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“The Starlight Heir”: magia d’acciaio, polvere di stelle e divinità oscure nel nuovo romantasy di Amalie Howard


the starlight heir - amalie howard

Negli USA, “The Starlight Heir” di Amalie Howard potrebbe facilmente rivelarsi come uno dei romantasy di punta del primo trimestre 2025.

Sulla scia di autrici come Sarah J. Maas, Brigid Kemmerer e Rebecca Yarros, il romanzo seguirà la storia di una ragazza in grado di lavorare magicamente l’acciaio e racconterà del suo avventuroso soggiorno presso la capitale di un impero in un subbuglio: dalla burrascosa relazione con l’irriverente fratellastro del principe alle voci di una profezia in grado di cambiare per sempre l’equilibrio del mondo…


“The Starlight Heir”: la trama

Quando l’invito per la corte della polvera dorata arrivo nella fucina di Suraya Saab, la ragazza è quasi convinta che si tratti di uno scherzo.

I nobili potranno anche tenere in altissima considerazione le sue doti di fabbro – uno dei pochi in grado di infondere il prezioso jadue, l’ultima fonte di magia del reame, all’interno del suo lavoro – ma di certo Suraya non possiede nessuna delle qualifiche che potrebbero renderla una buona candidata per la mano del principe.

Eppure, l’invito rappresenta comunque un’opportunità per vivere un’avventura e le procura tutti i mezzi necessari a permetterle di visitare finalmente la capitale, un luogo un tempo molto amato da sua madre.

Ma quello che la aspetta a Kaldari non è niente di ciò che aveva immaginato. Il pericolo si annida dietro ogni angolo: prima di tutto perché non è il principe ereditario a catturare la sua attenzione, bensì il suo fratellastro, l’affascinante figlio illegittimo Roshan… E poi perché l’invito non ha nulla a che fare con la ricerca di una sposa.

No, in gioco c’è nientemeno che la caccia alla Starkeeper: una ragazza che, a quanto si bisbiglia in giro, ha la magia delle stelle nel sangue. Per di più, in giro per la città, le case nobiliari e le forze ribelli stanno iniziando a seminare un lento ma costante scompiglio.

Così, non appena la milizia sferra il suo attacco, Suray e Roshan si ritrovano a fuggire insieme, costretti a ignorare la loro reciproca attrazione e a fingere di non sapere che Suraya potrebbe davvero essere la Starkeeper.

Ma anche Roshan custodisce dei segreti. E con nessun tipo di controllo sui nuovi poteri che si agitano dentro di lei, Suraya finisce per attirare addirittura l’attenzione di un dio; una creatura immortale, il cui oscuro interesse potrebbe rappresentare la minaccia più grande di tutte…


L’Erede della Luce Stellata

Publisher Weekly ha già pubblicato una recensione positiva di “The Starlight Heir”. Puoi tranquillamente leggere l’articolo completo sul loro sito. Ad ogni modo, il succo del discorso è che si tratta di un romantasy dal worldbuiling molto ricco, pieno di suggestioni provenienti dall’India, dall’Asia dell’Est e dai Caraibi, con dei (buoni) dialoghi in grado di elevare il romance e una protagonista femminile molto capace e determinata.

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“One Dark Window”: la recensione del romantasy di Rachel Gillig


one dark window recensione - rachel gillig

Nella mia recensione di “One Dark Window”, farò del mio meglio per cercare di restare obiettiva e limitarmi a elencare quelli che sono, secondo me, i principali pregi e i maggiori difetti del libro di Rachel Gillig.

Prima di tutto, perché mi rendo conto che si tratta di un titolo molto amato. Uno che è uscito un po’ in sordina, in tempi non sospetti, ma che poi ha finito con il vendere mezzo milione di copie nel mondo.

Ma soprattutto perché, al di là delle mie percezioni personali, sono pronta a riconoscere tutti i meriti di un romanzo che non si è rivelato particolarmente nelle mie corde, ma che è che riuscito comunque a colpire la mia immaginazione sotto diversi punti di vista.

“One Dark Window”, sia messo bene in chiaro, non è un grande romanzo gotico, o un dark fantasy particolarmente rivoluzionario. E si rivolge prevalentemente al pubblico YA, non a quello adulto. Ma resta comunque un ottimo esemplare di romantasy, estremamente gradevole e impreziosito da una suggestiva atmosfera “oscura”


La trama

Nell’inquietante regno di Blunder, una terra perennemente avvolta dalle nebbie, Elspeth Spindle ha bisogno di qualcosa di più della fortuna per rimanere al sicuro : ha bisogno di un mostro.

La ragazza lo chiama “l’Incubo”. Si tratta, in realtà, di uno spirito antico e volubile, intrappolato nella sua testa sin da quando Elspeth era ancora soltanto una bambina. La creatura la protegge. Custodisce i suoi segreti.

Ma nulla si ottiene senza pagare un prezzo, specialmente la magia.

Quando Elspeth incontra un misterioso bandito sulla strada che percorre la foresta, la sua vita compie una virata drammatica. Catapultata in un mondo di ombre e di inganni, la nostra eroina si unisce a una pericolosa quest per trovare la cura che permetterà a Blunder di liberarsi, una volta per tutte, dalla terribile maledizione di piaghe e nebbie che la affligge.

E il bandito? Si dà il caso che sia il nipote del Re, il Capitano della squadra armata più pericolosa di Blunder… nonché colpevole di alto tradimento.

Insieme, Elspeth e il Capitano dovranno radunare le dodici Carte della Provvidenza – la chiave per la cura che cercano all’infezione di magia oscura che sta dilaniando il loro mondo.

Ma mentre la posta in gioco si alza e l’innegabile attrazione che sobbolle fra di loro prende a intensificarsi, Elspeth è costretta a confrontarsi con una verità innegabile: l’Incubo sta iniziando a impadronirsi completamente della sua mente.

