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“Wicked: Parte 1”: la recensione del film che riscrive la storia delle streghe di Oz


wicked parte 1 recensione

Ho visto il film musical sulla strega verde e mi è piaciuto un sacco: questa è la frase che incarna, in soldoni, tutta l’essenza della mia recensione di “Wicked: Parte 1”!

Prima di andare avanti a leggere l’articolo, ti invito a tenere conto di due semplici fatti:

1) L’autrice di questo articolo, una millenial palesemente disadattata, adora andare a vedere i musical al cinema e ha fatto in modo di non perdersene uno dai tempi dell’uscita del “Moulin Rouge!”. Ciononostante, ci tengo a precisare che non ho mai assistito a uno spettacolo dal vivo e che le mie competenze musicali equivalgono a quelle di un ragazzino delle medie alle prese con la sua prima lezione di flauto…

2) Non mi è mai andato particolarmente a genio il libro di Gregory Maguire a cui “Wicked” è ispirato. Probabilmente perché si tratta di uno scritto che si legge, più che come un romanzo vero e proprio, come una graffiante satira politica e un arguto commentario sociale.

Per fortuna, alla resa dei conti, l’affinità fra il libro e il film si rivela abbastanza marginale… Perciò, se ti aspetti un adattamento fedele (o se, dopo aver adorato questa prima parte della storia di Elphaba e Galinda in versione cinematografica, ti è venuta una mezza tentazione di acquistare lo splendido volume targato Mondadori…) tieni conto delle debite differenze e non rischierai di imbatterti in qualche (evitabilissima) delusione.


Di cosa parla “Wicked: Parte 1”?

La versione cinematografica di “Wicked”, al pari della sua controparte teatrale, si concentra sulla complessa storia d’amicizia, complicità e rivalità fra le due streghe di Oz Elphaba (Cynthia Erivo) e Galinda (Ariana Grande).

In particolare, questo primo film segue gli anni giovanili della loro formazione e i loro studi presso la prestigiosa accademia di magia Shiz.

A causa di un momento di disattenzione da parte di sua madre, Elphaba, la futura Strega dell’Ovest, nasce con la pelle verde e un destino che sembra già segnato da pregiudizio, oscurità e miseria. Tuttavia, nel momento in cui la stimatissima Madame Morrible (Michelle Yeoh) si rende conto dello straordinario potenziale magico di Elphaba, la ragazza viene caldamente invitata a iscriversi alla Shiz e a coltivare il suo talento verso le complesse arti stregonesche.

Nel giro di poco tempo, la sua indole introversa e anticonformista la renderà un facile bersaglio per lo scherno dei compagni.

Tuttavia, grazie all’incontro/scontro con l’eterea e popolare Galinda (la futura “Strega Buona” del mondo di Oz…), la vita della solitaria Elpheba andrà incontro a una svolta imprevista…


“Wicked: Parte 1” – la recensione

Hai presente quando si parla di quei rari momenti-cardine nella vita di ciascuno di noi?

Uno di quei cinque o sei eventi di natura straordinaria, attorno ai quali il resto della nostra esistenza e della nostra personalità sono destinate a strutturarsi?

Ecco. Per le protagoniste di “Wicked: Prima Parte”, uno di questi “perni” coincide senz’altro con l’incontro fra Elphaba e Galinda. Un “meet-cute che rappresenta, ovviamente, soltanto il primo beat dello sfiziosissimo trope “Golden Retriever X Black Cat“; un pattern che la sceneggiatura porta avanti, con deliberata consapevolezza e il pieno supporto del suo cast artistico, fino al commovente finale, passando per l’emotivamente carico midpoint (l’iconica scena del ballo).

Non c’è bisogno che sia io a dirtelo: nulla di tutto questo sarebbe stato possibile, se le due attrici protagoniste non avessero dimostrate di essere praticamente nate per questi due ruoli. O se Erivo e Grande non avessero instaurato una chimica incredibile sul set di “Wicked”, riuscendo ad armonizzare le loro voci e le loro interpretazioni in maniera strepitosa.

