L’arte di scrivere un personaggio è un processo che richiede attenzione, pazienza, capacità di ascoltare e spingersi oltre le apparenze.
Il discorso vale per la creazione di qualsiasi comprimario, a prescindere dal suo “allineamento” (buono o cattivo), ma diventa ancora più importante nel momento in cui parliamo della costruzione del protagonista del tuo romanzo: il personaggio che permetterà al lettore di entrare nel mondo della tua storia e sperimentare attraverso di lui/lei una valanga di emozioni!
Qualche settimana fa, mi sono imbattuta nel libro di Lewis Jorstad “Write Your Hero”, una vera e propria “guida” alla genesi dell’ EROE/PERSONAGGIO PRINCIPALE.
Un manuale utilissimo, ricco di spunti di riflessione e suggerimenti operativi.
Nel post che seguirà, farò riferimento soprattutto (ma non esclusivamente) all’opera di Jorstad.
Per approfondire l’argomento, ti suggerisco ovviamente di procurarti il manuale in questione e divorarlo da cima a fondo! 🙂
Chi è il protagonista?
Il protagonista di un romanzo rappresenta prima di tutto una sorta di «finestra» affacciata sul mondo della tua storia.
Noi lettori arriviamo spesso a considerare l’eroe alla stregua di un vero e proprio «avatar»: per l’intera durata della lettura, infatti, avremo la possibilità di immergerci nella sua storia e sperimentare insieme a lui centinaia di avventure di ogni tipo, spesso lontanissime dalla nostra realtà di ogni giorno!
«Che si ritrovino ad affrontare battaglie epocali o a godersi vittorie schiaccianti, noi lettori abbiamo la possibilità di sperimentare la storia esclusivamente attraverso di loro [i protagonisti]. Quando hanno paura, il nostro cuore fa un balzo, e quando sono felici, non possiamo fare a meno di sorridere. A lettura finita, questi personaggi diventano reali, per noi, tanto qualsiasi altra persona all’interno delle nostre vite.»
Lewis Jorstad, “Write Your Hero”
L’eroe dovrà anche, naturalmente, rivelarsi in grado di influenzare tantissime componenti della narrazione. Ad esempio, la struttura della trama, il ritmo, i temi e il resto del cast…
Come si stabilisce una CONNESSIONE EMOTIVA con il lettore?
Prima di addentrarci ulteriormente nell’argomento, ho un piccolo consiglio da darti.
Nel suo manuale, Lewis Jorstad tiene molto a sottolineare un punto: soltanto perché il personaggio principale di un romanzo DEVE necessariamente essere un personaggio stra-mega-super-importante, volitivo e motivato a inseguire il suo OGGETTO DEL DESIDERIO, questo non vuol dire che debba necessariamente aderire al classico modello del biondo eroe nordico senza macchia e senza paura.
Anzi.
Probabilmente, più starai alla larga da questo cliché, e più il mondo della narrativa ti sarà grato!
Un personaggio introverso, riservato, miope, sovrappeso, affetto da malattie mentali, moralmente ambiguo, appartenente a una minoranza di qualsiasi tipo (eccetera eccetera) potrebbe tranquillamente rivelarsi un ottimo protagonista.
Non c’è bisogno che il tuo eroe (o antieroe: è la stessa cosa…) se ne vada in giro per il mondo agitando una spada, ammiccando furbescamente mentre mena fendenti a destra e a sinistra.
I cosiddetti “Overpowered Characters” vanno benissimo per le LIGHT NOVEL, per i manga e per gli anime.
Non per un romanzo destinato al mercato occidentale.
«Gli eroi “ben scritti” sono quelli che affrontano una genuina trasformazione come risultato della loro storia. I lettori non ameranno il tuo protagonista perché è in grado di terminare il mondo in uno snap o perché riesce a superare in astuzia il nemico più intelligente; lo ameranno perché l’AVRANNO VISTO LOTTARE. Avranno sviluppato con lui una profonda connessione emozionale, e questa connessione sarà ciò che permetterà loro di continuare a fare il tifo per il tuo protagonista perfino nei suoi momenti più bui.»
Lewis Jorstad, “Write Your Hero”
Capisci?
La vita è crudele. Ogni lezione che impariamo, veniamo chiamati a pagarla a caro prezzo: attraverso conflitti, lotte, lacrime e sudore.
Nulla ci viene mai servito su un piatto d’argento.
Perciò, per innescare il famoso “meccanismo di immedesimazione” che ha decretato il successo o il fallimento di tante altre opere prima della tua, ecco il grande segreto: se vuoi che il lettore si affezioni al tuo protagonista, che impari a identificarsi nei suoi problemi e nelle sue battaglie… devi permettere al pubblico di vederlo soffrire, crescere e lottare!
Inciampare, cadere, rialzarsi… fallire di nuovo e tentare ancora, fino ad arrivare al successo. E’ così che funziona per tutti noi. E’ così che deve funzionare per il tuo eroe.
Tutte le vittorie vanno guadagnate.
Dopotutto…
Ricordi anche tu cos’hai provato, l’ultima volta in cui hai visto un tuo conoscente o un tuo remoto parente aggiudicarsi, senza neppur aver bisogno di alzare un dito, qualcosa che TU agognavi da tutta la vita, vero?
