Developmental editing VS line editing: come scegliere l’editor giusto per il tuo romanzo


come scegliere un editor freelance - developmental vs copyediting

Scegliere un editor freelance per il proprio romanzo, prima di procedere con l’autopubblicazione o con la ricerca di una casa editrice, non è sempre un’operazione facile e intuitiva come potrebbe sembrare.

Certo, Google può aiutare. Bastano un paio di click per individuare il professionista di grido, quello con svariate decine di collaborazioni di successo sul groppone.

Sembra un ottimo modo per restringere il campo, no?

Bè… sempre ammesso che tu abbia a disposizione qualche migliaio di euro di budget e la pazienza necessaria a superare i logoranti tempi d’attesa, si capisce!

Ma poniamo, per assurdo, che non fosse così.

Se tu non avessi a disposizione 7500 euro da investire nell’editing del tuo primo libro?


Scegliere un editor: il giusto compromesso

Certo, sono in molti a dire che il coronamento di un sogno non ha prezzo. «Se puoi sognarlo, puoi anche farlo», e tutte quelle cose lì.

Solo che, di solito, la gente che ama ripeterlo non fa esattamente parte della fascia che ha problemi a tirare avanti fino alla fine del mese, a pagare le bollette o a saldare la parcella del dentista del pupo.

Poi ci siamo noi, le persone che fanno parte del mondo reale. Sogniamo anche noi, si capisce. Solo che non sempre le nostre tasche si dimostrano all’altezza della nostra immaginazione.

«Ma quindi, Simo», penserai tu, «mi stai facendo questo bel discorso, solo per dire che farei meglio a cercarmi un altro hobby/passione/potenziale carriera?»

Assolutamente no.

Si capisce: niente che abbia un valore è disponibile gratis… incluso il lavoro di un editor (che è faticoso e impegnativo in ogni sua fase, e richiede al professionista un quantitativo di tempo, studio, ricerche, creatività ed energie che forse non puoi nemmeno cominciare a immaginare).

Quello che ti sto dicendo è che ingaggiare un editor freelance è un po’ come ingaggiare uno psicoterapeuta: può darsi che, attualmente, il lussuoso ufficio del blasonato professorone del centro città sia al di fuori dalla tua portata, ma questo non significa che, con un pizzico di intelligenza e qualche ricerca, tu non possa riuscire ad aggiudicarti la collaborazione di un professionista attento e preparato, disposto a farsi in quattro per te e per il tuo romanzo.

Ecco.

Basta scoprire cosa si ha veramente bisogno di cercare.


Quanti tipi di editing esistono?

Per un autore self, ci sono sicuramente tantissime opzioni valide a disposizione. Un editor NON vale l’altro, e questa è sicuramente la prima cosa che ti conviene imparare.

Scegli il più economico – senza sapere come si svolgerà la collaborazione, senza conoscere la sua specializzazione o i generi in cui si sente particolarmente ferrato – e non ne riceverai in omaggio nient’altro che grattacapi!

Scrittore avvisato…

Ma, allora, come si può scegliere l’editor giusto per il proprio lavoro?

Tanto per cominciare, devi capire che esistono almeno tre “tipi” diversi di editing, e che a ciascuno di essi corrisponde una specifica fase di vita del manoscritto.

Quindi tieni a mente che, proprio come esistono (enormi) differenze fra il lavoro svolto da un correttore di bozze e quello di un editor, è possibile registrare un bel divario anche fra l’esercizio di questi tre “campi”.

Di fatto, non è affatto detto che un editor freelance sia in grado di (o disposto ad) accompagnarti lungo tutte e le tre le fasi del percorso di revisione


1. Funziona o non funziona? Il developmental editing

In italiano, il developmental editing viene assimilato spesso al concetto di “editing strutturale”.

Ma che cosa significa, di preciso, questa peculiare espressione?

Secondo Shawn Coyne, un developmental editor ha prima di tutto il compito di porsi una domanda fondamentale: “La storia narrata in questo manoscritto, FUNZIONA O NON FUNZIONA?”

La seconda – soltanto apparentemente più prosaica – è: “Premesso che la storia funzioni, esiste un pubblico che sarebbe disposto a leggerla? Si può vendere?”.

Se la risposta è sì, a tutte questi interrogativi, benissimo: si può procedere con la revisione, cominciando a potenziare i punti di forza del manoscritto e a limarne gli aspetti problematici.

Se è no, bisogna prendere in considerazione la necessità di intervenire tempestivamente a livello strutturale, individuando i problemi delle trama e perfino sollecitando, in alcuni casi, una riscrittura parziale o (nei casi più gravi) completa del testo.

Il developmental editing non è una scienza esatta. Non esistono prontuari o ricettari da seguire pedissequamente.

Al pari di tutte le altre discipline umanistiche, è una materia che richiede piuttosto creatività, istinto, preparazione e una vastissima comprensione delle logiche interne al concetto di genere letterario.


Cosa fa un editor in questa fase

Adesso prendiamo in prestito le parole dell’editor americana Nancy S. Miller, e cerchiamo di approfondire la questione:

«Il developmental editor affronta tutti quegli argomenti che riguardano il quadro complessivo del romanzo, come:

  •  la struttura,
  • il punto di vista,
  • il ritmo,
  • l’intreccio,
  • il tema,
  • i buchi narrativi,
  • la credibilità dei personaggi,
  • il miglioramento o l’eliminazione di sottotrame,
  • la rimozione di materiale estraneo e l’intreccio dei vari “filoni” in un “tutto” omogeno.