E non è detto che lei sia in grado di fermarlo…


“One Dark Window”: la recensione

Quando affermo che “One Dark Window” garantirà tanti piccoli momenti di gioia agli appassionati di narrativa romance, intendo esattamente questo: perché, a conti fatti, lo sviluppo del crescente legame di amicizia e attrazione fra Elspeth e il Capitano incarna senz’altro l’aspetto più approfondito e riuscito del libro.

Del resto, a mio avviso anche il sistema magico – basato su una serie di carte stregate, in grado di garantire ai loro possessori una vasta collezione di attribuiti sovrannaturali – risulta piuttosto intrigante e convincente.

Intendiamoci, però: arrivare in fondo a questo primo volume non mi ha affatto aiutato a sbarazzarmi dal crescente sospetto che Rachel Gillig non sappia bene cosa farsene, di questo interessante sistema magico!

Se c’è una cosa che “One Dark Window” riesce abbondantemente a mettere in chiaro, è che le scene d’azione e il conflitto contro le forze antagoniste sono quasi un supplemento, un qualcosa da porre sullo sfondo mentre la protagonista e il suo love interest flirtano e si fanno bonariamente prendere in giro da tutti i loro amici e parenti per la loro insopportabile inclinazione a tubare come colombe.

Dal mio punto di vista, si tratta di uno spreco di potenziale.

Ma, ovviamente, mi rendo conto che non tutti i lettori saranno inclini a pensarla nello stesso modo…


Una lacrima sul viso

La caratterizzazione del personaggio di Elspeth è la cosa che mi è piaciuta meno, in assoluto.

Ricordi quando abbiamo parlato di come si costruisce la scena di una storia?

Ebbene, Rachel Gillig dimostra sicuramente una grandissima abilità, da questo punto di vista. In effetti, malgrado il mio scarsissimo livello di empatia nei confronti dei suoi personaggi, mi sono ritrovata a divorare le pagine del suo libro praticamente senza rendermene conto. Merito di una solidissima struttura narrativa, il segno distintivo di un’autrice preparata e determinata a lavorare sodo sulla sua arte!

Ma soffermiamoci un momento a considerare quella particolare fase di una scena che siamo abituati a chiamare “crisi del personaggio”.

«Sono le scelte che compiamo nel momento di massima pressione a definire chi siamo, a svelare la nostra vera natura

Considero questo assioma come una delle più sacrosante verità fondamentali dell’esistenza; una di quelle “regole” che valgono tanto nel campo della vita reale, quanto in quello della fiction.

E che cosa fa la protagonista di “One Dark Window”, ogni volta che un minimo di pressione – un ostacolo, una difficoltà, un conflitto di natura anche insignificante – arriva a interferire con il normale corso della sua giornata?

Frigna. Si lagna. Sviene. Si torce le mani, crolla in ginocchio e invoca aiuto. Da parte della provvidenza, del mostro, del suo ombroso cavaliere… di chiunque sia in ascolto. Purché non tocchi a lei prendere l’iniziativa.

Lo ribadisco: Ogni. Santissima. Volta.

Fino a incarnare la perfetta quintessenza della (stereotipata) damina vittoriana, una silenziosa lacrima che scorre su una guancia a indicare il massimo grado di resistenza a qualsivoglia tipo di avversità.

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“La Casa sulla Scogliera”: la recensione del libro thriller di Riley Sager


la casa sulla scogliera recensione - riley sager

Con la recensione de “La Casa sulla Scogliera”, torniamo a parlare di thriller.

E, in modo particolare, di quell’ormai caratteristica commistione fra murder mistery e rivelazioni scioccanti (in perfetto stile cinematografico) alla quale Riley Sager ci ha ormai abituato.
Ancora una volta, l’autore di “Survive the Night” e “Home Before Dark” torna a giocare con un canovaccio consolidato all’interno del filone gotico – la ghost story – e ci offre un’intrigante rivisitazione di un tipico cold case alla Lizzie Borden.

Il risultato è un romanzo dal ritmo incalzante e ricco di suspense, deliberatamente “poco serio” e dai toni parecchio surreali. Una storia che non concede quasi nessuno spazio all’introspezione dei personaggi, insomma, ma che riesce a tenere costantemente avvinto il lettore grazie al suo intricato mosaico di false piste, indizi sconcertanti e sospettati impossibili


La trama

Quando aveva diciassette anni, Lenora Hope ha fatto fuori la sua intera famiglia. Questo, almeno, è quello che si dice in giro: non che la polizia l’abbia mai incriminata ufficialmente per qualcosa, o che esistano prove incontestabili della sua colpevolezza.

Gli omicidi sono avvenuti nel 1929. Da quella tragica notte, Lenora non ha più aperto bocca su quei fatti sanguinosi e si è ritirata nella sua isolata magione in cima alla scogliera, con la sola compagnia di una fidata governante e di un leale maggiordomo.

Adesso è il 1983, e la badante Kid McDeere è un passo dal perdere ogni possibilità di proseguire la sua carriera. Accettare un incarico presso la sinistra Hope’s End, la dimora della tristemente famosa Lenora Hope, rappresenta la sua ultima spiaggia.

La vecchia signora, ormai, ha superato abbondantemente i settanta e può muoversi soltanto con l’ausilio di una sedia a rotelle. Non riesce più a parlare, ma è in grado di comunicare con Kit attraverso l’uso di una vecchia macchina da scrivere.

Una notte, però, Lenora usa l’apparecchio per farle una proposta allettante: Voglio raccontarti ogni cosa, scrive la presunta assassina di Hope’s End.