Ti pare che fosse empatia? ;D
Una “scheda del personaggio” è il punto di partenza, non il traguardo!
Come abbiamo visto nel post dedicato al metodo “Save the Cat!”, il protagonista del tuo libro deve essere il perno attorno a cui ruota tutta la storia.
Azzeccare la sua caratterizzazione al primo colpo potrebbe essere un ottimo punto a tuo favore… ma voglio essere estremamente onesta con te: in ogni caso, questa piccola vittoria non rappresenterebbe nient’altro che un primo passo nella direzione giusta!
Molti autori alle prime armi, infatti, commettono l’errore madornale di fermarsi agli aspetti più superficiali della questione.
L’eroe è coraggioso, vigliacco, alto, basso; ha gli occhi verdi, neri, grigi, i capelli ricci, crespi, lisci e bla, bla, bla.
Pesa 82 kg. Ha una sottile cicatrice sul dorso della mano sinistra. Ama la musica jazz. Gli piace nuotare nudo al chiaro di luna. Detesta i bugiardi, l’ananas sulla pizza e la cialda croccante in cima alle coppe di cioccolato.
Tutto molto giusto. Tutto molto vero.
A questo punto, potresti essere tentato di organizzare queste piccole gemme di conoscenza all’interno di dettagliatissime schede del personaggio.
Ma posso assicurarti che descrivere le preferenze e le abitudini quotidiane del tuo eroe ti aiuterà a sviluppare un buon arco narrativo soltanto fino a un certo punto!
Ora… Il sistema delle schede non è un male assoluto, di per sé. A patto che ti assicuri di continuare a cercare oltre l’apparenza, grattare sotto la superficie e andare a caccia dell’intrigante nucleo di verità che potrebbe (e dovrebbe) celarsi nel complesso quadro psicologico del tuo personaggio.
Dopotutto, stai scrivendo un romanzo…
Le campagne di “Dungeons and Dragons”, magari, teniamole in serbo per un’altra occasione! 😉
I due viaggi dell’eroe
Non intendo metterlo in dubbio: un eroe dotato di una personalità sopra le righe attirerà immediatamente l’attenzione del lettore.
Ma posso assicurarti che, da solo, il “fattore eccentricità” non riuscirà a portare il tuo personaggio principale da nessuna parte.
Per risultare davvero indimenticabile, il tuo protagonista avrà bisogno di ben altro: nella fattispecie, di imbarcarsi tanto in un affascinante VIAGGIO INTERIORE (il cosiddetto ARCO DEL PERSONAGGIO) quanto in un coinvolgente VIAGGIO ESTERNO (la TRAMA PRINCIPALE).
Questi due percorsi dovranno, nel corso della storia, arrivare a intrecciarsi e influenzarsi ripetutamente, nella maniera più fluida, organica e convincente possibile.
Soltanto così riuscirai a creare un protagonista davvero tridimensionale, in grado di risuonare nella mente (e nel cuore!) del lettore come se si trattasse di una persona viva, familiare e «reale»…
Il Viaggio Interiore
Per assegnare al tuo protagonista quella che Jorstad definisce «un’intricata e coinvolgente vita interiore», dovrai accertarti di procurare all’eroe i seguenti “ingredienti”:
- Una profonda convinzione – sbagliata e tossica – a proposito di se stesso e/o della vita in generale. Jorstard la definisce anche “ferita emotiva”, o “convinzione limitante”: un tipo di credenza che ci condiziona e si riflette negativamente su ogni tipo di azione che decidiamo di intraprendere nel corso delle nostre vite. Pregiudizi sbagliati e pericolosi, come “sono troppo vecchio per cambiare”, “se fossi stata più accomodante, mio marito non mi avrebbe mai scaricata per un’altra” o “non posso fidarmi di nessuno, neanche di me stesso”.
Esempio
All’inizio del romanzo horror “The Wicked and the Willing” di Lianyu Tan, la protagonista Gean Choo vive nell’assoluta convinzione di non valere nulla. Si considera brutta, sciatta, stupida e indegna di attenzioni. Questa pessima linea di pensiero genera conseguenze indicibili: nel corso della trama, la ragazza si lascia deliberatamente coinvolgere nei giochi violenti di una bellissima vampira sociopatica, narcisista e pronta a sottoporla a ogni genere di tortura fisica e mentale.
- Una precisa identità, vale a dire il modo in cui il protagonista percepisce se stesso e il proprio posto nel mondo, soprattutto in relazione al modo in cui lo vedono gli altri.
Esempio
Gean Choo è cresciuta a Singapore, negli anni Venti, in uno dei quartieri più poveri e malfamati della metropoli. La società e la famiglia l’hanno sempre trattata con insofferenza e disprezzo, come se non vedessero l’ora di sbarazzarsi di lei. Per questo, ormai, Gean Choo riesce a pensare a se stessa soltanto nei termini, ben poco lusinghieri, di REIETTA e DISADATTATA…
- Una “backstory” in grado di giustificare la lotta interiore e la ferita emotiva che il tuo protagonista si porta dietro da prima ancora che cominciasse il romanzo.
