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“Emily Wilde’s Map of the Otherlands”: la recensione del secondo libro sulle fate di Heather Fawcett


Emily Wilde's Map of the Otherlands - recensione

Chi è pronto per la recensione di “Emily Wilde’s Map of the Otherlands”?

Bè, questo articolo è sicuramente dedicato a chiunque abbia già letto “L’Enciclopedia delle Fate di Emily Wilde, il primo capitolo delle avventure della “driadologista” più burbera e imprevedibile di sempre!

In questa nuova avventura firmata Heather Fawcett, Emily e Wendell dovranno affrontare una nemica d’eccezione – la perfida matrigna di Wendell – e spostarsi in un gelido villaggio sulle Alpi austriache.

Fra nuove specie fatate da scoprire, un mucchio di banter e qualche new entry interessante, si dipana quindi il secondo capitolo di una trilogia destinata a conquistare tutti gli appassionati di narrativa fantastica a sfondo fiabesco…


La trama

Quando alcuni faeries misteriosi, provenienti da regni lontani, cominciano a materializzarsi nei corridoi della sua università, la professoressa Emily Wilde decide che è arrivato il momento di scoprire i loro segreti. E di farlo prima che sia troppo tardi!

Emily, adesso, è un’erudita di fama internazionale. La pubblicazione della sua Enciclopedia delle Fate le ha portato una notorietà senza pari nell’ambiente accademico. Nel corso delle sue avventure, ha imparato molte cose a proposito dei Nascosti… Eanche sul conto del suo ex-rivale e compagno di avventure, il solare prof. Wendell Bambleby.

Perché Bambleby, in realtà, è un re delle fate in esilio, in fuga dalla sua matrigna assetata di potere. Wendell sta cercando una porta attraverso la quale fare ritorno nel suo regno. Ma, a dispetto dei sentimenti che prova per lui, Emily non si sente pronta ad accettare la sua proposta di matrimonio. Dopotutto, amare un esponente del Piccolo Popolo non ha mai portato altro che lacrime e rimpianti a un umano.

E poi, Emily ha un nuovo progetto sul quale concentrarsi: realizzare una mappa di tutti i reami fatati. Mentre sta preparando la sua ricerca, però, Wendell la mette di nuovo nei guai, a causa di alcuni spietati assassini inviati dalla matrigna. I due dovranno imbarcarsi in un’altra impresa e viaggiare fino alle pittoresche Alpi austriache; là dove Emily crede possa trovarsi una porta per il regno di Bambleby, e la chiave per liberarlo dal suo oscuro passato


Emily Wilde’s Map of the Otherlands”: la recensione

Tanti anni di letture mi hanno insegnato una delle più sacrosante verità a proposito del fantasy: su ogni “secondo capitolo” di una trilogia pende una sorta di maledizione.

Il volume centrale rappresenta quasi sempre l’anello debole della catena. Probabilmente perché svolge un delicato compito di “raccordo”, assumendosi, di fatto, una doppia responsabilità: collegare il passato con il futuro (riaccogliendo il lettore, a braccia spalancate, in un mondo a lui già familiare) e, contemporaneamente, proiettare la narrazione incontro a un grande cliffhanger, ponendo le basi per lo showdown del libro successivo.

Mi spiace dire che “Emily Wilde’s Map of the Otherlands” non è il romanzo che riesce a sfatare questo mito. Non che sia un libro terribile, anzi: ho amato diverse cose di questo sequel. E mi sono anche divertita parecchio, sulle Alpi insieme a Emily e Wendell!

I dialoghi si confermano arguti, vivaci e divertenti. Le creature – soprattutto Poe e Shadow – restano fantastiche. Senza contare che ti spingono a provare l’irresistibile tentazione di inoltrarti nel bosco dietro casa tua, alla ricerca di cerchi di funghi dai cappelli variopinti e alberi secolari dalle foglie particolarmente vibranti! Lo humor, poi, è ancora il piatto forte della narrazione. Un perfetto compromesso fra “light academia” e pura e semplice “silliness”.

Ma c’è da dire che la trama di “Emily Wilde’s Map of the Otherlands” prende a sfilacciarsi già all’inizio del secondo atto. Penalizzata dal peso crescente di un romance che inizia a farsi sempre più totalizzante. E che, peraltro, esercita il discutibile potere di snaturare la caratterizzazione dei nostri due personaggi principali.

Wendell, in modo particolare, nell’arco di questo secondo volume riesce a perdere parecchi punti originalità. Per come la vedo io, capita un po’ troppo spesso di vedergli indossare la sua armatura di cavaliere senza macchia e senza paura. Anzi, peggio: in un certo senso, è come se lui e Emily si alternassero continuamente in questo ruolo, rendendo a tratti la lettura abbastanza stucchevole


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