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“Her Majesty’s Royal Coven”: recensione del libro fantasy di Juno Dawson


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Her Majesty’s Royal Coven” è la risposta di Juno Dawson alle recenti dichiarazioni transfobiche di J. K. Rowling.

Il fatto che si tratti anche, incidentalmente, di un romanzo fantasy, si traduce in una coincidenza nel più ingenuo degli scenari, e in un deliberato atto di provocazione in tutti gli altri.

Dopotutto, l’idea di sfidare la Rowling sul suo stesso terreno dev’essere sembrata alla Dawson praticamente irresistibile.

Non una decisione particolarmente assennata, forse, considerando il calibro dell’autrice a cui decide di lanciare il guanto.

Ma, a quanto pare, irresistibile lo stesso…


La trama

All’alba della loro adolescenza, quattro ragazzine si ritrovano alla vigilia del solstizio d’estate, pronte a fare il loro giuramento.

Stanno per entrare a far parte della Congrega Reale di Sua Maestà, fondata dalla Regina Elisabetta I a mo’ di dipartimento ultra-segreto del governo.

Decadi più tardi, la comunità di streghe sta ancora cercando di riprendersi dalle conseguenze di una sanguinosa guerra civile.

Helena, una di quelle ragazze, è diventata l’Alta Sacerdotessa dell’organizzazione.

Eppure Helena è l’unica, fra i membri del suo vecchio gruppo di amiche, a essere rimasta invischiata nelle maglie soffocanti della burocrazia della Congrega Reale. Tutte le altre hanno deciso di continuare per la loro strada.

Elle, ad esempio, cerca di fingere di essere una normalissima casalinga. Niahm è diventata una veterinaria di campagna e Leonie ha disertato per fondare la Diaspora, una congrega molto più compatta e inclusiva.

Helena è furiosa con lei, ma adesso ha per le mani problemi più grossi. Un giovane stregone, dotato di abilità straordinarie, è stato catturato dalle autorità. La sua stessa esistenza sembra una minaccia per la Congrega Reale: nessun uomo dovrebbe essere dotato di un potere del genere!

La magia è sempre stata prerogativa delle donne.

Mentre, nel tentativo di venire a capo del problema, ideologie conflittuali cominciano a scontrarsi, le quattro amiche dovranno decidere da che parte si erge la loro lealtà: preservare la tradizione, o… fare la cosa giusta.

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“First Kill” (recensione): la serie tv che tutti i fan dell’urban fantasy stavano aspettando

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“First Kill” è una serie tv di genere horror/action, indirizzata al pubblico dei giovanissimi e approdata su Netflix all’inizio di giugno.

La trama è tratta da un omonimo (e adorabile!) racconto di V. E. Schwab, contenuto nell’antologia “Vampires Never Get Old: Tales With Fresh Bite”.

La sceneggiatura del primo episodio (sempre firmata dalla popolare autrice dei romanzi “La Vita Invisibile di Addie LaRue” e “Gallant“…), offre una trasposizione fedelissima della breve storia originale.

In effetti, al pilot bastano una manciata di minuti per sfoggiare il divertente high concept, presentare le due protagoniste e il loro vivace ambiente famigliare, introdurre l’incidente scatenante (galeotto fu il gioco della bottiglia…) e stabilire le irresistibili tonalità in stile “campy horror” della serie.

Un impeccabile esempio di storytelling? Mmm…

Probabilmente no, ma sospetto che perfino il più accanito detrattore dello show rischierebbe di trovarsi in cattive acque, se cercasse di negare l’evidenza: “First Kill” è una serie che si dimostra in grado di anticipare i desideri del suo target con un livello di chiarezza preternaturale, e di consegnargli ciò che vuole praticamente su un piatto d’argento

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