Per Kit, sarà l’inizio di un incubo che affonda le radici in un passato molto lontano…


“La Casa Sulla Scogliera”: la recensione

Se hai già letto qualcosa di Riley Sager, sai già che non è buona idea aspettarti dai suoi titoli una qualsiasi attinenza con la realtà, delle tematiche importanti o un arco del personaggio particolarmente complesso. In realtà, dopo aver fagocitato quasi tutti i suoi libri, posso dirti che mi considererei già fortunata nel trovarvi un protagonista dotato di un minimo di sale in zucca!

E, in effetti, devo ammettere che, anche in questo caso, le reazioni e gli assurdi, convoluti processi mentali dell’eroina Kit mi hanno dato parecchio da pensare.

Quello che invece puoi sempre aspettarti di trovare in un thriller di Sager, d’altro canto, è un intreccio gustosamente intricato, corredato da una pioggia di colpi di scena e da un ritmo martellante. E una piccola schiera di sottotrame, che si legano insieme a comporre un quadro intrigante.

Il brivido di un perfetto giallo alla Agatha Christie, insomma, abilmente camuffato da qualcos’altro… In questo caso, un’agghiacciante storia di fantasmi. Un piccolo tocco di classe, eseguito alla perfezione, che aiuta “La Casa sulla Scogliera” a distinguersi da dozzine di altri titoli nati da una premessa simile…

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“Lucy Undying”: la recensione del retelling gotico di Kiersten White


lucy undying recensione - caccia a dracula - kiersten white

Lucy Undying” è il retelling gotico di Kiersten White che recupera il famoso personaggio di Lucy Wensterna dal “Dracula” di Bram Stoker e lo consegna, ora e per sempre, fra le braccia della comunità queer mondiale! 😀

Scherzi a parte, si tratta di un titolo, a mio avviso, assolutamente imperdibile. Soprattutto se ami il classico originale e ti senti disposto a sperimentare una prospettiva nuova e originale su una sequenza di avvenimenti che già conosci – o che credevi di conoscere.

Soprattutto se stravedi per i new adult, ma anche per lo struggente “Intervista col Vampiro” di Anne Rice.

Perché recensire “Lucy Undying” vuol dire, prima di tutto, parlare di un’epopea ipnotica e coinvolgente, che si dipana attraverso i secoli e riesce ad aggiornare abilmente il mito del vampiro…


La trama

Il suo nome era scritto fra le pagine della storia di qualcun altro: Lucy Wensterna è stata una delle prime vittime di Dracula.

Eppure, la sua morte ha segnato soltanto l’inizio di un’odissea ancora da raccontare.

Infatti Lucy, risorta dalla tomba, diventa una vampira e trascorre gran parte della sua vita a inseguire il mostro che l’ha creata, nel tentativo di trovare risposta alle domande esistenziali che l’assillano malgrado la sua non-vita si sia rivelata ricca di avventure, tresche, complotti ed emozioni.

Il punto di svolta giunge a Londra, nel ventunesimo secolo, grazie all’incontro con una giovane donna di nome Iris. Anche Iris, infatti, sta disperatamente cercando di sfuggire alle ombre del suo passato. La sua famiglia ha costruito un impero economico basato su un sinistro segreto e, adesso, i suoi membri farebbero qualsiasi cosa – letteralmente – pur di restare aggrappati al potere.

Lucy, che non credeva di poter amare di nuovo, si innamora di Iris, e Iris la ricambia con tutto il cuore. Ma forze esterne di ogni tipo minacciano la loro intensa connessione e loro nascente love story: la madre di Iris, infatti, non permetterà mai alla figlia di sfuggirle senza ingaggiare una lotta letale per il controllo della sua vita.

E il passato di Lucy ha ancora le zanne: Dracula, infatti, non ha mai smesso di cacciare…


Lucy Undying“: la recensione

Lucy Undying” è il retelling saffico a tema vampiresco che S. T. Gibson ci aveva promesso, ma che, a mio avviso, l’autrice di “Una Lezione di Perfidia” alla fine non è risucita a consegnare.

Attraverso una pluralità di punti di vista e ben tre linee narrative, che si espandono dalla Londra ottocentesca ai giorni nostri, Kiersten White interesse una trama complessa e ricca di suggestioni. Un intreccio che tiene in grande considerazione tutti i tropes tipici della letteratura gotica relativi ai nostri succhiasangue preferiti, affrontandone le tematiche ricorrenti (immortalità, etica, fede, amore immortale ecc.) da una prospettiva intrigante, fresca e coinvolgente.

Protagonista assoluta di questa densa, ricchissima saga (di un solo libro!) è la biondissima, “fragile” e benestante amica/pupilla di Mina Harker; la prima vittima londinese di Dracula, passata alla storia come “colei che Van Helsing e gli altri non riuscirono a salvare“.

Probabilmente perché, come ipotizza Kiersten White, gli uomini che ruotavano intorno a Mina non erano poi così interessati a farlo.

E bisogna dire che, attraverso le pagine di “Lucy Undying“, la nostra eroina compie una trasformazione incredibile, da timida ragazzina accecata da un amore impossibile a spia, medico di frontiera, cacciatrice di vampiri, nemesi per eccellenza dello stesso Dracula.

Fortunatamente, senza mai rinunciare a quel nucleo di umanità e a quei tutti quei peculiari tratti caratterizzanti che contribuiscono a renderla un’eroina complessa, contradditoria e ricca di sfumature….


Una gang di vampire immortali contro il patriarcato

Lo stile di Kiersten White si rivela perfettamente all’altezza del compito. Lirico, suggestivo e intriso di un romanticismo quasi disperato, riesce tuttavia a tenersi in perfetto equilibrio fra una tensione drammatica di natura prettamente letteraria e un gusto tutto “cinematografico” per le scene d’azione, gli intrighi, i colpi di scena al cardiopalma.

