“Clarion Call”: la recensione del sequel di “Ravensong” di Cayla Fay


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Tempo di pubblicare la recensione di “Clarion Call”, secondo e ultimo volume della dilogia di Cayla Fay iniziata, nel 2023, con “Ravensong”.

Come forse ricorderai, avevo amato tantissimo il primo volume, apprezzando la sua gustosa scorrevolezza, i suoi personaggi eccentrici, suoi divertenti riferimenti alla mitologia celtica… ma, soprattutto, perdendo la testa per quelle sue particolari, palpabilissime vibes in stile “Buffy: The Vampire Slayer”!

In “Clarion Call”, ritroviamo quasi gli stessi ingredienti e la medesima atmosfera all’insegna di ironia, azione e angst adolescenziale. Parola d’ordine: quasi.

Perché questo sequel è un titolo interessante, sì, e sicuramente in grado di assicurare al lettore diverse ore di lettura spensierata. Tuttavia, bisogna ammettere l’evidenza: sotto tanti punti di vista, “Clarion Call” non si è affatto rivelato un sequel all’altezza del suo predecessore…


La trama

Neve e le sue sorelle hanno fallito. Non sono riuscite a proteggere il mondo dei mortali dalle legioni infernali che hanno attraversato il Velo. Adesso anche il loro malvagio cugino, Aodh, è scivolato dalla parte umana della barriera.

Aodh è amareggiato e pericoloso. Desidera liberare il resto della loro famiglia, intrappolato all’inferno; anche se sa che, non appena varcheranno il confine, questi parenti impazziti si trasformeranno in bestie sanguinarie e prive di ogni razionalità.

Neve, invece, non si è ancora ripresa dalle ferite riportate durante l’ultima battaglia. Non si sta soltanto dando da fare per rintracciare Aodh e fermarlo: deve anche cercare di navigare attraverso la dolorosa ondata di ricordi che continuano a riaffacciarsi in superficie. Ricordi di intere vite precedenti, tutte consacrate alla protezione del Cancello… e anche ricordi legati alla sua prima vita, quella che lei e le sue sorelle hanno cercato con ogni mezzo di spazzare via dalle loro menti.

Quando un nuovo membro della famiglia si presenta alla sua porta, nuove domande iniziano a tormentare Neve. Perché questa persona potrebbe essere in grado di salvare la sua gente, certo. Ma potrebbe anche nascondere altri segreti.

Più cose inizia a ricordare, più Neve comincia a sospettare che tutto ciò che credeva di sapere non fosse altro che il frutto di una menzogna. In questo clima tormentato, tutto quello per cui ha lottato così durante potrebbe svanire da un istante all’altro, messo a repentaglio dalle gravi ripercussioni del passato sul presente… inclusa la sua relazione con Alexandria.


“Clarion Call”: la recensione

L’arco trasformativo di Neve costituisce, probabilmente, la parte più problematica di questo secondo romanzo di Cayla Fay. In primo luogo, perché l’autrice non riesce a inserire nel plot le varie “tappe” del cambiamento dell’eroina in maniera fluida e convincente.

In secondo luogo, perché questo cambiamento non sembra comunque in grado di sciogliere il vero problema di Neve (vale a dire, il suo rapporto di ossessiva codipendenza dalle due sorelle).

Ma anche perché, per parecchi capitoli, la narrazione si limita ad arrancare senza concentrarsi su alcun filone in particolare, come se stentasse a decidere verso quale orizzonte spingersi. Nel dubbio, l’intreccio resta fermo: ingabbiando Neve in una bizzarra situazione di stasi per i due terzi del libro e compromettendo seriamente la nostra capacità di riconoscere in lei quella temeraria guerriera zuccona-ma-sempre-in-un-modo-molto-adorabile che avevamo avuto modo di incontrare in “Ravensong”.

Per farla breve: “Clarion Call” ha dei considerevoli problemi di ritmo e di sviluppo dei personaggi. L’azione, infatti, si concentra tutta nel terzo atto, sbilanciando pesantemente la trama. Neve, dal canto suo, compie una specie di involuzione: da formidabile dea della guerra-in-training ad angosciante Mary-Sue dalle mille recriminazioni.

Per fortuna, provvede la squinternata e dolcissima Alexandria a portare quel pizzico di romanticismo e di “sollievo comico” di cui il romanzo dimostra di avere così disperatamente bisogno. E in fondo, se non me la sento di “bocciare” questo romanzo, è proprio perché continuo a pensare che la ship fra Neve e Alexandria funzioni da Dio!


La maledizione dei “sophomore book” colpisce ancora!

Abbandonare in toto il nascente trope delle “starcrossed lovers”, per cominciare a rincorrere, a testa bassa, quello della “found family”? Temo che non riuscirò mai a farmi una ragione di questa scelta.

Soprattutto quando, in “Ravensong”, il primo aveva già cominciato a darci tante soddisfazioni. Soprattutto quando nessuno dei membri della piccola cricca di amici di Neve si rivela in grado di tenere accesso l’interesse di chi legge per più di cinque secondi.

Ora…

Mi dispiacerebbe molto chiudere questa recensione di “Clarion Call” su una nota tanto disfattista. Ma avverto anche il bisogno di scrivere un commento onesto e di confessare che questo sequel non è riuscito a procurarmi le emozioni forti e quel brivido di adrenalina che mi aspettavo.

Un problema mio? Sì, forse. Probabilmente. Ad ogni modo, continuo a pensare che Cayla Fay scriva dei dialoghi meravigliosi e che il worldbuilding di questa serie sia uno dei più freschi e originali di tutta la storia dell’urban fantasy per ragazzi.

Insomma, qualsiasi cosa l’autrice scriverà in futuro, finirà di filato nella mia TBR. Come si suol dire, no questions asked. Dopotutto, “Clarion Call” risente chiaramente della cosiddetta “maledizione del secondo libro”…

Il prossimo, con un pizzico di fortuna, segnerà il momento della rivincita per questa brava e sorprendente autrice!


Cosa leggere dopo “Clarion Call”?

Per un’altra avventura dai toni leggeri, magici e deliziosamente nostalgici, rivolgersi al recente “The Bewitching Hour” di Ashley Poston. Un prequel di “Buffy” incentrato sugli anni da liceale della giovane strega Tara McClay, un vero personaggio-icona per tutta la comunità LGBT!

E cosa dire di “A Dark and Hollow Star”, la quadrilogia di Ashley Shuttleworth che mescola fae, streghe e mitologia greca? La trama del primo volume suona qualcosa del tipo “Quattro adolescenti queer uniscono le forze per fermare la brutale catena di omicidi a sfondo rituale che sta terrorizzando tanto il regno umano, quanto quello delle creature immortali”. Adesso che ci penso: sai che la caratterizzazione della Furia Nausicaa di questa serie ricorda un pochino quella di Neve?

Chissà se ti è rimasto ancora un posticino in wish-list… Nel caso, prendi nota della dilogia “These Witches Don’t Burn” di Isabelle Starling. Fra triangoli d’amore, rituali esoterici e un terribile serial killer a piede libero, seguirai le peripezie di una strega teenager determinata a lottare per salvare la sua congrega da una forma di magia oscura e pericolosa.


*Ti ricordo che “Ravensong” e “Clarion Call” sono già disponibili su Amazon, in edizione cartacea oppure in formato ebook. Per il momento, esclusivamente in lingua inglese.


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione di “Clarion Call”?

Avevi mai sentito parlare della dilogia fantasy di Cayla Fay? 🙂


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