Esempio
Geon Choo ha vissuto a lungo nello squallore, sotto le cure di un padre indigente che le sottraeva (letteralmente) il cibo dalla bocca per procurarsi il denaro sufficiente a finanziare i suoi vizi. Inoltre, a 12 anni, Geon Choo ha subito una serie di abusi sessuali da parte della sua insegnante, una donna britannica che sembrava sinceramente convinta di non fare nulla di sbagliato. Nessuno si è mai accorto della sofferenza di Geon Choo o ha fatto qualcosa per fermarla. Anzi: sul suo futuro ha sempre continuato ad aleggiare la minaccia del bordello…
- Una profonda verità da scoprire, una rivelazione che riguarda direttamente la vita del protagonista. L’amara lezione da imparare; quella che finora si era sempre rifiutato di prendere in considerazione e che invece, a fine viaggio, permetterà finalmente all’eroe di superare la sua convinzione sbagliata e diventare una persona più forte…
Esempio
Finché Geon Choo continuerà a permettere agli altri di trattarla come “merce avariata”, non sarà mai nient’altro che questo: carne da macello. Nessuno le offrirà spontaneamente il rispetto di cui ha bisogno; dovrà ottenerlo con le sue forze!
- Un obiettivo “superficiale” che, in un primo momento, il tuo eroe penserà di dover perseguire a tutti i costi, più che altro perché sarà portato a considerarlo la panacea di tutti i mali. Questo elemento è molto importante, perché rappresenta, in soldoni, il fattore che permette al protagonista di lasciarsi coinvolgere dagli eventi che hai già programmato per il plot!
Esempio
Anche se la sua padrona vampira sembra crudele oltre ogni capacità di immaginazione, Geon Choo è convinta di dover fare ogni cosa in suo potere per continuare a guadagnarsi il suo «amore». Dopotutto, la sua padrona potrebbe benissimo essere l’unica persona in grado di proteggerla dal destino di orrore e miseria che l’aspetta al varco…
Il Viaggio Esterno
In uno dei post precedenti, abbiamo già citato alcuni degli elementi imprescindibili per la costruzione di una buona trama:
- L’ oggetto del desiderio
- L’oggetto del bisogno
- Il conflitto centrale (ossia la “quest” principale del libro, la minaccia primaria che il protagonista viene chiamato a sgominare).
A questi tre punti, Jorstad ne aggiunge (giustamente) un quarto: il concetto di POSTA IN GIOCO.
Prova a porti queste domande: se il tuo eroe fallisse la missione, quali pensi che sarebbero le conseguenze? Che cosa perderebbe?
Quanto – e fine a che punto – lui e le persone che ama risentirebbero della sconfitta?
Viaggiare significa imparare a sconfiggere i proprio demoni
Il viaggio interiore dell’eroe si svolge con un solo obiettivo: porre sul suo sentiero una lunga serie di sfide interne che, a poco a poco, gli permettono di superare i suoi demoni e diventare una persona diversa…
Attenzione, però: non una persona diversa a caso.
Infatti, lo scopo ultimo deve essere quello di “ottenere”, dopo mille sofferenze e tentennamenti, un protagonista in grado di superare le quindicimila complicazioni previste per lui dalla trama, vale a dire la catena di eventi esterni messi in moto dall’incidente scatenante.
Mi segui?
Soltanto quando Geon Chaa lascerà andare la sua convinzione sbagliata e abbraccerà la sua profonda “verità” interiore, riuscirà a liberarsi dal giogo crudele della sua padrona.
Altrimenti, non sarà mai nient’altro che una schiava, una bambola da usare e spezzare a piacimento!
Come scrivere un protagonista indimenticabile: conclusioni
Adesso prova a riflettere su alcuni fra i più amati e popolari protagonisti del mondo del cinema, dei libri e delle serie tv.
Alcuni di loro saranno, indubbiamente, dei tipi abbastanza sui generis:
- Un misantropo specialista in malattie infettive rare, affetto da una grave dipendenza da Vicodin (“Doctor House”)
- Una detective cinica, alcolizzata e dotata di super-forza che, un tempo, non sognava altro che di diventare una superoina in grado di salvare il mondo (“Jessica Jones”).
Altri, invece, possono vantare una personalità dal taglio decisamente più “ordinario”!
- Un orfano solitario, sveglio e occhialuto, che viene costantemente maltrattato dai suoi zii (“Harry Potter”).
- Una cacciatrice di vampiri sedicenne, sarcastica e biondissima, sempre pronta a fare battute e a bighellonare in giro con gli amici (“Buffy: The Vampire Slayer”).
- Una studentessa zelante e femminista, segnata da uno strettissimo legame con la sua giovane madre (“Girlmore Girls”).
Rifletti un momento sulle loro storie.
Secondo te, che cosa hanno in comune, tutti questi personaggi?
Vediamo un po’…
Magari una ferita interiore, più o meno traumatica, nascosta in un evento specifico della loro backstory?
Un’identità.
Una metamorfosi.
Uno spettacolare ARCO NARRATIVO. 🙂