Il frequente ricorso all’ironia e a un senso dello humor squisitamente dark aiuta, inoltre, a gustarsi anche le scene dal taglio più cupo; tant’è che, in alcuni passaggi particolari di “Lucy Undying“, diventa facilissimo cogliere l’influenza di “Buffy: The Vampire Slayer e di tutti i suoi derivati.

Anche il tema della found family ha la sua importanza. E riesce a brillare soprattutto grazie alla presenza di un cast secondario eccentrico e straordinario: mi sto riferendo, in modo particolare, a tutte le vampire (ex-vittime di Dracula) che Lucy ha occasione di incontrare nel corso dei suoi innumerevoli viaggi attraverso il globo.

(Breve parentesi a tema “fan casting”: in un adattamento cinematografico ideale, l’Amante avrebbe indubbiamente il volto di Kirsten Dunst, mentre Viola Davis darebbe vita a un superlativo Dottore.

Ma penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che nessuno sarebbe in grado di interpretare la Regina come Michelle Yeoh…)


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“Una di Famiglia”: Sidney Sweeney e Amanda Seyfried nel cast del film tratto dal bestseller di Freida McFadden


Una di Famiglia il film - il cast

Il cast del film tratto da “Una di Famiglia” (“The Housemaid“) ha già trovato due interpreti di primissimo livello.

La notizia, riportata da Deadline, farà sicuramente la gioia dei fan di Freida McFadden: la giovanissima star Sidney Sweeney (“Madame Web“) vestirà i panni della protagonista Millie, una domestica pronta a lasciarsi coinvolgere dai pericolosi intrighi della sua nuova famiglia, mentre Amanda Seyfried (“L’Apparenza delle Cose“) sarà Nina, la sua ambigua e benestante datrice di lavoro.

Entrambe le attrici ricopriranno anche il ruolo di produttrici esecutive. Al timone del progetto troveremo, invece, il regista veterano Paul Feig… Una scelta artistica che, nel mio piccolo, non posso fare a meno di lodare. A breve, ti spiegherò il perché!


“Una di Famiglia”: la trama del libro

Ogni giorno, Millie pulisce da cima a fondo la bellissima casa dei Winchster. Va a prendere la loro figlioletta a scuola, cucina dei pranzetti deliziosi per l’intera famiglia prima di ritirarsi a mangiare, da sola, nella sua stanzetta all’ultimo piano.

Cerca di ignorare il modo in cui Nina si diverte a sporcare tutto soltanto per la gioia di guardarla pulire. O le bugie che racconta in giro, sul conto della sua stessa figlia. O l’aspetto sempre più distrutto di suo marito, Andrew.

Eppure, mentre guarda nei giganteschi occhi castani di Andrew, Millie non riesce a fare a meno di chiedersi come sarebbe vivere la vita di Nina. Con il gigantesco armadio, la macchina di lusso e il suo marito perfetto.

Così, un giorno, Millie commette l’errore di provarsi uno degli abiti di Nina. Soltanto una volta, ma è abbastanza: la padrona di casa se ne accorge subito. Il tempo di realizzare che qualcosa non va, e la porta della stanza di Millie comincia ad aprirsi soltanto dall’esterno.

Ma niente paura. I Winchster non sanno che Millie non è chi dice di essere.

E non hanno la più pallida idea di cosa sia capace


I libri di Freida McFadden

Il super-bestseller “Una di Famiglia” è rimasto ai primi posti della classifica del New York Times per oltre un anno consecutivo.

In Italia, il libro rivelazione di Freida McFadden è stato tradotto da Newton Compton ed è disponibile su Amazon, sia in formato digitale che in edizione cartacea. Al momento in cui scrivo (9 ottobre 2024), è possibile anche leggerlo in ebook, attraverso l’abbonamento al servizio Kindle Unlimited.

Le disavventure di Millie proseguono nel sequel “Nella Casa dei Segreti“, un nuovo mistery pubblicato in Italia nel marzo di quest’anno. La traduzione del terzo libro della serie, “The Housemaid Is Watching“, sarà disponibile prossimamente.

Fra le novità thriller di settembre è comparso, invece, “Non Mentire“, un thriller incentrato sulla storia di una donna che, dopo essersi imbattuta per caso in una stanza segreta, inizia ad ascoltare le registrazioni audio dei pazienti di una psichiatra misteriosamente svanita nel nulla.


Quando uscirà il film?

Le riprese sono iniziate all’inizio di gennaio 2025, e si prevede che si concludano entro la fine di febbraio.

Negli USA, il film debutterà nelle sale il 25 dicembre 2025; una data non casuale, che ci comunica tutte le aspettative che i produttori e lo studio cinematografico ripongono su questa attesissima uscita.

Di recente, Deadline ci ha confermato anche che l’attore italiano Michele Morrone (noto per aver interpretato il ruolo di Massimo Torricelli nel film “365 giorni“) farà parte del cast. Mentre il ruolo di Andrew, il marito di Nina, è stato assegnato al Brandon Sklenar di “It Ends With Us: Siamo Noi a Dire Basta“, il fortunatissimo (quanto al centro di innumerevoli controversie) adattamento dell’omonimo bestseller di Colleen Hoover.


Chi è Paul Feig, il regista del film tratto da “Una di Famiglia“?

Nel corso della sua carriera, il regista e attore Paul Feig ha diretto parecchie commedie e pellicole di genere degne di nota. Da “Corpi da Reato” al Ghostbusters” al femminile del 2016, fino ad arrivare al recentissimo e irriverente action “Jackpot – Se vinci ti uccido!“, il film con Awkwafina e John Cena disponibile su Prime Video.

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“Nettle and Bone”: la recensione della fiaba dark di T. Kingfisher


nettle and bone recensione - come uccidere un principe

So già che la mia recensione di “Nettle and Bone: Come Uccidere un Principe” non sarà in grado di rendere giustizia alla complicata semplicità e all’irresistibile umorismo dark di questo libro. Che poi è anche – guarda caso – uno dei romanzi fantasy più profondi e struggenti che io abbia mai letto!

