retta a Wikipedia, si tratta di un autore di libri fantasy che, nel 1996, dopo una triste serie di insuccessi e buchi nell’acqua, decise di iscriversi a un corso di scrittura creativa.

Fu in quella circostanza che la sua insegnante lo incoraggiò a “scrivere un romanzo simile a quelli di Anita Blake”, firmati da Laurell K. Hamilton, e ad abbandonare il campo dell’high fantasy – su cui, fino a quel momento, il buon Jim aveva concentrato tutti i suoi sforzi.

Nel corso di quel semestre, e malgrado le proprie resistenze, Butcher scrisse dunque “Storm Front”. L’esperimento avvenne sotto la guida della sua saggia maestra, l’autrice Deborah Chester (già che siamo in tema, ti anticipo che torneremo presto a parlare di questa signora, peraltro autrice del preziosissimo manuale “The Fantasy Fiction Formula”).

Pochissimo tempo dopo, il romanzo di Jim Butcher venne scelto da una grande casa editrice.

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“Sundial: La Casa nel Deserto”: la recensione del fenomenale libro horror di Catriona Ward


sundial recensione - la casa del deserto - catriona ward

La recensione di Sundial” (o “La Casa del Deserto“, nella sua edizione italiana) è dedicata a tutti i fan di Shirley Jackson, Stephen King e Sarah Pinborough eventualmente in ascolto.

In questo articolo parleremo, infatti, di un horror psicologico ipnotico, spietato, “duro” e infarcito di colpi di scena, ambientato sullo sfondo di un deserto tanto ostinato, quanto imprevedibile.

Ancora una volta, Catriona Ward – autrice del magnifico “La casa in fondo a Needless Street” – intesse un intreccio magnetico e avvincente, mescolando abilmente tutti gli “ingredienti” che, ormai, rappresentano il suo marchio distintivo: un impeccabile uso del narratore inaffidabile, un’ambientazione crudele, un ritmo da infarto e un cast di personaggi assolutamente indimenticabile…


La trama di “Una Casa nel Deserto” (“Sundial”)

Rob ha paura di sua figlia.

Callie, infatti, colleziona piccole ossa e sussurra cose incomprensibili ai suoi amici immaginari, e Rob teme ogni giorno che la sua strana bambina possa fare del male a Annie, la sua sorellina.

Forse perché Rob vede in Callie un’oscurità che le ricorda la famiglia che si è lasciata alle spalle… quella che ha fatto del suo meglio per dimenticare.

Dal momento che non vede altro modo per tenere Annie al sicuro, Rob decide quindi di portare Callie a Sundial, la sua casa d’origine, nel profondo del deserto del Mojave.

Una volta lì, dovrà compiere una scelta terribile

Callie ha paura di sua madre.

È da un po’ che Rob ha cominciato a guardarla in modo strano. A raccontarle dei segreti, relativi al suo passato, che sembrano disturbarla ed elettrizzarla al tempo stesso.

Ma il punto non è nemmeno questo, in realtà.

Perché madre e figlia sono consumate da un sospetto atavico: e se soltanto una di loro fosse destinata a lasciare Sundial sulle sue gambe?



“Sundial”: la recensione

Nei libri di Catriona Ward, il mondo antico non è mai troppo lontano da quello moderno

Dopotutto, non c’è patina di civiltà, non c’è barriera culturale che tenga: sotto la pelle, ogni uomo (e ogni donna) ha il potenziale che gli/le serve per ritornare a essere una bestia feroce.

Una creatura selvaggia, incontrollabile, che ulula alla luna ogni notte e paga il suo tributo di sangue agli antichi dei nell’unico modo che conosce: attraverso un sacrificio di anime e corpi.

Se hai letto la mia recensione di “Little Eve” – pubblicata qui sul blog lo scorso luglio – sai già che reputo Catriona Ward una delle voci più originali, sorprendenti e promettenti del panorama gotico internazionale. Non per niente, stiamo parlando dell’autrice che è riuscita ad aggiudicarsi, fra le altre cose, il British Fantasy Award per il miglior romanzo horror per ben tre anni consecutivi!

“Sundial”, dal canto suo, è un libro che parla di mostri, letterali e simbolici, e delle mille forme che il Male può assumere su questa terra; ma anche di infanzia rubata e di complicatissimi rapporti famigliari, concentrandosi in modo particolare sul tormentato legame fra sorelle e su quello fra madre e figlia.

Un vero e proprio giro di giostra negli inferni della mente; un tour de force destinato a evocare in chi legge un carico di angoscia e palpitazioni senza precedenti.

Perché le due voci narranti alternate – quella di Rob, la protagonista; e quella di sua figlia maggiore, la problematica Callie – tendono a conficcarsi nella tua pancia come le zanne di un cane selvatico, e a non lasciarti alcuna possibilità di scampo…


Tutte le famiglie infelici sono uguali, ogni famiglia pazza è pazza a modo suo…

I segreti che queste due donne si trascinano dietro sono come pietre tombali; l’eco di una sinistra maledizione famigliare, forse, che affonda le radici più in profondità di quanto chiunque possa sospettare.

Gran parte della narrazione di “Sundial” si concentra, quindi, su una linea temporale passata (?) e sfasata, che continua a sovrapporsi a quella attuale senza apparente soluzione di continuità, tracciando una sorta di spirale pronta a fagocitare tanto i personaggi, quanto il lettore.

L’atmosfera surreale (e alienante) del deserto ammalia, incanta, acceca e rapisce, costringendo le due protagoniste a fare i conti con lo stesso paesaggio (interiore) che rispecchia i loro trascorsi.

Dopotutto, quando il sole rovente e la polvere che ti si infiltra nei polmoni sono i tuoi unici punti di riferimento, fino a che punto riuscirà a spingersi la tua bussola morale?

Quanto tempo impiegherà la tua psiche a lasciarsi corrompere dalle stesse intemperie che erodono quotidianamente le rocce, i dirupi e le montagne?

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