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“Ms Marvel” (recensione): comunità, identità e buoni sentimenti nella nuova serie Disney+


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La mia recensione di “Ms Marvel” non può che iniziare con un piccolo aneddoto di natura personale.

Devi sapere che Kamala Khan è il personaggio che mi ha introdotto alla lettura dei Marvel Comics. Da questo punto di vista, quindi, la serie di G. Willow Wilson è stata importantissima per me!

Con le sue tonalità frizzanti e le sue coloratissime atmosfere urbane, le avventure di Kamala sono riuscite a conquistarmi fin dai primissimi numeri, trasmettendomi peraltro la motivazione e il “coraggio” necessario ad addentrarmi sempre più nel caotico labirinto dei fumetti Marvel!

Perciò, non faticherai a comprendere le altissime aspettative che nutrivo nei confronti di questo adattamento televisivo targato Disney+.

Una fiducia che è stata, in gran parte, ripagata dall’effervescente interpretazione della vulcanica Iman Vellani, nonché da una gloriosa, irresistibile, caleidoscopica messa in scena


La trama

Kamala è un’adolescente del New Jersey che ama i supereroi oltre ogni immaginazione.

Il suo idolo assoluto è Carol Davenrs, alias Captain Marvel: l’Avenger più forte del pianeta, nonché “ultima arrivata” all’interno della squadra dei difensori della Terra.

I genitori di Kamala, una coppia di immigrati pakistani, non vedono di buon occhio l’adorazione della figlia per questo mondo di costumi, lustrini, superpoteri e imprese spericolate.

Preferirebbero di gran lunga che Kamala si concentrasse sulle cose “importanti”: la scuola, l’imminente matrimonio di suo fratello maggiore, la comunità. Tutto ciò che, in qualità di genitori , si sentono in grado di comprendere e condividere con Kamala.

Perciò, in occasione dell’attesissimo evento AvengerCon, i due impongono alla ragazza di restare a casa.

Ma Kamala ha lavorato troppo sul suo adorato cosplay di Captain Marvel, per accettare un “no” come risposta: in compagnia dell’inseparabile amico Bruno (Matt Lintz), escogita quindi un piano “geniale” per sgattaiolare via in segreto.

A partire da questa decisione, una serie di eventi imprevedibili le porterà in dono un nuovo superpotere, un’esplosione di rivelazioni sulla storia della sua famiglia, e una pericolosa macchinazione ultraterrena da sventare…


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“L’Assistente di Volo” (recensione): la seconda stagione della spy story che rovescia tutte le carte in tavola

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Nel 2021, la prima stagione de “L’Assistente di Volo: The Flight Attendant” era riuscita a stupirci, regalandoci otto episodi avvincenti, adrenalinici e ricchi di emozioni. Quest’anno, la serie è tornata sui nostri schermi, in forma smagliante e pronta per il bis!

Per quanto mi riguarda, la spy story con Kaley Cuoco si è confermata una delle sorprese più gradite ed elettrizzanti delle ultime annate televisive.

Non nego di aver temuto, per questo show, una sorta di parabola discendente in stile “Killing Eve”: un tristissimo scivolone dalle stelle alla stalle!

Dopotutto, le due serie hanno in comune parecchie cose: non da ultimo, il fatto di essere state ispirate da libri mediocri, l’originalità del punto di vista femminile e il taglio tragico-comico della narrazione.

Fortunatamente, però, in questo caso lo sceneggiatore originario Steve Yockey e il suo team di collaudati autori sono riusciti a tenersi strette le redini del progetto, e ad approfittare dell’occasione per lavorare in maniera magistrale sul personaggio di Cassie!

Il risultato? Una seconda stagione pienamente all’altezza delle sue premesse, entusiasmante, commovente e ricca di colpi di scena al cardiopalma


La trama

Dopo essersi ritrovata al centro di un intrigo internazionale ed essere sopravvissuta per raccontarlo, Cassie (Kaley Cuoco) ha deciso ufficialmente di voltare pagina.

Perciò, per lei niente più notti brave nei rumorosi locali delle principali capitali del mondo. Niente più scappatelle. Niente più guai.

Al loro posto, una nuova città, un nuovo fidanzato, una nuova vita… e, soprattutto, un’assidua frequentazione delle riunioni dell’Alcolisti Anonimi di Los Angeles.

Tuttavia, Cassie ha scelto di non rinunciare al proprio ruolo di “collaboratrice civile” della CIA. Così, fra un volo e l’altro previsto dalla compagnia, la donna continua a pedinare sospettati, scambiare buste equivoche e consegnare importanti messaggi per conto dei servizi segreti.