Se hai visto il recente film Netflix “Damnsel” – o se hai letto l’omonimo libro di Evelyn Skye – sappi che “Nettle and Bone” può essere considerato come una versione più matura e coinvolgente di quel particolare titolo.

Non a caso, T. Kingfisher è una delle migliori autrici di retelling a sfondo folclorico-fiabesco in cui ti capiterà mai di imbatterti (per non parlare dei suoi indimenticabili romanzi southern gothic, come “What Moves the Dead” o “A House With Good Bones”…). Ma è stato proprio grazie all’uscita di “Nettle and Bone”, nel 2023, che l’autrice americana è riuscita a scalare una nuova vetta e a portare a casa l’ambito Premio Hugo


La trama

Marra è la terza principessa di un piccolo regno. Timida e riservata, è cresciuta in un convento, circondata dalle suore e immersa nella tranquilla routine del suo monastero.

In realtà, la ragazza prova soltanto sollievo all’idea di non essere costretta a sposare qualche alto dignitario straniero per questioni dinastiche, nella speranza di consolidare il trono dei genitori. Purtroppo, le sue sorelle maggiori non sono state così fortunate.

La più grande è morta quasi subito, distrutta dalle percosse di un marito tanto abusivo, quanto potente. Lo stesso principe che, adesso, ha sposato anche la seconda sorella di Marra. Dalla sicurezza del convento, Marra non riesce a smettere di chiedersi chi si farà avanti per salvare la sua ultima sorella e metterà fine alla violenza, una volta per tutte.

Ma dopo aver passato anni a osservare la sua famiglia e due interi regni che si ostinano a fingere che ogni cosa vada per il verso giusto, Marra capisce che, se è vero che c’è bisogno di un eroe, stavolta dovrà essere lei stessa a diventarlo.

Perché, se Marra riuscirà a portare a termine tre compiti impossibili, una strega le garantirà gli strumenti di cui avrà bisogno per liberarsi del tiranno. Eppure, come spesso succede in queste storie di principi e imprese titaniche, le sue missioni si rivelano soltanto il primo passo di un lungo e pericoloso viaggio per salvare l’ultima delle sue sorelle e rovesciare il trono…


“Nettle and Bone”: la recensione

In “Nettle and Bone”, la voce inconfondibile di T. Kingfisher (aka Ursula Vernon) assume una carica tragicomica che riesce a comunicare, con una grazia che ha quasi del preternaturale, tutti i complessi stati d’animo della protagonista Marra e le macabre vibes surreali che circondano il suo viaggio.

Una quest epica che si svolge al fianco di un’anziana strega e della sua gallina posseduta da un demone; di una fata madrina di mezza età che, forse, si finge più svampita di quello che è; di un guerriero espulso dal suo clan per aver fatto la cosa giusta, anziché quella ritenuta socialmente accettabile; e di un delizioso cane d’ossa, provvidenzialmente incapace di accorgersi di essere già morto.

Basta aggiungere alla banda la nostra eroina, una quasi-suora trentenne ansiosa e nata da una famiglia reale, per rendersi conto di trovarsi alle prese con una fiaba dark dal taglio molto, molto atipico.

La Kingfisher, infatti, schiera in campo tutti gli ingredienti che ti aspetteresti – gli oggetti incantati, la terra maledetta, la saggia strega, l’adorabile animale magico ecc. – per intessere un racconto dal sapore salvifico e dolceamaro. Uno che, pur svolgendosi in un mondo fuori dal tempo, in realtà riesce a parlare (anche) della nostra realtà.

Il canovaccio prescelto, ovviamente, è quello di Davide contro Golia. Vi troviamo, infatti, un gruppo di squinternati e disadattati, pronti a sacrificare qualsiasi cosa, pur di abbattere il titano.

Al centro della rete che li unisce, la lotta contro un uomo violento e potente, che le leggi degli uomini non possono fermare. Che si rifiutano di fermare…


 Vietato sottovalutare il potere della gallina

Puoi scrivere una recensione di “Nettle and Bone”, forse, e trattenerti dall’usare due espressioni molto in voga quali “cozy vibes” e “cottagecore”.

Ma non puoi davvero esimerti dal tirare in ballo Terry Pratchett e il suo Ciclo delle Streghe!

Di fatto, T. Kingfisher è una delle poche autrici viventi in grado di dar vita a personaggi all’altezza di prendere il tè con Nonnina Wheatherwax o Tata Ogg. Non a caso, i dialoghi di “Nettle and Bone” si rivelano una perpetua ed esilarante fonte di meraviglia:

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“La Strega delle Pietre”: fra streghe e pietre preziose, il libro fantasy storico di Anna Rasche ambientato a Firenze


la strega delle pietre - anna rasche - the stone witch of florence

La Strega delle Pietre” sarà il titolo italiano di “The Stone Witch of Florence“, il libro d’esordio della scrittrice di libri fantasy Anna Rasche.

Una storia ambienta nella Firenze del quattordicesimo secolo, ricchissima di suggestioni storiche e supportata dalle numerose ricerche effettuate dall’autrice. Pare che la Rasche, infatti, abbia cercato di documentarsi il più possibile durante la stesura del suo manoscritto. Cosa che ha implicato lunghe sessioni di lavoro in biblioteca, ma anche una visita approfondita del nostro Paese!

Il risultato? Semplicemente uno dei romanzi di speculative fiction più attesi del 2024, soprattutto per i fan di titoli come “I Chiostri di New York” di Katy Hays o “L’Alchimista” di Paulo Coelho…


“La Strega delle Pietre”: la trama

1348. La peste imperversa per l’Italia, devastando la nazione. Dopo quasi dieci anni di esilio solitario, Ginevra di Gasparo viene convocata di nuovo a Firenze.