In effetti, attraverso lo schermo, hai l’impressione di riuscire a cogliere l’immenso livello di devozione riversaton all’interno di questo progetto non soltanto da loro, ma anche da parte degli altri attori e del cast tecnico.

Il risultato, magnetico e coinvolgente, è un blockbuster che riesce a tenerti incollato alla poltrona per centossessanta minuti e a lasciarti senza fiato, soprattutto al cospetto dell’inevitabile cliffhanger di fine prima parte…


Una possibilità di volare

Se hai un’indole giocosa, una vivida immaginazione e un grande amore per la musica, non puoi rischiare di perderti “Wicked: Parte 1” sul grande schermo.

Questo film è una festa sensoriale, una spettacolare ostentazione di sinergia, passione e talento, amalgamate insieme a creare un’esplosione di movimento, suono e colori. Un grande, irresistibile “giocattolone” concepito per emozionare e divertire. Ma anche un tripudio di effetti speciali, coreografie pazzesche e scenografie eccentriche, che rischiano di passare in secondo piano soltanto perché, fortunatamente, la colonna sonora si rivela all’altezza delle aspettative e la storia cattura alla perfezione.

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“Lightyear”: 5 cose che uno scrittore può imparare guardando il film Disney/Pixar


lightyear - banner - pixar

Un bravo narratore sa che, dalla Pixar, c’è sempre qualcosa da imparare.

Ebbene sì: perfino quando il loro ultimo film si rivela un clamoroso flop commerciale!

Dopotutto, pochissime case di produzione cinematografiche sono state in grado di raggiungere, così velocemente, degli standard qualitativi generali così elevati.

Lightyear” è un film che ho trovato…interessante, almeno dal punto di vista della costruzione del protagonista e delle (intrepide) scelte narrative portate avanti dalla trama.

Una pellicola tutt’altro che perfetta, e sicuramente non all’altezza di capolavori come “Inside Out”, “Up” o “Soul”… ma per lo più brillante, anche se solo a tratti, e deliziosamente audace nella sua natura di “ibrido” cinematografico semi-sperimentale.

Ma quali preziose lezioni potrebbe imparare, uno scrittore, da una minuziosa analisi del plot e dei personaggi di “Lightyear”?

Andiamo a scoprirlo insieme! 😀


Spoiler alert!

1. Mai sottovalutare il potere del deuteragonista!

Sai che cos’è un deuteragonista?

La parola deriva dal greco: nel gergo teatrale, infatti, il termine stava a indicare “il secondo attore”.

Un deuteragonista è esattamente questo. Per citare TVTrope:

«Si tratta della seconda persona a cui ruota attorno uno show [o un romanzo, o un film…], un personaggio le cui azioni guidano la trama tanto quelle del protagoniste.»

Se ci fai caso, in “Toy Story”, Buzz non è l’eroe principale del film: quel ruolo spetta a Woody!

Ma se c’è una cosa che l’esistenza stessa del film “Lightyear” è in grado di dimostrare, è che un deuteragonista racchiude sempre in sé un potenziale narrativo tale da rivaleggiare con quello del protagonista.

E, in alcuni casi, addirittura quello di conquistarsi il diritto a una propria rocambolesca e toccante origin story!

Altri popolari esempi di deuteragonista che, all’occorrenza, si sono rivelati tranquillamente in grado di rubare la scena al protagonista?

  • Skye nella serie tv “Agents of S.H.I.E.L.D.”.
  • Willy Wonka nel film “La Fabbrica di Cioccolato”.
  • Sarah Lance nella prima stagione dello show “Legends of Tomorrow”.
  • Kelsier nel romanzo “Mistborn: L’Ultimo Impero”.

Cosa ci suggerisce tutto questo?

Se deciderai di inserire nel tuo romanzo un “secondo uomo” o “una seconda donna”, che si tratti di un aiutante, di un villain o di un love interest, dovrai stare molto attento a non sottovalutare il suo ruolo.

Se non fosse stato per Sheldon Cooper, credi davvero che la sitcom “The Big Bang Theory” sarebbe riuscita a diventare un fenomeno popolare? 😉

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