Ed è proprio nel corso di una di queste pericolose missioni che la nostra eroina assiste a un terribile omicidio.

La prima sospettata?

Una misteriosa bionda che, guarda caso, le somiglia in maniera inquietante… e che sembra determinata a incastrare Cassie a qualsiasi costo!

Riuscirà la nostra assistente di volo a scagionarsi dalle accuse o, stavolta, nessuno sarà disposto a credere alle sue pretese di sanità mentale?

Ma soprattutto…

Quanto tempo impiegherà il complotto per scaraventare la sua nuova vita in pasto al caos?

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“Notte Stellata” (recensione): una love story che trascende il tempo e lo spazio nella serie tv di Prime Video

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La prima stagione di “Night Sky: Notte Stellata” narra la lunga, romantica e solidale storia d’amore fra Irene (Sissy Spacek) e Franklin York (J. K. Simmons).

Una coppia legata dagli anni e dal destino, dalla gioia e dalla perdita; da una complicità fatta tanto di piccoli gesti quotidiani, quanto dalla condivisione di un segreto meraviglioso: l’esistenza di una stanza sotterranea, sepolta nel loro giardino, che permette di ammirare le luminose stelle di un altro mondo

La trama

Irene e Franklin York sono una coppia in pensione, i classici “nonni della porta accanto“.

Nel loro giardino si erge un capanno che custodisce un miracolo: una porta che si affaccia su un pianeta alieno, apparentemente deserto e sovrastato da un cielo di una bellezza inconcepibile.

Irene e Franklin si stringono al petto questo segreto da vent’anni. Quasi ogni notte, ammirano le stelle attraverso una vetrata; sospirano, pensando a ciò che potrebbe celarsi dall’altra parte… ma senza mai prendere veramente in considerazione l’idea di varcare quella soglia.

E’ come se non ne avessero mai avvertito il bisogno, non per davvero. In fondo, si sono sempre “accontentati” della loro vita, della loro confortevole felicità domestica.

Che senso avrebbe avuto mettere tutto a repentaglio, per andare in cerca di un’avventura?

Adesso, però, Irene comincia ad avvertire gli affanni dell’età, insieme ai primi segnali di irrequietudine. Il tempo scorre e, in un certo senso, è come se la porta la stesse chiamando

Potrebbe essere la sua ultima occasione di svelare il mistero?

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“First Kill” (recensione): la serie tv che tutti i fan dell’urban fantasy stavano aspettando

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“First Kill” è una serie tv di genere horror/action, indirizzata al pubblico dei giovanissimi e approdata su Netflix all’inizio di giugno.

La trama è tratta da un omonimo (e adorabile!) racconto di V. E. Schwab, contenuto nell’antologia “Vampires Never Get Old: Tales With Fresh Bite”.

La sceneggiatura del primo episodio (sempre firmata dalla popolare autrice dei romanzi “La Vita Invisibile di Addie LaRue” e “Gallant“…), offre una trasposizione fedelissima della breve storia originale.

In effetti, al pilot bastano una manciata di minuti per sfoggiare il divertente high concept, presentare le due protagoniste e il loro vivace ambiente famigliare, introdurre l’incidente scatenante (galeotto fu il gioco della bottiglia…) e stabilire le irresistibili tonalità in stile “campy horror” della serie.

Un impeccabile esempio di storytelling? Mmm…

Probabilmente no, ma sospetto che perfino il più accanito detrattore dello show rischierebbe di trovarsi in cattive acque, se cercasse di negare l’evidenza: “First Kill” è una serie che si dimostra in grado di anticipare i desideri del suo target con un livello di chiarezza preternaturale, e di consegnargli ciò che vuole praticamente su un piatto d’argento

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“Vampire in the Garden” (recensione): amore, guerra e vampiri nell’anime di Netflix

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Vampire in the Garden” è un anime in 5 episodi disponibile su Netflix.

La serie sfoggia un’estetica horror alla “Devil May Cry” e una tipica ossatura da racconto distopico. Da un punto di vista strutturale, però, incarna due generi completamente diversi: la STORIA DI FORMAZIONE e la LOVE STORY.

Questo che cosa implica?

Bè, tanto per cominciare, che non dovresti lasciarti ingannare dai dettagli visul-gore delle animazioni e dall’eccitante taglio in stile action della premessa!

Non fraintendermi: la trama di “Vampire in the Garden” si rivela sicuramente in grado di offrire parecchie gustose scene di intrattenimento ad alto tasso di adrenalina.

Ma la sua costruzione tende ad appoggiarsi soprattutto sulla componente romantica e sul viaggio di crescita interiore delle due protagoniste, concedendo poco spazio all’approfondimento del wordlbuiling e alla qualità dei colpi di scena

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