Ginevra ha un dono: è in grado di usare le antiche pratiche alchemiche apprese da ragazza per guarire gli ammalati. Ma non appena la voce delle sue inconsuete abilità si è sparsa, Ginevra è stata condannata per stregoneria ed esiliata. Adesso, gli stessi uomini che l’hanno mandata via sono pronti a implorare per il suo ritorno.

    Ginevra li accontenta, presumendo che i signori della città siano finalmente pronti ad accettare le sue inusuali tecniche di guarigione per mettere fine alla pandemia. Invece, non appena giunge a destinazione, riceve un incarico inaspettato: usare la sua collezione di pietre preziose per rintracciare l’implacabile ladro che si aggira per la città.

    Questi, infatti, sta depredando tutte le chiese di Firenze, portando via reliquie inestimabili e lasciando al loro posto delle misteriose ampolle colme di liquidi dai colori sgargianti. Se la missione di Ginevra avrà successo, le verrà riconosciuto il rango di medico e non verrà mai più accusata di pratiche diaboliche.

    Tuttavia, con il proseguire delle indagini, Ginevra si rende conto di essere solo una pedina in un piano molto più grande, che travalica i confini del suo attuale incarico. E, di colpo, realizza anche che gli uomini pericolosi che si nascondono dietro la cospirazione non esiterebbero due volte a far fuori una Strega delle Pietre. Specialmente se questo contribuisse a portarli un passo più vicino ai loro obiettivi…


    Mineralogia e fantasy rinascimentale

    Se pensi che le espressioni “fantasy rinascimentale” e “mineralogia” non abbiano nulla in comune…

    Bè, sospetto che “La Strega delle Pietre” sia il libro più adatto a smentirti!

    Basta leggere l’intervista ad Anna Rasch pubblicata su Nerd Daily, infatti, per rendersi conto che la giovane autrice ha trovato un modo per coniugare felicemente le sue due più grandi passioni.

    «Stavo facendo una ricerca per la mia scuola di specializzazione, relativa a tutti i diversi tipi di corallo rosso usati durante il Rinascimento in Italia. Mi sono imbattuta allora in un certo numero di manoscritti medievali inerenti all’arte lapidaria. Si tratta di libri che registravano le proprietà magiche e medicinali delle gemme.

    Potevano dire, ad esempio, che un’ametista piazzata sotto la lingua era in grado di prevenire l’ubriachezza, o che gli smeraldi possono curare le malattie degli occhi. Ai tempi in cui questi manoscritti furono scritti, molti credevano che questi poteri fossero reali.

    Ho pensato che avrebbe potuto essere un setting super-interessante per un romanzo. Un mondo medievale esattamente uguale al nostro, tranne che per un piccolo dettaglio: i poteri delle pietre, lì, funzionano davvero!»

    Anna Rasche

    La Storia svolge sicuramente un ruolo di primo piano all’interno de “La Strega delle Pietre”. L’autrice, infatti, si è assicurata di curare l’aspetto della verosimiglianza storica non soltanto dal punto di vista della mentalità dei suoi personaggi e dei grandi eventi, ma anche visitando alcune delle location geografiche più significative di Firenze.

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    “The Phoenix Keeper”: la recensione dell’adorabile cozy fantasy di S. A. MacLean


    the phoenix keeper recensione - s a maclean

    The Phoenix Keeper” è il mio nuovo cozy fantasy preferito, e di gran lunga uno dei migliori libri fantasy letti/pubblicati nel 2024.

    Lo so, potresti pensare che si tratti di una dichiarazione abbastanza estrema. Dopotutto, il mio amore per titoli come “Legends and Lattes” o “The Very Secret Society of Irregular Witches” è fatto noto e conosciuto in tutto il mondo.

    Eppure, credo davvero che “The Phonix Keeper” abbia qualcosa di speciale. Non soltanto un cast di personaggi incredibili e una delle più spettacolari “found family” in cui mi sia mai capitato di imbattermi, ma anche delle tematiche ambientaliste importanti e una graditissima attenzione nei confronti della questione della “diversità” a 360 gradi.

    E poi, ammettiamolo: il magico zoo di S. A. MacLean è il posto che occupa i miei sogni e nel quale vorrei ufficialmente andare a vivere… insieme alle magnifiche fenici, ai giocosi grifoni e a tutti gli altri, machiavellici volatili conosciuti attraverso le pagine di questo tenerissimo romanzo d’esordio!


    La trama

    Aila lavora in zoo destinato ad accogliere creature magiche in via d’estinzione provenienti da ogni angolo del mondo. In modo particolare, Aila si occupa di fenici, una specie gravemente minacciata dall’attività dei bracconieri, perennemente a caccia di un modo per mettere le mani sulle portentose piume fiammeggianti di questi animali.

    Fin da bambina, Aila ha sempre coltivato il sogno di far ripartire il programma di ripopolamento e fare in modo che il suo zoo abbia la possibilità di ospitare le prime uova di fenice dopo oltre dieci anni. Così, quando alcuni loschi figuri riescono a rubare i piccoli nati in uno degli zoo vicini, Aila si mette in testa di rinnovare la decrepita struttura un tempo adibita agli scopi del programma e di candidare il suo zoo per una nuova nidiata.

    Ma salvare un’intera specie dall’estinzione richiede qualcosa di più delle sue stellari capacità di gestione degli animali. Kelpie carnivori, falchi in grado di evocare i tuoni, draghi dispettosi… Alia non ha mai avuto problemi a trattare con le creature magiche del suo zoo.

    Ma quando si tratta di racimolare il coraggio necessario a chiedere l’aiuto della bellissima custode dei grifoni, nonché responsabile dell’attrazione più popolare dello zoo? Missione impossibile.

