“Goodnight Mommy”: la recensione del film horror disponibile su Prime Video


goodnight mommy recensione - remake

Non pensavo che mi sarei trovata a scrivere una recensione di “Goodnight Mommy” nel 2022; in parte, perché ignoravo che Hollywood avesse messo in cantiere un remake, una nuova versione del terrificante film del 2014 diretto da Veronika Franz e Severin Fiala.

Invece, la pellicola di Matt Sobel è sbarcata su Amazon Prime Video da pochi giorni, giusto in tempo per la tradizionale e imminente maratona annuale halloweeniana.

Ora…

Molti critici hanno descritto il film come “inutile” e “non necessario”, e non sarò certo io a sostenere il contrario.

Dopotutto, cercare di paragonare il remake all’originale può concludersi soltanto in un modo: vale a dire, attribuendo il giusto credito alla schiacciante superiorità del “Goodnight Mommy” austriaco.

Tuttavia, mi rendo anche conto del fatto che sto parlando da fan decennale del genere, e che di sicuro non tutti gli abbondati Prime Video avranno avuto la possibilità di ammirare il piccolo cult di Franz e Fiala.

In realtà, questo remake riesce a regalare diversi momenti genuinamente inquietanti e spaventosi.

Si capisce, l’opera di Sobel non è neanche remotamente ambigua, brutale o disturbante quanto la versione originale! Soprattutto perché la (tiepida) sceneggiatura lascia parecchio a desiderare…

Tuttavia, ritengo che l’ottima interpretazione di Naomi Watts, combinata a un paio di scene dal taglio decisamente luciferino, sia comunque in grado di giustificare il tempo speso per la visione…


La trama

I piccoli Elias (Cameron Crovetti) e Lukas (Nicholas Crovetti) si recano in visita dalla madre (Naomi Watts), presso un’isola località di villeggiatura.

I bambini non vedono la donna da diverso tempo, per cui restano molto stupiti nel ritrovarsi davanti una mamma bendata e sulla via di recupero, ancora tormentata dai postumi di un complicato intervento di chirurgia estetica.

Non che ci sia tantissimo di cui meravigliarsi, in realtà: dopotutto, la loro madre è sempre stata un’attrice piuttosto famosa e, come tale, costretta a sottoporre di continuo il suo aspetto a tutti i piccoli aggiustamenti del caso.

Tuttavia, nel giro di poco tempo, i ragazzi cominciano a intravedere qualcosa di profondamente sinistro nell’atteggiamento della donna.

È come se la mamma affettuosa, premurosa e piena di energie che Elias e Lukas conoscevano fosse completamente svanita, assorbita da quelle fasce spaventose che le celano costantemente il viso.

Al posto di quella genitrice amorevole sembra aggirarsi, adesso, una creatura isterica, fredda e collerica; qualcuno che ha poco a cuore il suo legame con i figli e che, anzi, a volte sembra a malapena in grado di tollerare l’idea di guardarli.

Una donna che non ha paura di lasciarsi andare a esplosioni di violenza imprevista, o di ricorrere a brusche punizioni corporali.

Che cosa succedendo alla madre di Elias e Lukas?

Possibile che sia stata… sostituita?

Ma da chi?

Chi è la sconosciuta – persona o creatura – che sta cercando di impersonarla, e per quale motivo ha deciso di farlo?


“Goodnight Mommy”: la recensione

Come dicevo, sospetto che, nel caso di questo film, il pubblico si dividerà nettamente in due squadre: quelli che hanno visto l’originale, e quelli che non avevano mai sentito parlare di questa storia.

Penso che il livello di gradimento sia destinato a lievitare abbondantemente nel secondo caso; anche se, a onor del vero, bisogna ammettere che il “Goodnight Mommy” americano resta un prodotto di intrattenimento abbastanza dozzinale.

Una rielaborazione letterale e poco stratificata della vicenda narrata all’interno della pellicola austriaca, peraltro disposta a rinunciare ai suoi momenti di scioccante crudeltà praticamente senza colpo ferire.

Come nel caso dell’originale austriaco, il cast resta ridotto ai minimi termini (e limitato a tre personaggi, con l’aggiunta di un paio di comparse…), ma questo fatto non sembra giocare a detrimento della fruibilità della storia, anzi.

Ancora una volta, è la componente psicologica a farla da padrona, con le sue tematiche pesanti e il suo esasperato senso di solitudine esistenziale.

Una premessa intrigante e carica di potenziale che, mi spiace dirlo, viene parzialmente neutralizzata da un paio di ghiotte opportunità mancate: ad esempio, la rimozione immotivata di ogni snervante senso di ambiguità di fondo.

Ma anche il fatto che l’ambientazione si rivela totalmente incapace di sostenere un prolungato effetto di claustrofobia


The Queen

Il problema principale, secondo me, è che la sceneggiatura del film sembra puntare un po’ troppo sui (prevedibili) plot twist di fine secondo atto, a discapito di elementi come introspezione, originalità e atmosfera.

Una serie di colpi di scena che non si confermano, neanche remotamente, in grado di supportare il livello di suspense e tensione previsto dalla situazione e che, in realtà, dimostrano di essere piuttosto anticipabili.

Il rovescio della medaglia?

Naomi Watts è un mostro sacro della settima arte e, anche stavolta, ce la mette davvero tutta per riuscire a infondere nel suo personaggio una carica vitale e un’aura di tormentata ineffabilità al di là di ogni confine.

E non conta nulla il fatto che, per la maggior parte del tempo, l’attrice sia costretta a recitare praticamente soltanto con lo sguardo


Eppure, vorrai sapere!

Chi è questa madre/mostro da fiaba dei Fratelli Grimm – questa changeling da antica leggenda – che si aggira per casa come un’estranea, ballucchiando e cercando conferme nello specchio, scaraventando da parte disegni e capovolgendo le foto di questi figli così esigenti e così poco desiderati?

Perché finge? Qual è il suo scopo?

Impossibile evitare di chiederselo… o smettere di guardare il film, nella spasmodica speranza di scoprirlo.

E credo che questo sia uno di quegli aspetti che, nell’ambito di una recensione di “Goodnight Mommy”, forse sarebbe meglio evitare di tralasciare: il fatto che pochissimi spettatori smetteranno di guardare il film prima di arrivare al gran finale… anche se, forse, lo scioglimento non sarà in grado di soddisfare le aspettative di tutti quanti.

Voglio dire, non per niente, alcune sequenze (di stampo particolarmente onirico) che vedono come protagonista la Madre mi hanno fatto pensare al capolavoro del surreale “Under the Skin” di Michel Faber.

Immagini archetipe dal fortissimo simbolismo visivo che, combinate all’assurda bravura dell’interprete di “Mulholland Drive”, riescono nel compito impossibile di smuovere qualcosa in fondo all’animo dello spettatore, nonostante la compassata piattezza della sceneggiatura…


E tu? Cosa ne pensi della mia recensione di “Goodnight Mommy”?

Hai già visto il remake con Naomi Watts su Prime Video?

Conoscevi il film originale? 🙂


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