[–]

«In questa fase, l’editor vorrà anche occuparsi del titolo del libro e dell’eventuale sottotitolo. Il titolo scelto riesce a comunicare la vera essenza della narrazione? Il sottotitolo riesce ad amplificare e rendere il titolo più chiaro?

«Dal punto di vista dell’editor, questa è la fase più intellettualmente stimolante della revisione. Ogni volta che un editor si trova al cospetto di un manoscritto, deve affrontare la domanda chiave: cos’è che contraddistingue un buon libro?

«Non ci sono assolutismi che tengano, sia chiaro, sebbene una scrittura stellare e una grande idea di partenza siano sempre un buon inizio.

Un romanzo deve avere un inizio, un mezzo e una fine; dei personaggi credibili, memorabili; un coinvolgente arco narrativo eccetera.

«Ma, su un livello ancora più basico, un libro deve avere soprattutto una ragione di esistere. E sta all’editor assicurarsi che quella ragione sia evidente al lettore sin dalla primissima pagina.»

(“What Editors Do“, a cura di Peter Ginna)


2. Il line editing

Questa è la seconda fase del processo di revisione. Alcuni preferiscono chiamarlo “editing leggero”, o una qualsiasi variante di questa espressione.

In cosa consiste esattamente?

Bè, in realtà, i suggerimenti potrebbero riguardare qualsiasi aspetto inerente alla composizione dei singoli paragrafi, alle scelte lessicali, alla sintassi delle frasi.

Controllare lo stile, assicurarsi che il testo non contenga passaggi confusi, una punteggiatura ambigua o altre inconsistenze relative alle tonalità, ai dialoghi e ai contenuti.

Tutto ciò che riguarda il flusso vero e proprio della narrazione, insomma

Sempre nel pieno rispetto della voce dell’autore e dei suoi punti di forza, naturalmente, e con l’unico obiettivo dichiarato di apportare quelle piccole migliorie necessarie a trasformare il manoscritto in un libro vero e proprio: fruibile, elettrizzante, coinvolgente e divertente! 

Di cos’altro andrà a occuparsi un copyediting?

Oh, soltanto di piccole “quisquilie” come:

  • cercare e distruggere cliché e infelici soluzioni retoriche,
  • eliminare gli aggettivi imprecisi,
  • sradicare l’eccesso di forme passive,
  • impedire all’autore di usare la stessa parola per 365 volte nell’arco della metà delle pagine,
  • eccetera eccetera.

3. Il copy editing

Terza fase del processo di revisione.

Il copyeditor si occupa della punteggiatura e della grammatica, nonché di verificare il rispetto della cronologia degli eventi. A volte, si riserva anche il diritto di suggerire ulteriori, minuziosi aggiustamenti.

Sua specifica area di competenza è il controllo del testo “frase per frase” e “parola per parola”.

Nella pratica dei fatti, questo ruolo potrebbe venire associato a quello del correttore di bozze.

Ma in realtà, laddove il correttore di bozze si limita a lavorare sul prodotto finito – la stesura definitiva – occupandosi per lo più di formattazione e correzione degli errori oggettivi, il copyeditor è ancora lì che si prepara a suggerire modifiche e ad assumersi la responsabilità di riscrivere (dietro espresso consenso dell’autore) tutte quelle frasi ritenute incomprensibili, eccessivamente gergali, verbose ecc.


Perciò, di che tipo di editing avrà bisogno il tuo romanzo, prima di essere pubblicato?

Onestamente?

Tutti e tre!

Non si scappa.

Tralascia di sottoporre il tuo romanzo all’occhio esperto di un line editor, e darai alle stampe un testo grossolano, illeggibile e infarcito di errori.

Salta il developmental editing, e conterai sulle dita di una mano i coraggiosi lettori in grado di arrivare fino all’ultimo pagina. Potere del DNF, vieni a me!

La buona notizia?

La maggior parte degli editor freelance in circolazione (me compresa) sarà perfettamente in grado di occuparsi di tutte e tre le mansioni!

Ecco una parola di avvertimento, però: cerca di essere perfettamente chiaro e trasparente circa le tue necessità con il professionista che deciderai di contattare.

Se hai scritto un fantasy, un thriller, un horror, un romanzo rosa o uno YA, in 9 casi su 10 avrai bisogno, sopra ogni altra cosa, dell’intervento di un editor “specializzato” in struttura narrativa.

E ricorda che “economico”, va benissimo.

Ma non accontentarti del classico editor “di facciata” che si limita a spostarti le virgole da destra a sinistra, a ripetere quanto la tua storia sia intrinsecamente perfetta o a cercare di inculcarti la sua (limitata) visione delle cose.

Tieni a mente le esigenze del tuo lettore, e quelle del tuo romanzo. Credi nella tua immaginazione, nella tua voce e nella tua meravigliosa capacità di costruire incredibili mondi fatti solo di parole.

E scegli un editor in grado di valorizzare tutte queste cose.


Hai appena finito l’ultima stesura del tuo romanzo, ma c’è ancora qualcosa che non funziona? Ti piacerebbe ricevere l’opinione di una persona in grado di fornirti un parere oggettivo e professionale?

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