    Specialmente considerando il fatto che la bellissima custode di grifoni in questione è, in realtà, la più grande arci-nemesi di Aila fin dai tempi del college. Il suo nome è Luciana, e si tratta di un’irritante, scontrosa e insopportabile so-tutto-io che sembra sempre pronta a mettere il becco negli affari di Aila…


    “The Phoenix Keeper”: la recensione

    Per essere un cozy fantasy, con marcate venature da rom-com, “The Phoenix Keeper” è un romanzo piuttosto lungo. Il che spiega, probabilmente, il taglio iper-descrittivo e un pochino prolisso dei primi capitoli.

    Per fortuna, provvedono i toni ironici e super-scoppiettanti della narrazione, insieme alla fortissima personalità della protagonista Aila, a rendere perfino questa manciata di scene “introduttive” coinvolgenti e immersive.

    Aila, dal canto suo, rappresenta la perfetta incarnazione del concetto di “adorabile disastro”. La sua parte grumpy, che si sposa alla perfezione con la tematica dell‘introversione e dei disturbi d’ansia, emerge sempre nei momenti più esilaranti, ponendo la base per uno splendido e coinvolgente arco trasformativo.

    Non che manchino le occasioni, per il lettore, di sentirsi “un tantino” frustrato dalla sua plateale incapacità di “leggere la stanza” intorno a lei e interpretare correttamente lo svolgersi degli eventi. Ma fa parte del gioco… Tanto più che, alla fine, ci si ritrova totalmente sopraffatti dalla fragile vulnerabilità e dalla dolcissima goffaggine con cui Aila si sforza di affrontare le relazioni (e le connessioni umane) che per lei contano di più.


    Il grande cuore della custode di fenici

    La trama di “The Phoenix Keeper” è piuttosto rocambolesca e la posta in gioco aumenta con lo scorrere delle pagine. Ti dico solo che, ora di arrivare il finale, ho cominciato ad avvertire delle serie palpitazioni e a preoccuparmi davvero per le sorti di Aila e dei suoi amici!

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    “Il Matrimonio”: il nuovo libro di Jason Rekulak arriva in libreria a novembre 2024


    il matrimonio - nuovo libro di jason rekulak

    Il Matrimonio“: sarà questo il titolo italiano nuovo libro di Jason Rekulak, autore del fenomenale thriller bestseller “Teddy“.

    In lingua originale inglese, “The Last One at The Wedding” sarà disponibile già a partire dall’8 ottobre. Per leggere” il romanzo in italiano, bisognerà pazientare un attimo di più: la traduzione, infatti, uscirà a novembre.

    Appena una manciata di settimane di attesa supplementare, insomma. Ma potrebbe valere la pena aspettare: dopotutto, l’infaticabile Giunti si riprometta di portare “Il Matrimonio” sui nostri scaffali in una bella veste grafica, con un cover pronta a fare pendant con l’edizione regular di “Teddy” pubblicata nel 2023…


    “Il Matrimonio”: la trama del nuovo libro di Jason Rekulak

    Frank Szatowski non vede sua figlia Maggie da anni; una cosa che gli spezza il cuore ogni giorno. Così, quando lei lo chiama, di punto in bianco, per dirgli che sta per sposarsi e che intende invitarlo alla cerimonia, Frank è fuori di sé dalla gioia.

    Maggie sta per sposare il rampollo di una delle più ricche famiglie del Paese. Così, ben presto, Frank si ritrova sopraffatto dalle nuove cerchie sociali che la figlia sta frequentando. Ma farebbe qualsiasi cosa per recuperare il rapporto con lei; così, non appena si presenta nella proprietà del New Hampshire che la famiglia dello sposo possiede, Frank del suo meglio per legare con i futuri consuoceri.

    Tuttavia, nel corso del weekend, comincia a diventare sempre più chiaro a Frank che, sebbene la famiglia dello sposo non abbia badato a spese, nel fidanzato di Maggie si nasconde qualcosa di decisamente strano.

    E forse Frank e Maggie, in realtà, non hanno proprio nulla da festeggiare…


    Matrimonio con sorpresa

    La Lista degli Ospiti” di Lucy Foley incontra la serie tv “Succession“: con queste parole è stata descritta la trama de “Il Matrimonio”. E, di sicuro, il nuovo libro di Jason Rekulak promette di trasformarsi in un altro, irresistibile pageturner!

    Quei lettori che si aspettavano un (improbabile) sequel di “Teddy“, dovranno “accontentarsi” di questa nuova storia al cardiopalma. Per quanto mi riguarda, sono semplicemente al settimo cielo: anche perché non ho alcuna intenzione di diffidare di un libro che il geniale Grady Henrix (autore di piccole gemme del calibro di “Vendesi Casa Stregata” e “L’Esorcismo della Mia Migliore Amica“) ha già definito come «il miglior thriller che abbia letto quest’anno

    Voglio dire, dopo aver divorato “Teddy”, non ho la più pallida idea della direzione che una simile premessa narrativa potrebbe imboccare! (Anche se, da un punto di vista personale, ammetto che non disdegnerei né una svolta grand guignol in perfetto stile “Ready or Not“, né una più delicata sfumatura satirica a là “Get Out“).

    Al di là di ogni possibile previsione, resta un’unica certezza: non vedo l’ora di scoprirlo…

    L’appuntamento in libreria (o su Amazon) per il nuovo libro di Jason Rekulak è fissato per il 6 novembre 2024!


    “Teddy”: la serie tv

    In diverse misure, siamo tutti rimasti incantati dall’ingegnoso plot e dalle accattivanti vibes di “Teddy”. Incluso lo stesso Stephen King, a quanto pare.

    Corre anche voce che il libro sia destinato a trasformarsi presto in una serie tv oppure in un lungometraggio su Netflix. Tuttavia, non è ancora possibile reperire in rete informazioni più precise a proposito di questo potenziale adattamento, al di là del fatto che la più nota piattaforma streaming al mondo si è davvero aggiudicata i diritti relativi a “Hidden Pictures”.

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    “Le Trafficanti di Anime”: la recensione del libro gotico di Carmella Lowkis


    le trafficanti di anime recensione - carmella lowkis

    Ti propongo oggi la recensione de “Le Trafficanti di Anime“, un thriller gotico ambientato in Francia, nel pieno del diciassettesimo secolo. La casa editrice Nord ha portato in libreria il libro dell’esordiente Carmella Lowkis il 27 agosto 2024.

    La trama verte sul complicato legame fra due sorelle legate da un passato turbolento e dalle conseguenze di uno scandalo che nessuna delle due riesce a lasciarsi alle spalle. Messe alle strette dalle circostanze, si ritroveranno a indossare di nuovo i loro panni di medium/ciarlatane dell’occulto e a unire le forze per organizzare una pericolosa, ultima truffa ai danni di un’ingenua famiglia aristocratica.

    Nelle intenzioni delle ragazze, dovrebbe trattarsi di un piano semplice e indolore. Eppure, l’entità con cui saranno chiamate a fare i conti potrebbe rivelarsi molto più reale e temibile del previsto…


    La trama

    Parigi, 1866. Quando la Baronessa Sylvie Devereux riceve la visita di Charlotte Mothe, la sorella che ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle, si impossessa di lei il terrore che il suo infame passato da medium e appassionata dell’occulto possa intervenire a compromettere la sua reputazione attuale.

    Anche perché il nuovo marito di Sylvie, un blasonato e ricco avvocato che ha parecchi anni più di lei, difficilmente sarebbe disposto a tollerare una simile minaccia al proprio rango di di prestigio in seno all’alta società.

    Ma Charlotte ha un padre gravemente ammalato a carico, e nessuna possibilità di pagare i conti. E così, Sylvie si lascia persuadere a ricadere nelle vecchie abitudini e ad aiutare la sorella minore a portare a compimento un’ultima truffa.

    I loro bersagli sono i de Jacquinots: una famiglia aristocratica altamente disfunzionale, il cui capofamiglia insiste a proclamarsi perseguitato dal fantasma di una zia, brutalmente assassinata nel corso della Rivoluzione Francese.

    Sylvie e Charlotte saranno costrette a ricorrere a tutto il loro vasto repertorio di trucchi per terrorizzare la famiglia e persuaderla a separarsi da un (bel) po’ del suo oro.

    Tuttavia, nella decadente magione dei de Jacquinots potrebbe essere in atto qualcosa di davvero sinistro. Così, quando una serie di inesplicabili orrori prende ad abbattersi sulle due sorelle e sui loro incauti clienti, le ragazze saranno costrette a porsi la fatidica domanda: e se una forza sovrannaturale si fosse veramente scatenata sui de Jacquinot?

    Ma un’entità di che tipo, poi? Lo spirito vendicativo di una contessa massacrata dai rivoluzionari?

    O qualcosa di peggio… che finge soltanto di essere la prozia, mentre aspetta di portare avanti i suoi piani e si prepara a esigere il suo tributo di sangue?


    “Le Trafficanti di Anime”: la recensione

    “Le Trafficanti di Anime” è il titolo scelto dalla Nord per la traduzione (a cura di Claudine Turla) del romanzo gotico “Spitting Gold” di Carmella Lowkis.

    Un esordio che ha riscosso un buon successo da parte della critica, dividendo invece il pubblico pressappoco a metà: coloro che hanno apprezzato le numerose somiglianze fra la storia delle sorelle Mothe e alcuni celebri capolavori di Sarah Waters (soprattutto “Ladra” e “Affinità), e quei lettori che, invece, non hanno potuto fare a meno di notare come un confronto troppo diretto fra le due autrici possa risolversi soltanto con una completa debacle da parte della Lowkis.

    Anche se non me la sento di esprimere un giudizio troppo negativo (ci sono aspetti de “le Trafficanti di Anime” che ho sinceramente apprezzato), ammetto di propendere un po’ di più per questa seconda versione.

    Non fraintendermi: il modello letterario è innegabile. Probabilmente questo aspetto rappresenta una buona parte del problema: mi è bastato ripensare un attimo al complesso intreccio di “Fingersmith” per immaginare quali avrebbero potuto essere i principali colpi di scena de “Le Trafficanti di Anime”, nonché per prevedere in quali punti del plot avrebbero fatto la loro comparsa e su che tipo di sviluppi avremmo potuto contare.

    E il Kirkus Review ha ragione: il libro di Carmella Lowkis è davvero un coinvolgente «thriller romantico a sfondo sovrannaturale», scritto da un’autrice in grado di intessere un racconto ricco di stratificazioni e di inganni. Solo che i suoi personaggi, secondo me, non si rivelano neanche remotamente intriganti o sfumati abbastanza da reggere il gioco fino a fine partita.

    Anche perché gli indizi sparpagliati nell’arco delle prime cento pagine ti permettono di smascherare i loro obiettivi e di percepire immediatamente il bluff nel tremolio nelle loro voci narranti…


    Fiaba della Sorella Buona e della Sorella Cattiva

    In compenso, ho amato alla follia l’accattivante parallelismo fra le storia delle sorelle Mothe e il regno delle fiabe. L’ambiguità del Rospo (personaggio chiave della favola tanto amata da Sylvie), il modo sottile ma tenace con cui l’autrice continua a giocare con questo leitmotiv simbolico per farci capire che non esiste una sola verità, che ogni storia può essere letta secondo (almeno) due differenti versioni e che chiunque cerchi di darci a intendere il contrario sta mentendo a noi o a se stesso…

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